martedì 30 agosto 2011

IL BUGIARDINO ovvero Istruzioni annesse al prodotto

La giornata è molto calda, ma una Manovra rimanovrata da chi l'aveva già imposta per Decreto Legge quale propria scelta e che risulta però gli <facesse schifo>, mentre adesso risulta che gli <piace>, meritava un attimo di concentrazione alla macchina da scrivere. Per immortalare l'occasione.


Campeggia sul tabellone dello Stadio: LE PENSIONI NON SONO STATE TOCCATE. SONO SALVE GRAZIE A NOI.

E logicamente in molti a spellarsi le mani tra il pubblico pagante: Bene, Bravi, Bis.

Poi, anche se a <mani spellate> fai un attimo di conti. Via il recupero del militare, via il recupero del corso di laurea - nel calcolo degli anni lavorativi prima del diritto individuale di pensione - e, sbagliato o giusto averlo fatto, ti vien fuori che l'età lavorativa sembrerebbe solo così allungata a settantanni.


Ma le pensioni non le abbiamo mica toccate. Quelle di parlamentari....




Presidente, andiamo bene con l'operazione verità. Glielo dice lei o glielo diciamo noi che temo continuino a risultare <bugiardi> intemerati?


Prima niente mani nelle tasche, adesso niente tasche nelle mani. Naturalmente, sempre di italiani. Una Manovra devastante allo sviluppo già di per sé, risultata trasformata in un colossale, quanto forse inutile, SPOT ELETTORALE a nostre spese. E con un Budget previsto di 50 miliardi.




Intanto, mentre manovratori operavano giorno e notte sullo spot, in contemporanea, il Fondo Monetario comunicava di aver rivisto al ribasso la PREVISIONE DELLA CRESCITA ITALIANA PER IL PROSSIMO ANNO 2012: dal già spettacolare 0,8% allo 0,7 %.

Mentre il dato sui <consumi italiani> pare indichi, e sempre proprio ieri, un ritorno del volume dei consumi a quelli di dieci anni. Addietro. Più o meno alla metà del tempo dei bugiardi rimproverato dal nostro presidente. Che parlava credo di ventanni di bugiardi.


Ancora una <Manovra> buttata alla discarica indifferenziata della Rendita parassitaria italiana. Perché anche un bimbo credo comprenda bene che, con quella <crescita> prevista e se va bene, i saldi 2013 non centreranno mai il pareggio di bilancio pubblico 2013. E anche di  molto. Per crollo di entrate in recessione di lavoro e consumi e maggiori spese. Anche statali.
Eccellente risultato, per un investimento di 50 miliardi.


Comunque, grida manzoniane alla Lotta intemerata all'evasione che si porta anche quest'anno a casa, zitta zitta, e indisturbata, i soliti 120/150 miliardi di tasse evase: Stiamo ammassando Forze e Armamenti al Brennero. Spezzeremo le reni all'evasione....
Piccolo particolare di colore: il Ministero che <manovra> al Brennero pare che sia lo stesso che non <incassa>.


E ne se fosse magari nostro un nuovo spot pubblicità progresso, non solo mediatico, da magliette e auto e magari come questo?  CHI MANOVRA MANOVRA ANCHE TE.  DIGLI DI SMETTERE.


Tradotto in un grido di dolore che tempo addietro leggevo su un sito di ragazzi e ragazze abruzzesi sopra le loro immutate pene che naturalmente temo nessuno lenisca tuttora, e se non mi tradisce il ricordo nel farne trascrizione, credo si traducesse anche lo spot precedente di qui sopra in: IAVATTENNE!!!!







mercoledì 24 agosto 2011

INIZIAMO A DIRCI LE VERITA': una crisi da povertà di massa

Il Presidente della Repubblica ci ha recentemente invitato tutti ad un esame di coscienza collettivo come individuale: Abbiamo sempre detto la Verità sulla grave situazione economica? Personalmente prendo a prestito l'autorevolissima esortazione per domandarmi: ABBIAMO SEMPRE DETTO LA VERITA' SULLA GRAVE CRISI MONDIALE ATTUALE?

La mia personale risposta è: NO. ABBIAMO, E COSI' LARGAMENTE PARE CONTINUIAMO, MENTITO SPUDORATAMENTE SULLA GRAVE CRISI GLOBALE.

Perchè?

La vulgata corrente è che questa crisi sia una sorta di <punizione> quasi divina a ceti acculturati sciuponi e dediti al prevalente spasso personale. Responsabili più o meno unici della crisi anche attuale.

Qualcosa di vero, probabilmente, c'è anche in questo. Come in ogni cosa. Ma questo qualcosa non giustifica i tantissimi <Torquemada> flagellanti che imperversano da autorevolissime poltrone planetarie ben esentate  e che incitano governi appari assai spesso più che consenzienti: tagliate ogni beneficio, ogni stato sociale, tagliate, fate penitenza e non vi lamentate, popoli lussuriosi impenitenti di diritti magari elementari...


Poi, inatteso, inciampi in Corriere della Sera Economia pag. 35 del 23 agosto corrente e leggi:


< Blomberg News

Da Washington 1200 miliardi agli istituti Usa.  >

Si abbiamo letto bene. 1200 miliardi di denaro pubblico: vale a dire quasi l'equivalente di due terzi dell'intero debito pubblico italiano storico sono stati versati, in neanche due anni ai bilanci privati di alcune primarie istituzioni finanziarie e bancarie, da parte di un solo stato nazionale.

E così prosegue l'articolo per rendersi più chiaro:

< Nel 2006, Citigroup e Bank of America erano le regine incontrastate del settore finanziario statunitense. Le dieci più grandi istituzioni finanziarie americane riportavano utili per 104 miliardi di dollari.
Due anni dopo, il collasso del mercato immobiliare obbligava queste stesse istituzioni a prendere in prestito 669 miliardi di dollari della Federald Reserve.

Stando a Blomberg News, il salvataggio del sistema finanziario da parte del presidente della banca centrale americana Ben Bernanke sarebbe costato oltre 1.200  miliardi di dollari. (...)


L'importo dei prestiti Fed in base ai programmi di sostegno è arrivato a 1.200 miliardi di dollari. Il Tarp (maxipiano di salvataggio del settore bancario) aveva un valore totale pari a 700 miliardi di dollari. La Fed non ha perso denaro sui suoi prestiti.
Ma Blomberg stima che i 1.200 miliardi sarebbero bastati a estinguere i 6,5 milioni di mutui americani su immobili il cui valore è inferiore all'importo del prestito. >>
(di R.Fi.)


L'articolo consente di fare giustizia definitiva di una serie di equivoci interessati. La crisi mondiale non è iniziata dai derivati. Ma dal crollo dei mutui immobiliari americani. E' stata una crisi da <povertà di reddito> del cittadino medio americano trovatosi incapace di sostenerne il pagamento delle rate con proprie entrate insufficienti.


Le banche americane, e le Agenzie di garanzia pubblica, sono state investite da una insolvenza di massa; e hanno coinvolto, nella loro insolvenza, gran parte della finanza internazionale che aveva <comprato> quei loro debiti privati che erano stati finanziati.
E pertanto, quasi tutti gli stati più sviluppati, Europa per prima, hanno adottato la stessa strategia: inondare di denaro dei bilanci pubblici le proprie principali banche trovatesi sul rischio di fallire per scomparsa di troppi crediti esigibili dai loro portafogli. Come gli Stati Uniti.

Devastando, contemporaneamente, i bilanci degli stessi Stati. A debito. E siamo all'oggi. Dove il debito di Stati che non riesce a ridursi, infatti minaccia di far fallire le stesse banche prima aiutate e oggi detentrici, a loro volta,  di larga parte di quei debiti statali. Debiti pubblici fatti in larga parte proprio per salvarle. alle banche. Ma medesimi Debiti che adesso rimettono a rischio le Banche in quanto potenziali nuovi pubblici insolventi.

Così che adesso gli Stati aggrediscono la loro stessa popolazione per tentare di ripianare con tasse a tagli quegli incomprimibili bilanci pubblici di nazioni che non crescono. Per mancanza di risorse delle popolazioni sempre più vessate. Mentre quelli un po' più lungimiranti, di Stati, che avevano saputo intanto anche crescere, ma adesso si ritrovano a chiedersi, stagnanti: e adesso a chi vendo se nessuno mi compra?

Era l'unico percorso, quello di affrontare la crisi generalizzata dei debitori americani salvando i loro creditori ed abbandonando i debitori al proprio destino?




La possibile risposta alternativa la fornisce per l'estremo voluto paradosso la stessa Blomberg News: <i 1.200 miliardi di dollari erogati sarebbero bastati ad estinguere i 6,5 milioni di mutui americani su immobili il cui valore è inferiore a quell'importo>


Che cosa ne consegue, apparentemente? che la crisi, anche con meno dispiego di pubbliche risorse, si sarebbe potuta anche affrontare dal lato del Debitore, come Roosevelt.

Magari non certo necessariamente estinguendo con denaro pubblico i 65 milioni di mutui stessi. Ma certo con <politiche> di sostegno attivo ai cittadini americani trovatisi in massa divenuti incapienti. Magari con alleggerimenti fiscali a loro, magari promuovendo la capacità d'impresa di dare lavoro a retribuzioni più eque, magari con sostegni leciti a nuclei familiari, magari...

In questo modo i debitori stessi, rifocillati, avrebbero continuato, semplicemente, a pagare e onorare i propri mutui. E ALTRETTANTO SEMPLICEMENTE NON CI SAREBBE STATA, DI CONSEGUENZA, LA CRISI GLOBALE.

Non ci sarebbe stato il crollo del mercato mobiliare americano, non ci sarebbe stata la recessione mobiliare americana - e non solo - conseguente, non ci sarebbe stato lo spossessamento di milioni di americani della loro casa rendendoli ancora di più indigenti, non ci sarebbe stata la ricaduta - soprattutto europea - da crollo dei bilanci statali e tasse conseguenti devastanti. Soprattutto, non ci sarebbe la recessione europea da popoli scopertisi resi indigenti come Spagna, Grecia, Irlanda, Italia,...


Ma se poteva dare un diverso approccio alla crisi dei vantaggi possibili, ed anche consistenti, perché non lo hanno fatto?

PERCHE' E' POTERE. CREDO DIREBBE ROOSEVELT.


Con il ricorso letteralmente a interi bilanci di Stati sono stati salvati ristrettissimi Gruppi di azionariato bancario e creditizio.  Questo rimane il fatto certo. E il conto, adesso, sono a pagarlo proprio quegli stessi che già prima erano indigenti.


Il cerchio pare vada spezzato, al passaggio dell'ultimo pagatore: il popolo. Con democratico voto e rappresentanze democraticamente scelte e dedite allo sviluppo dentro bilanci in pareggio o ancora meglio. E che salvano banche mettendo lecitamente in condizione i debitori, con i loro redditi da lavoro, di ripagare i prestiti- O sarà povertà di massa planetaria temo. Che, peraltro, non è da sempre, la migliore consigliera.

Una ultima cosa a proposito della domanda presidenziale se ci si è detti sempre <tutta> la verità sopra la crisi nostra italiana che in vero non viene tutta da banche. Ma da gestioni altrettanto auto referenziali negli interessi protetti.



Oggi leggevo < il premier ai suoi: troppe iniquità>.


E detto da parte di chi - nella sua decisiva veste di presidente del consiglio -  ha fatto approvare una Manovra <urgentissima>, a Ferragosto, per Decreto legge. Così che fosse subito esecutiva. E con un Ministro che pochi giorni prima, alle parti sociali che gli chiedono, ci anticipi qualcosa, pare rispondesse: Un decreto fiscale non può venire illustrato in anteprima. Una sceneggiata? E da parte di chi ha fatto una conferenza stampa personale per illustrarne gli indiscussi benefici della manovra varata. Che smaneggiare a questo modo un decreto fiscale esecutivo è quasi aggiottaggio di Borsa...

Stendiamo un velo pietoso.

No, non stiamo dicendo alcuna verità. Non pare ne abbiamo neppure la minima intenzione. PERCHE' E' POTERE.


E a proposito, sapete cosa si leggeva il 22 agosto su La Stampa, nella nota di prima pagina di massimo Gramellini ed al riguardo della soppressione <a casaccio> dei piccoli Comuni italiani prevista in manovra?

<<(...) Volete sapere quale risparmio formidabile ci porterà la disarticolazione del sistema nervoso dei Comuni? Sei milioni di euro. Su una manovra di 50 miliardi. Poco più di quanto ci costa ogni anno il ristorante della Camera: 5 milioni e mezzo. Proporrei uno scambio secco: ci teniamo i piccoli Comuni e obblighiamo i deputati a iniziare uno sciopero della fame contro se stessi >>

BUON APPETITO















lunedì 22 agosto 2011

Grazie Presidente Napolitano


Ho potuto leggere oggi, sulla informazione nazionale, ampi passaggi dell'intervento al Meeting di Rimini del nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Da italiano ho trovato eccezionale il Suo modo di affrontare le questioni anche più delicate, anche le più gravi, anche le più severe per una intera nazione. A rappresentare concretamente l'aspetto migliore e vitale della <politica> quando la interpreta un grande leader come irrinunciabile strumento del bene comune e della comune anche nostra partecipazione. Ho trovato anche un grande esempio di capacità di comunicare il linguaggio e le forme in cui il suo intervento si è espresso.

Per questo, e senza altri commenti di chi scrive, desidero annotarne nel mio blog alcuni passaggi dei più significativi. Riassunti sotto la efficace sintesi dello stesso servizio sul Corriere della Sera , pag, 6 di oggi:

<<Bisogna parlare il linguaggio della verità>>

Ecco ampi stralci del discorso pronunciato dal capo dello Stato al Meeting di Cl


(...) E' un fatto che ormai da settimane, da quando l'Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell'ansia del giorno dopo, in un'obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti. A simili condizionamenti, e al dovere di decisione immediate, non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo le vie d'uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al nuovo (...)

L'Unità e il linguaggio della verità.
d'altronde, anche nel celebrare il centocinquantenario dell'Unità, abbiamo teso a tracciare un filo che congiungesse il passato storico, complesso e ricco di insegnamenti, il problematico presente e il possibile futuro dell'Italia (...) Ebbene abbiamo insistito tanto, e con pieno fondamento, su quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e sulle grandi riserve di risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, perchè le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo carico di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile (...)

Ma dinanzi a fatti così inquietanti, dinanzi a crisi gravi, bisogna parlare (...) il inguaggio della verità: perchè esso <<non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza.
Abbiamo, noi qui, in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità? Lo abbiamo fatto abbastanza, tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni, nella società, nelle famiglie, nei rapporti con le giovani geverazioni?

Stiamo attenti, dare fiducia non significa alimentare illusioni; non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio (...)


Le difficoltà sono serie, complesse, per molti aspetti non sono recenti (...) Ad esse ci riporta la crisi che stiamo vivendo in questa fase, nella quale si intrecciano questioni che a noi spettava affrontare da tempo e questioni legate a profondi mutamenti e sconvolgimenti del quadro mondiale. Ma se a tutto ciò dobbiamo guardare, anche nel momento in cui ci apprestiamo a discutere in Parlamento nuove misure d'urgenza, bisogna allora finalmente liberarsi da approcci angusti e strumentali.



Possibile che si sia esitato  a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni, perchè le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attravero semplificazioni propagandistiche  e comparazioni consolatorie su scala europea? 




Possibile che da parte delle forze di opposizione, ogni criticità della condizione attuale del Paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge? 
(...)


Si impone perciò una autentica svolta per rilanciare una crescita di tutto il Paese - Nord e Sud insieme, una crescita meno diseguale, che garantisca una più giusta distribuzione di reddito, una crescita ispirata a una nuova visione e misurazione del progresso, su cui si sta lavorando ormai da anni, su cui si sta riflettendo in qualificate sedi internazionali.
Al di là del Pil (...) in queste sedi si è richiamata l'attenzione su altri fattori: <<E' certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi ( a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana.>>



E' a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno (...) aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana (...)


Questa autentica svolta che oggi si impone passa, naturalmente, attraverso il sentiero stretto di un recupero di affidabilità dell'Italia, in primo luogo del suo debito pubblico.
E quì non si tratta di obbedire al ricatto dei mercati finanziari, o alle invadenze e alle improprie pretese delle autorità europee, come dicono alcuni, forse troppi.

Si tratta di fare i conti con noi stessi, finalmente e in modo sistematico e risolutivo: ho detto e ripeto che lasciare quell'abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni future significa macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale. (...)


Lotta all'evasione, crescita e riforme.


Anche al da là della manovra oggi in discussione, e guardando alla riforma fiscale che si annuncia, occorre un impegno categorico; basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quella evasione di cui l'Italia ha ancora il triste primato, nonostante apprezzabili ma troppo graduali e parziali risultati.
E' una stortura, dal punto di vista economico, legale e morale, divenuta intollerabile, da colpire senza esitare a ricorrere ad alcuno dei mezzi di accertamento e di intervento possibili.


L'Italia è chiamata a recuperare affidabilità non solo sul piano dei suoi conti pubblici, sul piano della cultura, della stabilità finanziaria, ma anche e nello stesso tempo sul piano della sua capacità di tornare a crescere più intensamente. (...)


Una svolta capace di rilanciare la crescita e il ruolo dell'Italia implica riforme (...)


Ma potrà anche l'apporto insostituibile della politica e dello Stato manifestarsi in modo da rendere possibile il superamento delle criticità e delle sfide che oggi stringono l'Italia?

Ci sono mementi in cui - diciamolo pure - si può disperarne. Ma non credo ad una impemeabilità della politica che possa durare ancora a lungo, sotto l'incalzare degli eventi, delle sollecitazioni che crescono all'interno e vengono dall'esterno del Paese. Il prezzo che si paga per il prevalere - nella sfera della politica - di calcoli di parte e di logiche di scontro sta diventando insostenibile. (...)


Spetta anche a voi, giovani, operare, premere in questo senso: e predisporvi a fare la vostra parte impegnandovi nell'attività politica (...)

(dall'intervento del Presidente della Repubblica/Corriere della Sera al Meeting di Cl a Rimini)


Desidero da questo piccolo blog - non solo da italiano, ma mia anche personale - trasmettere al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano la più viva adesione ed apprezzamento alle Sue parole da Grande Statista in Rimini. Mostrandoci anche come la Politica migliore, anche quella italiana, quando è disinteressata, rimane la strada migliore per poter gestire democraticamente tutti assieme anche i momenti severi verso la speranza. Se a parlare sia chi <sa parlare il linguaggio semplice della verità>.

GRAZIE PRESIDENTE.





















domenica 14 agosto 2011

Se anche il ceto medio prende consapevolezza...

Questa cosiddetta Manovra di Ferragosto, fatta ancora una volta su rimedi posticci alla disperata, senza riformare lo Stato e senza imboccare lo sviluppo nel lavoro diffuso per tutti, si confermerà puntualmente anche essa soldi gettati. Perché al primo stormire di vento, senza crescita nazionale, saremo più poveri e punto a capo. Di nuovo.

Accade però, con la cosiddetta manovra estiva ultima, un fatto nuovo: essa aggredisce frontalmente il ceto medio italiano, quello della impresa, del lavoro e delle professioni.


Desidero dedicare questo post al <ceto medio> italiano. Del lavoro sia autonomo che subordinato e delle professioni.


Quella <terra> di mezzo sociale di buona volontà che in Europa introdusse la Democrazia come modo di condividere lo Stato. E la tirò così, all'Europa, fuori dal suo medioevo col lavoro. Quella <terra di mezzo> che da sempre coopta ed accoglie entro i suoi confini chiunque in una nazione abbia buona volontà e un progetto comune di condivisione positivo.

Questo ceto medio italiano che adesso si scopre senza rappresentanza politica e sociale e senza difese, esso che pur è la maggioranza vera della nazione; in una nazione da troppo tempo in mano a gruppi d'interesse ristretti che l'hanno saccheggiata. Consegnato il suo parlamento a minoranze elettorali tramite opportune Leggi premiali per non venire disturbati. Mentre intanto spostavano il cinquanta per cento circa della ricchezza nazionale in mano al 10% di italiani.... Perché è poi questa la vera Italia da Bancaitalia 2010!


Ma se il ceto medio italiano positivo, da sempre portatore di un progetto di sviluppo, si risveglia, ed esce dalla irrilevanza socio politica in cui l'hanno racchiuso la tenaglia oggi dominante delle ideologie <dell'Amore> e dell'<eticamente superiori>, e si allea con tutti i produttori di ricchezza nazionale nel lavoro, con la Donna ed i Giovani e Giovanissimi, allora credo che la partita politica italiana cambierebbe. 


E si aprirebbe anche da noi la stagione della primavera italiana vincente e non violenta.


Tutto questo comincerà a chiarirlo già il settembre che arriva. Se ad agosto abbiamo assistito ad un "massacro erariale" preventivo, o qualcuno, sbagliando dosi e momenti pur con cuori grondanti, abbia risvegliato involontariamente il gigante buono italiano.


A questo corpo sociale positivo che si sveglia desidero dedicare, senza commento alcuno uno stralcio dell'articolo di Massimo Gramellini letto sul quotidiano La Stampa di sabato 13 agosto corrente pag. 7.

E dal titolo " Il lamento del Medio Alto:

< (...)  Punto primo. Mi sono scocciato di pagare per il finanziamento di una giostra su cui non esercito alcun controllo. Il debito lo avete fatto voi e lo saldo io. Ma avrò almeno il diritto di pretendere che la smettiate di indebitarvi? A quanto pare no. Io vorrei che i miei soldi - il frutto del lavoro quotidiano e non di una eredità o di un gratta e vinci - servissero a finanziare le scuole e gli asili nido, a umanizzare le carceri, a ripulire gli ospedali, a pagare gli stipendi degli insegnati, dei poliziotti e degli impiegati che svolgono con impegno la loro missione di servitori dello Stato. Invece so già che verranno gettati tra le fauci del Carrozzone Pubblico, che se li divorerà in sol boccone per poi rivoltarsi famelico contro di me, chiedendomi altro cibo. So già che la politica, cioè quell'accozzaglia di affaristi senza ideali che ne usurpa il nome, li userà per tenere in piedi gli enti inutili, le baracche elettorali, le torme di parassiti che campano da decenni alle spalle dei contribuenti. Non è dunque il prelievo in sé a indignarmi. Ma la sua assoluta inutilità. In attesa di riforme strutturali, che dopo vent'anni di chiacchiere sono ancora e sempre <<allo studio>>, i miei soldi serviranno solo a perpetuare un sistema che non mi piace, a garantire la pace sociale dei furbi, non quella dei poveri.

Punto secondo. accetto di farmi spremere, ma non di farmi prendere in giro. Quelli che vengono contrabbandati come tagli alla politica sono in realtà tagli ai servizi degli enti locali, che si rivarranno sui cittadini, cioè di nuovo, sempre e soltanto su di noi.

Punto terzo. Trovo giusto che in tempo di crisi, chi guadagna meno di me non contribuisca allo sforzo (anche se poi lo fa, con i tagli alle tredicesime e alle pensioni). Mentre trovo ingiusto che il collega che guadagna quanto me, ma ha cinque figli a carico, non abbia diritto a uno sconto. Il padre di una famiglia numerosa che incassa 90 mila euro lordi l'anno (circa 4000 netti al mese) non è un Super Ricco e nemmeno un Medio Alto. E' un Medio Impoverito che deve già versare più degli altri per medicinali e tasse scolastiche dei figli, e che da domani non avrà più neanche i mezzi per tentare di scuotere, con i suoi consumi, l'encefalogramma piatto dell'economia. (...)

Ultimo punto (ma che é di gran lunga il primo). Mi sta bene che i poveri non paghino. Ma perché non pagano neanche i ricchi veri?  A Lugano le banche hanno dovuto mettere fuori i cartelli: cassette di sicurezza esaurite. Segno che nei giorni scorsi un esercito di compatrioti ha sfondato le frontiere per andare a nascondere del denaro. Sono i signori del secondo e del terzo Pil (il nero e il mafioso). Quelli con il Pil sullo stomaco. Gli Irrintracciabili. Scommettiamo che il più facoltoso di loro dichiarerà al fisco 89.999 euro? Li disprezzo. Persino più dei politicanti. (...) > (da La Stampa del 13 agosto)


Altro scalino di ceto medio italiano vistosi angariato e sbeffeggiato dai manovratori, e sempre su La Stampa del 13 agosto pag. 7 :

< L'imprenditore: <<Io, onesto e scoraggiato>>

"(...) Ieri sul suo blog, ha lanciato un nuovo allarme legato (anche) alla manovra. <<Come molti miei colleghi onesti (quelli che non hanno la holding in Lussemburgo, che non pagano tangenti, che pagano le tasse, che rispettano le norme di sicurezza, non fanno lavorare gente in nero, ecc) mi sto scoraggiando e mi sto chiedendo se ne vale la pena>>, ha scritto. Sottolineando che pagare il contributo di solidarietà del 10% equivale a <<lavorare più per questo Stato inefficiente e sprecone che per me>>."


Un altro spezzone, di ceto medio e Medio Basso italiano, quello della più parte del lavoro dipendente pubblico e privato, ha appena dichiarato oggi 14 agosto con il Segretario Generale della CGIL che questa manovra contro chi lavora chiamerà Sciopero Generale.


Un altro spezzone di ceto medio italiano Donna, si è raccolto a milioni nelle piazze italiane della primavera scorsa a dire BASTA!




Un altro spezzone ancora di ceto Medio italiano quello forse più pregiato perché del futuro stesso italiano - i GIOVANI E GIOVANISSIMI - sono saliti anche sopra i tetti appena pochi mesi fa a gridare il loro accorato : Ridateci il nostro futuro....


Quale appare la vera ragione del momentaneo insuccesso di così' tanti <lamenti > Bassi, Medi, Alti italiani. E che comunque fanno la maggioranza schiacciante anche elettorale italiana?


Penso sia soprattutto che si sono lamentati ognuno per sé per così dire. Cioè segmentati, nel proprio <lamento> pur sacrosanto temporale.


Così, per un <Potere> multicolore e che si è intanto rubato anche la preferenza elettorale per non sbagliare, diviene una passeggiata ignorare uno per volta i <lamenti> entro una Emittenza Tv sostanzialmente monocanale.




Quando è che la Primavera araba NON VIOLENTA ha prima lasciato esterrefatti, e poi travolto, i decennali Poteri <inviolati> del Rais e di Ben Ali?

Quando, ritengo, Giovani, Donne, Lavoratori, Impresa, Professioni, si sono trovati a dire ADESSO BASTA, ANDATEVENE, in piazza TUTTI ASSIEME.
Impassibili, e incrollabili, nella più assoluta non violenza anche dinanzi alla altrui violenza assassina. Sempre alzando il cartello a spalla a spalla : ADESSO BASTA...


Ce la farà la Non Violenza italiana dei tanti rivoli a connettersi, a farsi MPL, cioè Movimento per il Lavoro e tutti assieme entro un proprio Progetto di sviluppo per tutti?

Non so. So solo che in questa possibilità penso riposi l'unico futuro positivo italiano possibile. O vincerà ancora la Casta. Ma quella vera. Che ha in mano la nazione pur essendo minoranza. Nonostante i singoli lamenti. Che tutti assieme sono però la maggioranza....


Chi reggerebbe mai alla pressione di centinaia e centinaia di ragazzi e ragazze, uomini e donne, imprenditori e professionisti, e dipendenti, i quali, seduti spalla a spalla solidali, in piazze o vie italiane, e nella più assoluta propria non violenza,  intonassero anche soltanto <ADESSO BASTA >.

DIVISI SI PERDE. UNITI SI VINCE SEMPRE.


Questo lo sa bene anche chi tiene in mano oggi la nazione italiana. E ben di là di un partito in particolare. Non si spiegherebbe altrimenti tanta cura in generale al Monocanale. Non informare, non far collegare... Mai. O sono guai democraticamente seri. Per Loro.....


Chissà.

Leggevo tempo addietro di chi si domandava perché solo in certi momenti i popoli si riprendano in mano la propria storia ed il proprio governo: Non è la fame che determina le ribellioni dei popoli. Ma la CONSAPEVOLEZZA DI UNA INGIUSTIZIA SUBITA.


















martedì 9 agosto 2011

20 miliardi di nuovi tagli: se la decenza si sconnette dalla prudenza

In questi recentissimi giorni mi sono trovato costernato, come italiano, a vedere questa <caccia> nazionale a 20 miliardi di cosiddetti ulteriori tagli. A ragione di uno specifico PERCHE'. Ed ho pensato di annotarmelo su questo mio notes che condivido con chi ritenga di farlo.


La cosa mi è apparsa infatti enorme. Dentro il collo dei Titoli di Stato con più di un indiziato ed il miracoloso recupero dei medesimi a costo sociale salato.

Dunque, dobbiamo accorciare la manovra. E proseguendo in un linguaggio da <sarti> servono ancora tagli.
Cosa tagliamo? Tanti ad esercitarsi in congetture e consigli; anche su larga parte della informazione. Tagliamo l'anzianità di pensione alle donne? Tagliamo le invalidità? tagliamo le pensioni qua e là? Tagliamo sanità? o facciamo un taglio all'istruzione? Tagliamo un articolo alla Costituzione? Tagliamo a zig zag?

Zitti. La Sezione Tagli nazionale, ubicata presso uno specifico ministero italiano, sta pensando. A cosa tagliare.



Se non ché viene fuori un fatto apparso almeno a me davvero singolare.


Sali lo scalone del palazzo ministeriale e a lato dell'androne trovi la porta della Sezione Tagli. Ma poche porte accanto, lungo un corridoio così lungo che appare di sicuro da tagliare questo, vedi una porta con un grande pannello di identificazione di funzione: Sezione statistiche dell'Agenzia delle Entrate.

Bussi e chiedi: che statistiche avete? niente di nuovo, anche questo anno ci hanno evaso i soliti 100 miliardi di imposte. 
Allora ti corre alla bocca istintivamente da contribuente: ma lo sa la Sezione tagli?
E chi si azzarda a disturbare, se si appena accorgono che ci siamo...ci tagliano come minimo la sede.


Perché l'incredibile e vera questione NELLA REALTA' RISULTA PROPRIO QUESTA.

Uno stesso ministero ITALIANO la sua Sezione delle uscite taglia e ritaglia. Perché deve <salvare> l'Italia.

Ma questo risulta anche il medesimo ministero italiano che controlla l'Agenzia delle Entrate. E questa medesima Agenzia risulta che, annualmente, rileva statisticamente la percentuale delle imposte italiane evase.
Credo che sull'anno passato la stima fosse 100 di miliardi di mancate entrate stimatevi per evasione dall'Agenzia delle Entrate.


100 miliardi annui di possibili entrate stimate evase dal medesimo ministero che taglia perché siamo senza risorse. 


UNA COSA COLOSSALE QUESTA COINCIDENZA DI COMPETENZA TRA CHI TAGLIA E CHI DEVE INCASSARE.




Quasi  come se in una azienda che pensa di portare i libri in tribunale per mancanza di entrate, l'ufficio commerciale dicesse alla ragioneria: prima di farlo, non sarebbe il caso di incassare quel centinaio di miliardi di fatture?

La cosa appare indubbiamente enorme. Se solo ci pensate. Perché è il ministero delle entrate che fa statistica con la sua stessa Agenzia di subire 100 miliardi di mancate tasse incassate. Ma quel ministero delle entrate coincide per sede, competenze, ed indirizzo, con il ministero delle uscite. Il quale ultimo taglia ovunque....perchè non ha entrate!


Si sono dimessi tutti travolti dal ridicolo della situazione prima ancora che dalla collera dei connazionali? Neanche per idea. Tagliano imperterriti.

Risultano oggetto di una campagna di stampa che gli impone almeno di imparare a far parlare tra di loro due Sezioni proprie, prima di tagliare? Nemmeno, pare. La parola d'ordine risulta: silenzio. Devono salvare la nazione che non ha entrate....


Allora facciamo tutti noi due conticini così, tanto per giocare, scrivendo sul retro del giornale.


100 miliardi di entrate evase = ne recupero il 70% facendo un decreto di urgenza che istituisce il conflitto d'interesse; vale a dire, chi chiede la documentazione di quel che paga, ne ottiene detrazione idonea e congrua proporzionale nella propria di dichiarazione dei redditi annuale. Il perché pare evidente: gli deve convenire per farsi documentare.

Subito dopo, prendo le spese globali tutto compreso, dalle Alpi alle Piramidi, dei costi della politica nazionale e li dimezzo. Cioè meno 50%.
Non importa se per farlo un parlamentare si è perso l'ascensore e una miriade di Enti intermedi si sono così  conglobati nelle loro funzioni. Si nelle Province. Proprio loro. Perché indubbiamente ne salvo un centinaio di rappresentanze politiche elettive a costi dimezzati. Ma di organismi politici intermedi ne ho chiusi ventimila... che erano tutti a costi pieni.

Prima di fare il saldo, abbatto del 20% all'anno, per due anni, le attuali tasse sulla totalità del lavoro dipendente; e già che ci sono detasso totalmente le pensioni più svantaggiate. Ed a chi vanno le detrazioni attuate? subito agli stessi percettori delle retribuzioni e delle pensioni.

Ed alle aziende che devono fare innovazione e concorrenza all'esterno, non ci pensate? certo, via subito irap (indecente tassa sugli occupati in una nazione con 9% di disoccupati); e tassa fissa  ben minore sugli utili d'azienda; e abbattimento del 3% degli oneri sociali un anno ed altro 3% il successivo; e tassa di favore ad un multiplo dei guadagni girati in condivisione salariale.


SORPRESA. Il Bilancio nazionale va in pareggio in due anni. Anzi, penso vada addirittura in vantaggio. Perché dal secondo anno la ripresa a <turbo> del pil reintegra già essa i tagli fiscali con l'aumento della platea dei contribuenti.


Il primo anno potrebbe esservi qualche scossone di cassa. Niente paura. Abbiamo ancora da recuperare il tesoretto della malversazione che la Corte dei Conti stima in 60 miliardi l'anno di risorse sottratte. Abbiamo la Sanità che acquisito il criterio che prevale, abbandonerà disavanzi recuperando 6/7 miliardi di risorse disperse.

La Cassa integrazione, non ci serve più: siamo guariti col lavoro prioritario alle italiane ed italiani. In Italia. E con tutti i collaboratori non italiani necessari.

Quanto alle auto blu, una bella asta di blocco che gli cambi <colore>: scomparse. salvo qualche decina per quelle alte cariche istituzionale che ferirebbe l'orgoglio nazionale vederle andare appiedate.


Quanti decreti legge abbiamo adottato? cinque, sei, otto? bastano. La nave già si muove lontano dagli scogli. A proposito, tra i tagli veri e necessari per ritornare coesi e seri, tagliamo anche la Sezione tagli. E fanno forse nove di decreti legge.


Ma che dite, rispondono alla Sezione tagli, la riforma del Fisco l'abbiamo prevista già noi. Ve la faremo vedere che bella tra tre anni. Tagliate la Sezione tagli...


Adesso ci sediamo. quanto è passato? un mese? adesso ci dedichiamo gli altri otto a semplificare e riordinare la nostra nazione con qualche altra Riforma necessaria. Tra esse Federalismo solidale, giovani, donna e famiglia e scuola e ricerca in prima fila. Con incluso voto a sedici anni e donne/uomo 50/50 nelle candidature e in tutti gli esecutivi.

PERCHE' NON LO FANNO?

Perché le scelte attuate ed in attuazione da vent'anni in Italia, non sono casuali. Sono volute. Sono le scelte servite a consegnare già ora il 50% circa della ricchezza nazionale al 10% della popolazione. Dati Banca Italia sul 2010.


Colpo di sole? stress da ferragosto? 
non so. So che Roosevelt fece più o meno così per rianimare e portare la sua nazione fuori dalla crisi, fino a vincere la seconda guerra mondiale, durante la crisi del 1929. Più lavoro diffuso, più coesione, aiuto ai più deboli e colloquio incessante di informazione e documentazione alla nazione.

Le classi dirigenti dell'Europa <lungimirante> anche allora, nella grande crisi del 1929, risposero, credo, ma questo è follia antieconomica. Ci mancherebbe solo di ascoltare il popolo e la sua fame. Ci pensiamo noi. Taglia. E si scelse Mussolini ed Hitler per uscire dalla sua crisi del 29....
Ma adesso noi possiamo votare. E la differenza non è poca. Al massimo perderemo un anno. Poi possiamo cambiare anche da soli. Se lo vorremo fare.


Leggevo alcune settimane or sono un articolo del Corriere della Sera dove si esaminavano similitudini e differenze tra la situazione sociale e politica francese poco prima della Rivoluzione e l'Italia attuale. In questo articolo ciò che più mi ha colpito è stato il pensiero di un sociologo americano che vi veniva ricordato. In esso in sostanza si diceva che non è la fame a portare ai grandi cambiamenti. Sostenendosi che il popolo francese aveva sopportato angherie e fame per secoli senza reagire. Fino a quando CI FU LA CONSAPEVOLEZZA .

Egli sosteneva infatti che non sia la fame di un popolo a portare ai grandi cambiamenti entro le nazioni, MA LA CONSAPEVOLEZZA DI UNA INGIUSTIZIA SUBITA.




A settembre penso che dovremo vedere anche tra noi tutti se la nostra CONSAPEVOLEZZA, coltivata dalla Sezione Tagli sia già sufficiente. Altrimenti ce ne daranno sicuramente altra. Ma se la consapevolezza si ritenga che basti, forse sarà quello il momento di cambiare.

E sempre nella più intransigente non violenza. Ogni sistema economico sociale allo sbando sogna infatti sempre ed ovunque la altrui violenza. Perché lo legittima, anche agli occhi del mondo, alla propria di Violenza illimitata. Senza propria di violenza, i prepotenti soccombono sempre. Questo dice anche la storia recente.

Buon Ferragosto.















domenica 7 agosto 2011

Aldo Cazzullo e le annotazioni che oggi mi propone con: Il mistero delle soldatesse di Ascoli

Come annotavo già dalla apertura di questo mio piccolo notes dove fisso a volte qualche riflessione personale, anche in questo caso lo spunto mi è sorto dalla nostra informazione. In questa occasione dall'intervento di Aldo Cazzullo su Il Femminile del Corriere della Sera IO DONNA del 6 agosto.

Aldo Cazzullo, come peraltro altri suoi colleghi e colleghe non solo del Corriere, ha per me questa grande capacità di fare un "dipinto" con il pennarello. Pochi tratti efficaci, e l'opera è servita completa.

Ma egli, come anche altri ed altre, ha, sempre a mio modo di vedere, anche la capacità di farti mangiare quasi con indifferenza una "caramella". Ma poi, mentre ancora la degusti, ti trovi a chiederti, ma quanti altri gusti c'erano dentro, questo.., questo.., questo..., e dove l'avranno fatta, e perché mi è sorta l'inclinazione di accettarla a volte ti domandi mentre rigiri tra le dita l'incarto che aveva...


Per farla breve, questo intervento di Aldo Cazzullo si intitolava: Il mistero delle soldatesse di Ascoli.

L'autore trattava di una questione grave quanto brutta. Se brutto può ancora assolvere ad un criterio di rigetto netto. E mi portava a conoscenza anche di un grave fatto che sino a quel momento avevo ignorato. Nella sostanza, in una Caserma italiana, da quello che traspariva neanche troppo velato, alcune nostre soldatesse si sarebbero trovate oggetto di <nonnismo> maschile sessuale. Non più violenze prevalentemente sessuali di bulli con la bustina che già hanno popolato di terrore le notti di tanti ragazzetti allora di naja divenute prede rimediate. Ma in questo caso, prede meno rimediate. Una preda ghiotta: donne.

Chiariamo subito che in quel che precede non c'è gerealizzazione alcuna né su Esercito, Soldatesse e Soldati. Sono considerazioni su un fatto. Un singolo Fatto. Punto. Ma rivelatosi capace di ben più grandi riflessioni. Magari forse solo a me.


Annotava ancora l'Autore al riguardo: <<Proprio per questo, non si può restare indifferenti di fronte a quel che è accaduto nella caserma di Ascoli Piceno, comprese le punizioni corporali con le canne di bambù e i riti sessuali orchestrati dai graduati (maschi). (...) >>.

E sempre l'autore si poneva, e ci proponeva,  anche una domanda: << E che cosa cercano le donne che entrano in una caserma? Quale molla le spinge ad imbracciare un fucile e a offrirsi a un uomo armato di canna di bambù? Non accade sempre, ma è accaduto, fino a quando un delitto non ha alzato il velo. (...) >>.

L'interrogativo che veniva proposto anche a tutti noi, mi sembrava una cosa grande. Perché alla fine ci passa dalle sue possibili risposte individuali, anche tanta della nostra reale convivenza e diritti <veri> tra sessi.

QUALE MOLLA LE SPINGE...



Premetto che chi ora scrive non ha qui come anche altrove, la minima tentazione di camminare per <giudizi> morali. Mi è restata infatti come fissa in mente, su già una personale inclinazione a non farlo mai, una frase che pronunciava il Gandhi del film omonimo a domanda su come andasse la sua personale battaglia giornaliera del bene contro il male che ciascuno di noi si reca dentro e che ciascuno di noi combatte ad ogni istante: non bene, decisamente mediocre. Forse è anche per questo che sono in genere così comprensivo verso le marachelle altrui.


Ma quella domanda, ed altre non meno decisive che recava l'intervento citato, chiedevano alcuni tentativi di risposta. Non apparendo bastante dirsi: Accidenti, che vicenda brutta.

Perché proprio nel cercare di darsi qualche risposta più ampia credo riposi il poter fare alcuni effettivi passi avanti nella convivenza solidale tra sessi diversi e nei diritti effettivi pari della Donna anche in Italia oggi.



La prima riflessione era di Forma. Ci siamo tanto occupati, certo con ragione di eventuali abusi ecclesiali,
ma abbiamo lasciato al <buio> della attenzione mediatica e della conoscenza nostra tanti altri possibili luoghi di abusi verso il sesso. Potenzialmente a rischio ovunque ci siano convivenze obbligate e protratte mono sesso. Di abusi potenziali da parte di entrambi i sessi verso il proprio stesso di sesso.

Ma nel caso riportato, la vicenda appare più grave, anche se apparentemente più naturale: Donne obbligate da maschi a fare da subordinate obbligate proprio quello che sicuramente avevano pensato di lasciarsi definitivamente alle spalle indossando una divisa e quali unità combattenti. SOLDATESSE.

E cosa poteva apparire forse più simbolico di una divisa per apparire oltre che sognare, giustamente, una vita pari anche a Donne. Già.


In questo caso, tuttavia, non veniamo chiamati a osservare un maschio, per intenderci uomini, che si ciba da solo con consenso o senza dell'altra. L'autore del pezzo, va più lontano. E più al profondo nel porsi la domanda.
Domanda la sua che in fondo infatti si riassume, se ho compreso bene: COSA SPINGE UNA DONNA CAPACE ANCHE DI COMBATTERE ARMATA, A CONCEDERSI SENZA RIBELLIONE EFFICACE E SENZA DENUNCIA AL SUO PREDATORE SESSUALE.


Mi sono trovato dunque ad interrogarmi. In cerca di una possibile traccia di risposta. Debbo premettere che non ho nemmeno provato a cercare delle possibili risposte di donna. Se riterranno, quelle le forniranno Donne stesse da donne, se lo riterranno.

Ho provato invece a cercare delle possibili risposte da "uomo". 



Salto subito come non decisivo, sebbene essendoci probabilmente concorso pure questo, l'autorità altrui, lo stranimento di un gruppo che ti avvolge, le minacce... Tutto concorre. Ma il caso che racconta Cazzullo appare diverso.
Questa stessa infamia verso colleghe soldatesse l'abbiamo già letta anche riferita ad Eserciti ben motivati come quello americano ed anche israeliano. In quei casi di sicuro hanno dominato situazioni di <costrizione> ambientale della altrui volontà. Infatti, le vittime, hanno poi esse stesse reagito, denunciato, fatto punire i responsabili anche di alto grado. Uscite dal cono dell'intimidazione contingente fisica e morale.


L'autore credo però che ci fornisca una traccia decisiva per farci comprendere che qui andiamo al <cuore> del problema non solo italiano, di una pari e rispettosa convivenza tra sessi umani diversi. Dove appunto la femmina umana si vede troppo spesso preda sessuale coatta del proprio maschio di specie e non certo solo in Italia; pressoché unica eccezione nella scala dei viventi, volente o non volente.


Si avvia infatti a concludere Cazzullo: << Non accade sempre, ma è accaduto, FINO A QUANDO UN DELITTO NON HA ALZATO IL VELO.


E qui, credo, adesso la scena cambia. E di tanto, anche. 



Le prede, le vittime soldatesse italiane, non hanno infatti denunciato loro i propri <aguzzini>, non si sono ribellate loro, non li hanno portati alle sbarre. Sono state indagini di diverse origine ad alzare il velo di questa nostra <colonna infame>. La vittima ha taciuto. Ed ha, probabilmente, continuato a soggiacere al predatore. Armata di fucile. Ma ubbidiente... Cioè qui risulta che è stato possibile schiantare l'immagine stessa simbolica della "Donna pari". Senza che ne sorgesse rischio. Al predatore maschio.

ADESSO SI CHE LA QUESTIONE è GRANDE. E PERCHE'?


Mettiamo subito intanto alla porta la battutaccia che pure a qualche lido sicuramente emerge: perché erano contente, di farlo.

Questa terribile elusiva eventuale risposta invero già darebbe delle prime risposte efficaci al grande quesito. Ma non dal lato che propone. Quanto da quello che non dice.

In fondo non sono poi così diverse dalle soldatesse vittime, qualcuno inorridirà di certo, le ragazze del Bunga Bunga, lecito o meno non attiene, vistesi poi linciate una per una, nome per nome, età, residenza, laureate o disoccupate: SONO PUTTANE.  Senza che nessuno forse anche lì si domandasse, MA PERCHE' ?


Penso che sia potuto accadere, il non ribellarsi, alle soldatesse nostre, simbolo stesso tra altri della Donna italiana che vuol essere pari, per il Potere del Recinto ampio.


Ecco di cosa parlo, e la prendo da lontano. Una <preda> che si vuole restringere nel proprio totale arbitrio o potere, può venire rinchiusa in una Gabbia, in uno spazio obbligato, in un recinto ampio...che non ha confine. Negli animali rende l'idea la gabbia del Circo, lo spazio dello zoo, il parco.

Tutte le società schiaviste potenti, tra tutte quella romana antica e quella americana ancora recente, attuavano il controllo della preda umana soprattutto con il "recinto ampio". Quello illimitato. Perché dalla gabbia, o dallo spazio esiguo pur vigilato, la preda, soprattutto se umana, prima o poi ti scappa. O si ribella cercando la sua libertà che sente così vicina lì all'esterno.

Ma i grandi sistemi schiavisti su esseri umani, come quelli citati e certo anche altri, avevano tutti codificato anche dalla Legge, il diritto di ricattura ed il dovere di restituzione da parte di chiunque degli schiavi e schiave marcati e scappati al loro "proprietario". Ed erano dolori sottrarvisi all'obbligo. Anche da parte di bianchi liberi. Tanto che risulta fossero società clandestine, ad alto rischio personale, il soccorso agli schiavi americani scappati e prima dell'abolizione. IL RECINTO AMPIO. Una nazione intera, in ambedue i casi quasi un continente per gabbia delle <prede>, dalla quale non puoi evadere ed essere al sicuro. Perché da ovunque, ti riconsegneranno vinto nelle mani del padrone dal quale eri inutilmente scappato.

E' a quel punto che nei millenni, e nei secoli, lo schiavo e schiava, tranne Spartaco, non si ribella, non scappa. Pressoché quasi mai. Ma dove va, verso quale direzione finisce il recinto? Da nessuna parte, mai. Scappi, ma quasi sempre per ritrovarti nelle stesse mani aguzzine da cui sei scappato o scappata senza risultato. E allora accetti vinto, vinta, e docile,  il destino accaduto, e subisci: sfinimento, lavoro, sesso. Senza più ribellarti a chi ti ha in suo potere senza via di scampo. Fa impressione, leggendo la bella descrizione della vita di Roma, di Angela figlio, leggervi di questi schiavi e schiave condotti per le vie di Roma e dal loro mercato di schiavi non con catene o ceppi; ma per così dire al guinzaglio. Dal loro usuale o nuovo padrone di braccia e di sesso. Docili, persi, senza reazioni. Vinti da un <recinto> senza fine e speranza.

E LA DONNA CHE C'ENTRA?

Credo, purtroppo, che c'entri. Anche troppo.

Penso che la Donna, nel corso di Evi costanti e di cui abbiamo memoria scritta, tranne rarissime eccezioni tanto che le dita di una mano avanza, sia finita anche essa schiava. Del suo <maschio>.


L'uomo sapiens, che tempi di parità o probabilmente di predominio matriarcale economico-sociale ci sono stati anche essi di certo nella nostra storia mutevole di esseri umani, ad un certo punto ha cancellato la autonomia pari della sua compagna. L'ha assoggettata al suo arbitrio e potere.... E ha rinchiuso la sua <preda> più ambita e preziosa nel più ampio dei recinti ampi. IL MONDO TERRESTRE.

Duro dirsi da uomo. Ma credo, in sincerità, che ci stia tutto. Per quanto duro ed amaro.


In questo recinto ampio del mondo cosiddetto evoluto, ha imperato anche qui sulla Donna la Legge della ricattura. E della restituzione. Al padrone. Uomo.

 Sono purtroppo tante le forme di ricattura, e di pubblica dissuasione anche ora entro il Recinto ampio del mondo. Credo lo fosse anche nella nostra Italia l'ancor fresco delitto d'onore. E ancora oggi, anche altrove, la lapidazione pubblica dell'adultera pretesa, la fustigazione altrettanto pubblica di un sorriso <sbagliato> di femmina umana, la sepoltura fino alla testa della Donna <ribelle> per esservi uccisa, l'uccisione dell'uomo che accolga la donna che scappi da un altro <padrone>....


La soldatessa, mi consento pensare, che non si ribella all'abuso che prima del corpo le spezza anche un sogno diverso, sia perché anche Lei, in fondo, nell'Italia ancora di oggi, è ben consapevole che nonostante un nuovo "vestito" che indossa non è solo per questo uscita fuori definitivamente dallo sconfinato Recinto. Della Donna possesso di un altro.

Credo in fondo lo sapessero, e lo provassero, anche le inermi prede dei Lager nazisti, trovatesi fattesi  anche diletto privato e tranquillo dei loro aguzzini.

Lo sapessero le cosiddette <vittime> della sindrome di Stoccolma. Per indicare con questo nome quando la preda Donna, sconfitta, finisce per apparire come essa stessa condiscendente alle voglie di chi la tiene in sua mano dopo averle ucciso ogni speranza di poterle sfuggire.

E questo potere di far sentire altri prede senza scampo, credo lo mostri in modo plateale, quanto crudele, se solo pensiamo che per tanto tempo anche in Italia, ed ancora oggi in tanta parte del mondo<civile> questo padrone maschile si consente di poter far <allevare> da Donne le sue future prede donne ad una cultura di totale subordinata rassegnazione. Da madri, rassegnate e anche esse vinte a loro tempo da un recinto infinito, che allevano figlie al destino di subordinate. Obbedienti in silenzio. Sempre....


Concludo, questi pensieri amari, anche per un uomo in specie, con una riflessione al presente italiano.

Personalmente ho sempre ritenuto che alla parità reale della Donna e dell'Uomo non bastino i valori da soli. Per quanto alti. La Donna cristiana è infatti rimasta <schiava> dell'uomo per millenni, anche se chi venerava aveva detto: siamo tutti uguali.

La Donna italiana, e non solo lei, credo, si avvia a divenire pari realmente quando possiede un suo reddito autonomo e ne dispone liberamente, quando può lavorare se vuole, quando i figli sono pari anche suoi, quando può arrivare a poter dire anche essa ad un uomo, vicino o suo superiore che fosse, ma basta, vattene, non farti più vedere. Senza per questo dover però  temere di aver così anche scelto la fame, la lontananza per sempre dai figli, la <riconsegna> al padrone all'interno del recinto ampio.


Alla Donna pari, italiana e non solo, credo, da uomo, che occorra vitale ed irrinunciabile uno Stato pari ed una Legislazione coerente. Che occorra lavoro suo, se vuole, col reddito tutto suo che le consente anche a lei, che le occorra uno Stato sociale che non la invii nel gineceo degli <affetti> come unica sorte di vita, che non le renda inutili studio, mestiere, nuove professioni.... per sperare di sentirsi pari realmente.




Questo Stato che le restituisca la libertà individuale e dignità anche sua stabilmente credo peraltro che non glielo regalerà mai nessuno. Alla Donna pari anche italiana. L'altro modo di vita ineuguale ha resistito millenni...

La Donna italiana è la metà se non oltre dell'elettorato italiano. Si deve buttare, io credo, ed ora, nella mischia per essere pari realmente. Mettere la sua presenza in campo attivamente. Cinquanta e cinquanta nelle liste e negli esecutivi ovunque, per scardinare assieme, donne e uomini i recinti millenari.
Le donne tunisine lo hanno fatto. Si sono battute anche loro, a parole e nelle piazze. La nuova legge elettorale loro, e con cui voteranno in autunno, prevede 50% e 50% Donna uomo in lista!

Le <quote> risultano l'ultima trincea di tutti i regimi "schiavisti" in ritirata perdente. Per distogliere dall'ultima partita decisiva le proprie già antiche prede. Ma non cambiano niente, se è l'antico padrone che continua a sceglie le sue <favorite>.


E lo dice un uomo, che sia fondata o meno queste sue  opinione? 

Si, un uomo pur carente su tanto, anche nelle condivisioni. Ma che non crede alle quote panda per le proprie compagne e figlie e per la metà e oltre dell'elettorato italiano, che non vuole recinti protetti contro nessuno e neanche per sé, che vorrebbe per figli e nipoti una società meno bugiarda e più leale...anche per Donne.

Ed io ritengo, che se la strada si avviasse, allora, d'incanto, anche qualche <nonno> in divisa si troverà da solo trastulli diversi. Come altri uguali prepotenti oggi impuniti. E magari, in tale sperato contesto, potrebbe anche capitare di leggere, chissà, lo stesso Cazzullo,  ... ricoverato militare graduato a cui una soldatessa molestata ha buttato giù due denti col calcio del proprio fucile di dotazione. Mettendolo in fuga, e poi denunciandolo...

CHISSA'.  Io me lo aspetterei. PERCHE' TUTTO SI TIENE. Qui come ovunque.


p.s. -

Forse questa nota si è presa alquanto spazio. Ma credo ne valesse la pena. Perché, giusti o sbagliati i pensieri annotati, resta certo però che è sopra tali questioni che si deciderà il sogno pari vero anche di Donne. Ed anche il sogno di donne e uomini italiani di una propria nazione leale e realmente più pari.















venerdì 5 agosto 2011

Un pensiero contromano a Ferragosto: Basta Casta, basta?

Queste righe, lasciate sotto l'ombrellone, o dietro il banco di chi non va in ferie, sono apparentemente contro mano. Solo apparentemente, però.

Basta casta, basta auto blu rosse di vergogna, basta un "conflitto" di interesse forse da Caschi Blu dell'Onu. I principali bersagli della nostra attuale più che giustificata collera di popolo. Ma la crisi vera italiana, è tutta qui?


Prendo il ragionamento per la "coda". Forse mi riuscirà di essere più chiaro.

Qualsiasi sistema di potere e di gestione che ha fatto <bancarotta> di consenso, quando arriva a scontrarsi con il proprio stesso popolo che non ne vuole più sapere, prima di arrendersi e cedere il passo, tenta qualunque diversivo.

L'esempio è anche vicino. Nell'altra sponda del Mediterraneo, Ben Alì ed il Rais, costretti a prendere atto che il proprio popolo era evaso dal loro controllo economico-mediatico, hanno provato ad offrire in "pasto" di tutto alla pacifica collera popolare, pur di deviarla dal bersaglio grosso: primi ministri, ministri, alti funzionari, militari...qualche parente...
Perchè Ben Ali, il Rais, persino anche il più folle dittatore, non sono mai i veri unici padroni di un Paese. Sono i fiduciari, per così dire, ritengo, di interessi grandi, spesso opachi e che hanno scelto loro per perpetuarsi al potere.
Ma quando tutto scricchiola sinistramente, in genere buttano a mare tutto, perché il Rinnovamento popolare si plachi prima di arrivare al Santa Santorum degli interessi veri.

I popoli egiziano e tunisino, e i loro ragazzi e ragazze, a caro prezzo ed inflessibilmente non violenti, hanno rifiutato le più varie "offerte" in saldo dei loro Sistemi allo sbando. E sono infatti lì a giocarsi, con l'autunno, la loro vera partita con il voto. Mentre il Rais è oggi un detenuto e Ben Ali non ha retto all'accaduto.

E noi?

Cioè noi popolo italiano, credo che siamo oggi nel mezzo del guado verso il possibile cambiamento anche nostro.
Nel senso che ancora, qui da noi, penso che prevalga l'idea di poter deviare l'onda dalla Bastiglia con lo scambio di bersaglio.


Intendo dire che, cinquanta o più deputati loro, perché non sono mica nostri che non li scegliamo, ce li darebbero di corsa; Anche di più. Perché niente cambi in una nazione che in quindici anni ha trasferito il 50% della intera ricchezza nazionale al 10% di italiani.

Un po' di auto blu ci si può arrivare; qualche ministro o parlamentare, si può fare; mollare anche il presidente del consiglio...ci si può pensare.....
Del resto non desta qualche meraviglia vedere giornali di riferimento del Presidente <imprenditore> sollecitare la uscita di sicurezza di "meno parlamentari"?
Questo nello stesso Paese dove oggi 3 milioni di persone hanno la politica come datore di lavoro a tempo pieno. Non solo i 900 parlamentari.

Questa è la stessa nazione di noi tutti che oggi scopre (Eures) di avere 357 santi vicari in calendario. Infelici dolci creature nostre che nel solo 2009 risultano aver scelto di rinunciare ala vita vinti dallo sconforto di non riuscire a trovare o ritrovare lavoro entro una nazione ritenuta ostile. Uno al giorno...!


Allora, niente basta casta?


Certo che si, anche questo penso occorre.

Ma senza dimenticarsi che i <rifiuti> napoletani, in 15 anni hanno mandato alla discarica indifferenziata delle risorse collettive l'equivalente del Ponte di Messina; con 750 milioni di euro di costi all'anno x 15 anni.
Che la corruzione endemica e malavitosa, secondo Corte dei Conti ci costa a ciascuno di noi 60 milioni all'anno.
Che la inefficacia di opere pubbliche ci costa altrettanto.
che la Sanità dei Tiket infami sul dolore dissipa in inefficienze plateali o corruzione sistemica tra amici, non meno di 6/7 miliardi di euro all'anno.
Che un Fisco feroce con i deboli, si fa statistica da solo senza per questo chiudere, di 100 miliardi di evasione all'anno. Per Confindustria 130...
Che la Reggio Calabria porta la croce, ma anche altrove, Umbria compresa, risultano tratte che non sfigurerebbero.


Una marea di soldi di tutti noi adulti e ragazzini, malavitosamente alla Casta. Ma quella intera e vera: del 10% che mangia infatti una nazione.

Una cifra imponente che, se assieme ad altri cambiamenti opportuni, permette di ruotare una nazione intera verso lo sviluppo condiviso anche dimezzando le attuali tasse a Lavoro, Impresa e Pensioni meno forti. Perché la Casta vera ha si affamato una nazione intera. Ma ha lasciato in dote a questa stessa nazione il "Tesoro" del suo saccheggio. Che oggi usa solo per se. Dentro una nazione che infatti adesso cresce dello 0,3 nel trimestre. Cattivi Mercati, a non fidarsi della Casta vera.


Questa è la posta credo: o noi o loro. Loro con i Maya...e quello che hanno già annunciato per il 2012..a chi non cambia.

Allora?

Allora, per l'autunno, credo che ci attenda a tutti noi, italiane ed italiane, una grande scelta.


O i tanti movimenti e spinte di disagio diffuso si fan rete e iniziano a connettersi, ad autoalimentarsi nella più assoluta non violenza verso la posta vera in palio: il Cambiamento su scelte comuni condivise.
Senza auto elidersi costantemente gli uni con gli altri scrutando pignoli le referenze reciproche, come nella canzone di Iannacci: vengo anche io,...no tu no...ma perché? Perché no....


O prevarrà lo scambio settoriale, sceltoci da altri, e che non cambia niente da oltre 15 anni.


Il patto per <cambiare> veramente potrebbe magari avere a base Lavoro, Uomo Donna al 50% ovunque, dalle Liste scelte tutti assieme agli Esecutivi, Voto a 16 anni.

Questo ultimo patto per rianimare i nostri ragazzi e ragazze alla loro partecipazione attiva. E forse ancora scottati per la loro recente mobilitazione generosa universitaria. Seguiti sì da molti sopra i tetti. Ma poi trovatisi soli quando hanno tagliato le scalette.
Mentre ai tanti ragazzi e ragazze che lavorano o sognano un lavoro equo non li ha mai raggiunti nessuno sopra i loro di tetti.


Potrebbe allora persino accadere che, in alleanze coese e larghe per un Progetto scelto comune, questa legge elettorale scellerata, sceltasi dalla Casta vera e intera con tutte le maggioranze anche diverse che l'hanno infatti indifferentemente usata senza cambiarla, consenta di mostrare la fondatezza di una massima eterna: il Signore confonde coloro che vuol perdere...

Permettendo magari proprio la Legge elettorale delle Casta alle maggioranze vere di fare Banco.  Al tavolo verde del Cambiamento nazionale.
Poi, certo, subito via immediatamente, che altri dubito lo faranno veramente, questa legge elettorale. Se sarà con questa che ci si farà votare.


Questo credo sia la posta italiana dell'autunno.




O tanti piccoli piatti di <lenticchie> settoriali, perché nulla cambi. E si riesca così a far perdere di vista il bersaglio grosso. O le Reti e le Piazze pacifiche quanto determinate di Tunisi, italiane nostre questa volta, a dire fisicamente insieme e in Rete, donne e uomini italiani e italiane, ragazzi e ragazze: ADESSO BASTA CASTA. SI CAMBIA SUL SERIO...


<Fino al giorno prima (...) non sappiamo quale potrà essere lo sviluppo dei movimenti di protesta. Sappiamo solo che se prenderanno forza, cambieranno l'agenda politica. (...)
di Piero Ignazi/Espreso luglio: La forza dei Movimenti.


Possiamo pensarci tutti su. Durante la pausa ferragostiana. E prima che ci arrivi addosso una manovra più rovinosa della prima. Dicendoci che dobbiamo salvare l'Italia: quella della casta?

martedì 2 agosto 2011

OPERAZIONE VERITA'. LE VERE SORGENTI DELLA LUNGA CRISI ITALIANA

Questi post di riflessioni personali pur senza pretese non hanno alcuna intenzione di diventare quasi giornalieri. La loro cadenza si diraderà pertanto dopo questo. Per stabilizzarsi, dopo il ferragosto, ad una periodicità più ampia.

Ma quanto segue, con il titolo che reca, completa appunto, come infatti vi si preannunciava, il precedente post sulla "crisi" di credibilità economico finanziaria attuale italiana.


Da dove trae origine dunque, questa gravissima crisi attuale nostra italiana, se, come si osservava già nel post precedente, e come concordano anche tanti autorevoli osservatori ben più esperti, non sorge per derivazione diretta dalla sola crisi globale planetaria?


Le banche italiane, chi più e chi meno, non hanno infatti avuto bisogno di devastare il bilancio pubblico statale per farsi risanare dallo Stato nel 2007/2008. Hanno fatto sostanzialmente da sole. Più per migliorare la patrimonializzazione loro che per rimediare a disastri <d'imprudenza> propri e  che non risultano essere stati in questo caso i nostri.

Banche italiane più prudenti. Banche senza aiuti di Stato dunque nella crisi globale. Medesime banche però che, nell'attuale contingenza di Borsa, stanno scivolando in crollo di quotazioni ben più gravemente di altre omologhe europee magari ammaccatesi di più nel disastro finanziario mondiale del 2007/2008.

Perché?

La stampa nazionale non auto referenziale lo riporta con ampia lealtà la ragione dei nostri crolli attuali così come risultati attribuiti dai mercati internazionali: sono troppo piene di debito pubblico italiano nei loro portafogli. Ed è proprio il debito pubblico italiano detenuto a farle valutare, alle nostre Banche, come esposte a forti rischi. Perché è il debito pubblico italiano a venire giudicato fonte di alto rischio da parte dei mercati internazionali.

In altre parole, non sono le banche italiane a risultare giudicate negativamente dai mercati internazionali.
Esse, banche,  stanno crollando perché viene ritenuto ad alto rischio il debito pubblico di uno Stato, quello italiano,  che non cresce da tempi immemorabili. Quindi se così le cose restassero, ritenuto destinato, inesorabilmente, alla impossibilità prospettica di vedersi rimborsato.


Che gli vogliamo dire, ai Mercati? che si stanno sbagliando, osservando una nazione che non cresce ormai sostanzialmente da oltre quindici anni? purtroppo, temo abbiano ragione loro. I mercati. Chi non cresce nella propria ricchezza prodotta, anche come nazione così come nel privato, non riesce mai a rimborsare un gigantesco debito solo facendo tagli. Anzi, in genere, sia le nazioni come nel privato, chi taglia anche selvaggiamente senza crescere in genere peggiora ancora di più le proprie capacità di rimborso stesso.


Ma allora, se questa nazione, ancora prima che nel suo grande debito vede la maggiore ragione di sfiducia internazionale nella mancata crescita propria che non mostra inversioni da oltre un quindicennio così da farne una costante; se la nostra mancata crescita nazionale non discende per causa diretta dai disastri finanziari del 2007/8 e dal bisogno emersone per molti altri Stati di salvare invece banche dissestando bilanci, cosa è accaduto all'Italia economica e sociale per essersi smarrita fino a questo punto?


Occorre al riguardo, mi permetto di credere, fare un'operazione VERITA'. Almeno tra di noi, tra di noi gente che naturalmente non <capisce> niente. E rompere definitivamente un Tabù italiano dei più inviolati negli ultimi decenni.

Penso occorra farlo perché non si rimedia a niente se non ci si riappropria anche del nostro passato recente. Non si ricostruisce niente sopra grandi rimozioni. Siano esse private come collettive.

E nell'accingersi a farlo, questo percorso VERITA' non più rinviabile, pare bene aver anche presente quello che risulta affermasse lo scrittore Edgar Alla Poe: gli indizi si nascondono sotto gli occhi di tutti.

Credo così volendo segnalare che niente si nasconde meglio alla consapevolezza di ciascuno di noi quanto quello che ci ritroviamo davanti agli occhi tutti ad ogni istante.


Che cosa è accaduto di così grande e basilare  nella vicenda socio economica italiana dell'ultimo ventennio e che abbiamo dinanzi a tutti noi, tuttora, ad ogni istante? NON CREDO ESISTANO GRANDI DUBBI AL RIGUARDO: L'EURO.


La moneta comunitaria, di per se più che buona cosa, come lo rimane potenzialmente tuttora, risulta la grande svolta ed impresa italiana dell'ultimo ventennio.

Tutto bene dunque? così <siamo entrati in Europa>? poi, chissà dove eravamo prima. Ma questa è già altra cosa. Bene, ben fatto, senza alcuna vena d'ironia.

Ma....




Ma nel caso italiano, risulta essere stato accompagnato da una colossale rovinosa ipocrisia.

L'ingresso in Euro non è stato infatti neutro ed indolore per l'Italia e gli italiani ed italiane. In quanto ad un cambio d'ingresso ampiamente risultato sopravvalutato, ad esclusivo vantaggio della finanza nostra, si accompagnava una devastante, consapevole, taciuta, svalutazione di potere d'acquisto dell'Euro italiano interno. Proprio perché sopravvalutatesi nel cambio, il mercato riallineava infatti brutalmente il suo vero valore interno riducendone il potere di acquisto probabilmente non meno del 60%.

In altre parole, un cambio leale Euro/lira pare non si sarebbe dovuto discostare molto da 1/4, se non 5. A svantaggio della Lira.
Chi stenti a crederlo, od ammetterlo, faccia un po' di confronto di potere di acquisto Lira/Euro, e poi veda se non sia magari meglio sorvolare. Quel pezzetto di metallo chiamato oggi cinquanta centesimi di Euro, erano mille lire al momento del cambio... ci compri uguale chi creda. Poi magari provi con 20, centesimi, che erano 400 di lire, con cinque di Euro che erano 10.000 di lire, con 10 che erano 20.000 di lire.....


Il risultato naturale, del pagare i redditi fissi, anche e soprattutto Lavoro, con l'Euro nominale esterno, e di lasciare riallineare così selvaggiamente il potere di acquisto nazionale sull'Euro reale interno, ha disintegrato letteralmente, di lì a poco, il potere di acquisto dei redditi fissi italiani.
Una svalutazione sostanziale violentissima interna da dopoguerra perso. E con l'aggravante di non dirglielo mai alla nazione intera quello che veramente risulta le stesse succedendo....




Col risultato di una intera nazione, quella soprattutto del lavoro e delle pensioni, che si smarriva sempre di più a passo passo. Proprio per non poter capire appieno quello che altri le negavano fosse realmente successo.

Vistasi assediata proprio essa per anni e senza scampo, da un "siete spendaccioni incontentabili", mentre non si può più negare, almeno adesso, che 1000 Euro di salario comprano oggi a mala pena sul mercato interno del costo della vita italiano l'equivalente di vecchie 500 mila lire. Forse, più realisticamente, di 400 mila vecchie lire. Questi sono i veri poteri di acquisto dei salari medi italiani. Oggi. Non a caso organi di grandissimo prestigio come Banca Italia stessa risultano avere inutilmente, e per anni, richiamato nel generale altrui silenzio: l'Italia ha un serio problema di salari troppo  bassi....
Neanche ti vedo, e neanche ti sento.

Ma Banca Italia, presumo, non faceva socialdemocrazia; faceva proprio banca. E sicuramente ravvisava che una nazione a potere di acquisto sempre decrescente avrebbe finito per far crollare i consumi, con esso la produzione interna in larga parte, il pil e ... lo sviluppo. Puntuale, come un oroscopo sensato.


Basti pensare che se un salario medio risulta avere oggi potere di acquisto reale di circa 500 mila lire equivalenti, quale potere di acquisto reale interno avranno oggi pensioni da 500 Euro o meno. Probabilmente, costerà quasi di più approntarle e gestirle.


Ma qui veniamo al punto parso centrale. E mi avvio anche a stringere.

Questo colossale disastro taciuto italiano, economico e sociale, è potuto accadere solo perché gradito alla Finanza interna?


Penso proprio di no.
Con questa < scappatoia > della brutale svalutazione interna nel corso del passaggio lira/euro, sarei portato a ritenere che una intera classe Dirigente nazionale, intesa nella sua prevalenza beninteso, visto che nessuno e in nessun tempo e luogo risulta aver mai "violato" sostanzialmente quel segreto, ha forse ritenuto di recuperare la concorrenza nazionale sull'esterno. Evitando di farlo, come ha fatto invece la Germania, riformando se stessa e la intera Organizzazione dello Stato centrale e periferico. Come le competeva anche alla nostra. Di classe Dirigente....

Perché in tanti si sarebbero come prestati a gestire sostanzialmente <<uniforme>>, chiunque governasse anche nel tempo alternandovisi, e a tacere; così chiunque si opponesse, altrettanto alternandovisi, anche nel tempo? Non saprei dirlo, questo credo appartenga piuttosto interamente dirlo a chi c'era e c'è. Quello che emerge è che ha finito per assumere un Patto di Sistema. Di ventennio.....


E se così veramente fosse stato, perché mentre, per dire, il Commercio s'è velocemente ripreso il suo, il Lavoro, salvo le dovute eccezioni,  non si è ripreso niente in un ventennio. Come rivela anche oggi la classifica Ocse sui salari medi italiani che ci vede infatti agli ultimi posti? E come rivela Banca Italia stessa?

A questo provvedeva non poco una immigrazione sterminata. Nata clandestina e illimitata anche verso l'Italia. E rimasta largamente tale. Senza nulla togliere alla fratellanza con chi ha fame. Ma quando si guarda il criterio di fame, non si può saltare sempre la riga dove ha fame il connazionale. Se il mio lavoro me lo contendono in trecento alla settimana a qualunque prezzo, ma a chi chiedo l'aumento... Zitto che forse mi salvo. A qualunque prezzo...

A proposito, ha mai fatto caso nessuno alla stranezza che in Europa c'è un coordinamento pressoché in tutto. Lo hanno la Finanza, lo ha l'Industria. E l'area delle tutele organizzate ai Diritti del Lavoro? a me è sicuramente sfuggita l'esistenza di un Coordinamento operativo europeo anche di loro. Lo avranno anche essi di sicuro.


In questo modo d'insieme forse anche si spiega come una nazione intera sia potuta arrivare a quel che rilevano ancora in Banchitalia sul 2010. Il dieci per cento di italiani detiene oltre il 45% della ricchezza nazionale. E la metà più povera ne detiene il 10%. Della intera ricchezza nazionale.


Ma come si è stabilizzato un simile assetto così iniquo socialmente ed anche pericoloso economicamente?

Almeno all'inizio penso che un aiuto a < non vedere > gli indizi sotto gli occhi nostri sia venuto dalla Finanza per tutti. Mi indebito, ma intanto tiro avanti.


Ma un aiuto decisivo è di sicuro venuto anche dalle Leggi elettorali succedutesi nel tempo nella nostra nazione. Maggioritari spinti e leggi premiali elettorali servono proprio a questo. Consegnare il controllo del Parlamento, e quindi del Paese, alle minoranze più forti. Evitando contemporaneamente che le maggioranze vere, se rimaste per di più divise, potessero mai avere effetti elettorali di Governo con il voto. Forse non ci abbiamo fatto mai caso, ma risultiamo Governati da minoranze premiali elettorali, ormai da molti anni in Italia.

E le maggioranze vere? ma quelle, non c'entrano niente con la conduzione di una nazione....


E poi, tanto forse per andare sul sicuro, via la PREFERENZA nel voto.

Così magari senza accorgercene, siamo lietamente passati, ormai da tempo, dalla Democrazia alla Oligarchia. Noi italiane ed italiani. Cioè al Governo della cosa pubblica dei Pochi. Con partiti emersi intanto prevalente proprietà privata. Come indiscutibilmente propone il nome privato che primeggia sul simbolo....  Come a dire, E'roba mia, o sbaglio?


Tutto bene allora. Tranne che così scoprirci più vicini al nord Africa pre primavera di quanto finanche forse sospettassimo?


Non proprio.


Le cose, a volte, anche le più sofisticate, pare come se si rivoltino. Anche a chi e ha inventate.




Improvvisamente infatti ora si scopre che il <vantaggio> competitivo offerto dalla distruzione di potere di acquisto interno nelle retribuzioni italiane oggi s'è esaurito. Non essendo mai stato integrato dall'innovazione e dagli investimenti. Che il Paese con i salari tra i più bassi dell'Ocse ha anche la produttività più bassa, sempre dell'Ocse; o che sorpresa quando il primo della graduatoria, tedesco, ha media salariale di 2.400 Euro. Che senza denaro privato che circola, reso sempre più raro dalle tante manovre <senza tasse> prima sono crollati i consumi interni anche senza crisi globale; e li ha seguiti anche il pil. Come naturale.


Adesso sono seduti a terra sgomenti accanto al Lavoro che già c'era, mentre la Borsa crolla a giorno a giorno bruciando patrimoni interi, Banche, Impresa, Commerci, Professioni... Una nazione intera.


Questo non appare proprio il momento di attardarsi a bisticciare tra chi si siede vicino: hai visto, l'avevo detto, è colpa tua o mia. Questo è in genere il momento di guardarsi negli occhi e dire, tra speranza e certezza, adesso rimbocchiamoci le maniche. Che la rimettiamo in rotta tutti insieme nella Democrazia non violenta la nostra comune Italia prospera. Tutti noi, popolo, quello che in genere non capisce niente. Forse è anche per questo che ci prova ogni volta che serve. E che in genere ci riesce anche.


Però, se non ci fossero i mercati a chiedere sviluppo.... 

Almeno in Italia, oggi. Domani, di sicuro, faremo anche da soli. Mentre ci riprendiamo il voto e la Costituzione: ogni cittadino un voto uguale.

Ma che, prima era stata sospesa? e nessuno, per tanto tempo aveva neanche in questo fatto molto caso? Pur passando da maggioranze e minoranze, e viceversa in oltre un quindicennio, senza mai la tentazione di restituire subito l'efficacia del voto al legittimo unico proprietario?

Forse adesso magari si capisce anche meglio perché sulle tante <manovre> non si è mai aggregata la visione diversa di nazione, ma pare piuttosto ci si sia invece accapigliati in <fammi posto, che la gestisco meglio>.....

Tanto che ancora adesso pare ci sia chi provi a tergiversare: le Borse italiane stanno crollando perché Obama non ha convinto del tutto..... Andiamo proprio bene.

Urge rimedio condiviso. Penso.

p. s. - 

in questo contesto nostro italiano appare evidente che la svolta dei redditi anche individuali non lo possano attuare nell'immediato le imprese; vistesi ora anche esse all'angolo della mancanza di sviluppo.

E chi vi deve provvedere?

Lo Stato. Che taglia le tasse al lavoro e costi all'impresa in contemporanea.

Ma così, esplodiamo! no, perché intanto questa volta si che "tagliamo" coesi sprechi e rendita e Riformiamo lo Stato ed il suo intero operato  ovunque serva. In un anno. E pareggiamo, e caliamo anche il debito. In un unico Piano.


Insieme si può. Anche avere un sogno comune. E realizzarlo

lunedì 1 agosto 2011

e come mai, adesso, anche i "pompieri" vedono la crisi?

Abbiamo tutti attraversato gli anni recenti trascorsi, e non pochi, trattandosi di decenni, accompagnati da Manovre a destra, Manovre a sinistra, quasi meglio che entro un parcheggio, e tutte risultate accompagnate, oltre che dal sostanziale impoverimento progressivo della nazione, dal cartello inseparabile chiunque le attuasse: forse non abbiamo realizzato i propositi annunciati, ma abbiamo tenuto i conti in ordine salvando la nazione dal dissesto."....


In un sistema mediatico italiano risultato nel suo insieme prevalente autore referenziale, in mezzo non c'è stato spazio per nessuna efficace voce di dissenso. Si può forse mai parlare men che bene di "salvatori"? la risposta pareva chiara già nel sottinteso: quasi poco meno di un vilipendio da parte di inguaribili critici del bene comune.


Poi, nel 2007/2008 arriva sul pianeta la crisi <globale>. Cioè la prevalente popolazione dei Paesi più sviluppati, trovatasi con redditi propri sempre più ridotti, diviene alfine per forza delle cose anche insolvente. E saltano le banche.


E gli Stati, ai due lati degli oceani, gettano i propri bilanci pubblici a soccorso della finanza per evitare il peggio. Europa Ue, anche nostra, non meno.


Ma la fata turchina italiana, che intanto canta anche da larghissima parte del video, di giorno e di notte, ninna nanna, perché nessuno si svegli, sparge coriandoli festosi a piene mani: siamo stati i migliori al mondo noi italiani, siamo stati proprio bravi entro la crisi mondiale. Certo il pil, cioè la ricchezza nazionale di noi tutti assieme non cresce. Anzi, a dire il vero, abbiamo per un po' fatto anche marcia in dietro con il segno meno del pil.
Ma questo è solo colpa della crisi globale. E della nostra meritoria prudenza. Noi non abbiamo gettato neanche un euro italiano a soccorso delle nostre banche; non abbiamo avuto bisogno. Esse infatti, e questo era anche in gran parte vero, si son tenute saggie. Niente avventure finanziarie = niente bisogno di nostri soccorsi pubblici al credito italiano.


Passano gli anni. 2009, il pil sembra inchiodato all'asse orizzontale del grafico, con timide comparse sopra lo zero; 2010, 2011 recano con loro almeno una crescita se pur da lente d'ingrandimento. Intanto ogni anno, adesso a ferragosto, forse per dare meno importanza a Natale, arriva puntuale la Manovra annuale. Meno tasse per tutti, diviene così nell'occasione, indifferentemente dalle maggioranze, un bagno di tasse indirette e parafiscali centrali e periferiche da far vacillare un elefante. E giù il coro d'incoraggiamento: avete visto come siamo stati bravi? manovra a tasse zero.

Con i redditi di italiani ed italiane che sicuramente tra di loro si andavano dicendo: ma di chi stanno parlando?


Si, in verità c'era sempre qualcuno a provare a dire, ma così crollano ancora di più i consumi nazionali, e crolla lo sviluppo.

Ai meno agitati la fata turchina sussurrava dai video e non solo <<guarda che bel sole e quanta allegria. Vedi che ti sbagli, ammettilo che sei l'unico depresso.>. Ai più irriducibili deve sicuramente avere anche detto alla regia <sfumate, tagliate.... togliete l'audio a questi guastafeste menagramo.>
E nel parco l'altoparlante intonava intanto stentoreo: qualche sacrificio, qualche piccolo balzello, via che ci siamo. Non ci distraete, stiamo tutelando la nazione ed il nostro bilancio dal rischio d'insolvenza. Avremo anche seminato qualche disappunto qua e là: ma la parola d'ordine che non transigiamo è : conti in ordine e lontani da ogni rischio di crisi di fiducia della credibilità internazionale finanziaria. Con queste politiche anche se un po' amare, ogni rischio di dissesto nazionale rimane lontano. ......    .....


Sarà forse per questo che, non volendo da parte di nessuno apparire antinazionali, non risulta pervenuta come forse meritava, la piccola questione che da immemorabili anni, manovra su manovra di risanamento, il debito pubblico italiano cresceva felicemente imperterrito. Tanto che dovendosi tirare al riguardo una linea di grafico, probabilmente vi risulterebbe con una bella linea retta tendente verso l'alto. Oggi, serenamente, svettante verso il milione e novecento di miliardi. Tanto che se non ci si fosse posto un destino recente avverso, ancora un paio di manovre di risanamento e forse saremmo a 2. Di milioni di miliardi di debito. Un successo raro. Tutto nostro e italiano.


In verità, questa crisi globale da eccessi danni ne ha recati tanti a Stati e popoli. Tanto che da noi italiani ci si era quasi rassegnati come se fosse proprio vero che non si potesse fare niente meglio dell'Italia postasi così fermamente però a guardia del debito nazionale proprio: è colpa della crisi globale se non cresciamo. Non toccate i conti così perfettamente efficaci, che altrimenti crolliamo.... Abbiamo messo al sicuro il debito pubblico italiano. E il coro ripeteva: si, qualche difetto lo avranno, ma come tutelano il debito è un fatto da ammirare e imitare...
se poi qualcuno osasse <Ma l'Italia non cresce! >. Ecco il sovversivo.


Invero, in questa medesima crisi globale, non è che tutti la attraversassero allo stesso modo di noi italiani. Germania quasi al 4% di crescita annua, Polonia al 4 senza quasi, Svezia verso il 6% di crescita annua. Francia e Inghilterra magari un po più affanate ma a cercare il 3. Per cento. Di crescita loro. Alzi la mano chi lo ha mai saputo di noi italiani. I migliori nel tenere a posto i conti e le banche quasi a crescita zero, e altri che ci passano accanto con il turbo. O magari, con un Vespino. Evidentemente deve essere una crisi globale dai forti connotati anti italiani.


Ma all'improvviso, nel corso dell'estate, un fulmine cade folgorante: Borse italiane e Debito pubblico barcollano vistosamente sui mercati mondiali. Tutta colpa delle agenzie di rating. Che forse non guardano le emettenti nazionali. Altrimenti non si spiegherebbe il loro pessimismo sull'operato dei migliori. Cattive agenzie anti italiane. Niente paura. Arrivano gli esperti nostri. Adesso sistemiamo tutto, che sappiamo tenere i conti in ordine e come ben rassicurare i mercati.
Non fate gli schizzinosi, italiane ed italiani, è vero, è un po' amaro. ma non vorrete mica insegnarci come si rassicurano i mercati. Ecco, un piccolo sforzo di prelievo, il vostro mi pare evidente, e siamo a posto...


Immessa la consueta manovra <senza tasse> sul mercato globale, accade però l'imprevisto che fa rizzare i capelli agli esperti, e non solo a loro invero, meglio del gel. Con il dito ancora su pulsante di lancio della manovra appena effettuato, i mercati italiani e non solo precipitano, precipitano, dicendo nella sostanza: al largo da un'Italia che ci mette paura senza lo sviluppo. Ci mancavano anche i mercati <comunisti> devono aver forse pensato gli esperti....


Ma questa volta la la fata turchina autoreferenziale si scopriva presa a male parole nel proporre la consueta ninna nanna.  In un grido che dalle Alpi a Pantelleria risuonava pari, e uniforme, accomunando sessi, età e redditi pur se diversi: MA PIANTALA, CI SONO COSE SERIE, C'E A RISCHIO LA NAZIONE. E LA VITA NOSTRA E DEI FIGLI.


E come mai si sono d'improvviso trovati assieme allarmisti e pompieri, giovani e anziani, donne e uomini di una intera nazione a dire C'E' LA CRISI, e che a sbagliare la cura sono gli esperti?


Il perché sta nei numeri e su giornali seri. 


Ecco, purtroppo, la Crisi nazionale che ora vedono anche i <pompieri>:


" Negli anni scorsi hanno vissuto la ruggente stagione delle aggregazioni. Anche per aumentare la <<massa critica>>, per essere più difficilmente prede di potenziali conquistatori esteri. Poi, dopo la grande crisi dei subprime e ora sotto la pressione delle vendite sui titoli sovrani, le nostre banche si riscoprono più piccole di quando hanno dato il via alle aggregazioni. E torna in teoria il timore di diventare prede.
Quando, nel maggio 2007, Unicredit e Capitalia sono andate a nozze è nato un gruppo europeo da 100 miliardi in Borsa e 990 milioni di attivi. Oggi, dopo aumenti di capitale per sei miliardi, l'Istituto di Piazza Cardusio vale 24,14 miliardi. In un anno ha perso il 41%, nell'ultimo mese l'11%. Intesa e Sanpaolo, nell'ottobre 2006, hanno fatto partire l'unione da 65 miliardi. Il gruppo, che di recente ha realizzato un rafforzamento patrimoniale da 5 miliardi, venerdì ne valeva 24,7, ha perso il 33% negli ultimi 12 mesi, il 29% negli ultimi sei, il 9% negli ultimi 30 giorni.
(.....)
E che dire poi della forza delle altre banche che guidano la classifica del settore? Montepaschi ha perso in dodici mesi il 40% e dopo aver ricapitalizzato per oltre 2 miliardi, in Borsa ne vale 5,6. Ubi ne vale meno di 3, Banca Popolare 2,3, Bpm 619 milioni. Che dire? (....) "
(da corriere della sera del 31 luglio c.a. pag. 4, di S.Bo.)


"Nell'ultimo anno le società di Piazza affari hanno perso più delle concorrenti in Europa a causa del debito pubblico e della bassa crescita italiana. Una tendenza che, alla lunga, può rendere i grandi gruppi nazionali più attaccabili dall'estero.

Italia in Saldo, Rischio Scalate


l'Italia è a prezzi da <<saldo>>. La spirale dei ribassi che ha travolto i titoli del debito sovrano ha coinvolto chi, come banche e compagnie di assicurazioni, ha parti consistenti dei loro attivi investiti in Bot e Btp. Ma la crisi di sfiducia si è riflessa anche su molte società di servizi ed industriali. (....)
I prezzi da saldo scateneranno una corsa all'acquisto dell'azienda Italia? (...) "
dal corriere della sera 31 luglio pag.4, di Sergio Bocconi


Ma queste risultano solo le  conseguenze, anche se dolorosissime per tutti noi italiani ed italiane senza distinzione.
Eccone le cause in una nazione che non <cresce> e che hanno rizzato i capelli anche ai freschi lanciatori di manovra nazionale: il differenziale di rendimento tra Bpt decennali italiani e i decennali tedeschi sono a 399 punti di differenza a svantaggio degli italiani, il 30 luglio; i tassi all'Italia per indebitarsi sul mercato sfiorano il 6%.
Stiamo tornando, purtroppo per l'intera nazione, al 92. Dopo infaticabile lavoro di esperti e manovratori i più diversi e per vent'anni di seguito. Quelli dei conti in <ordine> e della fiducia dei mercati internazionali.


Ecco perchè ora la CRISI la vedono anche i <pompieri> ed anche molti <ospiti> di fate turchine. Un ventennio buttato a debito aumentato. Pagato con tante sofferenze di troppa parte di italiani ed italiani. Finche a crollare erano i redditi del Lavoro e del ceto medio italiano devastato, poteva anche andare che era solo colpa della crisi globale. Ma quando vanno a fuoco anche le caserme dei <pompieri> diviene per forza evidente che la responsabilità principale non può che essere che dei <manovratori>. Zitte fate turchine. Non fate rumore. A disturbare il dolore. Di una intera nazione.


Facile sarebbe adesso dire, l'avevamo detto. Facile sarebbe dire vedete che succede ad impoverire una nazione intera per arrivare a far detenere al 10% di italiani oltre il 45% della ricchezza nazionale dopo vent'anni. Come risulta puntuale informa Banca Italia nel suo rapporto sul 2010.


Adesso invece, pur nel mio piccolo, credo che sia l'ora dell'unione delle forze vere del paese. 

Non governi di unità sull'attuale, che non uniscono niente da soli. Ma unità di popolo e di genti italiane di provenienze pur diverse e recenti dentro un'unica Storia comune di un secolo e mezzo tricolore. E oggi con unico progetto leale e comune: più sviluppo per tutti nel Lavoro che torna a recare ovunque prosperità e crescita condivisa.

Perché uniti e leali si vince, anche adesso. Divisi si perde.


Con un progetto nuovo d'insieme ed un gruppo dirigente anche politico coeso che sulla sua attuazione si mette direttamente in ballo, e che al successo della nazione intera leghi anche il suo unico possibile successo.

Senza processi di ammissione a chiunque venga a portare mattoni per la ricostruzione di una nazione coerente al progetto. Una nazione nuova, amica dei giovani e giovanissimi, delle donne e del Lavoro che torna e che cresce.
Si può fare. Niente è mai impossibile ad un intero popolo che voglia salvarsi insieme e restare unito nel suo futuro prospero. Questa rimane la mia piccola opinione. Il dopo gerra italiano dal 47 ci conferma proprio questo.


E se un Movimento di donne lo consente anche ad uomini, di gridarlo assieme in prestito almeno per un istante: E SE NON ORA, QUANDO?






Poi, perché la crisi italiana anche attuale non sia tanto figlia della crisi globale, quanto forse di più di una mancanza di verità sulla storia economica italiana dell'ultimo ventennio, da persone <inesperte> proveremo a vederlo in un prossimo post. dal titolo già chiaro: OPERAZIONE VERITA' DI UN POPOLO TENUTO TROPPO A LUNGO ALL'OSCURO. E CHE SI RIPRENDE.





Penso, personalmente, infatti, che occorra fare al riguardo, tra tutti noi, una operazione verità. Almeno tentarla.