domenica 31 luglio 2011

I MOVIMENTI, SERVONO A CAMBIARE, O NON SERVONO A NIENTE?

Ho avuto modo di leggere, nel numero 30 del mese trascorso dell'Espresso, nella pagina di Piero Ignazi "Potere&poteri", alcune sue considerazioni che mi sono apparse interessanti di una ulteriore riflessione anche su questo mio notes.

L'opinione di Piero Ignazi ha già un suo titolo significativo: < Una scossa dai movimenti >


Ne riporto alcuni tratti del testo, confidando di non tradirne per questo il pensiero dell'autore, e che comunque, citato con la precisione dei riferimenti, consente a chiunque di accedere alla sua intera pagina trovata appunto sull'Espresso.


" Movimenti sociali e partiti politici sono sempre stati antagonisti. I primi esprimono in maniera irruente, e a volte scomposta, domande e desideri fino ad allora inespressi o quanto meno sotterranei: portano alla superficie e danno voce a un magma indefinito e ribollente di insoddisfazioni e frustrazioni per lo stato corrente delle cose.
........ "


L'autore osserva poi, nel prosieguo,
.........
< Il conflitto tra movimenti e partiti ha attraversato la politica italiana in più momenti. Tutto il "lungo '68'", il periodo che va da quell'anno alla fine degli anni Settanta, è punteggiato da tensioni tra istituzioni politiche, con i partiti in prima fila, e movimenti. L'ultimo momento critico di questo rapporto conflittuale risale a Mani pulite, quando il sistema dei partiti tradizionali venne travolto più che da una classica mobilitazione di piazza da un corale sentimento di sfiducia dell'opinione pubblica. Da allora, i movimenti, salvo qualche fisiologica fiammata studentesca, sono entrati in sonno. >


E annota ancora sempre l'autore,

< Quest'anno invece, c'è del nuovo nell'aria. Ancora una volta, inevitabilmente, la scena è occupata dai giovani. La miccia è stata accesa nella flemmatica Gran Bretagna dove a fine 2010 gli studenti universitari invasero Londra con una mobilitazione nazionale, inedita per partecipazione e virulenza, contro l'aumento delle tasse. Poi è stata la volta, in un contesto del tutto diverso ovviamente, della primavera araba, e infine sono arrivati gli "indignados" spagnoli che hanno aperto la strada a movimenti analoghi negli altri Paesi europei. Ultimi arrivati i greci, accampati nella piazza del Parlamento da settimane. Questi movimenti hanno una matrice in comune: la frustrazione per le loro prospettive di vita. Le giovani generazioni vedono un futuro a tinte cupe, con prospettive di vita peggiori rispetto ai loro genitori. E incominciano a reagire.
All'appello mancano ancora gli italiani.  (...) >

< (...) Ma ora si stanno cumulando fattori favorevoli a una loro mobilitazione. Uno di questi è lo stimolo che viene dall'estero: se il contagio internazionale di idee e di comportamenti era forte nel 1948, figuriamoci adesso. (..) >


E tra le considerazioni con le quali si avvia alla conclusione sempre ancora l'autore, vi si legge,


<(..) Questi sintomi di risveglio partecipativo sono ancora embrionali. Possono divampare come esaurirsi. Fino al giorno prima, come il crollo dei regimi comunisti e le recenti rivolte arabe confermano, non sappiamo quale potrà essere lo sviluppo dei movimenti di protesta.
Sappiamo solo che se prenderanno forma, cambieranno l'agenda politica, imponendo la questione giovanile al centro del dibattito e, di conseguenza, scuotendo i partiti. (..) >



La pagina dell'Espresso, con il suo autore, propone alcune riflessioni. Quanto meno a chi annota queste righe.

Il bacino del Mediterraneo, in entrambi i suoi lati e sino all'Atlantico, sta ribollendo di dissenso, soprattutto giovanile, per le condizioni socio economiche europee. Emerse alquanto uniformi negli effetti, per quanto variabili tra loro.

I Movimenti spontanei appaiono oggi i portatori più evidenti della grande voglia diffusa di cambiamento positivo che sembrano non trovare sufficiente sbocco ed attenzione nei canali naturali <istituzionali> della volontà popolare intra europea e non solo.

Ma a questo insieme di proposte, e di dissenso che le anima, sembrano tardare a trovare espressione in Italia. Proprio nella nazione dove però, la percezione di dissenso e di voglia di cambiamento pare intanto voler raggiungere dimensioni del nord africa. Tanto appare diffusa, intensa, ed alla ricerca di manifestarsi concretamente in cambiamento. Apparentemente sembra un paradosso, anche se l'autore aggiunge che anche l'Italia vi sta arrivando essendosi create le condizioni che lo favoriscono.


Personalmente, non penso che il ritardo italiano al manifestarsi aperto di una iniziativa giovanile di rinnovamento intenso sia solo nella migliore loro condizione economica d'insieme da cui sono partiti i giovani italiani. Cosicché i morsi della crisi generale europea, e non solo, su di loro avrebbero tardato di più a farsi sentire.
Penso che vi abbia pesato, e vi pesi, anche una condizione peculiare tutta italiana. E che la rende tuttora quasi, in senso non minimamente riduttivo, più nord africana: la difficoltà nostra della comunicazione e della informazione. Pur con ampie e notevoli eccezioni, oggi, ritengo non si possa trascurare che una iniziativa di Movimento italiano abbia grandi difficoltà di farsi vedere e di farsi conoscere se non cada nella <trappola> della propria violenza per manifestarsi.


Cosa intendo dire?

Faccio un esempio, che forse rende tutto un poco più chiaro. Oggi, leggo in rete, facebbok, un Movimento di romani e non solo, manifesta davanti a Montecitorio per la riduzione dei costi della politica. E gli stessi stanno animando uno sciopero della fame da giorni, per lo stesso fine. Il Movimento dice di richiamarsi alla più rigorosa non violenza. Giusto, sbagliato? appare irrilevante. Più rilevante sembra domandarsi: e fuori della rete, chi lo sa, quanti conoscono, di quel che dicono e fanno anche costoro?


Ma questo esempio che forse non chiarisce del tutto, e mi riferisco soprattutto alla informazione mediatica televisiva che fa ancora informazione base su larghissima parte di noi italiani, forse sarà aiutato meglio da quello successivo.

I Movimenti dei Referendum. Chi ora scrive non ne ha fatto parte attiva, anche se ha votato. E quindi parlo da osservatore non in causa.


Ebbene, il pomeriggio e la sera dello spoglio, da cittadino, mi ha colpito che nell'infinito susseguirsi di salotti e soggiorni televisivi sul tema, i Movimenti che avevano propiziato e poi coltivato attivamente il voto referendario vincente anche altrui, non c'erano. SCOMPARSI. Un Ufo. Per gran parte di emittenza nazionale.

E su tutto vi svettava, stupefacente, anche se  forse magari solo a me, l'increscioso incidente risultato occorso ad un canale di emissione pubblica.

Comparso il Servizio sulla piazza dove si celebrava la vittoria da Movimenti impegnatisi nel voto, il collegamento pare non venisse accolto del tutto amichevolmente da chi protestava per la propria assenza negli Studi dove altri invitati concorrevano al dibattito proprio su di loro. Quel che accadesse non fu ben chiaro. Perché l'emittente taglio lì, prima dicendo vi sfumo, poi lamentando una caduta di collegamento. Giusto, sbagliato?

Ma accadeva poi un fatto, invero amaro, che lasciava a bocca aperta.

La stessa emittente, che aveva difficoltà lamentate sue tecniche a collegarsi di nuovo con la piazza di Roma festosa, andava facilmente negli Stati Uniti a farsi dire via satellite cosa ne pensasse il mondo della giornata italiana referendaria inattesa. E che ti accade, penso nell'involontarietà anche dell'emittente?


Che la corrispondente italiana dall'america, riferendo tra altre anche delle reazioni spagnole, manda in onda il servizio della emittente spagnola. E che ti appare? Il corrispondente spagnolo, nella piazza di Roma festante, sgolarsi e sbracciarsi felice scamiciato in allegria, assieme alla piazza intera, a festeggiare l'inatteso risultato pieno di tanti significati.
IL CORRISPONDENTE SPAGNOLO APPARIVA TRASMETTERE IN DIRETTA DALLA PIAZZA ROMANA  RIPRENDENDO E COMMENTANDO DALLA PIAZZA, INTERAGENDO CON LA PIAZZA STESSA. E non risulta che nessuno gli rovesciasse il palco...


Cosa intendo dunque dire? Che in Italia - come nel nord africa prima dei moti popolari non violenti - una notizia che non piace, e non solo di questo, non passa. O svanisce sfumata. 

E non credo dipenda solo dalla sostanziale mono proprietà prevalente della emittenza italiana in chiaro. Che pure conta. Accipicchia se conta. Lo rivela proprio la preoccupazione per una qualche trasmissione fuori dal coro da parte di chi risulta influenzi le altre novantanove. Anche Radio Londra del resto risulta che fosse al centro della preoccupazione altrui durante la guerra. Anche se controllavano ogni altra cosa d'emittenza. Perché la voce, giusta o sbagliata, ma fuori dal coro, non fa chiudere il cerchio. E se il cerchio non si chiude, temo che anche la altrui, cioè anche mia e altrui,  capacità di giudizio resti aperta. E se questo accade, per chi alimenti una realtà inesistente virtuale, in genere sono guai seri.
Può anche crollare il castello. Di carte.


Dunque credo che i Movimenti italiani abbiano stentato ad aggregarsi ed emergere, anche perché risultano venire così spesso silenziati. Come ci si aggrega, in questo ed altro positivo, se non puoi farti né vedere né sentire ?

A questo "cerchio" sembra però che stia creando, anche in Italia, guai seri ancora soprattutto la rete. Parla, informa, aggrega, saltando i semafori....


Le condizioni, per parte loro ci son tutte in una condizione nazionale dove proprio oggi si può leggere che, per effetto dei recenti nostri crolli di Borsa, l'intero sistema bancario nazionale adesso vi vale, in Borsa, quanto il solo Unicredit un mese fa.


Adesso, a questo punto, ci sono anche le condizioni di un Grande Patto Leale tra età, ruoli, sessi e redditi anche i più diversi. Perché la casa comune brucia. E se vedi il fumo da solo, hai poi poco da negare che ci siano anche le fiamme. Serve dunque l'aiuto di tutti a spegnere gli incendi. E non è più possibile filtrare i soccorsi con gli inviti. Ma le forze tradizionali, attestate dietro la barricata del voto svuotato senza preferenza, paiono ancora convinte di fronteggiare da sole l'onda. E le fiamme.


Quindi, pare proprio, a parere di chi sta scrivendo, che la parola decisiva per il Rinnovamento anche in Italia, come in nord africa, toccherà proprio ai Movimenti. Quelli rigorosamente non violenti. Altrimenti si perde tutti.

E credo anche,  così come mostra di credere Piero Ignazi, in riferimento ai Movimenti .. Sappiamo solo che se prenderanno forza, cambieranno l'agenda politica....


I pilastri iniziali di questa nostra collettiva presa di consapevolezza e di un possibile ruolo positivo, in rete se l'informazione nel suo insieme non aiuta, oggi risultano giovani, giovanissimi e donna. Il resto, cioè tutti noi, pare pronto ad una grande patto condiviso per il rinnovamento e lo sviluppo.

Il quale patto rechi, con più Lavoro e meno Tasse, avendo a mente chi sta aprendo la pista, anche voto elettorale a sedici anni, preferenza reintrodotta, e, sin da adesso, cinquanta cinquanta uomo/donna ovunque ci sia una lista che si voti o ci sia un organo esecutivo eletto. Governo incluso.


Credo che i Movimenti dunque servano.Sono sicuro che sapranno anche auto tutelarsi nella più rigorosa non violenza, e che saranno proprio essi a farsi rete ed aprire la pista positiva per noi tutti italiane ed italiani anche nei più diversi ruoli che vi assolviamo. Al resto provvederà il libero democratico voto di tutti noi assieme.


Sempre che chi avrà così messo in moto il percorso del Rinnovamento per tutti, vale a dire i Movimenti dell'Italia migliore e più reattiva, non commettano l'errore proprio di non volersi "sporcare anche le mani" con l'attuazione successiva di un programma comune già messo a base del Patto. Restando sull'Aventino ad osservare. Il nuovo che avanza, fattosi sempre più rete e largo, credo debba infatti concorrere e vigilare anche esso al rispetto attuativo del Patto che porta al cambiamento.


Credo personalmente, dunque, che i Movimenti servano. Ed anche molto. All'Italia di oggi. Ad una nazione che ha fretta di cambiare passo. E volto in meglio.

venerdì 29 luglio 2011

ma allora questo popolo, capisce o non capisce niente ?

Spesso, quando si prospetta di voler decidere e scegliere assieme, ben al di là delle mie piccole cose, la risposta frequente risulta: per carità, il popolo non capisce, non sa scegliere. E, soprattutto, si sbaglia. Lasciatelo perdere, col populismo. Largo agli esperti.

Ma questo popolo, cioè tutti noi insieme, poi, chi è nel reale di tutti i giorni.

Il popolo, cioè tutti noi, altro non è che gli individui, cioè tutti noi, i quali ogni giorno gestiscono aziende, mandano avanti col proprio lavoro anche dipendente aziende, scelgono quotidianamente per sé o in famiglia, cosa fare, non fare, come lottare per vivere e per vivere meglio. Ma allora, questo popolo, cioè noi tutti, sceglie e decide anche abitualmente.

Del resto il vecchio Codice Civile pareva fidarsi. Quando disponeva che colui che amministri anche grandi aziende, per non incorrere nei rigori della Legge, basta che si comporti nel condurre l'azienda <secondo il criterio del buon padre di famiglia>.
Il codice penale, poi, non risulta da meno. Quando riserva i giudizi più gravi alle giurie popolari. Cioè al popolo insieme.


Ma allora questo popolo, cioè tutti noi, sa scegliere o no, sa valutare, decidere. O sbaglia sempre?

Vorrei al riguardo raccontare una esperienza diretta.

Nel finire degli anni sessanta, nella mia comunità, prese forma un ampio gruppo di giovanissimi ragazzi e ragazze che speravano di rianimare e rilanciare la loro città. E insieme, discutendo, discutendo, e scegliendo, diedero forma anche ad una sorta di concreto progetto. Sulla spinta del successo anche tra adulti, alcuni di quei giovanissimi accettarono di entrare in liste locali amministrative. Tra di essi anche io.

Volendo portare anche altrove quel loro modo di fare,  fecero riscoprire anche ai rispettivi partiti il decidere assieme. E fu uno sciamare di tante assemblee per quartieri, frazioni, rioni.


Volete sapere quale risultò pressoché la comune accoglienza a quelle riunioni?

<Siete venuti anche voi a chiederci i voti per poi scomparire e non farvi rivedere sino a nuove elezioni?>


Avevi forza a dire che no, non sarebbe accaduto. Capivi di aver convinto poco, da quei visi rimasti così seri. Di speranze forse ne erano nate, con le risposte <Vedremo.>.

Poi, quando si tornava, a elezione passata, a informare lealmente di tutto, a scegliere, decidere assieme, ogni riunione diveniva una piccola folla di amici. Non solo aderenti. Che nessuno faceva l'identificazione a chi volesse venire. Anche chi non ti avrebbe mai sostenuto voleva sapere, capire, decidere assieme.


Non si può neanche immaginare quante volte quelle riunioni, che decidevano realmente sulle cose comuni di tutti, abbiano detto dei no anche sofferti facendo le scelte <E' evidente che adesso, questa cosa non si può fare...>.

Quelle stesse riunioni sapevano anche dire, convinte e coese <prima le luci alla nostra zona industriale, poi illuminiamo meglio le vie col lavoro per tutti che cresce.>
Mentre ancora in tante case, anche proprie mancava la rete idrica e fognaria. Che però vennero fatte anche quelle, quando insieme si scelse per quelle.

Quelle decisioni ampie e sempre lealmente documentate, ruotavano intanto una comunità da terra di emigrazione ad immigrazione di rientro e non solo. Un polo di sviluppo nella propria Regione.
Ci si emozionava orgogliosi a sentirsi descrivere, stà sorgendo un'azienda, vediamo come affiancarla. Darà altro lavoro per tutti.


Ma allora, il popolo, cioè tutti noi, come ovunque, sa scegliere, se documentato lealmente, e rispettato nelle decisioni che prende!


E allora, perché tanto timore di alcuni che il popolo, cioè tutti noi, sappia e decida insieme?


Non lo so. Certo so che, quando il popolo, cioè tutti noi, sceglie e decide, la Rendita eccessiva per pochi va fuori gioco. E giocano le speranze positive di tanti. Che sanno anche sacrificarsi per i propri sogni positivi per tutti.

La grande alleanza che propose Agrippa, antico romano, tra le braccia ed il corpo, in fondo proponeva già questo. Che né le braccia, né il corpo, di una collettività, possono sperare di prosperare se non alleati.
Allora, e come sempre, si vince soltanto uniti.

Anche la ripresa italiana del secondo dopoguerra, e del boom italiano, aveva a base credo questa stessa eterna alleanza vincente di braccia e di corpo, di un popolo intero, per un sogno comune.


Questa nuova alleanza di oggi ha per pilastri le Donne ed i giovanissimi. Se scelgono di scendere in campo anche loro in risposta alla Caporetto attuale della rendita per pochi. 

Se il popolo, cioè tutti noi, donne, uomini, ragazze e ragazzi, non si lascia convincere a restare al bordo del campo da chi gli dice che sbaglia sempre. 


Sarebbe del resto la più bella celebrazione dell'Anniversario: una nazione che ritrova il suo popolo, e che la salva.

mario staffaroni





Mi presento: perché un blog adesso

Ho scoperto recentemente internet e le tante potenzialità che reca. In particolare quella di una <socialità> a rete per quanti ritengano avere possibili pensieri, parole, iniziative, sogni da condividere assieme.

Naturalmente mi avvicino a queste nuove potenzialità con la circospezione di un'altra generazione, la mia del 1947, che scopre nuovi strumenti. Ad esempio, io ed il computer spesso ancora bisticciamo quando lui vuole andare da una parte ed io non so capirlo o seguirlo efficacemente. Allora, mi possono anche capitare pasticci rari da districare. O più spesso mi ritraggo perplesso quando a volte mi chiede quello che non gli so dare.
Non deve essere questo mio comportamento poi molto diverso da quanti osservavano la ruota tonda, scoperta spettacolare rispetto alla ruota quadra, che però tendeva ad andare dove voleva andare. Ma non lo mollo il nuovo, finestra del futuro presente. Come penso chi si aggrappò alla ruota tonda ribelle ed entrò assieme ad essa nel futuro.


Questo comporta un mio utilizzo assai <spartano>  delle tante potenzialità creative dei siti. Un po' come usare una Ferrari solo per andare a prendere un caffè. E riporla in garage. me ne rendo conto. Per le parole tuttavia basta la "macchina" da scrivere, sperando di avere qualcosa da dire.
Per i potenziali "pasticci" mi affido alla comprensione di chi passa o chi legga. Che vogliano usare la stessa comprensione di chi, in un gustoso intermezzo attuale, vedeva usare la sua invenzione della catapulta come porta messaggi privato.



PERCHE' UN BLOG, ADESSO

Ho scoperto internet, e le sue grandi potenzialità nel giugno trascorso. Postandovi in sito www.kitfaidate.com come personale contributo ad una auspicata assemblea in rete di italiane ed italiani che decidano di darsi un programma auto gestito per il rilancio della nostra nazione nello sviluppo grazie al lavoro equo e diffuso ed ai diritti per tutti che solo esso apre.


Il sito tuttavia reca un contributo sugli obiettivi e possibili ragioni, ed esiti attesi, per affrontare un eventuale auspicato simile percorso condiviso. Quasi come una serie di relazioni ad una assemblea che deve poter capire, poi valutare e decidere assieme. E come meglio ritiene.
Dunque è così. Come appare. Non può venire mutato a giorno a giorno in base ai pensieri personali al momento. Se serva, è così. Come appare. Per aprire un dibattito credo che basti.


Poi, mi sono, circospetto, affacciato su Facebook (dove per inciso c'è un viso di questo 63enne che scrive). E su Twitter (che mi rappresenta ancora con l'uovo). In un trapestare di tasti.


Questa immagine dell'uovo twitter in vero nasceva perché, povero me, non ho saputo inserirvi la foto.... e chi altrove mi aveva prima aiutato era assente.

Devo dire che col tempo, senza nessun mio desiderio di mistero del viso alle spalle, ho scoperto di essermi affezionato a quell'ovetto. Sarà forse perché sino a tempi non più ragazzini ho letto con grande piacere Paperino. "L'abitante" mio tuttora prediletto a Paperopoli.  Topolonia mi piaceva un po meno; salvo Pippo e Pluto.
E allora mi sono sentito quasi come in colpa a rifiutare, in seguito, quell'uovo <papero> che mi aveva portato in Twitter. E dunque così vi resto.


Nei due social ho trovato un mondo brulicante che parla, spera, interagisce. Una piazza reale per via virtuale....
E mi ha fatto comprendere ancora di più quanto del reale ci sottrae una emittenza tradizionale troppo spesso risultata solo autore referenziale. Di sé stessa. E non solo.

Qui i miei "limiti" sono divenuti a volte orrendi. A volte ancora mi auto invio qualche messaggio su Facebook; mi prende anche a volte in giro Twitter quando mi dice già detto e io rettifico, mentre lui penso sghignazza stampando l'uno e l'altro. E affacciandomi con piacere in splendidi siti amici dove a volte mi attorciglio di ammirazione anche per questo....


Dunque, concludendo, se qualcuno ancora segue le righe scombinate, quasi come un diario.

A volte può capitare, a volte può apparire necessario, a volte l'attualità può suggerire di dare forma ad un pensiero magari più ampio di un <cinguettio>. Ho di un facebook.
Ecco il perché del BLOG attuale.


Se qualcuno vorrà o gli capiterà di affacciarsi, qui troverà qualche pensiero e parola suscitata nel momento presente da chi si sente, e continua a sentirsi, una persona nel gruppo. Per sentirsi anche bene. Da sempre.

p.s.  - Adesso provo a pubblicare. Poi provo a vedere se saprò anche reiterare nelle prossime volte. Vedremo.
Buonagiornata a chi acceda,
mario staffaroni