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Quella irresistibile tentazione di una parte della nostra grande Finanza e Industria italiana
Il
titolo non appare scelto tale per motivi provocatori o di mera approssimazione:
è stato scelto come immagine concreta assai reale.
Della
situazione nostra italiana pluriennale. E se per primi noi italiani non
incominciamo a dirci e guardare le cose nostre anche collettive per quel che
sono ed appaiono, faremo di certo pochi passi avanti per cambiare o modificarle
ove ci sembri giunta l’ora di farlo.
Quanto
all’attuale conversazione che qui inizia, non potrà risultare di conseguenza
esattamente breve. In quanto non si propone di scolpire <dieci
comandamenti> di altrui opinione belle e fatte da prendere o lasciare. Ma invece si
propone soltanto di osservare assieme quel che ci accade sfuggendo alla
disinformazione usuale; così da consentire a ciascuno tra noi di poter valutare
se quanto viene emergendo appaia motivato e quali conclusioni anche personali
in tal caso ci propone. A chi lo gradirà, pertanto, buon viaggio, assieme, tra
queste righe.
Intanto,
perché parliamo di ricorrente tentazione di una parte della grande finanza ed
industria italiana nazionale?
Perché
la prima manifestazione di una siffatta tentazione in Italia la abbiamo
vissuta, nella sua forma allora tragica e violenta, nel secondo ventennio del
1900.
Anche
allora, infatti, la parte dominante della grande finanza ed industria
nazionale, risultò fare la scelta di semplificare le grandi questioni nazionali
e del lavoro che venivano emergendo, affidandosi ad una gestione autoritaria
interna e che avrebbe preso il nome di Fascismo. Il Fascismo istituzionale, al
di là delle tante altre forme più o meno presentabili o criminose che assunse,
rimane in fondo - sul piano economico sociale - come la scelta politica di chi
gli delegava soprattutto due grandi questioni nazionali:
- paralizzare e
disarticolare la spinta che stava emergendo prorompente per nuove condizioni
retributive e normative anche per il lavoro italiano;
- assicurare alla
grande industria e finanza nazionale, dominus in casa ma alquanto irrilevante
sul piano internazionale, una condizione protetta e assistita anche da parte
delle pubbliche funzioni; in grado dunque di assicurarle un habitat
incontrastato anche senza dover rischiare di investire troppo od innovare.
Questo
in effetti il fascismo fece anche egregiamente, almeno fino a quando una guerra
insensata quanto rovinosa lo distolse dai suoi compiti domestici comunque
apparsi assolti.
Già, ma tutto questo, appartenente al nostro tragico passato recente, con
l’Italia della melassa attuale e dell’ultimo nostro ventennio repubblicano,
cosa c’entra, se non a rischiare un avventuroso accostamento?
Guardiamo
meglio dentro la nostra Italia attuale e recente economico e sociale, e poi
potremmo anche valutare meglio sopra anche un eventuale accostamento.