lunedì 22 agosto 2011
Grazie Presidente Napolitano
Ho potuto leggere oggi, sulla informazione nazionale, ampi passaggi dell'intervento al Meeting di Rimini del nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Da italiano ho trovato eccezionale il Suo modo di affrontare le questioni anche più delicate, anche le più gravi, anche le più severe per una intera nazione. A rappresentare concretamente l'aspetto migliore e vitale della <politica> quando la interpreta un grande leader come irrinunciabile strumento del bene comune e della comune anche nostra partecipazione. Ho trovato anche un grande esempio di capacità di comunicare il linguaggio e le forme in cui il suo intervento si è espresso.
Per questo, e senza altri commenti di chi scrive, desidero annotarne nel mio blog alcuni passaggi dei più significativi. Riassunti sotto la efficace sintesi dello stesso servizio sul Corriere della Sera , pag, 6 di oggi:
<<Bisogna parlare il linguaggio della verità>>
Ecco ampi stralci del discorso pronunciato dal capo dello Stato al Meeting di Cl
(...) E' un fatto che ormai da settimane, da quando l'Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell'ansia del giorno dopo, in un'obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti. A simili condizionamenti, e al dovere di decisione immediate, non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo le vie d'uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al nuovo (...)
L'Unità e il linguaggio della verità.
d'altronde, anche nel celebrare il centocinquantenario dell'Unità, abbiamo teso a tracciare un filo che congiungesse il passato storico, complesso e ricco di insegnamenti, il problematico presente e il possibile futuro dell'Italia (...) Ebbene abbiamo insistito tanto, e con pieno fondamento, su quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e sulle grandi riserve di risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, perchè le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo carico di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile (...)
Ma dinanzi a fatti così inquietanti, dinanzi a crisi gravi, bisogna parlare (...) il inguaggio della verità: perchè esso <<non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza.
Abbiamo, noi qui, in Italia, parlato in questi tre anni il linguaggio della verità? Lo abbiamo fatto abbastanza, tutti noi che abbiamo responsabilità nelle istituzioni, nella società, nelle famiglie, nei rapporti con le giovani geverazioni?
Stiamo attenti, dare fiducia non significa alimentare illusioni; non si dà fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio (...)
Le difficoltà sono serie, complesse, per molti aspetti non sono recenti (...) Ad esse ci riporta la crisi che stiamo vivendo in questa fase, nella quale si intrecciano questioni che a noi spettava affrontare da tempo e questioni legate a profondi mutamenti e sconvolgimenti del quadro mondiale. Ma se a tutto ciò dobbiamo guardare, anche nel momento in cui ci apprestiamo a discutere in Parlamento nuove misure d'urgenza, bisogna allora finalmente liberarsi da approcci angusti e strumentali.
Possibile che si sia esitato a riconoscere la criticità della nostra situazione e la gravità effettiva delle questioni, perchè le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attravero semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea?
Possibile che da parte delle forze di opposizione, ogni criticità della condizione attuale del Paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge?
(...)
Si impone perciò una autentica svolta per rilanciare una crescita di tutto il Paese - Nord e Sud insieme, una crescita meno diseguale, che garantisca una più giusta distribuzione di reddito, una crescita ispirata a una nuova visione e misurazione del progresso, su cui si sta lavorando ormai da anni, su cui si sta riflettendo in qualificate sedi internazionali.
Al di là del Pil (...) in queste sedi si è richiamata l'attenzione su altri fattori: <<E' certamente vero che, nel determinare il benessere delle persone, gli aspetti quantitativi ( a cominciare dal reddito e dalla speranza di vita) contano, ma insieme a essi contano anche gli stati soggettivi e gli aspetti qualitativi della condizione umana.>>
E' a tutto ciò che bisogna pensare quando ci si chiede se le giovani generazioni, quelle già presenti sulla scena della vita e quelle future, potranno (...) aspirare a progredire rispetto alle generazioni dei padri come è accaduto nel passato. La risposta è che esse possono aspirare e devono tendere a progredire nella loro complessiva condizione umana (...)
Questa autentica svolta che oggi si impone passa, naturalmente, attraverso il sentiero stretto di un recupero di affidabilità dell'Italia, in primo luogo del suo debito pubblico.
E quì non si tratta di obbedire al ricatto dei mercati finanziari, o alle invadenze e alle improprie pretese delle autorità europee, come dicono alcuni, forse troppi.
Si tratta di fare i conti con noi stessi, finalmente e in modo sistematico e risolutivo: ho detto e ripeto che lasciare quell'abnorme fardello del debito pubblico sulle spalle delle generazioni future significa macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale. (...)
Lotta all'evasione, crescita e riforme.
Anche al da là della manovra oggi in discussione, e guardando alla riforma fiscale che si annuncia, occorre un impegno categorico; basta con assuefazioni e debolezze nella lotta a quella evasione di cui l'Italia ha ancora il triste primato, nonostante apprezzabili ma troppo graduali e parziali risultati.
E' una stortura, dal punto di vista economico, legale e morale, divenuta intollerabile, da colpire senza esitare a ricorrere ad alcuno dei mezzi di accertamento e di intervento possibili.
L'Italia è chiamata a recuperare affidabilità non solo sul piano dei suoi conti pubblici, sul piano della cultura, della stabilità finanziaria, ma anche e nello stesso tempo sul piano della sua capacità di tornare a crescere più intensamente. (...)
Una svolta capace di rilanciare la crescita e il ruolo dell'Italia implica riforme (...)
Ma potrà anche l'apporto insostituibile della politica e dello Stato manifestarsi in modo da rendere possibile il superamento delle criticità e delle sfide che oggi stringono l'Italia?
Ci sono mementi in cui - diciamolo pure - si può disperarne. Ma non credo ad una impemeabilità della politica che possa durare ancora a lungo, sotto l'incalzare degli eventi, delle sollecitazioni che crescono all'interno e vengono dall'esterno del Paese. Il prezzo che si paga per il prevalere - nella sfera della politica - di calcoli di parte e di logiche di scontro sta diventando insostenibile. (...)
Spetta anche a voi, giovani, operare, premere in questo senso: e predisporvi a fare la vostra parte impegnandovi nell'attività politica (...)
(dall'intervento del Presidente della Repubblica/Corriere della Sera al Meeting di Cl a Rimini)
Desidero da questo piccolo blog - non solo da italiano, ma mia anche personale - trasmettere al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano la più viva adesione ed apprezzamento alle Sue parole da Grande Statista in Rimini. Mostrandoci anche come la Politica migliore, anche quella italiana, quando è disinteressata, rimane la strada migliore per poter gestire democraticamente tutti assieme anche i momenti severi verso la speranza. Se a parlare sia chi <sa parlare il linguaggio semplice della verità>.
GRAZIE PRESIDENTE.
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