Come veniva già anticipato nel Post del 3 aprile trascorso, qui segue una 2° parte dell'Esposto al Consiglio Regionale Umbro; così mantenendo l'impegno di renderlo conoscibile nel suo intero anche a chiunque di noi desideri di farlo. Quanto al restante, 3° e 4° a seguire.
Cordialmente.
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ANCHE PERCHE' NON DEBBA PIU' ACCADERE -

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2° parte Esposto inoltrato a Cons. Regionale
(la 1° parte è possibile leggerla nel Post del 3 aprile trascorso
e a medesimo titolo)
QUANTO al SECONDO PROCEDIMENTO avviato in Tribunale nel 94, e che si concluderà con sentenza di Primo Grado nel 1998, avrà un percorso di rinvio a giudizio emerso alquanto imprevisto.
Infatti, la Guardia di Finanza
chiamerà a giudizio alcune persone (tra le quali l’uomo fiduciario del
Consorzio Emiliano in Bastula), ma il Pubblico Ministero, e senza che vi
risultasse alcuna richiesta o indicazione al riguardo da parte della Guardia di
Finanza, nel disporre il relativo rinvio a giudizio, risulterà avervi incluso
anche il sottoscritto e la coniuge del medesimo (Lispi Cristina) tra i
rinviati.
Ed a indurre a tal modo in
equivoco il PM, così appare si possa di certo dire dopo la conferma in sentenza
per me definitiva assolutoria per <non aver commesso il fatto>, fu altrui
intenzionale dolo di farmi artatamente apparire coinvolto nel procedimento anche se su di un solo singolo addebito
minore.
E tuttavia, per le ragioni dette, in quel processo, pur non avendo
alcun fatto a propria responsabilità, ci si trovava adesso anche il
sottoscritto Staffaroni Mario, e la coniuge Lispi Cristina, a dover smontare
una frode ulteriore a proprio personale danno; ma al momento ci si veniva a
trovare da coimputato e NON da parte OFFESA come sarebbe stato altrimenti naturale sedere in quel medesimo processo.
Infatti emergeva che la gestione
dell’uomo del Consorzio emiliano e pre
liquidatoria della Bastula, nelle varie sue operazioni di ritenuto illecito
fiscale ai danni della Bastula medesima e del Fisco, aveva manipolato e
contraffatto anche una Bolla fiscale di
vendita – ritenuta incassata in nero -
retrodatandola surrettiziamente. In modo da farla apparire, tale
operazione commerciale irregolare, come se fosse ancora compresa entro la
gestione aziendale del sottoscritto Staffaroni Mario quando era ancora
presidente della cooperativa.
In Tribunale quella altrui
manipolazione emersa a mio diretto danno e di Lispi Cristina mia coniuge,
risulterà documentata, provata, e dimostrata ricondotta anche essa alla
attività in cooperativa dell’uomo del Consorzio emiliano. Manipolazione a mio
danno accolta come tale in sentenza:
<< << b) le
alterazioni di bolle di accompagnamento XAB 1023315/90 e XAB 1023499/90 (…) Ne
consegue che da tale addebito gli imputati debbano essere assolti per non aver
commesso il fatto. Dello stesso, dovrebbe essere chiamato a rispondere il
Boschetti, al quale peraltro l’alterazione della predetta bolla non è mai stata
contestata, con conseguente maturare, limitatamente ad esso, dei termini di
prescrizione, e con conseguente inutilità anche di una eventuale remissione
degli atti al P.M>> >> (rif. Sentenza 183/98 Reg.sent., pag.37)
Il processo condurrà alla piena
assoluzione del sottoscritto e di Lispi Cristina come si legge anche questo in
sentenza <(…) assolve Campioni
Gianfranco, Lispi Cristina e Staffaroni Mario dalle restanti imputazioni
rispettivamente ascritte per non aver
commesso il fatto>; e condurrà alla condanna in primo grado degli altri
imputati.
La sentenza, appunto N.183/98
Reg. Sent. del Tribunale di Perugia.
Quanto alla assoluzione del
sottoscritto Mario Staffaroni e di Lispi Cristina passerà in giudicato già dal
primo grado, non intervenendo alcuna opposizione di appello al riguardo neanche
da parte della Pubblica Accusa.
Ma a quella sopra richiamata
sentenza si potrà pervenire, appunto, solo nel 98.
In tutto quel periodo di tempo
precedente, tuttavia, ci si vedeva privati, il sottoscritto assieme a Lispi
Cristina – proprio per questa condizione di pretesi coimputati in fatti
ritenuti gravi verso la cooperativa Bastula - della facoltà di potervi venire
ammessi nel dibattimento come parte lesa quale invece si era. Così come, di
fatto, e sino a conseguita assoluzione, ci si vedeva sostanzialmente preclusi –
il sottoscritto e anche Lispi Cristina – dal poter procedere eventualmente in
sede civile per gli stessi fatti almeno fintanto ché se ne appariva artatamente
coinvolti. Tal che non si poteva, e non si può tuttora, evitare di dover
constatare che risultava decisamente provvida per i <liquidatori> della
cooperativa Bastula essersi tolti di torno a tal modo le parti civili più
rischiose, anche in quel processo penale a loro carico, e che erano e rimangono
proprio il sottoscritto Mario Staffaroni e Lispi Cristina.
Quanto ancora al sottoscritto, in
quegli anni di non piccola ulteriore prova personale a cui si ritrovava
sottoposto, non ritenne che gli appartenesse comunque mai la protesta o la
sfiducia verso il corso della Giustizia. Il sottoscritto rimase rispettoso e
sereno per tutti gli anni del Processo che lo aveva visto equivocato da
imputato; partecipò a tutte le udienze, e si pose collaborativo e leale
all’interesse della Corte di poter rintracciare quanto risultasse bastante di
verità su quegli stessi accadimenti. Fiducioso comunque, il sottoscritto, che
nella buona volontà d’insieme della Giustizia medesima, la Verità prima o poi
s’impone anche sulle vicende risultate più occultate e depistate. Anche sopra
le vicende che rovinano iniquamente le altrui vite di persone.
Perché viene citata, in particolare questa sentenza di assoluzione
– del sottoscritto Mario Staffaroni e di Lispi Cristina - da un processo dove
si era finiti trascinati da altrui riconosciuto dolo?
Intanto per intenzione di totale
trasparenza da parte di chi qui espone, e su di tutto.
MA ANCHE perché, negli anni a seguire, data per
prescritto il procedimento penale pretoriale già richiamato, estinta o
prescritta poi si presume la condanna in primo grado occorsa presso il
Tribunale di Perugia all’uomo fiduciario del Consorzio cooperativo emiliano,
sciolta la cooperativa Bastula alfine in ritenuto fallimento da sfinimento di
altrui indebiti danni, sguarnite con essa
a seguire anche le cause civili attivate da parte della cooperativa
Batula stessa che chiamavano ai danni suoi e dei suoi soci leali, la intera
storia della cooperativa Bastula, e da quali azioni erano in realtà sorte
indebitamente anche le obbligazioni di garante del sottoscritto e di Lispi
Cristina, poteva temersi come fosse in
troppa parte persa.
Ma nella Sentenza del Tribunale Penale di Perugia, Sentenza N.183/98
Reg. Sent. Tribunale di Perugia, e che assolve il sottoscritto Mario
Staffaroni e Lispi Cristina per <non aver commesso il fatto> in cui altri
avevano artatamente provato a coinvolgermi, nelle Motivazioni della nostra
reciproca assoluzione il Tribunale ricostruiva efficacemente la vicenda della
stessa cooperativa Bastula e dei suoi garanti; ed essendo la parte di Sentenza
relativa alla mia assoluzione ( e di Lispi Cristina) andata in giudicato senza
alcuna opposizione, si ha modo di poter ritenere che, assieme ad essa, sia
andata in giudicato anche la Motivazione della nostra stessa personale
assoluzione piena.
Dalla Sentenza N.183/98 Reg.Sent.
depositata il 15 dicembre 1998:
<MOTIVI DELLA DECISIONE
(….)
II) L’assetto amministrativo
della Cooperativa nel periodo in esame.
(….) >.
Dunque, per questa via inattesa,
anche questa pare essere una documentazione qualificata della altrimenti
ritenuta oggi per troppe sue parti smarrita e soffocata vicenda della
cooperativa Bastula, così come della natura e origini vere del rischio grave
attivato indebitamente con la liquidazione anche sopra i suoi garanti presso le
banche affidanti.
Quanto al sottoscritto quale garante principale della cooperativa
Bastula, e anche la coniuge Lispi
Cristina, come si ritrovarono dopo che procedimenti penali citati e civili
aziendali intercorsi risultarono in modi diversi comunque più o meno tutti
tacitati o estinti?
Entro la più totale palpabile
ostilità mai risultata mutata di istituzioni regionali e loro persone che
avevano manipolato indebitamente la Bastula ed i suoi garanti bancari. Il
sottoscritto e la coniuge Lispi Cristina si trovarono pare anche gli unici dei
garanti risultati aggrediti esecutivamente dalle banche creditrici della
cooperativa Bastula; subendovi il sottoscritto anche la procedura giudiziale
per la vendita dei miei stessi beni.
La mia abitazione, allora sita in
Via Veneto 2 in Gualdo Tadino ( che poi, per variazioni toponomastiche intervenute
si troverà anche indicata Via XXIV maggio), già oggetto di pignoramento da
parte delle banche creditrici verso la Bastula cooperativa (Cassa Rurale di
Bettona e ora Credito Cooperativo di Spello, Bnl, Comit), giungerà infatti sino
all’affissione pubblica di vendita d’asta giudiziale. Per iniziativa promossa
dalla stessa Cassa Rurale di Spello e di Bettona unica risultata, tra le banche
garantite creditrici, ad averne subito promosso anche la procedura di
vendita per un credito suo vantato in
sorte di circa 18 allora milioni.
Per quella medesima sorte
iniziale chiesta al sottoscritto garante, il Credito cooperativo di Spello e di
Bettona, quasi contestualmente subentrato alla Cassa Rurale di Bettona dove si
generava il credito a causa della già richiamata liquidazione aziendale,
avrebbe pressoché immediatamente attivato anche la procedura di contestuale
vendita giudiziale dell’intero stabilimento industriale della sua prima
creditrice risultata nella cooperativa Bastula.
Banca Credito Cooperativo di Spello
e di Bettona peraltro, la quale non risulterà mai voler ritenere di accogliere
ragioni a procrastinare o favorire una qualche diversa sistemazione dell’emerso
debito fatto degradare da altri; né di interrompere il corso dei suoi atti di
alienazione giudiziale della totalità dei beni aziendali e dei beni del garante
nel sottoscritto.
Al riguardo di quella procedura di esitazione giudiziale da parte
di BCC di Spello e di Bettona merita annotare che si sarebbe rivelata PROPRIO
ESSA la principale causa per cui, sia alla Cooperativa Bastula riemersa dalla
altrui inopinata liquidazione, sia al sottoscritto suo fideiussore, non fu mai
possibile accedere a credito sufficiente a soddisfare i debiti aziendali in
quel modo fatti da altri divenire degradati.
Né i fideiussori a ripianare i
propri debiti di garanti rovinati; né l’azienda a ripristinare i suoi mutui
d’investimento preesistenti regolari alla inopinata indebita altrui
liquidazione. In quanto ogni operatore finanziario contattato anche nel tempo,
sia dall’azienda come dal sottoscritto garante per sé stesso, si sarebbe declinato nel momento in cui
emergeva sull’azienda pubblica evidenza dell’alienazione giudiziale in corso
del suo stesso stabilimento, ed al sottoscritto l’alienazione giudiziale in corso
della propria abitazione personale.
Quanto ai mutui aziendali, che la
liquidazione aveva fatto finire revocati, così rimasti pertanto irrisolti in
contenzioso anche nel tempo, avrebbero poi alfine causato la asfissia
finanziaria definitiva aziendale successiva.
La banca Credito Cooperativo di
Spello, a quel che risulta, non accolse infatti mai alcun invito a riesaminare
la sua posizione in corso; e coltivò efficace, anno dopo anno, la vendita dei
beni aziendali e del garante. Per mero esercizio di cifre, né risulterà una
perseguita alienazione giudiziale di quasi sei allora miliardi di lire
complessive (sommandosi i beni immobiliari aziendali e personali del
sottoscritto contemporaneamente da essa risultati promossi alla vendita
giudiziale), per soddisfare a tal modo un credito, fattole degradare
indebitamente da altri, e vantato in sorte da essa stessa di circa 18 milioni
di lire.
La vendita giudiziale della
abitazione mia personale promossa dal Credito Cooperativo di Spello e di
Bettona, e che risultava e risulta unica tra tutti i garanti della Bastula così
aggredita a tuttora ( e ove questo così fosse, me ne allieto per gli altri
cogaranti della cooperativa almeno in questo) sarà anche affissa di bando
pubblico di vendita giudiziale il 20 ottobre 1997 durante il sisma che già
colpiva l’Umbria; con evidenza pubblica sul bando affisso non solo del mio nome
quale suo garante da essa esecutato, ma finanche con affissione della mia
anziana madre allora novantenne ivi annotatavi per nome e cognome per essere
ella usufruttuaruia allora di quel medesimo mio bene immobiliare.
La procedura d’alienazione
giudiziale subirà tuttavia una sospensione dell’iter a causa delle gravi scosse
di terremoto in Umbria e che nel 98 colpirà in particolare Gualdo Tadino; sisma
che renderà poi inagibile la medesima mia abitazione esecutata da Credito
Cooperativo di Spello. Portando a tale ragione ad una interruzione della
procedura giudiziale di vendita. Nell’attesa che la medesima mia abitazione
recuperasse agibilità con le opere previste dalla intanto concessami
ricostruzione. In quanto il sottoscritto si era subito fatto autonomamente
parte diligente ad evadere tutti gli adempimenti e pratiche relative alla
ricostruzione, inclusa la progettazione esecutiva, dandone puntuali riscontri
in Tribunale dell’Esecuzione.
Ricostruzione che sarà però
delegata dalla Procedura alla Amministrazione Comunale e non al sottoscritto
che pure vi chiedeva di poter subito procedere a ricostruire.
Questa scelta altrui di delegare l’Amministrazione Comunale di Gualdo
Tadino alla sostituzione del sottoscritto quale soggetto della
ricostruzione della mia abitazione in vendita giudiziale, avrebbe prodotto degli effetti indotti
non indifferenti.
La ricostruzione dell’immobile di
Via Vittorio Veneto in Gualdo, nel momento in cui diveniva delega
all’Amministrazione Comunale della mia Ricostruzione avrebbe infatti cambiato l’intero corso alla
vicenda quanto ai tempi di consumazione del mio danno terminale di fideiussore
che già aveva evidenziato un PM presso la
Pretura Circondariale. Che se avesse operato il sottoscritto, la
Ricostruzione sarebbe infatti subito partita in attuazione; come documentato
presso la Procedura ove se ne faceva esplicita formale memoria.
Per il Comune quella
ricostruzione diveniva infatti un Appalto pubblico, rivelatosi così soggetto a
tempistiche, procedure, alee ed imprevisti di un Appalto pubblico. E quel che
doveva accadere, non fece infatti eccezione: ne risultarono aste imperfette,
aste disertate, aste aggiudicate e abbandonate, e poi aste ritentate sino
all’aggiudicazione efficace.
L’insieme delle circostanze
predette, sopra le quali il sottoscritto non possedeva più capacità alcuna di
determinarle od orientarle, avrebbe così condotto alla riconsegna dell’immobile
dove insiste la mia allora abitazione soltanto intorno al 2005 successivo da
parte della Amministrazione Comunale delegata da altri alla ricostruzione.
In questo modo, che mi trovava anche se sofferto mero spettatore,
sarebbe però ruotata tutta la tempistica di spoliazione del sottoscritto
fideiussore già della cooperativa Bastula. Il percorso così emerso di
quella spoliazione di fideiussore che mi era stata da altri indebitamente
attivata, avrebbe infatti finito per coinvolgere a sé tanti altri fatti ed
attori anche successivi, i quali risulta vi finirono a giocarvi ruoli affatto
secondari nella stessa azione di spoliazione indebita e di danni da me subita;
tanto da averla alla fine consumata definitivamente proprio ADESSO.
In altre parole, il grave
terremoto che colpiva gravemente Gualdo Tadino, e le scelte operative che al
suo interno vi faceva l’esecuzione giudiziale sul mio bene immobiliare sito
appunto in Gualdo Tadino, avrebbe completamente cambiato la tempistica e pare
anche l’oggetto di consumazione terminale di quanto aveva già previsto un PM
Circondariale a mio indebito danno di fideiussore. Ed avrebbe anche finito per
chiamare altri soggetti a mostrare propri ruoli attivi dentro la mia rovina
personale risultata appunto anche a
questa ragione sempre più grave e senza fine, con danno devastante della
vita mia stessa e della vita di altre
persone e del pignoramento attuale dei miei stessi beni.
E il sottoscritto Mario Staffaroni e la coniuge Lispi Cristina, e la propria
vita operativa ed umana, nell’intervallo della Ricostruzione immobiliare
delegata da atri al Comune?
Annotati intanto personalmente
entrambi – il sottoscritto e la mia coniuge - ovunque già dal 1991 come
inagibili al credito bancario per le vicende pignoratizie subite quali garanti
della già cooperativa Bastula, potevamo in quegli anni 97/98 traslocare in un
immobile di via Zoccolanti e nella forma allora di autonoma sistemazione dalla
abitazione nostra personale quando resa inagibile appunto dal sisma (quella
medesima abitazione di Via Vittorio Veneto ancora a quel momento oggetto di
vendita giudiziale da parte della Banca Credito Cooperativo di Spello).
Questo medesimo immobile di via
Zoccolanti in Gualdo Tadino, divenuta ora via di Lentiere 6, nel tempo
successivo, diverrà possibile oggetto di acquisto da parte della mia figlia
tramite un suo mutuo bancario apposito.
Ma il terremoto grave nel
gualdese, aveva anche lasciato in noi, e comunque almeno in me, un senso di
gratitudine per averlo potuto superare senza lutti personali familiari né della
nostra stessa comunità civica pur tanto colpita essa e noi materialmente.
Eravamo vivi, l’immobile di Via Zoccolanti non doveva risultare nemmeno tanto
danneggiato: PENSAVAMO CHE SI POTESSE RICOMINCIARE.
Malconci eravamo bancariamente e
umanamente tuttora come garanti Bastula, io e la mia coniuge, ma vivi e con
un’idea che prendeva poi forma di poter
fare come si vedrà, piccola impresa familiare di cui riuscire a poter almeno provare a ricavare di che vivere.
Fu così che smettemmo, anche se
pesantemente ancora colpiti dai fatti indebiti Bastula come persone, di
interessarci di processi, civili o penali e anche altrui, di chi ci aveva
proditoriamente indebitamente rovinato, di chi se la stessa cavando ugualmente
o meno tra i promotori di quei tanto nocivi per noi medesimi fatti societari e
fideiussori. Provammo a tirare come una riga, come si suole dire. Come dopo un
naufragio, più che contare danni provammo
a rallegrarci di esserci e poter provare in qualche modo a fare, per
ricomporre un qualche reddito del quale almeno vivere. Non coltivammo
ulteriormente.
Questo nostro intendimento
positivo di sentirci comunque coinvolti attivamente nel più generale disagio
sismico locale, si concretizzò anche in una mia modestissima iniziativa di
vicinanza attiva sociale. E di vicinanza mia eventuale, e della mia famiglia, a
chi si potesse trovare magari ancora peggio di noi a causa delle evenienze
sismiche in corso allora nelle nostre zone.
E si concretizzò, appunto,
durante le scosse, ma prima che la medesima mia abitazione di Via Vittorio
Veneto subisse i danni successivi di inagibilità, nel mettere a disposizione
anche parte della mia stessa allora abitazione di Via Vittorio Veneto per
esigenza eventuale di sfollati. Questa minuscola intenzione si concretizzò
nell’offerta formale in tal senso alla nostra Curia Vescovile nel nostro allora
Vescovo in Assisi.
PERCHE’ si richiama qui, ed ora, questa piccola individuale
iniziativa, che sino ad ora era rimasta una scintilla serena mantenuta nascosta
entro la mia vita personale pur così provata?
Per poter ricordare la degnissima
persona, ora purtroppo scomparsa – il nostro allora Vescovo - il quale ha anche
rappresentato e tuttora rappresenta pressoché una delle rarissime eccezioni di interesse attivo, umano e in Pubblica
Funzione, dentro la disastrosa mia esistenza personale che altri mi hanno
causato senza fine; a fronte ai molti Altri che, pur in Pubblica Civica
Funzione e istituzione, e in tutto questo tempo, anche chiamati a sapere
risultano aver sempre privilegiato l’UNICA CONDOTTA LORO DI TACERE. Qualunque
cosa si trovassero a dover vedere.
Il nostro Vescovo rimane infatti
ancora adesso una delle pochissime eccezioni - di persona e istituzione - che,
trovatosi a sapere, e condottosi per sua scelta anche a vedere, anche presso la
Bastula cooperativa post liquidazione, non ha mai negato alla cooperativa
prima, e poi, anche più volte nel tempo successivo al sottoscritto, la sua
solidarietà, comprensione, e la speranza che anche tanto disastro personale
evocatomi si potesse in buona volontà di altri riparare.
Con questo intendimento e testimonianza alla Persona e Pubblica Funzione che ha sempre scelto
di saper vedere e di saper sentire, e che pressoché UNICA ha sempre cercato di
infondere coraggio anche al mio personale vivere resomi iniquamente disastrato senza fine, qui
se ne riporta un passo di quel che allora Egli infatti rispose:
<< Assisi,
18 novembre 1997
Caro Mario,
non
mi è stato possibile rispondere prima alla tua lettera: anche io sono un
terremotato e solo da poco sono riuscito a trovare una sede provvisoria per me
e per gli uffici di Curia.
Speravo che la
lunga vicenda della cooperativa che guidi si fosse conclusa. Con dolore
apprendo invece che sei ancora nella sofferenza e nei guai. Mi piace che in
questa triste vicenda del terremoto tu sappia guardare al di sopra di te,
facendoti promotore della solidarietà e della condivisione.
(…)
Mi commuove la proposta di
mettere a disposizione dei terremotati la tua casa di Gualdo.
(…)
Spero di avere la possibilità di
incontrarti. Conta sulla mia disponibilità.
Con
affetto auguro ogni bene a te e alla tua famiglia
F.to
Sergio Goretti, vescovo >>
E che tale intendimento di
vicinanza e di piena comprensione del nostro allora Pastore, nel nostro allora
Vescovo, a quanto ancora ci accadeva di iniquo e di rovinoso, non fosse una
occasionale espressione, ma una
personale motivata partecipazione, lo avrebbero confermato anche le dolci
parole di scambio di Auguri che in quel Natale e Capodanno 96/97 ritenne egli
di rivolgerci ad integrazione autografa dei suoi auguri:
<<
Mario Staffaroni e fam.
Via V. Veneto
(….)
tanti ringraziamenti e vivissimi
auguri. Le sono vicino per la buona battaglia! Che il 1997 possa portare una
benefica e definitiva conclusione.
(….)
Sergio Goretti, vescovo di
Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino >>
Sergio Goretti, vescovo di
Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino >>
MA EVIDENTEMENTE,
in una pacificazione, come in un
accordo, niente si può fare se non si conviene almeno in DUE. Cioè, l’una e le
altre parti eventualmente coinvolte, a quel che pare si potrebbe dire. Risultò
infatti tempo gettato al vento ogni intenzione del sottoscritto di vivere per
quel che ancora si poteva e pensando soprattutto al presente.
L’onda lunga, invero mai apparsa
cessata e mai apparsa tuttora disconosciuta da chi l’aveva causata, e con altri
anzi ancora risultati postivisi anche nel prosieguo del tempo efficacemente attivi sino ad ora ad
implementarla, e onda lunga che veniva direttamente dal quel lontano 1991 di
aggressione alla povera cooperativa Bastula ed ai suoi fideiussori nel
sottoscritto, si incaricò infatti, come si potrà vedere bene da quel che segue,
di riprenderci nel suo stesso diretto vortice indebito immutato.
Riportandoci esattamente, a me ed
ai miei familiari adesso resi comprensivi anche di mia figlia, volenti noi o
nolenti, OGGI più o meno dove eravamo in quel rinvio a giudizio di altri da
parte di un PM <<(…) con danno…. dei suoi fideiussori, costretti a subire
l’escussione delle loro garanzie da parte degli istituti bancari creditori, con pignoramento dei loro beni personali
(…)>.
Ma questo risulta appunto l’OGGI, e come in seguito si espone proseguendo in questa troppo continuata, indebita infinita concatenazione che si è ormai presa, e nel suo complesso, oltre venti anni d’ esistenza di persone. Spezzandola, prima e dopo, a quel che pare, come se fosse niente quella vita di persone. Come quasi fosse solo stracci da buttare.
In quel medesimo immobile di Via
allora Zoccolanti, dopo l’acquisto da parte della mia figlia, si attivava
intanto a inizio 2001una mia impresa recettiva (affittacamere) tramite affitto
formale di una parte del detto immobile concessomi dalla medesima mia figlia: e
li iniziavo ad operare con una ditta individuale denominata Casa Cantico delle
Creature di Staffaroni Mario.
Così riuscivamo a ricomporre
qualcosa che potesse consentire a me, ed alla mia coniuge Lispi Cristina che ne
condivideva la gestione della nuova attività recettiva familiare, di poter
ricavare un reddito di cui provare a vivere anche dopo la Bastula.
Su quel medesimo immobile di Via
Zoccolanti poterono insistere un mutuo dell’allora Credito Cooperativo
Fiorentino di Campi Bisenzio a carico di mia figlia; ed un finanziamento
d’investimento a nome della mia attività individuale grazie alla concessione di
beneficio d’ipoteca sopra il suo medesimo immobile appunto di Via Zoccolanti, e
sua anche garanzia personale, da parte della medesima mia figlia. Finanziamento
concesso anche questo ultimo sempre da parte dell’allora Credito Cooperativo
Fiorentino.
Perché un finanziamento a Campi Bisenzio?
Perché numerose banche
continuavano ancora a quel momento a valutare inaccettabile, il sottoscritto,
per le evidenze pignoratizie che continuavano ad emergere a seguito della mia
vicenda fideiussoria Bastula. Da qui Campi Bisenzio e Credito Cooperativo
Fiorentino, che risultò poter superare a quelle altrui annotazioni su di me a
fronte dell’ipoteca ampiamente capiente concessami dalla figlia sopra il suo
immobile dove operavo in affitto ed alla sua garanzia personale.
Fu a questo punto che, banche delle quali risultavo ancora debitore
come fideiussore della Bastula, e segnatamente Comit, BNL, fecero passi
formali, successivi alla recuperata agibilità del mio immobile in via Vittorio
Veneto, di venir pagate sollecitamente di quei miei obblighi di fideiussore o
di intraprendere altrimenti anche loro le azioni esecutive su di ogni mio bene
ed attività personale; mentre rimaneva contemporaneamente in corso la procedura
esecutiva già promossa da Credito Cooperativo di Spello.
* * *
(segue parte 3° nel prossimo Post a medesimo titolo)
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