sabato 5 aprile 2014

Anche perché non debba più accadere 2°


Come veniva già anticipato nel Post del 3 aprile trascorso, qui segue una 2° parte dell'Esposto al Consiglio Regionale Umbro; così mantenendo l'impegno di renderlo conoscibile nel suo intero anche a chiunque di noi desideri di farlo. Quanto al restante, 3° e 4° a seguire.
Cordialmente. 

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ANCHE PERCHE' NON DEBBA PIU' ACCADERE - 
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 parte Esposto inoltrato a Cons. Regionale

(la 1° parte è possibile leggerla nel Post del 3 aprile trascorso 
e a medesimo titolo)


QUANTO al SECONDO PROCEDIMENTO avviato in Tribunale nel 94, e che si concluderà con sentenza di Primo Grado nel 1998, avrà un percorso di rinvio a giudizio  emerso alquanto imprevisto.
Infatti, la Guardia di Finanza chiamerà a giudizio alcune persone (tra le quali l’uomo fiduciario del Consorzio Emiliano in Bastula), ma il Pubblico Ministero, e senza che vi risultasse alcuna richiesta o indicazione al riguardo da parte della Guardia di Finanza, nel disporre il relativo rinvio a giudizio, risulterà avervi incluso anche il sottoscritto e la coniuge del medesimo (Lispi Cristina) tra i rinviati.
Ed a indurre a tal modo in equivoco il PM, così appare si possa di certo dire dopo la conferma in sentenza per me definitiva assolutoria per <non aver commesso il fatto>, fu altrui intenzionale dolo di farmi artatamente apparire coinvolto nel procedimento  anche se su di un solo singolo addebito minore.


E tuttavia, per le ragioni dette, in quel processo, pur non avendo alcun fatto a propria responsabilità, ci si trovava adesso anche il sottoscritto Staffaroni Mario, e la coniuge Lispi Cristina, a dover smontare una frode ulteriore a proprio personale danno; ma al momento ci si veniva a trovare da coimputato e NON da parte OFFESA come sarebbe stato altrimenti  naturale sedere in quel medesimo processo.
Infatti emergeva che la gestione dell’uomo del Consorzio emiliano e  pre liquidatoria della Bastula, nelle varie sue operazioni di ritenuto illecito fiscale ai danni della Bastula medesima e del Fisco, aveva manipolato e contraffatto anche  una Bolla fiscale di vendita – ritenuta incassata in nero -  retrodatandola surrettiziamente. In modo da farla apparire, tale operazione commerciale irregolare, come se fosse ancora compresa entro la gestione aziendale del sottoscritto Staffaroni Mario quando era ancora presidente della cooperativa.

In Tribunale quella altrui manipolazione emersa a mio diretto danno e di Lispi Cristina mia coniuge, risulterà documentata, provata, e dimostrata ricondotta anche essa alla attività in cooperativa dell’uomo del Consorzio emiliano. Manipolazione a mio danno accolta come tale in sentenza:
<< << b) le alterazioni di bolle di accompagnamento XAB 1023315/90 e XAB 1023499/90 (…) Ne consegue che da tale addebito gli imputati debbano essere assolti per non aver commesso il fatto. Dello stesso, dovrebbe essere chiamato a rispondere il Boschetti, al quale peraltro l’alterazione della predetta bolla non è mai stata contestata, con conseguente maturare, limitatamente ad esso, dei termini di prescrizione, e con conseguente inutilità anche di una eventuale remissione degli atti al P.M>> >> (rif. Sentenza 183/98 Reg.sent., pag.37)

Il processo condurrà alla piena assoluzione del sottoscritto e di Lispi Cristina come si legge anche questo in sentenza <(…) assolve Campioni Gianfranco,  Lispi Cristina e Staffaroni Mario dalle restanti imputazioni rispettivamente ascritte per non aver commesso il fatto>; e condurrà alla condanna in primo grado degli altri imputati.
La sentenza, appunto N.183/98 Reg. Sent. del Tribunale di Perugia.

Quanto alla assoluzione del sottoscritto Mario Staffaroni e di Lispi Cristina passerà in giudicato già dal primo grado, non intervenendo alcuna opposizione di appello al riguardo neanche da parte della Pubblica Accusa.

Ma a quella sopra richiamata sentenza si potrà pervenire, appunto, solo nel 98.

In tutto quel periodo di tempo precedente, tuttavia, ci si vedeva privati, il sottoscritto assieme a Lispi Cristina – proprio per questa condizione di pretesi coimputati in fatti ritenuti gravi verso la cooperativa Bastula - della facoltà di potervi venire ammessi nel dibattimento come parte lesa quale invece si era. Così come, di fatto, e sino a conseguita assoluzione, ci si vedeva sostanzialmente preclusi – il sottoscritto e anche Lispi Cristina – dal poter procedere eventualmente in sede civile per gli stessi fatti almeno fintanto ché se ne appariva artatamente coinvolti. Tal che non si poteva, e non si può tuttora, evitare di dover constatare che risultava decisamente provvida per i <liquidatori> della cooperativa Bastula essersi tolti di torno a tal modo le parti civili più rischiose, anche in quel processo penale a loro carico, e che erano e rimangono proprio il sottoscritto Mario Staffaroni e Lispi Cristina.

Quanto ancora al sottoscritto, in quegli anni di non piccola ulteriore prova personale a cui si ritrovava sottoposto, non ritenne che gli appartenesse comunque mai la protesta o la sfiducia verso il corso della Giustizia. Il sottoscritto rimase rispettoso e sereno per tutti gli anni del Processo che lo aveva visto equivocato da imputato; partecipò a tutte le udienze, e si pose collaborativo e leale all’interesse della Corte di poter rintracciare quanto risultasse bastante di verità su quegli stessi accadimenti. Fiducioso comunque, il sottoscritto, che nella buona volontà d’insieme della Giustizia medesima, la Verità prima o poi s’impone anche sulle vicende risultate più occultate e depistate. Anche sopra le vicende che rovinano iniquamente le altrui vite di persone.

Perché viene citata, in particolare questa sentenza di assoluzione – del sottoscritto Mario Staffaroni e di Lispi Cristina - da un processo dove si era finiti trascinati da altrui riconosciuto dolo?
Intanto per intenzione di totale trasparenza da parte di chi qui espone, e su di tutto.

MA ANCHE  perché, negli anni a seguire, data per prescritto il procedimento penale pretoriale già richiamato, estinta o prescritta poi si presume la condanna in primo grado occorsa presso il Tribunale di Perugia all’uomo fiduciario del Consorzio cooperativo emiliano, sciolta la cooperativa Bastula alfine in ritenuto fallimento da sfinimento di altrui indebiti danni, sguarnite con essa  a seguire anche le cause civili attivate da parte della cooperativa Batula stessa che chiamavano ai danni suoi e dei suoi soci leali, la intera storia della cooperativa Bastula, e da quali azioni erano in realtà sorte indebitamente anche le obbligazioni di garante del sottoscritto e di Lispi Cristina, poteva temersi come fosse in  troppa parte persa.

Ma nella Sentenza del Tribunale Penale di Perugia, Sentenza N.183/98 Reg. Sent. Tribunale di Perugia, e che assolve il sottoscritto Mario Staffaroni e Lispi Cristina per <non aver commesso il fatto> in cui altri avevano artatamente provato a coinvolgermi, nelle Motivazioni della nostra reciproca assoluzione il Tribunale ricostruiva efficacemente la vicenda della stessa cooperativa Bastula e dei suoi garanti; ed essendo la parte di Sentenza relativa alla mia assoluzione ( e di Lispi Cristina) andata in giudicato senza alcuna opposizione, si ha modo di poter ritenere che, assieme ad essa, sia andata in giudicato anche la Motivazione della nostra stessa personale assoluzione piena.
Dalla Sentenza N.183/98 Reg.Sent. depositata il 15 dicembre 1998:
 <MOTIVI DELLA DECISIONE
(….)
II) L’assetto amministrativo della Cooperativa nel periodo in esame.
(….) >.
Dunque, per questa via inattesa, anche questa pare essere una documentazione qualificata della altrimenti ritenuta oggi per troppe sue parti smarrita e soffocata vicenda della cooperativa Bastula, così come della natura e origini vere del rischio grave attivato indebitamente con la liquidazione anche sopra i suoi garanti presso le banche affidanti.

Quanto al sottoscritto quale garante principale della cooperativa Bastula, e anche la coniuge Lispi Cristina, come si ritrovarono dopo che procedimenti penali citati e civili aziendali intercorsi risultarono in modi diversi comunque più o meno tutti tacitati o estinti?
Entro la più totale palpabile ostilità mai risultata mutata di istituzioni regionali e loro persone che avevano manipolato indebitamente la Bastula ed i suoi garanti bancari. Il sottoscritto e la coniuge Lispi Cristina si trovarono pare anche gli unici dei garanti risultati aggrediti esecutivamente dalle banche creditrici della cooperativa Bastula; subendovi il sottoscritto anche la procedura giudiziale per la vendita dei miei stessi beni.

La mia abitazione, allora sita in Via Veneto 2 in Gualdo Tadino ( che poi, per variazioni toponomastiche intervenute si troverà anche indicata Via XXIV maggio), già oggetto di pignoramento da parte delle banche creditrici verso la Bastula cooperativa (Cassa Rurale di Bettona e ora Credito Cooperativo di Spello, Bnl, Comit), giungerà infatti sino all’affissione pubblica di vendita d’asta giudiziale. Per iniziativa promossa dalla stessa Cassa Rurale di Spello e di Bettona unica risultata, tra le banche garantite creditrici, ad averne subito promosso anche la procedura di vendita  per un credito suo vantato in sorte di circa 18 allora milioni.
Per quella medesima sorte iniziale chiesta al sottoscritto garante, il Credito cooperativo di Spello e di Bettona, quasi contestualmente subentrato alla Cassa Rurale di Bettona dove si generava il credito a causa della già richiamata liquidazione aziendale, avrebbe pressoché immediatamente attivato anche la procedura di contestuale vendita giudiziale dell’intero stabilimento industriale della sua prima creditrice risultata nella cooperativa Bastula.
Banca Credito Cooperativo di Spello e di Bettona peraltro, la quale non risulterà mai voler ritenere di accogliere ragioni a procrastinare o favorire una qualche diversa sistemazione dell’emerso debito fatto degradare da altri; né di interrompere il corso dei suoi atti di alienazione giudiziale della totalità dei beni aziendali e dei beni del garante nel sottoscritto.

Al riguardo di quella procedura di esitazione giudiziale da parte di BCC di Spello e di Bettona merita annotare che si sarebbe rivelata PROPRIO ESSA la principale causa per cui, sia alla Cooperativa Bastula riemersa dalla altrui inopinata liquidazione, sia al sottoscritto suo fideiussore, non fu mai possibile accedere a credito sufficiente a soddisfare i debiti aziendali in quel modo fatti da altri divenire degradati.
Né i fideiussori a ripianare i propri debiti di garanti rovinati; né l’azienda a ripristinare i suoi mutui d’investimento preesistenti regolari alla inopinata indebita altrui liquidazione. In quanto ogni operatore finanziario contattato anche nel tempo, sia dall’azienda come dal sottoscritto garante per sé stesso,  si sarebbe declinato nel momento in cui emergeva sull’azienda pubblica evidenza dell’alienazione giudiziale in corso del suo stesso stabilimento, ed al sottoscritto l’alienazione giudiziale in corso della propria abitazione personale.
Quanto ai mutui aziendali, che la liquidazione aveva fatto finire revocati, così rimasti pertanto irrisolti in contenzioso anche nel tempo, avrebbero poi alfine causato la asfissia finanziaria definitiva aziendale successiva.
La banca Credito Cooperativo di Spello, a quel che risulta, non accolse infatti mai alcun invito a riesaminare la sua posizione in corso; e coltivò efficace, anno dopo anno, la vendita dei beni aziendali e del garante. Per mero esercizio di cifre, né risulterà una perseguita alienazione giudiziale di quasi sei allora miliardi di lire complessive (sommandosi i beni immobiliari aziendali e personali del sottoscritto contemporaneamente da essa risultati promossi alla vendita giudiziale), per soddisfare a tal modo un credito, fattole degradare indebitamente da altri, e vantato in sorte da essa stessa di circa 18 milioni di lire.

La vendita giudiziale della abitazione mia personale promossa dal Credito Cooperativo di Spello e di Bettona, e che risultava e risulta unica tra tutti i garanti della Bastula così aggredita a tuttora ( e ove questo così fosse, me ne allieto per gli altri cogaranti della cooperativa almeno in questo) sarà anche affissa di bando pubblico di vendita giudiziale il 20 ottobre 1997 durante il sisma che già colpiva l’Umbria; con evidenza pubblica sul bando affisso non solo del mio nome quale suo garante da essa esecutato, ma finanche con affissione della mia anziana madre allora novantenne ivi annotatavi per nome e cognome per essere ella usufruttuaruia allora di quel medesimo mio bene immobiliare.

La procedura d’alienazione giudiziale subirà tuttavia una sospensione dell’iter a causa delle gravi scosse di terremoto in Umbria e che nel 98 colpirà in particolare Gualdo Tadino; sisma che renderà poi inagibile la medesima mia abitazione esecutata da Credito Cooperativo di Spello. Portando a tale ragione ad una interruzione della procedura giudiziale di vendita. Nell’attesa che la medesima mia abitazione recuperasse agibilità con le opere previste dalla intanto concessami ricostruzione. In quanto il sottoscritto si era subito fatto autonomamente parte diligente ad evadere tutti gli adempimenti e pratiche relative alla ricostruzione, inclusa la progettazione esecutiva, dandone puntuali riscontri in Tribunale dell’Esecuzione.
Ricostruzione che sarà però delegata dalla Procedura alla Amministrazione Comunale e non al sottoscritto che pure vi chiedeva di poter subito procedere a ricostruire.

Questa scelta altrui di delegare l’Amministrazione Comunale di Gualdo Tadino alla sostituzione del sottoscritto quale soggetto della ricostruzione della mia abitazione in vendita giudiziale, avrebbe prodotto degli effetti indotti  non indifferenti.


La ricostruzione dell’immobile di Via Vittorio Veneto in Gualdo, nel momento in cui diveniva delega all’Amministrazione Comunale della mia Ricostruzione  avrebbe infatti cambiato l’intero corso alla vicenda quanto ai tempi di consumazione del mio danno terminale di fideiussore che già aveva evidenziato un PM presso la  Pretura Circondariale. Che se avesse operato il sottoscritto, la Ricostruzione sarebbe infatti subito partita in attuazione; come documentato presso la Procedura ove se ne faceva esplicita formale memoria.

Per il Comune quella ricostruzione diveniva infatti un Appalto pubblico, rivelatosi così soggetto a tempistiche, procedure, alee ed imprevisti di un Appalto pubblico. E quel che doveva accadere, non fece infatti eccezione: ne risultarono aste imperfette, aste disertate, aste aggiudicate e abbandonate, e poi aste ritentate sino all’aggiudicazione efficace.
L’insieme delle circostanze predette, sopra le quali il sottoscritto non possedeva più capacità alcuna di determinarle od orientarle, avrebbe così condotto alla riconsegna dell’immobile dove insiste la mia allora abitazione soltanto intorno al 2005 successivo da parte della Amministrazione Comunale delegata da altri alla ricostruzione.
In questo modo, che mi trovava anche se sofferto mero spettatore, sarebbe però ruotata tutta la tempistica di spoliazione del sottoscritto fideiussore già della cooperativa Bastula. Il percorso così emerso di quella spoliazione di fideiussore che mi era stata da altri indebitamente attivata, avrebbe infatti finito per coinvolgere a sé tanti altri fatti ed attori anche successivi, i quali risulta vi finirono a giocarvi ruoli affatto secondari nella stessa azione di spoliazione indebita e di danni da me subita; tanto da averla alla fine consumata definitivamente proprio ADESSO.

In altre parole, il grave terremoto che colpiva gravemente Gualdo Tadino, e le scelte operative che al suo interno vi faceva l’esecuzione giudiziale sul mio bene immobiliare sito appunto in Gualdo Tadino, avrebbe completamente cambiato la tempistica e pare anche l’oggetto di consumazione terminale di quanto aveva già previsto un PM Circondariale a mio indebito danno di fideiussore. Ed avrebbe anche finito per chiamare altri soggetti a mostrare propri ruoli attivi dentro la mia rovina personale risultata appunto anche a  questa ragione sempre più grave e senza fine, con danno devastante della vita mia  stessa e della vita di altre persone e del pignoramento attuale dei miei stessi beni.


E il sottoscritto Mario Staffaroni e la coniuge Lispi Cristina, e la propria vita operativa ed umana, nell’intervallo della Ricostruzione immobiliare delegata da atri al Comune?

Annotati intanto personalmente entrambi – il sottoscritto e la mia coniuge - ovunque già dal 1991 come inagibili al credito bancario per le vicende pignoratizie subite quali garanti della già cooperativa Bastula, potevamo in quegli anni 97/98 traslocare in un immobile di via Zoccolanti e nella forma allora di autonoma sistemazione dalla abitazione nostra personale quando resa inagibile appunto dal sisma (quella medesima abitazione di Via Vittorio Veneto ancora a quel momento oggetto di vendita giudiziale da parte della Banca Credito Cooperativo di Spello).
Questo medesimo immobile di via Zoccolanti in Gualdo Tadino, divenuta ora via di Lentiere 6, nel tempo successivo, diverrà possibile oggetto di acquisto da parte della mia figlia tramite un suo mutuo bancario apposito.

Ma il terremoto grave nel gualdese, aveva anche lasciato in noi, e comunque almeno in me, un senso di gratitudine per averlo potuto superare senza lutti personali familiari né della nostra stessa comunità civica pur tanto colpita essa e noi materialmente. Eravamo vivi, l’immobile di Via Zoccolanti non doveva risultare nemmeno tanto danneggiato: PENSAVAMO CHE SI POTESSE RICOMINCIARE.
Malconci eravamo bancariamente e umanamente tuttora come garanti Bastula, io e la mia coniuge, ma vivi e con un’idea  che prendeva poi forma di poter fare come si vedrà, piccola impresa familiare di cui riuscire a poter almeno  provare a ricavare di che vivere.
Fu così che smettemmo, anche se pesantemente ancora colpiti dai fatti indebiti Bastula come persone, di interessarci di processi, civili o penali e anche altrui, di chi ci aveva proditoriamente indebitamente rovinato, di chi se la stessa cavando ugualmente o meno tra i promotori di quei tanto nocivi per noi medesimi fatti societari e fideiussori. Provammo a tirare come una riga, come si suole dire. Come dopo un naufragio, più che contare danni provammo  a rallegrarci di esserci e poter provare in qualche modo a fare, per ricomporre un qualche reddito del quale almeno vivere. Non coltivammo ulteriormente.

Questo nostro intendimento positivo di sentirci comunque coinvolti attivamente nel più generale disagio sismico locale, si concretizzò anche in una mia modestissima iniziativa di vicinanza attiva sociale. E di vicinanza mia eventuale, e della mia famiglia, a chi si potesse trovare magari ancora peggio di noi a causa delle evenienze sismiche in corso allora nelle nostre zone.
E si concretizzò, appunto, durante le scosse, ma prima che la medesima mia abitazione di Via Vittorio Veneto subisse i danni successivi di inagibilità, nel mettere a disposizione anche parte della mia stessa allora abitazione di Via Vittorio Veneto per esigenza eventuale di sfollati. Questa minuscola intenzione si concretizzò nell’offerta formale in tal senso alla nostra Curia Vescovile nel nostro allora Vescovo in Assisi.
PERCHE’ si richiama qui, ed ora, questa piccola individuale iniziativa, che sino ad ora era rimasta una scintilla serena mantenuta nascosta entro la mia vita personale pur così provata?

Per poter ricordare la degnissima persona, ora purtroppo scomparsa – il nostro allora Vescovo - il quale ha anche rappresentato e tuttora rappresenta pressoché una delle rarissime eccezioni di interesse attivo, umano e in Pubblica Funzione, dentro la disastrosa mia esistenza personale che altri mi hanno causato senza fine; a fronte ai molti Altri che, pur in Pubblica Civica Funzione e istituzione, e in tutto questo tempo, anche chiamati a sapere risultano aver sempre privilegiato l’UNICA CONDOTTA LORO DI TACERE. Qualunque cosa si trovassero a dover vedere.
Il nostro Vescovo rimane infatti ancora adesso una delle pochissime eccezioni - di persona e istituzione - che, trovatosi a sapere, e condottosi per sua scelta anche a vedere, anche presso la Bastula cooperativa post liquidazione, non ha mai negato alla cooperativa prima, e poi, anche più volte nel tempo successivo al sottoscritto, la sua solidarietà, comprensione, e la speranza che anche tanto disastro personale evocatomi si potesse in buona volontà di altri riparare.

Con questo intendimento e testimonianza alla Persona e Pubblica Funzione che ha sempre scelto di saper vedere e di saper sentire, e che pressoché UNICA ha sempre cercato di infondere coraggio anche al mio personale vivere  resomi iniquamente disastrato senza fine, qui se ne riporta un passo di quel che allora Egli infatti rispose:

<<       Assisi, 18 novembre 1997

Caro Mario,
            non mi è stato possibile rispondere prima alla tua lettera: anche io sono un terremotato e solo da poco sono riuscito a trovare una sede provvisoria per me e per gli uffici di Curia.
Speravo che la lunga vicenda della cooperativa che guidi si fosse conclusa. Con dolore apprendo invece che sei ancora nella sofferenza e nei guai. Mi piace che in questa triste vicenda del terremoto tu sappia guardare al di sopra di te, facendoti promotore della solidarietà e della condivisione.
(…)
Mi commuove la proposta di mettere a disposizione dei terremotati la tua casa di Gualdo.
(…)
Spero di avere la possibilità di incontrarti. Conta sulla mia disponibilità.
            Con affetto auguro ogni bene a te e alla tua famiglia
                                                                                                F.to
                                                                                 Sergio Goretti, vescovo                   >>


E che tale intendimento di vicinanza e di piena comprensione del nostro allora Pastore, nel nostro allora Vescovo, a quanto ancora ci accadeva di iniquo e di rovinoso, non fosse una occasionale espressione,  ma una personale motivata partecipazione, lo avrebbero confermato anche le dolci parole di scambio di Auguri che in quel Natale e Capodanno 96/97 ritenne egli di rivolgerci ad integrazione autografa dei suoi auguri:

<<
Mario Staffaroni e fam.
Via V. Veneto
(….)
tanti ringraziamenti e vivissimi auguri. Le sono vicino per la buona battaglia! Che il 1997 possa portare una benefica e definitiva conclusione.
(….)
Sergio Goretti, vescovo di
Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino    >>


MA EVIDENTEMENTE,
in una pacificazione, come in un accordo, niente si può fare se non si conviene almeno in DUE. Cioè, l’una e le altre parti eventualmente coinvolte, a quel che pare si potrebbe dire. Risultò infatti tempo gettato al vento ogni intenzione del sottoscritto di vivere per quel che ancora si poteva e pensando soprattutto al presente.
L’onda lunga, invero mai apparsa cessata e mai apparsa tuttora disconosciuta da chi l’aveva causata, e con altri anzi ancora risultati postivisi anche nel prosieguo  del tempo efficacemente attivi sino ad ora ad implementarla, e onda lunga che veniva direttamente dal quel lontano 1991 di aggressione alla povera cooperativa Bastula ed ai suoi fideiussori nel sottoscritto, si incaricò infatti, come si potrà vedere bene da quel che segue, di riprenderci nel suo stesso diretto vortice indebito immutato.

Riportandoci esattamente, a me ed ai miei familiari adesso resi comprensivi anche di mia figlia, volenti noi o nolenti, OGGI più o meno dove eravamo in quel rinvio a giudizio di altri da parte di un PM <<(…) con danno…. dei suoi fideiussori, costretti a subire l’escussione delle loro garanzie da parte degli istituti bancari creditori, con pignoramento dei loro beni personali (…)>.


Ma questo risulta appunto l’OGGI, e come in seguito si espone proseguendo in questa troppo continuata, indebita infinita concatenazione che si è ormai presa, e nel suo complesso, oltre venti anni d’ esistenza di persone. Spezzandola, prima e dopo, a quel che pare, come se fosse niente quella vita di persone. Come quasi fosse solo stracci da buttare.
In quel medesimo immobile di Via allora Zoccolanti, dopo l’acquisto da parte della mia figlia, si attivava intanto a inizio 2001una mia impresa recettiva (affittacamere) tramite affitto formale di una parte del detto immobile concessomi dalla medesima mia figlia: e li iniziavo ad operare con una ditta individuale denominata Casa Cantico delle Creature di Staffaroni Mario.

Così riuscivamo a ricomporre qualcosa che potesse consentire a me, ed alla mia coniuge Lispi Cristina che ne condivideva la gestione della nuova attività recettiva familiare, di poter ricavare un reddito di cui provare a vivere anche dopo la Bastula.
Su quel medesimo immobile di Via Zoccolanti poterono insistere un mutuo dell’allora Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio a carico di mia figlia; ed un finanziamento d’investimento a nome della mia attività individuale grazie alla concessione di beneficio d’ipoteca sopra il suo medesimo immobile appunto di Via Zoccolanti, e sua anche garanzia personale, da parte della medesima mia figlia. Finanziamento concesso anche questo ultimo sempre da parte dell’allora Credito Cooperativo Fiorentino.

Perché un finanziamento a Campi Bisenzio?
Perché numerose banche continuavano ancora a quel momento a valutare inaccettabile, il sottoscritto, per le evidenze pignoratizie che continuavano ad emergere a seguito della mia vicenda fideiussoria Bastula. Da qui Campi Bisenzio e Credito Cooperativo Fiorentino, che risultò poter superare a quelle altrui annotazioni su di me a fronte dell’ipoteca ampiamente capiente concessami dalla figlia sopra il suo immobile dove operavo in affitto ed alla sua garanzia personale.


Fu a questo punto che, banche delle quali risultavo ancora debitore come fideiussore della Bastula, e segnatamente Comit, BNL, fecero passi formali, successivi alla recuperata agibilità del mio immobile in via Vittorio Veneto, di venir pagate sollecitamente di quei miei obblighi di fideiussore o di intraprendere altrimenti anche loro le azioni esecutive su di ogni mio bene ed attività personale; mentre rimaneva contemporaneamente in corso la procedura esecutiva già promossa da Credito Cooperativo di Spello.
* * *
(segue parte 3° nel prossimo Post a medesimo titolo)




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