un augurio di Speranza affidato ad un virtuale palloncino nel vento..di internet
può un adulto, specialmente se anziano, affidare un pensiero di solidale affetto ad un simile mezzo incorporeo?
penso di sì, perché solo in questo modo potrebbe persino accadere che questo piccolo messaggio, svalicando i nostri di appennini, si spinga magari fors'anche per caso sino a raggiungere il dolore e la pena sui crinali norcini, marchigiani, laziali, del nostro comune appennino della nostra comune gente appenninica terremotata dove è destinato.
Facendo uno sforzo di audacia, affido il mio affettuoso pensiero allora al vento di...internet.
E a fare uno strappo al tacere dinanzi a tanta altrui pena mi induce non solo la comunanza umana italiana che ci lega comunque, ma il sentirci un po' tutti un solo popolo di appennino centrale su ogni suo versante.
Ed allora vi auguro ragazzi e ragazze, uomini e donne nel terremoto attuale, di avere la forza di voler essere lì dove si deve tutto reiniziare sotto la vostra comune vigilanza e decisone anche sul come fare, vi auguro che Natale vi trovi con già da tempo installate tante soluzioni emergenziali veloci, tempestive, idonee per essere voi ancora li ad abitare ed a testimoniare la voglia vostra decisa di non lasciare,
vi auguro che delle tante radici anche nostre presso di voi di una primazia culturale e d'arte anche europea ora in frantumi e disperse le possiate vedere ovunque possibile sollecitamente recuperate,vi auguro di poter autogestire in comunità solidale tutti assieme su come riprendere fiato e come riorganizzare il futuro, vi auguro che nessuno osi farvi barriera alle vostre scelte magari dicendo insensatamente che vuole la gente comune che non capisce niente, vi auguro che i topi anche nostri consueti sulle nostre risorse vi stiano alla larga mentre ricominciate.
Vi auguro che la terra si queti quanto prima, ma da noi passarono mesi e mesi prima che lo facesse.
Vi auguro di essere forti, e di riuscire in quel che di positivo ed equo solidali sperate. Anche le nostre genti rimaste senza le case non si vollero allontanare. E molti pur di restare accettarono l'inverno anche con i primi container rovesciati dal vento...
Da un umbro dell'Appennino centrale che capisce benissimo che, una volta nati su pendii appenninici da dove si vede il sole tramontare dall'alto, non si riesce a pensare altri posti diversi dove ci si voglia pensare. Non perché altri luoghi italiani non siano splendidi, ma perché uno stambecco dalle sue balze pur aspre è contento di esservi.
vi auguro laicamente che i nostri grandi umbri Benedetto e Rita, Francesco e Chiara vi siano vicini anche adesso,
un abbraccio fraterno dall'ultimo di noi che si sente parte anche di voi
(l'immagine è presa da wikipedia : si ringrazia)