giovedì 5 dicembre 2013

Tanto tuonò che piovve




Proprio così. Tanto tuonò che piovve e caddero pure fulmini sui palazzi del Potere italiani.


La Corte Costituzionale risulta infatti avere sentenziato che, come in tanti si lamentava da tempo, siamo tutti rimasti vittime di un GOLP elettorale.

Questo in italiano risulta voler dire dichiarare incostituzionale i pilastri della legislazione elettorale vigente e che hanno consentito a delle minoranze elettorali di tenersi tutto per loro il potere parlamentare e governativo (e tutto quel che ne consegue) per quasi 10 anni.

E non è stato certo un caso che abbiano adottato questi sistemi elettorali: da qui nasce infatti, dall'egemonia di minoranze indisturbate, una nazione che ha lasciato il 60% della intera ricchezza nazionale nelle mani del 10% scarso di popolazione. Se fanno infatti tutto da sole, le minoranze elettorali tutelano esclusivamente i loro stretti interessi.

mercoledì 6 novembre 2013

PARIDE e il tempo in cui pensò fosse ormai suo il regno



 Ilioupersis Louvre G152.jpg




Ci eravamo lasciati, sul finire dell’anno trascorso, osservando anche da qui l’andamento di quella interminabile, ormai decennale, Guerra divenuta nota ovunque come guerra di Troia.

Eravamo oramai infatti giunti ad osservare, e prossimi al febbraio dello stesso anno, quando l’altalenante andamento dell’interminabile guerra tra i due irriducibili fronti contrapposti, ebbe un sussulto.

Achille infatti, che per mesi se ne era stato ad oziare nella propria tenda così concedendo  ampio vantaggio agli assediati tanto da averci loro fatto quasi un pensiero di vincere la guerra, improvvisamente decise che bastava, di oziare, e si rilanciò colmo d’ira, di nuovo e di persona dentro la mischia.

Per i troiani furono subito dolori, a rivedere in campo ancora una volta il temibile Pelide.

martedì 22 ottobre 2013

I BUGIARDI: Svalutano senza Dirlo


Pinocchio.jpg
(fonte immagine: wikipedia.org)

Questa piccola nota viene appuntata soprattutto a beneficio dei più Giovani. I quali si sentono raccontare, come a tutti noi, che questa Recessione rovinosa. che oramai festeggia tranquilla già il secondo anno, sia colpa del destino o della sola cattiva Ue.


Questa Recessione è solo <roba> nostra italiana, ed è una nostra scelta volontaria (o meglio di chi ci governa). Si sarebbe potuto e si può tuttora ancora fare infatti altro e ben diverso anche nei parametri Ue.
Con questa Recessione stiamo infatti svalutando una seconda volta il nostro Euro interno (non è vero che con l'euro non si può svalutare all'interno). Noi infatti l'abbiamo già fatto entrando in euro (tacendo) e lo rifacciamo ora (ritacendo).


E PERCHE' SVALUTIAMO?

lunedì 14 ottobre 2013

Quella irresistibile tentazione



Italia - Localizzazione
(fonte immagine: www.wikipedia org)

Quella irresistibile tentazione di una parte della nostra grande Finanza e Industria italiana

Il titolo non appare scelto tale per motivi provocatori o di mera approssimazione: è stato scelto come immagine concreta assai reale.
Della situazione nostra italiana pluriennale. E se per primi noi italiani non incominciamo a dirci e guardare le cose nostre anche collettive per quel che sono ed appaiono, faremo di certo pochi passi avanti per cambiare o modificarle ove ci sembri giunta l’ora di farlo.

Quanto all’attuale conversazione che qui inizia, non potrà risultare di conseguenza esattamente breve. In quanto non si propone di scolpire <dieci comandamenti> di altrui opinione belle e fatte da prendere o lasciare. Ma invece si propone soltanto di osservare assieme quel che ci accade sfuggendo alla disinformazione usuale; così da consentire a ciascuno tra noi di poter valutare se quanto viene emergendo appaia motivato e quali conclusioni anche personali in tal caso ci propone. A chi lo gradirà, pertanto, buon viaggio, assieme, tra queste righe.

Intanto, perché parliamo di ricorrente tentazione di una parte della grande finanza ed industria italiana nazionale?

Perché la prima manifestazione di una siffatta tentazione in Italia la abbiamo vissuta, nella sua forma allora tragica e violenta, nel secondo ventennio del 1900.

Anche allora, infatti, la parte dominante della grande finanza ed industria nazionale, risultò fare la scelta di semplificare le grandi questioni nazionali e del lavoro che venivano emergendo, affidandosi ad una gestione autoritaria interna e che avrebbe preso il nome di Fascismo. Il Fascismo istituzionale, al di là delle tante altre forme più o meno presentabili o criminose che assunse, rimane in fondo - sul piano economico sociale - come la scelta politica di chi gli delegava soprattutto due grandi questioni nazionali:

-   paralizzare e disarticolare la spinta che stava emergendo prorompente per nuove condizioni retributive e normative anche per il lavoro italiano;
     
-   assicurare alla grande industria e finanza nazionale, dominus in casa ma alquanto irrilevante sul piano internazionale, una condizione protetta e assistita anche da parte delle pubbliche funzioni; in grado dunque di assicurarle un habitat incontrastato anche senza dover rischiare di investire troppo od innovare.

Questo in effetti il fascismo fece anche egregiamente, almeno fino a quando una guerra insensata quanto rovinosa lo distolse dai suoi compiti domestici comunque apparsi assolti.


Già, ma tutto questo, appartenente al nostro tragico passato recente, con l’Italia della melassa attuale e dell’ultimo nostro ventennio repubblicano, cosa c’entra, se non a rischiare un avventuroso accostamento?
Guardiamo meglio dentro la nostra Italia attuale e recente economico e sociale, e poi potremmo anche valutare meglio sopra anche un eventuale accostamento.

martedì 13 agosto 2013

Buon ferragosto, ragazze e ragazzi


 

Voi siete la speranza del mondo

Non è mia abitudine auto citarmi. Anzi, per essere più esatti, credo di non averlo fatto mai.  Questo, sia per senso della propria misura, come per inclinazione personale.
Questa volta, tuttavia, ho ritenuto di voler fare una eccezione. E  adesso provo a spiegare il perché ed il come.        

La mia esistenza personale ha fatto anche esperienza della pubblicazione di un libricino che racchiudeva una mia serie di riflessioni che erano intese dedicata soprattutto ai giovani e  giovanissimi. Si titola “Come Sarete” e sottotitola anche “messaggi da una generazione dell’altro millennio”. Di che trattava?
Lo indico in modo super conciso utilizzando la medesima sintesi di contenuti che ne propone la stessa copertina:
< Quale avvenire si sta preparando per i cittadini di domani?
Quali valori potranno scegliere le nuove generazioni a fondamento di una realtà sociale più giusta?
Potremo superare le difficoltà di oggi recuperando la capacità di essere popolo e guardando avanti tutti assieme?>
Il tutto veniva editato nel luglio 2011 dal GruppoEdicom editore.

Perché il richiamo a questa piccola esperienza di porre su fogli di carta editati in libro delle personali riflessioni che avevano preso forma di appunti negli anni precedenti?

Perché quei pensieri personali scritti prendevano le mosse dal profondo cambio d’epoca che già si intravedeva in quegli anni trascorsi; e nella sua seconda parte, diciamo così economico sociale, poneva sotto osservazione i profondi cambiamenti che erano interventi nelle nostre società moderne. 
Ma poneva anche alla riflessione il forte rischio che ci si potesse incamminare in una profonda involuzione di tutto quello che fa condivisa una comunità di popolo e nazione. Poneva all’attenzione il concretissimo rischio, che già si intravedeva, che la nostra crisi finanziaria planetaria innescatesi nel 2007 negli Usa, potesse venire utilizzata anche per scardinare i presupposti stessi dello Stato moderno costituzionale; e che restano, lavoro, equità, condivisione, diritti irrinunciabili di donna e di ragazze e ragazzi
E ci soffermava anche a temere che, quella crisi iniziatesi negli Usa nei modi che oggi oramai sappiamo abbastanza bene, e che era stata soprattutto una crisi di povertà di massa di larga parte di popolazione americana poi divenuta conseguentemente crisi finanziaria di debitori scopertisi insolventi come già nel 1929, anche adesso rischiava di avere una ricaduta successiva pesantissima proprio in Europa mentre si attenuava in Usa. 

Ecco, ci siamo alla ragione di questa auto citazione; la sopravvenuta constatazione – oggi –del concretizzarsi di quelli che allora potevano apparire ancora soltanto dei timori. La consapevolezza, oggi, che la Italia in specie, avrebbe potuto trovarsi a conoscere, per quelle medesime ragioni, una pesantissima crisi economico sociale capace di metterne in crisi profonda l’equità stessa e la condivisione.

Per farla breve, il libro nato dedicato ai giovani, e che si dipana come una conversazione piana e quieta di un loro nonno, su di tutto con essi, si conclude sollecitando proprio i giovani a farsi portatori del rilancio e del pieno recupero di una società equa e laboriosa e meritevole di venir vissuta da essi per primi. A difendersi anche loro il futuro.
E oggi?

sabato 25 maggio 2013

Porcellum




L’immagine di apertura non raffigura il nobile animale come peraltro si potrebbe credere; ma la nostra attuale legge elettorale italiana. Legge elettorale che infatti già colui che ebbe l’onore di farle da papà in Parlamento risulta che, con indubbia intuizione profetica, appena la vide, la battezzò <Porcata>. Naturalmente intesa nei confronti dei diritti costituzionali di tutti noi, elettrici ed elettori italiani. 
Ci mancherebbe.

Il nome affibbiato dal genitore alla sua creatura legislativa fu poi in seguito ingentilito da altri in <Porcellum>. E con questa denominazione sarebbe rimasta poi definitivamente indicata una delle maggiori truffe elettorali del millennio.

Chiarito questo, proviamo ad osservare se il termine appare appropriato, o riduttivo, andando a prendere quello che pubblica il Corriere della Sera del 21 maggio 2013, a pag. 9, in un articolo di Elsa Muschella.

Ci si è infatti spesso detto che la Legge elettorale attuale, tra le sue tante negatività, ha anche la colpa di falsare il risultato del voto; e quindi di falsare gravemente anche la volontà espressa dall’elettorato.

Ma un conto è dirlo con le parole; ed un conto è vederlo di persona e con i numeri.

lunedì 15 aprile 2013

Suffragette


(Fonte immagine:www.wikipedia.org)

Questo post trae spunto da un quanto capitatomi la mattina dell’11 marzo appena trascorso e che vorrei provare a condividere.
Mi è infatti accaduto di imbattermi casualmente, da un canale digitale,  sul finire di quello che mi è apparso un bel film  <angeli di acciaio
(Fonte Immagine: www.wikipedia.org)

Quel film risultava dedicato ad una delle protagoniste - Alice Stokes Paul - della grande battaglia politica, e Non violenta, che le Donne americane condussero, e alfine vinsero, agli inizi del secolo appena trascorso: la Conquista del diritto di voto elettorale anche per le Donne americane.

E quel film, che <incontravo> così casualmente, e che mi tratteneva sino al suo termine, mostrava, all’interno di un racconto di un tempo lontano, tanto anche di presente attuale e sino al nostro stesso oggi italiano.

Ma andiamo per gradi.
Intanto proviamo a ricordare assieme di che <battaglia> civile fosse quella di allora americana. Per molti di noi si tratterà infatti di ricordare, ma per fasce molto ma molto più giovani si potrebbe trattare finanche di poter conoscere di cosa si stia parlando.

Parrà forse ai più giovani incredibile a dirsi, ma, ancora all’inizio del secolo appena trascorso, la democrazia elettorale non era affatto universale. E più o meno in ogni parte del mondo che la praticava. Si trattava infatti, pressoché ovunque, di un diritto elettorale riservato ai soli UOMINI. Le DONNE ne erano escluse dall’esercizio del proprio diritto elettorale. E così era anche negli USA in quegli stessi anni.

Parrà incredibile probabilmente e in specie ai più giovani, ma la democrazia elettiva non è nata affatto universale negli aventi diritto al voto entro le singole nazioni che la adottavano. Mentre, probabilmente, siamo spesso portati a pensare che, una cosa che oggi esiste, deve già per questo essere esistita identica da sempre. Un po’ come l’acqua corrente al rubinetto domestico di ciascuno, si può essere portati a pensare che, se c’è, ci deve essere sempre stata perché è utile e naturale che ci sia sempre stata. Non è però affatto così. Né per l’acqua corrente al rubinetto domestico, né per il Diritto elettorale universale.

martedì 26 marzo 2013

la società dei quattro quarti



 1/4 + 1/4 + 1/4 + 1/4 = 4/4  

Perché è stato proposto questo titolo a questa riflessione in comune?
Prendendo a riferimento la composizione del corpo elettorale, cioè di  tutti noi italiani ed italiane in età di voto, così come si è rivelata alle ultime elezioni politiche nazionali.

E cosa è emerso di fondamentale, in questa nostra recentissima consultazione nazionale, prima ancora di tantissime professionali sottoanalisi?
Appare essere emerso che la nostra composizione elettorale, cioè di noi tutti italiane ed italiani in età di voto, vi risulta riconducibile a quattro grandi numeri omogenei sostanzialmente: e cioè 25, 25, 25, 25. Per cento.

Che si intende dire, e come ci si arriva?

Appare presto detto.
Prendiamo intanto i voti di partito o movimenti risultati ora rappresentati oggi in Parlamento.
E rapportiamo la percentuale dei voti da essi ottenuti non al totale dei voti espressi nell’urna; che non è questo il riferimento che ora ci interessa.
Rapportiamoli invece, i voti conseguiti dagli schieramenti politici attuali alle ultime elezioni, al totale degli aventi diritto al voto. Scegliendo questo come 100% di riferimento.
Scorgiamo così che le due coalizioni, quella detta di centro sinistra e quella detta di centro desta – non rappresentano il 31% e virgola del corpo elettorale complessivo. Ma rappresentano, entrambe le coalizioni, all’incirca il 25% - sempre ciascuna di esse dell’intero nostro corpo elettorale.

E mantenendo come riferimento a 100% la totalità degli aventi diritto al voto, 
possiamo allo stesso modo scorgere che il Movimento 5 Stelle non ne rappresenta esso stesso il 25% e virgola, ma piuttosto un 21/22% circa dell’intero corpo elettorale italiano attuale.
Con lo steso criterio di riferimento possiamo anche constatare come Scelta Civica di Monti non sia i 10% dell’intero corpo elettorale; ma qualcosa assai vicina al 6/7% al massimo.

Se poi teniamo ancora conto che risulta avere votato soltanto un 72% dell’intero elettorato che aveva diritto al voto, ma teniamo anche conto che non si è mai conseguito che andasse alle urne il 100% degli aventi diritto mentre spesso in passato vi si è recato fino al 85/86% degli aventi diritto al voto, 
possiamo concludere – pare ragionevolmente – sommando al non voto anche le bianche scrutinate, che anche qui circa un 25% dell’elettorato potenziale abbia scelto intenzionalmente di non votare in occasione delle ultime nostre elezioni politiche.

Abbiamo così potuto comprendere cosa si intendeva dire nel rilevare che dalle ultime elezioni politiche si siano formate quattro aree d’intenzione di voto e sostanzialmente equivalenti in percentuali rispettive. Appunto, del 25%

mercoledì 13 marzo 2013

ma si può fare peggio di così?

Da quali fatti nasce l'attuale titolo del post?


Dalla recentissima evoluzione della vicenda Italia-India e che ha coinvolto alcuni nostri militari italiani. Due, per l'esattezza.
India-locator-map-blank.svg
(Fonte immagine: Wikipedia org)


Proviamo allora a ricostruire questi fatti, che coinvolgono la sorte di due nostri militari italiani; dei quali militari, per inciso, ciascuno di noi non si augura che bene nei loro confronti, e sulle cui persone prescinde dunque questo post.
Per soffermarsi, invece, su quel che attiene il governo di questa nostra nazione italiana e come risulta che si conduce anche nelle emergenze serie.

Dunque i fatti, incresciosi comunque, da cui ha avuto origine l'intera vicenda. 

Nel febbraio 2012, una nave commerciale italiana si trova coinvolta in un conflitto a fuoco al largo delle coste del Kerala (Stato indiano) e scontro a fuoco a cui prendono parte fucilieri di marina del nostro esercito italiano; militari, questi ultimi, che si trovavano a bordo della nave italiana dal nome Enrica Lexie.
E che ci facevano a bordo di una nave commerciale battente bandiera italiana dei militari italiani anche essi?

Occorre un passo indietro, per sapere cosa vi facevano a bordo quei nostri militari.

Ormai da anni, in alcune acque internazionali, tra cui quelle al largo del Kerala, risultano essere luoghi di gesta di nuova pirateria. Cioè, vi vengono abbordate navi, quindi dirottate assieme agli equipaggi così resi degli ostaggi, e  da questo punto si avvia un percorso di ricatto alla nazione interessata, ed alla Compagnia armatrice, per ottenere cifre esponenziali di denaro contro rilascio di ostaggi e navi.

Nel corso degli anni questo tipo di rischio, e di estorsione da parte di gruppi armati i più diversi risulta divenuta così frequente, e così rischiosa per le rotte dei commerci marittimi internazionali, che varie nazioni risultano aver più volte dislocato in zona proprie navi militari di protezione al naviglio commerciale. 

Con la vicenda della Enrica Lexie scopriamo intanto che anche l'Italia ha adottato una politica militare di protezione al suo naviglio commerciale che incrocia in quelle acque rischiose. 
Ma la ha adottata in modo per così dire <sparagnigno>; non dunque naviglio militare di interdizione, con quel che esso comporta anche di costi e porti d'appoggio. Ma presenza a bordo delle stesse navi a rischio, di militari italiani con compito di protezione anche con strumenti militari. Quali sono appunto armi da fuoco, e anche da usare, ove occorra.

La scelta a metà, fatta dal nostro governo, quando diviene nota, appare già di per sé foriera di guai <doppi> potenziali.
Quale sarebbe lo status di quei nostri militari chiamati a fare presidio anche armato sopra navi commerciali? Sono una Forza militare italiana ospitata in nave commerciale, o sono una scorta militare privatizzata momentaneamente a beneficio di quelle stesse navi?

Quesiti affatto oziosi, si riveleranno questi che ci si propongono.

Dal momento che i fatti successivi, fuori o meno delle acque territoriali indiane come si disputerà, li riveleranno come basilari. 
Militari italiani in missione anche bellica sopra navi commerciali, o scorta privata militare della stessa nave commerciale?

Comunque accade che quella nave commerciale italiana si ritenga attaccata da presumibili pirati.
E, nella circostanza, i nostri militari fanno il loro stretto dovere per cui risultano mandati: aprono un fuoco d'interdizione all'abbordaggio, effettivo o presunto che fosse non incide, e sventano il pericolo temuto così facendo. Ma...

Ma accade anche che nella sparatoria ne emergano delle vittime ritenute incolpevoli anche esse, come i nostri militari.
Il battello colpito nell'intenzione di sventare un temuto attacco, si rivelerà infatti di pescatori indiani; alcuni dei quali ne risulteranno uccisi forse dai nostri militari.
Quanto ai presunti attaccanti non se ne ha più traccia; dileguati, mai esistiti, schermati dietro ai pescatori?
La cronaca non ci fornisce, al riguardo, definitive spiegazioni: tanto da alimentare anche la disputa successiva tra Stati. Avete sparato a dei pescatori inermi da bordo della nave sosterranno gli Indiani; no, abbiamo sventato un attacco di pirati in acque internazionali, risponderemo noi italiani...

Sia come sia, nella dolorosa comunque vicenda si è intanto inserito un fatto, almeno a livello internazionale, decisivo.

La nave beneficiata dalla scorta militare italiana a bordo, nonostante i pressanti inviti risultati contrari delle Autorità italiane, tergiversa, e alfine, fa rotta volontaria verso un porto indiano. In altre parole, la nave commerciale battente la nostra bandiera, probabilmente se ne fa due conti tra cosa le costerebbe inimicarsi l'India con possibile interdizione degli scali, e, calma calma, fa rotta sulle coste indiane e vi...scarica in mano alla Polizia la sua, a questo punto inerme, quanto comunque incolpevole, scorta militare italiana. E se ne riparte.....


Cosa da non credere, vero, per quel che ci è stato possibile sapere.
Un po come se un camion di valori, attaccato, consegnasse i poliziotti che aveva a bordo per proteggerlo. Ma, da quel che risulta, appare questo quel che accade dopo la dolorosa comunque intervenuta perdita di vite umane indiane.

E' a questo punto che il governo italiano si ritrova nella <scomoda> situazione di avere due propri incolpevoli militari lasciati prigionieri - dalla stessa nave che proteggevano anche con le armi -  in India in attesa di processo per una possibile accusa di omicidio. Mentre il governo italiano risulta sostenere che sono sue Forze Armate, quelle nei due uomini arrestati,  con status di tutela internazionale.


Neanche a dire che, dallo stallo, non se ne esce. E che due bravi militari italiani si ritrovano essi ostaggio a causa di una missione militare che doveva appunto evitare la cattura di ostaggi e navi. E ci si ritrovano soprattutto per inidoneità d'insieme sia di chi li aveva inviati sia di chi li aveva utilizzati.


E che fa a questo punto l'Italia?


Inizia un batti e ribatti tra India e Italia sulle giurisdizioni sopra i militari intanto arrestati; e sulle acque del conflitto a fuoco da cui sono sorte vittime. Cioè, acque internazionali, o indiane? perché anche da qui, pare discenda, la processabilità o meno da parte indiana.

Ma non aveva altre opzione, l'Italia, prima di infilarsi in questo collo di bottiglia destinato a confermarsi senza uscita?

PROBABILMENTE ALTRE OPZIONI ESISTEVANO, per il governo italiano.

Dentro un ventaglio, del tutto legittimo, che andava
dal richiamo dell'ambasciatore italiano per dissenso e protesta sopra l'arresto di due nostri soldati lì trovatisi per suo ordine diretto; alla richiesta pressante ai propri alleati internazionali perché interponessero i loro uffici tesi a spiegare all'India la nostra completa buona fede e ragione; sino al ritiro persino dei propri contingenti dall'Afganistan stesso. Equivalente a dire, questo ultimo eventuale passo: noi, che lamentiamo circa trenta vittime militari per difendere l'Afganistan anche a beneficio dell'India, che ora non ci crede, ce ne torniamo a casa con i nostri ragazzi e ragazzi. Se i nostri ragazzi in missione bellica a difesa di una nostra nave incontrano una simile sorte, ci vada l'India a difendersi dai rischi  anche suoi Afgani...

Tesi vincenti, e soprattutto, sufficienti al risultato atteso di riavere a casa i due ragazzi nostri in divisa?
Non è dato saperlo senza riprova. Certo che un simile ventaglio di opzioni, comprese della loro scala di intermedie, aveva di certo la natura della chiarezza, della lealtà e della dignità nazionale in armi sostenuta a viso aperto.

Invece, appunto, il governo nostro italiano risulta che s'infila nel collo di bottiglia della battaglia di cavilli legali contrapposti, giudichiamo noi, giudicate voi; s'infila a negoziare anche come e dove siano detenuti i due arrestati; risulta che s'infila anche ad offrire larghi pubblici indennizzi alle famiglie le quali hanno subito lutti che ci vengono attribuiti come responsabilità dei nostri colpi d'arma da fuoco...

Ci arrendiamo, insomma; abbandoniamo i nostri doveri di assumerci ogni responsabilità per quei ragazzi sulla nave e per gli ordini con cui vi erano saliti; e soprattutto, di trarne ogni necessaria conseguenza nel rapporto anche tra Stati.

Passano i mesi. E all'opinione pubblica italiana si passa intanto l'immagine che quei ragazzi non sono liberi di tornare in patria; ma soggiornano piuttosto sereni e senza le sofferenze di una carcerazione effettiva.

Poi, a fine del trascorso fine anno, un colpo di scena, sopra l'amara, comunque, storia.

L'India, accorda un <permesso> speciale ai due nostri ragazzi militari perché possano trascorrere le festività natalizie a casa propria, in Italia.

AD UN PATTO, che viene anche ripreso e rilanciato dalla nostra informazione nazionale:
che loro, i due militari, garante anche il governo italiano, si impegnino a rientrare in India per sottomettersi ad un Processo di quella magistratura indiana.

I ragazzi fanno Natale a casa, il governo italiano appare consapevole della condizione di interruzione a tempo della loro persistente condizione d'arresto.

Passato Natale, infatti, i due nostri militari si reimbarcano in aereo verso l'India in favore di telecamere e di spezzoni di alte cariche e governo nostro nazionale italiano anche nel commiato. Commiato doloroso per noi italiani, ma che si sostanzia nell'esplicita corale asserzione, pare anche dei diretti interessati: NOI, STIAMO AI PATTI E ALLA PAROLA DATA.

Bene, male? l'unica cosa certa è che proprio questo è quanto si vede e risulta anche che accade.
E senza un segno di dissenso o di obiezione nazionale.

Poi, arrivano anche le elezioni di febbraio.
E l'India, si ripete (così anche pare mostrando di non voler affatto incanaglire su quei due nostri soldati finiti in loro mano per insipienza e responsabilità di altri.

L'India accorda, infatti, una seconda sospensione della detenzione, ed un secondo ritorno in Italia dei due medesimi soldati nostri: perchè possano votare anche essi alle imminenti elezioni.
Arrivo loro, pertanto, di nuovo in video e audio con cariche festanti d'Autorità anche di governo che non si negano a quelle immagini di loro improvvida complessiva comunque gestione internazionale.

Passa il tempo.

Poi, mentre i Cardinali entrano in Conclave, un annuncio ufficiale che lascia senza parole, visto il prima il dopo e il mentre:
I NOSTRI DUE MILITARI NON TORNERANNO IN INDIA DI CUI DISCONOSCIAMO LA COMPETENZA A GIUDICARE.

E il tutto avviene ancora in favore di telecamere italiane, con quella <sciagurata> comparsata di un capo di governo italiano che risulta avallare a tal modo anche mediaticamente, una tale decisione.

Ma è proprio da qui, che arriva il titolo scelto a questo post: MA SI POTEVA FARE PEGGIO DI COSì?

Perché alcuni aspetti balzano subito all'occhio:

quei due poveri ragazzi nostri sono andati e venuti dall'India, e per due volte, su PAROLA loro, e dello stesso loro e nostro governo, che sarebbero tornati. In India. Allo scadere del <permesso> accordato e come tale accettato.

In pratica risultano aver accettato, e verosimilmente sono stati indotti ad accettare, una sospensione a tempo, e condizionata, delle loro detenzione.

E la condizione - accettata dal nostro governo garante e dai due diretti interessati, quale risulta che fosse: LA PROPRIA PAROLA, CHE SAREBBERO TORNATI....


Poteva accadere così che due ragazzi italiani in armi, detenuti altrove a seguito dell'esecuzione di altrui Ordini superiori nostri italiani, e da questi stessi ultimi apparsi non idoneamente dopo tutelati,  mutassero di colpo ruolo e status:

Da ostaggi incolpevoli, appunto, a ritenuti spergiuri, assieme al loro-nostro governo stesso, della parola data in garanzia del beneficio offerto....


Serve altro? per descrivere il danno colossale che ne emerge, in diretta conseguenza di questa malaugurata concatenazione di furbetti e di sprovveduti nelle catene di Comando nostro come emerse?

Di un colpo solo pare che abbiamo sinistrato, iddio solo sa per quanto,

le nostre relazioni umane e commerciali con l'India intera; e ben più seriamente che se avessimo richiamato l'ambasciatore italiano per allora tempestiva iniziale protesta delle nostre buone ragioni (e poiché pare non ci neghiamo nulla, da chi ci governa, ci siamo scelti un miliardo di persone da cui farci tacciare da spergiuri sia come nazione che, forse, anche da militari);
abbiamo messo quei due ragazzi nostri militari nella condizione potenziale di non uscire più dall'Italia; a rischio potenziale, infatti, che un eventuale Stato terzo li arresti in esecuzioni di eventuali richieste della magistratura indiana;
abbiamo posto a rischio di coinvolgimento, nella grande disistima così risultata causata all'Italia, una delle maggiori famiglie politiche indiane attuali, quella Ghandi appunto; che ha sua leader una donna di natalità italiana: Sonia, appunto.
abbiamo posto a rischio potenziale qualunque italiano si rechi o trovi in India, se questa scellerata gestione nostra di vicende serie dovesse venire adottata, strumentale o meno, da nazionalismi altrui.

BEL RISULTATO VERO, in una vicenda in cui nessuno di noi italiani - tranne i due ragazzi nostri in armi sulla nave - con potere di Comando e di governo appare avere fatto sino in fondo il suo presumibile dovere.

Rimediandoci in cambio, e per di più partendo da presumibili nostre fondate ragioni, la nomea internazionale di Sleali e Spergiuri delle parole date.

E i nostri Comandi militari, ci stanno bene nel vestito che si son visti cuciti addosso, a loro stessa insaputa, dai nostri insipienti di governo?

Ci stanno bene, nel vestito che ne emerge, al pensiero che ovunque ne riderebbero, si teme, a una futura asserzione:...sulla nostra parola?


Vogliamo sostenere, con questo, che i nostri ragazzi tornassero ora in India, in condizione di, seppur blanda detenzione?

No, non lo vorremmo. Sono due nostri ragazzi senza colpe: ma certo, non si può negare che  è un gran guai quando un governo, tanto più se il proprio, si scelgano di apparire anche spergiuri.

Si spacca tutto quel che resta di stima e di rispetto, anche interno. E su quelle rovine, notoriamente, si sa non cresce niente.


E vorremmo concludere, questa nostra ricognizione, sopra una vicenda comunque grave come quella che accade, ricordandoci un avvenimento all'interno della <mitologia> della Roma remota allora ai suoi primi passi nella storia: CLELIA.

Chi era Clelia?
Si dice che Roma, ai suoi primi passi incerti di nuova realtà italica, venisse attaccata, e sconfitta dagli Etruschi guidati da Porsenna.
Si racconta anche che i Romani sconfitti, dovettero consegnare dieci (c'è chi dice solo una) ragazze romane come Ostaggi; in pegno di amicizia e di sottomissione.
Si racconta ancora che Clelia, postasi a capo degli ostaggi, con astuzia e coraggio, sfuggi dal campo degli Etruschi e ritornasse pur tra varie difficoltà a Roma. Libera.

Ma qui, se la memoria non tradisce chi sta scrivendo, accadde un fatto.

Tra lacrime e lamenti, il Senato romano, pur ammirato da tanto coraggio ed ardimento delle sue giovanette,.....le restituì a Porsenna.
Argomentando, pianamente, e tanto bastò per farlo, che LA PAROLA data da Roma, NON SI DISATTENDE.

Ignoriamo poi il prosieguo, e che cioè, Porsenna, ammirato dal coraggio delle giovani come dall'etica di Roma, LE LIBERO comunque.

Certo, chiunque potrebbe obiettare che quella era Roma che voleva un suo posto nella storia, e questa è l'Italia oggi che cerca meno gloria.

Ma il patto entro gli Stati, e tra Stati stessi, quando grazie a iddio tacciono le armi, si fondano ancora oggi assai più di quanto non si ritenga, ancora sull'etica comportamentale e sulla Parola data. Tra Stati liberi e sovrani.

E allora, a conclusione di questa comunque amara carrellata?
Rimangono solo parole sulla pelle di altri - cioè sui nostri bravi militari qui rimasti - e con propri costi nulli?

NON PROPRIO.

Chi qui scrive, e che non è nessuno - pur se convinto che avessimo più che buone ragioni per rifiutare sin dall'inizio quel processo in India - si offre a fare UNO per rientro di italiani in India come promessosi tra Stati; e, se si associa anche il signor Ministro della Difesa, risulteremmo DUE, di cui uno anche illustre.

Dunque, pare che forse ci saremmo: Due italiani restano, e DUE ITALIANI vanno, per pegno di parola data dal proprio governo. E, pare, che saremmo, quasi pari.

Ministro Terzi, che ne pensa?

Si attiva a verificare se la controparte indiana accetti?

Bene, si attivi, e, possibilmente, in modo questa volta magari più efficiente.
A disposizione, e, grazie.



p.s.

in un momento di così grandi incertezze economico e politiche interne all'Italia, si può ritenere questa internazionale nostra vicenda come degna d'attenzione e d'interesse?

chi scrive, ritiene proprio di si.

Intanto, perché a nessuno pare sia stato dato incarico di compromettere impunemente i nostri rapporti  di stima e d'amicizia tra popolazione italiana e popolazione indiana.

ed inoltre, perché proprio gran parte delle nostre attuali difficoltà economico e sociali italiane, appaiono discendere, quasi come un peccato originale, dalla mancanza di parola, e di rispetto degli impegni assunti - questa volta a livello interno - tra chi governa e la propria stessa gente italiana.

L'India, a cui tra l'altro vogliamo anche noi bene, appare un bel luogo ed una buonissima occasione, per iniziare, da parte di chiunque al momento ci governi, a dimostrare che gli impegni presi, interni come esterni, SI RISPETTANO. O ci si toglie. 

Sarebbe una rivoluzione, iniziare a farlo concretamente. All'interno come all'esterno.
























martedì 5 marzo 2013

KARAKIRI - PARTITI ed ELEZIONI ITALIANE

Sul dopo apertura delle urne elettorali italiane si sono applicati oramai una grande quantità di riflessioni e analisi.


(Fonte: wikipedia.org)

Kitfaidate, sito correlato a chi scrive anche in questo blog, ne ha proposto recentemente una propria ricognizione e valutazione. Senza pretese e senza particolari ambizioni che non fossero piccole riflessioni personali da condividere assieme. 

Il post, premette anche una ricognizione del risultato elettorale nostro recente, in quanto kitfaidate, oltre che italiani ed italiane, dialoga con tantissime amiche ed amici di tutto il mondo. Dunque, per poter esprimere opinioni sulle appena trascorse elezioni politiche nostre italiane, è parso che fosse necessario fornire anche alcuni elementi di questa nostra attuale proterva legislazione elettorale tuttora vigente. 
Altrimenti, difficilmente chi, italiano non fosse, riuscirebbe a poter comprendere qualche cosa tra percentuali di voti ottenuti, esito di seggi, ed attuali conseguenze emerse.

Perché non possiamo negarci, infatti, che difficilmente in qualche parte del mondo democratico avrebbero modo di comprendere come possa accadere che una minoranza elettorale controlli la prossima Camera italiana dei deputati; e come tutti insieme - noi italiane ed italiane - ci ritroviamo ora incartati, parlamentarmente, nell'attuale ingorgo.

Che in fondo ha una sola banale spiegazione: anche i troppi furbi (intesi nei nostri partiti italiani ancora dominanti) a volte si suicidano per eccesso di proterva astuzia rovinosa...

Quanto al resto, più che replicare il post di kitfaidate.com anche qui, è apparso più naturale riportarne semplicemente il Link, così consentendo, a chi lo voglia e ritenga, di poterlo direttamente richiamare e leggerselo eventualmente nel suo intero. 


E questo risulta infatti il post a cui ci si riferisce:



KARAKIRI- PARTITI ed ELEZIONI POLITICHE ITALIANE




domenica 13 gennaio 2013

rien ne va plus


E si, la campagna elettorale formale si approssima, tutte le puntate ammesse sono oramai state collocate sul tavolo verde, e risuona la fatidica frase anche qui, mentre inizia la pazza corsa della pallina tra numeri e colori sopra la roulette politica italiana.


Tutto a posto per chi speri sulle varie combinazioni possibili in base a istinto, o anche a leciti personali interessi?
Mica tanto.
Infatti, come nei migliori film che si rispetti, anche qui la roulette risulta <addomesticata>; e quasi nessuno dei giocatori gioca a <carte scoperte>.
Ma non vi sono molti dubbi che quella che sta per iniziare risulterà una Partita <epocale>. Di quelle che fanno la storia delle Case da Gioco dove accadono: perché tra i principali giocatori è stato convenuto che non vi sarà limite di posta. E, chi perde, perde probabilmente tutto.
Quale risulta, infatti, la posta di questa delicatissima partita - che per inciso riguarda la sorte di tutti noi - tra i giocatori del nostro Casinò politico italiano attuale?
Il controllo delle istituzioni repubblicane e di quel che rimane della nostra democrazia elettiva.
Da cosa deriva, questa peraltro più che ragionevole supposizione?