martedì 26 marzo 2013

la società dei quattro quarti



 1/4 + 1/4 + 1/4 + 1/4 = 4/4  

Perché è stato proposto questo titolo a questa riflessione in comune?
Prendendo a riferimento la composizione del corpo elettorale, cioè di  tutti noi italiani ed italiane in età di voto, così come si è rivelata alle ultime elezioni politiche nazionali.

E cosa è emerso di fondamentale, in questa nostra recentissima consultazione nazionale, prima ancora di tantissime professionali sottoanalisi?
Appare essere emerso che la nostra composizione elettorale, cioè di noi tutti italiane ed italiani in età di voto, vi risulta riconducibile a quattro grandi numeri omogenei sostanzialmente: e cioè 25, 25, 25, 25. Per cento.

Che si intende dire, e come ci si arriva?

Appare presto detto.
Prendiamo intanto i voti di partito o movimenti risultati ora rappresentati oggi in Parlamento.
E rapportiamo la percentuale dei voti da essi ottenuti non al totale dei voti espressi nell’urna; che non è questo il riferimento che ora ci interessa.
Rapportiamoli invece, i voti conseguiti dagli schieramenti politici attuali alle ultime elezioni, al totale degli aventi diritto al voto. Scegliendo questo come 100% di riferimento.
Scorgiamo così che le due coalizioni, quella detta di centro sinistra e quella detta di centro desta – non rappresentano il 31% e virgola del corpo elettorale complessivo. Ma rappresentano, entrambe le coalizioni, all’incirca il 25% - sempre ciascuna di esse dell’intero nostro corpo elettorale.

E mantenendo come riferimento a 100% la totalità degli aventi diritto al voto, 
possiamo allo stesso modo scorgere che il Movimento 5 Stelle non ne rappresenta esso stesso il 25% e virgola, ma piuttosto un 21/22% circa dell’intero corpo elettorale italiano attuale.
Con lo steso criterio di riferimento possiamo anche constatare come Scelta Civica di Monti non sia i 10% dell’intero corpo elettorale; ma qualcosa assai vicina al 6/7% al massimo.

Se poi teniamo ancora conto che risulta avere votato soltanto un 72% dell’intero elettorato che aveva diritto al voto, ma teniamo anche conto che non si è mai conseguito che andasse alle urne il 100% degli aventi diritto mentre spesso in passato vi si è recato fino al 85/86% degli aventi diritto al voto, 
possiamo concludere – pare ragionevolmente – sommando al non voto anche le bianche scrutinate, che anche qui circa un 25% dell’elettorato potenziale abbia scelto intenzionalmente di non votare in occasione delle ultime nostre elezioni politiche.

Abbiamo così potuto comprendere cosa si intendeva dire nel rilevare che dalle ultime elezioni politiche si siano formate quattro aree d’intenzione di voto e sostanzialmente equivalenti in percentuali rispettive. Appunto, del 25%

mercoledì 13 marzo 2013

ma si può fare peggio di così?

Da quali fatti nasce l'attuale titolo del post?


Dalla recentissima evoluzione della vicenda Italia-India e che ha coinvolto alcuni nostri militari italiani. Due, per l'esattezza.
India-locator-map-blank.svg
(Fonte immagine: Wikipedia org)


Proviamo allora a ricostruire questi fatti, che coinvolgono la sorte di due nostri militari italiani; dei quali militari, per inciso, ciascuno di noi non si augura che bene nei loro confronti, e sulle cui persone prescinde dunque questo post.
Per soffermarsi, invece, su quel che attiene il governo di questa nostra nazione italiana e come risulta che si conduce anche nelle emergenze serie.

Dunque i fatti, incresciosi comunque, da cui ha avuto origine l'intera vicenda. 

Nel febbraio 2012, una nave commerciale italiana si trova coinvolta in un conflitto a fuoco al largo delle coste del Kerala (Stato indiano) e scontro a fuoco a cui prendono parte fucilieri di marina del nostro esercito italiano; militari, questi ultimi, che si trovavano a bordo della nave italiana dal nome Enrica Lexie.
E che ci facevano a bordo di una nave commerciale battente bandiera italiana dei militari italiani anche essi?

Occorre un passo indietro, per sapere cosa vi facevano a bordo quei nostri militari.

Ormai da anni, in alcune acque internazionali, tra cui quelle al largo del Kerala, risultano essere luoghi di gesta di nuova pirateria. Cioè, vi vengono abbordate navi, quindi dirottate assieme agli equipaggi così resi degli ostaggi, e  da questo punto si avvia un percorso di ricatto alla nazione interessata, ed alla Compagnia armatrice, per ottenere cifre esponenziali di denaro contro rilascio di ostaggi e navi.

Nel corso degli anni questo tipo di rischio, e di estorsione da parte di gruppi armati i più diversi risulta divenuta così frequente, e così rischiosa per le rotte dei commerci marittimi internazionali, che varie nazioni risultano aver più volte dislocato in zona proprie navi militari di protezione al naviglio commerciale. 

Con la vicenda della Enrica Lexie scopriamo intanto che anche l'Italia ha adottato una politica militare di protezione al suo naviglio commerciale che incrocia in quelle acque rischiose. 
Ma la ha adottata in modo per così dire <sparagnigno>; non dunque naviglio militare di interdizione, con quel che esso comporta anche di costi e porti d'appoggio. Ma presenza a bordo delle stesse navi a rischio, di militari italiani con compito di protezione anche con strumenti militari. Quali sono appunto armi da fuoco, e anche da usare, ove occorra.

La scelta a metà, fatta dal nostro governo, quando diviene nota, appare già di per sé foriera di guai <doppi> potenziali.
Quale sarebbe lo status di quei nostri militari chiamati a fare presidio anche armato sopra navi commerciali? Sono una Forza militare italiana ospitata in nave commerciale, o sono una scorta militare privatizzata momentaneamente a beneficio di quelle stesse navi?

Quesiti affatto oziosi, si riveleranno questi che ci si propongono.

Dal momento che i fatti successivi, fuori o meno delle acque territoriali indiane come si disputerà, li riveleranno come basilari. 
Militari italiani in missione anche bellica sopra navi commerciali, o scorta privata militare della stessa nave commerciale?

Comunque accade che quella nave commerciale italiana si ritenga attaccata da presumibili pirati.
E, nella circostanza, i nostri militari fanno il loro stretto dovere per cui risultano mandati: aprono un fuoco d'interdizione all'abbordaggio, effettivo o presunto che fosse non incide, e sventano il pericolo temuto così facendo. Ma...

Ma accade anche che nella sparatoria ne emergano delle vittime ritenute incolpevoli anche esse, come i nostri militari.
Il battello colpito nell'intenzione di sventare un temuto attacco, si rivelerà infatti di pescatori indiani; alcuni dei quali ne risulteranno uccisi forse dai nostri militari.
Quanto ai presunti attaccanti non se ne ha più traccia; dileguati, mai esistiti, schermati dietro ai pescatori?
La cronaca non ci fornisce, al riguardo, definitive spiegazioni: tanto da alimentare anche la disputa successiva tra Stati. Avete sparato a dei pescatori inermi da bordo della nave sosterranno gli Indiani; no, abbiamo sventato un attacco di pirati in acque internazionali, risponderemo noi italiani...

Sia come sia, nella dolorosa comunque vicenda si è intanto inserito un fatto, almeno a livello internazionale, decisivo.

La nave beneficiata dalla scorta militare italiana a bordo, nonostante i pressanti inviti risultati contrari delle Autorità italiane, tergiversa, e alfine, fa rotta volontaria verso un porto indiano. In altre parole, la nave commerciale battente la nostra bandiera, probabilmente se ne fa due conti tra cosa le costerebbe inimicarsi l'India con possibile interdizione degli scali, e, calma calma, fa rotta sulle coste indiane e vi...scarica in mano alla Polizia la sua, a questo punto inerme, quanto comunque incolpevole, scorta militare italiana. E se ne riparte.....


Cosa da non credere, vero, per quel che ci è stato possibile sapere.
Un po come se un camion di valori, attaccato, consegnasse i poliziotti che aveva a bordo per proteggerlo. Ma, da quel che risulta, appare questo quel che accade dopo la dolorosa comunque intervenuta perdita di vite umane indiane.

E' a questo punto che il governo italiano si ritrova nella <scomoda> situazione di avere due propri incolpevoli militari lasciati prigionieri - dalla stessa nave che proteggevano anche con le armi -  in India in attesa di processo per una possibile accusa di omicidio. Mentre il governo italiano risulta sostenere che sono sue Forze Armate, quelle nei due uomini arrestati,  con status di tutela internazionale.


Neanche a dire che, dallo stallo, non se ne esce. E che due bravi militari italiani si ritrovano essi ostaggio a causa di una missione militare che doveva appunto evitare la cattura di ostaggi e navi. E ci si ritrovano soprattutto per inidoneità d'insieme sia di chi li aveva inviati sia di chi li aveva utilizzati.


E che fa a questo punto l'Italia?


Inizia un batti e ribatti tra India e Italia sulle giurisdizioni sopra i militari intanto arrestati; e sulle acque del conflitto a fuoco da cui sono sorte vittime. Cioè, acque internazionali, o indiane? perché anche da qui, pare discenda, la processabilità o meno da parte indiana.

Ma non aveva altre opzione, l'Italia, prima di infilarsi in questo collo di bottiglia destinato a confermarsi senza uscita?

PROBABILMENTE ALTRE OPZIONI ESISTEVANO, per il governo italiano.

Dentro un ventaglio, del tutto legittimo, che andava
dal richiamo dell'ambasciatore italiano per dissenso e protesta sopra l'arresto di due nostri soldati lì trovatisi per suo ordine diretto; alla richiesta pressante ai propri alleati internazionali perché interponessero i loro uffici tesi a spiegare all'India la nostra completa buona fede e ragione; sino al ritiro persino dei propri contingenti dall'Afganistan stesso. Equivalente a dire, questo ultimo eventuale passo: noi, che lamentiamo circa trenta vittime militari per difendere l'Afganistan anche a beneficio dell'India, che ora non ci crede, ce ne torniamo a casa con i nostri ragazzi e ragazzi. Se i nostri ragazzi in missione bellica a difesa di una nostra nave incontrano una simile sorte, ci vada l'India a difendersi dai rischi  anche suoi Afgani...

Tesi vincenti, e soprattutto, sufficienti al risultato atteso di riavere a casa i due ragazzi nostri in divisa?
Non è dato saperlo senza riprova. Certo che un simile ventaglio di opzioni, comprese della loro scala di intermedie, aveva di certo la natura della chiarezza, della lealtà e della dignità nazionale in armi sostenuta a viso aperto.

Invece, appunto, il governo nostro italiano risulta che s'infila nel collo di bottiglia della battaglia di cavilli legali contrapposti, giudichiamo noi, giudicate voi; s'infila a negoziare anche come e dove siano detenuti i due arrestati; risulta che s'infila anche ad offrire larghi pubblici indennizzi alle famiglie le quali hanno subito lutti che ci vengono attribuiti come responsabilità dei nostri colpi d'arma da fuoco...

Ci arrendiamo, insomma; abbandoniamo i nostri doveri di assumerci ogni responsabilità per quei ragazzi sulla nave e per gli ordini con cui vi erano saliti; e soprattutto, di trarne ogni necessaria conseguenza nel rapporto anche tra Stati.

Passano i mesi. E all'opinione pubblica italiana si passa intanto l'immagine che quei ragazzi non sono liberi di tornare in patria; ma soggiornano piuttosto sereni e senza le sofferenze di una carcerazione effettiva.

Poi, a fine del trascorso fine anno, un colpo di scena, sopra l'amara, comunque, storia.

L'India, accorda un <permesso> speciale ai due nostri ragazzi militari perché possano trascorrere le festività natalizie a casa propria, in Italia.

AD UN PATTO, che viene anche ripreso e rilanciato dalla nostra informazione nazionale:
che loro, i due militari, garante anche il governo italiano, si impegnino a rientrare in India per sottomettersi ad un Processo di quella magistratura indiana.

I ragazzi fanno Natale a casa, il governo italiano appare consapevole della condizione di interruzione a tempo della loro persistente condizione d'arresto.

Passato Natale, infatti, i due nostri militari si reimbarcano in aereo verso l'India in favore di telecamere e di spezzoni di alte cariche e governo nostro nazionale italiano anche nel commiato. Commiato doloroso per noi italiani, ma che si sostanzia nell'esplicita corale asserzione, pare anche dei diretti interessati: NOI, STIAMO AI PATTI E ALLA PAROLA DATA.

Bene, male? l'unica cosa certa è che proprio questo è quanto si vede e risulta anche che accade.
E senza un segno di dissenso o di obiezione nazionale.

Poi, arrivano anche le elezioni di febbraio.
E l'India, si ripete (così anche pare mostrando di non voler affatto incanaglire su quei due nostri soldati finiti in loro mano per insipienza e responsabilità di altri.

L'India accorda, infatti, una seconda sospensione della detenzione, ed un secondo ritorno in Italia dei due medesimi soldati nostri: perchè possano votare anche essi alle imminenti elezioni.
Arrivo loro, pertanto, di nuovo in video e audio con cariche festanti d'Autorità anche di governo che non si negano a quelle immagini di loro improvvida complessiva comunque gestione internazionale.

Passa il tempo.

Poi, mentre i Cardinali entrano in Conclave, un annuncio ufficiale che lascia senza parole, visto il prima il dopo e il mentre:
I NOSTRI DUE MILITARI NON TORNERANNO IN INDIA DI CUI DISCONOSCIAMO LA COMPETENZA A GIUDICARE.

E il tutto avviene ancora in favore di telecamere italiane, con quella <sciagurata> comparsata di un capo di governo italiano che risulta avallare a tal modo anche mediaticamente, una tale decisione.

Ma è proprio da qui, che arriva il titolo scelto a questo post: MA SI POTEVA FARE PEGGIO DI COSì?

Perché alcuni aspetti balzano subito all'occhio:

quei due poveri ragazzi nostri sono andati e venuti dall'India, e per due volte, su PAROLA loro, e dello stesso loro e nostro governo, che sarebbero tornati. In India. Allo scadere del <permesso> accordato e come tale accettato.

In pratica risultano aver accettato, e verosimilmente sono stati indotti ad accettare, una sospensione a tempo, e condizionata, delle loro detenzione.

E la condizione - accettata dal nostro governo garante e dai due diretti interessati, quale risulta che fosse: LA PROPRIA PAROLA, CHE SAREBBERO TORNATI....


Poteva accadere così che due ragazzi italiani in armi, detenuti altrove a seguito dell'esecuzione di altrui Ordini superiori nostri italiani, e da questi stessi ultimi apparsi non idoneamente dopo tutelati,  mutassero di colpo ruolo e status:

Da ostaggi incolpevoli, appunto, a ritenuti spergiuri, assieme al loro-nostro governo stesso, della parola data in garanzia del beneficio offerto....


Serve altro? per descrivere il danno colossale che ne emerge, in diretta conseguenza di questa malaugurata concatenazione di furbetti e di sprovveduti nelle catene di Comando nostro come emerse?

Di un colpo solo pare che abbiamo sinistrato, iddio solo sa per quanto,

le nostre relazioni umane e commerciali con l'India intera; e ben più seriamente che se avessimo richiamato l'ambasciatore italiano per allora tempestiva iniziale protesta delle nostre buone ragioni (e poiché pare non ci neghiamo nulla, da chi ci governa, ci siamo scelti un miliardo di persone da cui farci tacciare da spergiuri sia come nazione che, forse, anche da militari);
abbiamo messo quei due ragazzi nostri militari nella condizione potenziale di non uscire più dall'Italia; a rischio potenziale, infatti, che un eventuale Stato terzo li arresti in esecuzioni di eventuali richieste della magistratura indiana;
abbiamo posto a rischio di coinvolgimento, nella grande disistima così risultata causata all'Italia, una delle maggiori famiglie politiche indiane attuali, quella Ghandi appunto; che ha sua leader una donna di natalità italiana: Sonia, appunto.
abbiamo posto a rischio potenziale qualunque italiano si rechi o trovi in India, se questa scellerata gestione nostra di vicende serie dovesse venire adottata, strumentale o meno, da nazionalismi altrui.

BEL RISULTATO VERO, in una vicenda in cui nessuno di noi italiani - tranne i due ragazzi nostri in armi sulla nave - con potere di Comando e di governo appare avere fatto sino in fondo il suo presumibile dovere.

Rimediandoci in cambio, e per di più partendo da presumibili nostre fondate ragioni, la nomea internazionale di Sleali e Spergiuri delle parole date.

E i nostri Comandi militari, ci stanno bene nel vestito che si son visti cuciti addosso, a loro stessa insaputa, dai nostri insipienti di governo?

Ci stanno bene, nel vestito che ne emerge, al pensiero che ovunque ne riderebbero, si teme, a una futura asserzione:...sulla nostra parola?


Vogliamo sostenere, con questo, che i nostri ragazzi tornassero ora in India, in condizione di, seppur blanda detenzione?

No, non lo vorremmo. Sono due nostri ragazzi senza colpe: ma certo, non si può negare che  è un gran guai quando un governo, tanto più se il proprio, si scelgano di apparire anche spergiuri.

Si spacca tutto quel che resta di stima e di rispetto, anche interno. E su quelle rovine, notoriamente, si sa non cresce niente.


E vorremmo concludere, questa nostra ricognizione, sopra una vicenda comunque grave come quella che accade, ricordandoci un avvenimento all'interno della <mitologia> della Roma remota allora ai suoi primi passi nella storia: CLELIA.

Chi era Clelia?
Si dice che Roma, ai suoi primi passi incerti di nuova realtà italica, venisse attaccata, e sconfitta dagli Etruschi guidati da Porsenna.
Si racconta anche che i Romani sconfitti, dovettero consegnare dieci (c'è chi dice solo una) ragazze romane come Ostaggi; in pegno di amicizia e di sottomissione.
Si racconta ancora che Clelia, postasi a capo degli ostaggi, con astuzia e coraggio, sfuggi dal campo degli Etruschi e ritornasse pur tra varie difficoltà a Roma. Libera.

Ma qui, se la memoria non tradisce chi sta scrivendo, accadde un fatto.

Tra lacrime e lamenti, il Senato romano, pur ammirato da tanto coraggio ed ardimento delle sue giovanette,.....le restituì a Porsenna.
Argomentando, pianamente, e tanto bastò per farlo, che LA PAROLA data da Roma, NON SI DISATTENDE.

Ignoriamo poi il prosieguo, e che cioè, Porsenna, ammirato dal coraggio delle giovani come dall'etica di Roma, LE LIBERO comunque.

Certo, chiunque potrebbe obiettare che quella era Roma che voleva un suo posto nella storia, e questa è l'Italia oggi che cerca meno gloria.

Ma il patto entro gli Stati, e tra Stati stessi, quando grazie a iddio tacciono le armi, si fondano ancora oggi assai più di quanto non si ritenga, ancora sull'etica comportamentale e sulla Parola data. Tra Stati liberi e sovrani.

E allora, a conclusione di questa comunque amara carrellata?
Rimangono solo parole sulla pelle di altri - cioè sui nostri bravi militari qui rimasti - e con propri costi nulli?

NON PROPRIO.

Chi qui scrive, e che non è nessuno - pur se convinto che avessimo più che buone ragioni per rifiutare sin dall'inizio quel processo in India - si offre a fare UNO per rientro di italiani in India come promessosi tra Stati; e, se si associa anche il signor Ministro della Difesa, risulteremmo DUE, di cui uno anche illustre.

Dunque, pare che forse ci saremmo: Due italiani restano, e DUE ITALIANI vanno, per pegno di parola data dal proprio governo. E, pare, che saremmo, quasi pari.

Ministro Terzi, che ne pensa?

Si attiva a verificare se la controparte indiana accetti?

Bene, si attivi, e, possibilmente, in modo questa volta magari più efficiente.
A disposizione, e, grazie.



p.s.

in un momento di così grandi incertezze economico e politiche interne all'Italia, si può ritenere questa internazionale nostra vicenda come degna d'attenzione e d'interesse?

chi scrive, ritiene proprio di si.

Intanto, perché a nessuno pare sia stato dato incarico di compromettere impunemente i nostri rapporti  di stima e d'amicizia tra popolazione italiana e popolazione indiana.

ed inoltre, perché proprio gran parte delle nostre attuali difficoltà economico e sociali italiane, appaiono discendere, quasi come un peccato originale, dalla mancanza di parola, e di rispetto degli impegni assunti - questa volta a livello interno - tra chi governa e la propria stessa gente italiana.

L'India, a cui tra l'altro vogliamo anche noi bene, appare un bel luogo ed una buonissima occasione, per iniziare, da parte di chiunque al momento ci governi, a dimostrare che gli impegni presi, interni come esterni, SI RISPETTANO. O ci si toglie. 

Sarebbe una rivoluzione, iniziare a farlo concretamente. All'interno come all'esterno.
























martedì 5 marzo 2013

KARAKIRI - PARTITI ed ELEZIONI ITALIANE

Sul dopo apertura delle urne elettorali italiane si sono applicati oramai una grande quantità di riflessioni e analisi.


(Fonte: wikipedia.org)

Kitfaidate, sito correlato a chi scrive anche in questo blog, ne ha proposto recentemente una propria ricognizione e valutazione. Senza pretese e senza particolari ambizioni che non fossero piccole riflessioni personali da condividere assieme. 

Il post, premette anche una ricognizione del risultato elettorale nostro recente, in quanto kitfaidate, oltre che italiani ed italiane, dialoga con tantissime amiche ed amici di tutto il mondo. Dunque, per poter esprimere opinioni sulle appena trascorse elezioni politiche nostre italiane, è parso che fosse necessario fornire anche alcuni elementi di questa nostra attuale proterva legislazione elettorale tuttora vigente. 
Altrimenti, difficilmente chi, italiano non fosse, riuscirebbe a poter comprendere qualche cosa tra percentuali di voti ottenuti, esito di seggi, ed attuali conseguenze emerse.

Perché non possiamo negarci, infatti, che difficilmente in qualche parte del mondo democratico avrebbero modo di comprendere come possa accadere che una minoranza elettorale controlli la prossima Camera italiana dei deputati; e come tutti insieme - noi italiane ed italiane - ci ritroviamo ora incartati, parlamentarmente, nell'attuale ingorgo.

Che in fondo ha una sola banale spiegazione: anche i troppi furbi (intesi nei nostri partiti italiani ancora dominanti) a volte si suicidano per eccesso di proterva astuzia rovinosa...

Quanto al resto, più che replicare il post di kitfaidate.com anche qui, è apparso più naturale riportarne semplicemente il Link, così consentendo, a chi lo voglia e ritenga, di poterlo direttamente richiamare e leggerselo eventualmente nel suo intero. 


E questo risulta infatti il post a cui ci si riferisce:



KARAKIRI- PARTITI ed ELEZIONI POLITICHE ITALIANE