lunedì 15 aprile 2013

Suffragette


(Fonte immagine:www.wikipedia.org)

Questo post trae spunto da un quanto capitatomi la mattina dell’11 marzo appena trascorso e che vorrei provare a condividere.
Mi è infatti accaduto di imbattermi casualmente, da un canale digitale,  sul finire di quello che mi è apparso un bel film  <angeli di acciaio
(Fonte Immagine: www.wikipedia.org)

Quel film risultava dedicato ad una delle protagoniste - Alice Stokes Paul - della grande battaglia politica, e Non violenta, che le Donne americane condussero, e alfine vinsero, agli inizi del secolo appena trascorso: la Conquista del diritto di voto elettorale anche per le Donne americane.

E quel film, che <incontravo> così casualmente, e che mi tratteneva sino al suo termine, mostrava, all’interno di un racconto di un tempo lontano, tanto anche di presente attuale e sino al nostro stesso oggi italiano.

Ma andiamo per gradi.
Intanto proviamo a ricordare assieme di che <battaglia> civile fosse quella di allora americana. Per molti di noi si tratterà infatti di ricordare, ma per fasce molto ma molto più giovani si potrebbe trattare finanche di poter conoscere di cosa si stia parlando.

Parrà forse ai più giovani incredibile a dirsi, ma, ancora all’inizio del secolo appena trascorso, la democrazia elettorale non era affatto universale. E più o meno in ogni parte del mondo che la praticava. Si trattava infatti, pressoché ovunque, di un diritto elettorale riservato ai soli UOMINI. Le DONNE ne erano escluse dall’esercizio del proprio diritto elettorale. E così era anche negli USA in quegli stessi anni.

Parrà incredibile probabilmente e in specie ai più giovani, ma la democrazia elettiva non è nata affatto universale negli aventi diritto al voto entro le singole nazioni che la adottavano. Mentre, probabilmente, siamo spesso portati a pensare che, una cosa che oggi esiste, deve già per questo essere esistita identica da sempre. Un po’ come l’acqua corrente al rubinetto domestico di ciascuno, si può essere portati a pensare che, se c’è, ci deve essere sempre stata perché è utile e naturale che ci sia sempre stata. Non è però affatto così. Né per l’acqua corrente al rubinetto domestico, né per il Diritto elettorale universale.


La Democrazia del voto elettorale risulta infatti nata alquanto delimitata anche entro le nazioni che la adottarono come propria forma di governo. Essa, infatti, la Democrazia elettorale, a prescindere dai valori universali che accompagnava, risulta essere nata per sostituire nella gestione dello Stato le ristrettissime minoranze che sino ad allora l’avevano esercitato senza alcun controllo e condivisione con il resto della propria stessa popolazione. 

Dunque la democrazia elettorale, con il Parlamento liberamente eletto che ne discendeva, spostava definitivamente il potere di gestione e di controllo nazionale dai Nobili e dal Clero, alla moltitudine delle nuove attività e professioni di cui oramai vivevano in larghissima prevalenza quelle singole nazioni.

In pratica, l’avvento della Democrazia elettorale fotografava quello che già era accaduto a livello della economia e del sociale interno nazionale: nuove forze economiche e sociali erano emerse già dominanti, e adesso accedevano anche alla gestione dello Stato tramite un sistema coerente: l’elezione a suffragio diretto del Parlamento e dei parlamentari.

Eppure, questa grande conquista che oggi ci appare così naturale da non poter pensare una gestione diversa per una nazione, non nacque affatto, come già si diceva, universale.

La Democrazia elettorale nacque infatti, con due enormi delimitazioni, e che durarono anche a lungo
la potevano esercitare solo coloro che entro la medesima nazione disponevano di un Reddito, e che erano Uomini.

I nuovi ruoli <motori> trainanti dentro l’economia dei singoli Stati erano divenuti i Mestieri e le nuove Professioni ed i Redditi o patrimoni che esse consentivano: il sistema elettivo dei parlamenti nazionali fotografò dunque questa nuova situazione – che detto così potrebbe risultare una ovvietà che accadesse; ma comportò nell'affermarsi anche esso  lotte di decenni e due teste coronate giustiziate (in Inghilterra ed in Francia) – e accordava il diritto di voto in conseguenza. 

Ma lo accordava soltanto a chi già deteneva quei nuovi decisivi poteri economici entro le nazioni.
E pertanto non lo accordava ancora a chi non aveva Redditi personali visibili propri anche se Uomini.
Ma non lo accordava neanche alle Donne: e nel loro caso a prescindere, come si potrebbe dire, sia che infatti possedessero o meno redditi propri. Cioè, la Donna, proprio non vota nelle democrazie elettorali emergenti; non vota a prescindere, proprio in quanto Donna.

Si può così vedere che le Democrazie elettive nascevano con due grandi paletti di confine posti per escludere: il Reddito individuale, ed il Sesso. Poveri, e Femmine, esclusi, dunque. Ed in questo caso, il termine <Femmine> è intenzionale: ad evidenziare che ci si riferisce a quelle che venivano ritenute non Soggetti pari, ma Oggetti di altri e a loro diversi e subordinati.


Col tempo, e con grandi lotte economico sociali, che pur nella loro decisiva rilevanza adesso ignoreremo per economia di riflessione, le Democrazie elettorali – all’interno degli Stati che già le adottavano come propria forma di governo – arretrarono intanto da una delle loro primitive esclusioni.
Decaddero, infatti, le preclusioni del Reddito per avere diritto al voto elettorale: cioè fu accordato, il Diritto di voto, alla totalità degli Uomini.
E le Donne? Escluse erano, ed escluse restavano, dall’esercizio del libero voto nazionale.
Cosicché ci troviamo, ancora nel primo ventennio del 1900, con democrazie in pratica di Sesso

Diritto di voto universale agli Uomini; esclusione dal voto delle Donne a prescindere dal loro reddito, ma in quanto Donne.

Una simile anomalia discriminante così grave non poteva durare all’infinito.
E infatti, nella prima decade del 1900 verrà contestata, e dalle stesse Donne, proprio negli Stati Uniti al cui interno le Donne occupavano un ruolo socio economico già rilevante. Le Donne americane esigevano che fosse riconosciuto anche ad esse il diritto pari di poter votare.

Ovvio, certamente diremmo. Oggi.

Ma mica tanto, venne ritenuto ovvio allora.
Le Donne americane si dovettero infatti impegnare in una durissima battaglia civile di testimonianza Non Violenta, a sostegno di quel pure loro ovvio ed elementare pari diritto già degli Uomini entro la loro comune stessa nazione.

Fu una battaglia lunga, tra due Sessi – Uomini e Donne – che attraversò i primi due decenni del novecento della storia americana. Una battaglia che attraversò anche il periodo della prima guerra mondiale, dove combatterono anche gli Usa, senza interrompersi. E questo si ricorda all’unico motivo di evidenziare che, quella battaglia civile delle Donne americane, dovette resistere e superare anche l’insulto che non fosse ritenuto <patriottico> contestare il potere costituito entro una guerra che combattevano anche gli Usa.

Ma le Donne americane non si piegarono, non si arresero, non si lasciarono disperdere ed intimidire da un potere Maschile americano che usò ogni strumento per farle desistere e piegare: dalla ironia gratuita all’insulto, dalla minimizzazione all’aggressione anche fisica, da campagne di stampa di denigrazione e diffamazione, dall’aggressione anche all’interno della propria famiglia e degli stessi affetti di madre, da utilizzo repressivo della Giustizia tramite reati di comodo per poterle arrestare e criminalizzare e <torturare> fisicamente e psiticamente fin dentro la detenzione….
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Non risultò dunque affatto una <passeggiata> quella grande battaglia di avanguardia statunitense, e che sarebbe risultata decisiva per ogni successiva conquista anche altrove di una democrazia elettiva senza esclusioni di alcuno. In fondo, anche tutte le successive battaglie per la parità DONNA discendono da quella prima durissima <battaglia> Non Violenta tra Sessi che divampò, ed alfine venne vinta dalle Donne all’interno della società americana del primo Novecento. Anche se non sempre appare questo ruolo di apripista anche per molto altro di Diritti Donna.

Come finì? Le Donne negli Stati Uniti d’America infine vinsero quella loro generosissima battaglia per i diritti universali pari entro la propria nazione. 
Il sistema parlamentare americano <mono sesso> alfine si arrese. FU EMENDATA LA COSTITUZIONE degli Stati Uniti ed il diritto di voto, entro di essa, venne riconosciuto universale. Per Uomini e per Donne senza più esclusione di alcuno.

Da qui, dalla Battaglia per i Diritti di voto delle Donne statunitensi, venne il termine di SUFFRAGETTE, nato come una intenzione di dileggio nei confronti delle Donne che  testimoniavano attivamente la loro tenace richiesta di voto (suffragio), e poi rimasto spesso, ed un po’ ovunque ancora adesso a provare ancora a <etichettare> una militanza Femminile di testimonianza Non Violenta ma incessante ed implacabile e diretta personale. E vincente.

Pensiamo, tanto per averne una possibile idea, ad un Occupy Valt Street, che dilaghi in tutti gli Usa e che rimanga incessante, e sempre più crescente, per decenni. Senza arretrare, e senza cedimenti, qualunque siano i colpi anche sotto la cintura di un potere forte vigente. Potremmo così farci una pallida idea di quel che fu la battaglia e la coraggiosa tenacia delle DONNE in Usa per vedere riconosciuti i propri sacrosanti diritti ed a beneficio di tutti.


Stiamo così, però anche arrivando, ai possibili perché di questa rivisitazione di comunque grato a tutti noi ricordo.

In quanto discende proprio da questa vittoria civile delle Donne americane la Democrazia elettorale senza altri aggettivi – se non Universale - come la conosciamo oggi. 
E che ci appare così tanto naturale da pensare oggi – del tutto erroneamente – che così sia anche nata sin da quando comparve come nostra forma di gestione e di governo.
Democrazia con diritto elettorale universale a cui anche noi Italia infatti ci associammo alcuni decenni dopo, estendendo il diritto di voto anche alle Donne italiane prima di allora anche qui da noi escluse.

Tuttavia, la prima domanda che arriva da porgerci, e che scopriremo ci condurrà già essa dentro il nostro presente italiano e ben più di quanto magari sospettiamo – risulta alquanto elementare:

PERCHE’ GLI UOMINI ESCLUDEVANO DAL VOTO le proprie DONNE; e perché si OPPOSERO, gli Uomini, in ogni modo lecito e non - come accadde anche agli uomini Usa allorché si videro per primi apertamente contestati - al riconoscimento del diritto di voto anche alle loro stesse DONNE?


PERCHE’ la Legislazione elettorale che si adotta, o che si impone, NON E’ MAI NEUTRA rispetto alla popolazione che la utilizza.
Tanto che si potrebbe tranquillamente dire: dimmi che legge elettorale utilizzi, e ti dirò che Paese sei.

Le Donne statunitensi, dunque, non erano ancora all’inizio del 1900 escluse dall’esercizio di voto per un <capriccio> banale o per una <svista> tantomeno casuale.
Le Donne americane erano escluse dal loro diritto di voto per una <corposa> questione di potere.

La DONNA entrava infatti nella altrui conquista iniziale della Democrazia elettorale ancora come <oggetto> di proprietà maschile. Non solo in Usa, ma ovunque ed anche di più come nella nostra Europa di allora. Che infatti le negava, la nostra Europa pur dei Lumi, alla Donna europea, il diritto proprio di votare.

Se tu invece voti, che sia Donna o che sia uomo senza Redditi come era stato anche per l’uomo all’inizio, e se sei pure numericamente in tanti, uomini senza reddito, o Donna adesso, risulta evidente che finirai per eleggere un numero rilevante di parlamentari che rappresenteranno anche le tue sacrosante istanze, interessi, speranze, idealità anche.

E risulta quindi altrettanto evidente che a quel punto la intera Legislazione nazionale, e soprattutto anche la gestione dello Stato che ne discende, non ti potrà più essere totalmente avversa e dannosa: perché anche tu voti ed eleggi. 
Quindi, se ritengo – a te Donna - di volerti tenere in sostanziale sottomissione o possesso subordinato di me Uomo, non ti posso concedere il Diritto di voto.
Perché, se voti come me uomo, anche tu Donna e con un voto per entrambi uguale, prima o poi ci ritroveremo pari anche nell’economico sociale. Perché anche tu – Donna – a quel punto influenzerai e orienterai la intera Legislazione e gestione  della comune nazione..

E che prima di quella sua grande battaglia civile Usa la Donna nella cruda sostanza – pur con le certe anche numerose eccezioni ma che si chiamano appunto proprio per questo eccezioni in quanto rare – fosse ritenuta prevalentemente un <BENE> nella disponibilità del maschile, lo conferma oltre ogni dubbio anche il termine apparentemente banale che ancora oggi anche qui da noi – fortunatamente oggi con ben altri contenuti – simboleggia spesso il divenire coniuge da parte della Donna: <concessa, data in sposa>. Dal padre.


Ma allora, e sino alle prime decadi del novecento, la apparentemente innocua frase risultava ben più di un mero simbolo: 
piuttosto risultava la semplice e cruda espressione della realtà reale abituale.
La Donna che veniva <concessa> da un Uomo ad un altro Uomo come coniuge e poi madre dei suoi anche figli, aveva poco da obiettare in genere.
Se poi i <due> si amassero anche, un accessorio colpo di buona sorte femminile; altrimenti, si potrebbe dire tranquillamente che vigesse un, e chi se ne frega. Io dispongo, e tu ti adatti. 
Altrimenti, il Sistema anche normativo dominato dal Maschile, ti ESCLUDE.  Ti cancella. Ti sanziona finanche. E ti rende un soggetto inesistente, nelle tutele e diritti individuali tuoi pur elementari.


Eccolo, perché neanche la Donna Americana non votava e ancora sino ai primi decenni del novecento, ed era la medesima identica ragione per cui anche la Donna europea non votava e non voterà per altri decenni successivi.
Chi può esercitare un diritto di voto individuale sostanzialmente pari, dispone infatti già solo per questo degli strumenti di rappresentanza, e poi normativi e anche legislativi, per perseguire la propria parità anche economico sociale.
Lo stesso era accaduto già prima per gli uomini privi di redditi: una volta ammessi anche essi al diritto di voto individuale tendenzialmente pari, avrebbero, come in effetti hanno, orientato l’insieme della Legislazione nazionale a renderli tendenzialmente pari anche nell’economico sociale.

Dunque, la grande battaglia civile delle <SUFFRAGETTE> Usa americane, e la caparbia, sorda, finanche cattiva resistenza iniziale del Maschile che controllava da solo allora la comune nazione, esprimevano, oltre che aspirazioni sacrosante al Femminile, un concretissimo conflitto di possesso e di Potere del Maschile.

Far votare le proprie Donne a suffragio universale, equivaleva, nel suo fondo, a rinunciare al POSSESSO indiscriminato ed incondizionato del Maschile sopra il proprio Femminile nazionale. Ed equivaleva a rinunciare – soprattutto - al possesso Maschile della intera legislazione e gestione coerente nazionale.

E si capisce che la splendida epopea della rivolta <Donna> Usa trovò reazione anche durissima e a suo modo cattiva da parte del loro Maschile. Che non risulta si peritò, in questa durissima resistenza a non voler cedere, di attraversare anche le stesse famiglie e gli affetti Donna diretti familiari.
Perché, nella cruda sostanza, risultava una <Seconda Guerra Civile> per la emancipazione piena di una seconda <area> ancora soltanto semi Libera nazionale: quella Femminile.

E sarebbe stato proprio il diritto di voto conquistato con tanta fatica ed impegno e sacrificio loro diretto, delle Donne americane, che avrebbe fatto proprio degli Usa non solo la PRIMA Democrazia elettorale effettivamente universale negli aventi diritto al voto pari. 
Ma ne avrebbe fatto anche la prima nazione Democratica che porrà successive concrete premesse anche Legislative e normative che condurranno sino alla Donna tendenzialmente pari del nostro oggi attuale.


Dunque, appare il Diritto di voto concreto ed individuale che ha condotto anche il <mondo Donna> degli Stati Uniti a poter disporre, e pertanto interagire, di una anche sua propria rappresentanza parlamentare e legislativa nazionale.
E d’incanto, solo per questo, la Donna americana giungeva, pur con le inevitabili contraddizioni e contraccolpi anche di sempre ed ovunque, a cessare di essere potenzialmente un Bene di consumo di proprietà maschile. Per divenire progressivamente, e potenzialmente, un SOGGETTO pari anche nella gestione della nazione.
Ed il tutto si innescava <semplicemente> con l’aver ottenuto una Legislazione elettorale pari.


E come ci conduce, tutto questo, all’OGGI nostro italiano?
Perché noi italiani, prescindendo adesso dalle strette questioni di Genere, ci siamo trovati sottoposti alla altrui pretesa che la Legislazione elettorale nazionale possa essere neutra rispetto alla nazione su cui agisce e che anche direttamente determina.

E che risulta essere accaduto alla nostra Legislazione elettorale italiana?

Che abbiamo fatto il percorso velocissimo, e a ritroso, compiuto dalle altre democrazie.
Ci siamo infatti dotati di una Legislazione elettorale nazionale fatta per ESCLUDERE.
Per escludere pezzi importanti, e decisivi, della società reale nazionale.

E quale risulta il settore escluso, dalla nostra anche attuale Legislazione nazionale?
Appare alquanto naturale dover constatare che il grande settore nazionale che è stato privato della propria rappresentanza elettorale pari risulta essere stato quello del LAVORO  e dei suoi diritti equi ed universali anche individuali che esso solo tutela.
Una ESCLUSIONE,  questa nostra italiana attuale - che non risulta più così nettamente perimetrata come quella antica; ma, per così dire, si  rivela a <macchia di leopardo>. In quanto ora esclude sia parte di aventi Reddito e che parti di non aventi Reddito; sia parti di Uomo, che parti di Donna, pur all'interno della comune nazione.
Esclusione, quella nostra attuale, non per questo meno concreta e capace di orientare di conseguenza la nazione intera.
Peraltro, se queste apparenti macchie di Leopardo dell'Esclusione italiana dal diritto elettorale effettivo la collochiamo sopra la condizione del LAVORO ITALIANO di questo ultimo quindicennio, scopriamo - persino con stupore - che proprio essa, adesso disegna un perimetro preciso dei legittimi interessi e rappresentanza che si sono visti ESCLUSI dal diritto di voto personale pari: essendosi infatti ritrovata l'Unità dell'area esclusa - prima apparentemente frammentata - sotto la voce Produttori di ricchezza nazionale.   
Risulta infatti proprio questa la grande area nazionale italiana quella che è stata privata della propria effettiva rappresentanza parlamentare dal voto non più effettivamente universale degli aventi diritto; e di conseguenza risultata estromessa, assieme ai suoi leciti interessi ed aspirazioni, dalla Legislazione nazionale attuale e dalla sua gestione.


E come si è ottenuto questo intento cinicamente reazionario senza bisogno di altri aggettivi, all’interno della nostra anche attuale nazione italiana?
ESATTAMENTE CON LA NOSTRA LEGGE ELETTORALE ancora vigente.

La nostra Legge elettorale tuttora vigente la si suole indicare con un termine apparentemente innocuo: Legge elettorale PREMIALE.
Termine – premiale – che sottintende, però,  la perdita del voto elettorale pari per tutti gli elettori indistintamente. E la contemporanea tacita abrogazione del suffragio Universale.
E QUESTO E’ INFATTI AVVENUTO QUI DA NOI.

Proprio grazie al premio elettorale.
Infatti, nel momento stesso in cui stabilisco, con la Legge elettorale adottata, che concederò il controllo delle Camere parlamentari a quello schieramento politico il quale - pur risultando di minoranza elettorale - sopravanzi anche di un solo voto altri schieramenti concorrenti, ho contemporaneamente, e anche DRASTICAMENTE, ristretto il diritto individuale di voto che prima era universale.


Ed in che modo il PREMIO ELETTORALE può causare un simile effetto gravemente distorsivo del precedente diritto personale elettorale?
In modo alquanto semplice, e diretto.

Come si vede benissimo,  infatti, proprio oggi qui da noi in Italia, e in vivo.

Alle ultime recentissime elezioni Tre Forze politiche ottengono propri voti elettorali che risultano compresi tra il 26% ed il 30% dell’elettorato italiano recatosi a votare. Ma, proprio grazie al PREMIO, una di esse Forze politiche – pur essendo anche essa soltanto una netta MINORANZA come le altre - si prende la maggioranza ampia dei seggi parlamentari alla Camera dei Deputati. E, quella medesima Forza politica, manca, anche se di poco, e sempre in base ai Premi elettorali questa volta regionali, la maggioranza dei propri seggi anche al Senato.

Ebbene, nonostante le apparenze, quei seggi così ottenuti in <Premio>, non sono affatto <NEUTRI>.
In quanto sono stati ottenuti appunto con il Premio e così cancellando SEGGI PARLAMENTARI che altrimenti sarebbero spettati ad altri competitori elettorali.
E l’enormità dell’effetto distorsivo elettorale emergerebbe ancora di più in tutta la sua evidenza se qualcuno, nell’ambito della Informazione, si prendesse la <briga> di esibire come sarebbe stata la nostra ultima ripartizione di Seggi parlamentari con una Legge elettorale PROPORZIONALE. E quindi li raffrontasse ai Seggi parlamentari effettivamente assegnati con la vigente Legge ELETTORALE PREMIALE.
Chiunque non potrebbe nascondersi  - e  già con quel banalissimo raffronto - che la nostra Legge elettorale vigente attui un COLOSSALE FURTO di rappresentanza elettorale: in quanto, i seggi assegnati in Premio, altro non sono che Seggi parlamentari così sottratti ad altri che pure li avrebbero lecitamente conquistati sulla base dei veri voti propri elettorali conseguiti.

E non risulta affatto vero che la governabilità eventuale attuale nostra italiana ne risulterebbe danneggiata senza il <Premio>;
tutt’altro, dal momento che - per paradosso – dalla assenza del premio ne risulterebbe invece rafforzata proprio la Governabilità.
E perché dall’assenza del Premio ne risulterebbe rafforzata, la stessa Governabilità potenziale eventuale?
Basta pensare a cosa sia realmente la nostra pretesa <ingovernabilità> attuale italiana. Noi parliamo di ingovernabilità, infatti, in quanto lo Schieramento politico che ora si trova a controllare iniquamente la Camera dei Deputati solo grazie al premio in seggi ricevuto, esercita per questa ragione un diritto di ricatto alle altre Forze politiche presenti in Parlamento: se non mi lasciate fare il mio governo anche al Senato, io vi impedirò di fare un vostro governo alla Camera che è sotto mio pieno controllo grazie al Premio.

Ma sarebbe stata la stessa situazione di blocco se tutte le Forze politiche oggi rappresentate in Parlamento italiano avessero anche Seggi direttamente proporzionali ai propri voti elettorali effettivamente ricevuti?
NON PARE PROPRIO.

Infatti, senza il Premio dei seggi regalati, già subito dopo il voto le tre principali Forze politiche risultate votate avrebbero dovuto inevitabilmente constatare di disporre ciascuna, pressoché, più o meno, del medesimo numero dei rispettivi seggi parlamentari; e sia alla Camera come al Senato. Mentre le altre Forze politiche, dette minori, sarebbero risultate si ancora minori, ma meno <minori>. In quanto non sarebbero state DERUBATE, anche esse, dall’altrui Premio nei rispettivi seggi parlamentari altrimenti conquistati coi voti ricevuti.
RISULTATO, se questo fosse stato il nostro scenario parlamentare post elettorale?
Ciascuna delle tre prevalenti Forze politiche attuali nostre italiane avrebbe realizzato inesorabilmente, e già a colpo d’occhio a scrutini appena terminati, che non possedevano – nessuna di esse - la minima speranza di prendersi da sole il governo del Paese.
E conseguentemente, osservate le altre Forze politiche minori si ma meno esangui, avrebbero anche valutato se una o più di queste ultime, se alleabili, avrebbero consentito ad una delle maggiori di fare maggioranza parlamentare. Oppure, se due, o tutte e tre le Forze politiche risultate maggiori, e più o meno pari, ritenevano di essere alleabili tra almeno due di loro stesse se non tra tutte e tre.

Quanto sarebbe occorso per attuare una simile risolutiva ricognizione, e da parte di tutti gli interessati? Gli diamo una settimana? Bene.

Significa che già entro il 10 MARZO TRASCORSO sarebbe già stata acquisita la ovvia scelta politica condivisa conseguente:

-       è risultata possibile una coalizione tra alcuni di noi Forze politiche presenti in Parlamento e coalizione che dispone complessivamente dei voti parlamentari per formare la maggioranza di governo; e dunque eccolo il Governo conseguente.

-       non è stato possibile formare una maggioranza parlamentare di coalizione perché non siamo risultate alleabili tra nessuno di noi nei nostri rispettivi Programmi di governo perseguiti; ed allora….via di corsa al rinnovato voto elettorale conseguente.


Ma il Presidente della Repubblica oggi non può sciogliere le Camere, essendo in scadenza e quindi entro il suo semestre <bianco>.

In un contesto parlamentare post elettorale che avesse rispettato i voti effettivamente ricevuti – e non sistema elettorale criminoso premiale come l’attuale – nessuno pare si sarebbe posto la pretesa <vitale> questione del Presidente della Repubblica che scade.
Per la banale ragione che se si fosse formata una coalizione di governo, questa stessa avrebbe poi anche determinato, già coi suoi stessi voti parlamentari, la candidatura di un successivo Presidente della Repubblica.
E se così non fosse stato, che non si fosse alleata una maggioranza parlamentare di coalizione, nessuna delle Forze politiche esistenti si sarebbe potuta immaginare – da sola – di frodare anche la elezione del Presidente della Repubblica a propria sola esclusiva scelta e vantaggio.
Pertanto, in questo secondo caso, il Presidente della Repubblica in scadenza si sarebbe magari di certo volentieri predisposto a lasciare il proprio incarico un mese  e mezzo in anticipo; così da lasciare designare il proprio successore condiviso per necessità tra molti; e poi, subito di corsa a nuove elezioni se non si era potuto fare meglio. Affinché provvedesse l’elettorato a risolvere lo stallo.

Cosa sarebbe stato di diverso da adesso?

Che nessuna delle Forze politiche presenti oggi nel parlamento italiano  avrebbe coltivato l’insana idea propria di prendersi governo e Presidenza della Repubblica da solo grazie alla truffa dei seggi parlamentari premiali. Nonostante i quali seggi premiali, probabilmente, si rivoterà comunque:…ma soltanto dopo alcuni mesi di vergognosa quanto dannosa impasse nazionale.

Perché la GOVERNABILITA’, se non hai i voti elettorali quantomeno necessari, non te la concederà, da sola, qualunque Legge elettorale Truffa adotti.
La Legge elettorale che usi serve a regalarti i seggi parlamentari. Ma poi, una volta stabilito questo, per riuscire a utilizzarla servono, comunque, solo e sempre i voti elettorali effettivi e sufficienti che prendi. A meno che non fai un Golpe pieno e bruci poi le urne….
Come si constata così bene proprio oggi, dove le maggiori forze politiche parlamentari nostre italiane attuali, scopertisi divenute prive dei consensi elettorali propri sufficienti a far scattare interamente la consueta Truffa del premio, tuttora annaspano intontite nella INGOVERNABILITA’ da non riuscita TRUFFA.


Ma per non lasciare alcun dubbio che il sistema elettorale tuttora vigente in Italia ha soppresso l’efficacia del diritto di voto individuale per molti milioni di italiane ed italiani - così ripristinando nei fatti l’esclusione antica di già parte dell’elettorato per Censo (Reddito) o per Sesso – doveva provvedere la abolizione della preferenza individuale elettorale introdotta qui da noi assieme ai PREMI elettorali.

Cosa vuol dire?
Che se col sistema elettorale premiale mi sono assicurato che una parte consistente dell’elettorato stesso – e quindi degli interessi leciti che esso voleva rappresentarvi col proprio voto - non giungerà più ad avere una propria rappresentanza in Parlamento, non posso poi però rischiare che quegli stessi pur leciti interessi elettorali espulsi col premio dal Parlamento, mi rientrino ora dalla finestra con la Preferenza individuale.
Vale a dire che se l’elettorato, con la sua preferenza, mi riporta tra i miei deputati premiali anche gli interessi del Paese che non devono invece più trovare rappresentanza in parlamento, NON AVREI CONCLUSO NIENTE come esclusione di molti dal loro effettivo potere elettorale individuale.
Se invece assieme al premio in seggi con cui ci rubiamo il Parlamento – oggi tu, domani io ma tra noi sempre solidali – con la contemporanea abolizione della preferenza mandiamo a deputati in Parlamento solo i nostri diretti fiduciari di rispettivi Capi partito egemoni, appare evidente che ho soppresso in questo duplice modo coerente il Potere elettorale costituzionale universale. A favore di un potere elettorale residuale di più ristretti poli di interessi; unici che nello Stato debbano avere rappresentanza anche se minoritari.

E in altre parole, in fondo accade che le elezioni nostre italiane, grazie al contemporaneo disposto del Premio in seggi e della abolizione della preferenza individuale, abbiano cessato di rappresentare una consultazione elettorale universale. 
Per divenire più sobriamente, e più concretamente, un mero referendum minoritario sui signori delle Loro Liste bloccate e dei loro rispettivi <Funzionari> o <Amici> elevati al soglio di deputato per cooptazione.

Ecco quel che avevano coraggiosamente intuito le Donne americane rivendicando, e conquistando, anche il loro diritto pari elettorale
la Legge elettorale decide già essa quali interessi socio economici e diritti anche individuali lascia rappresentare in Parlamento. Quindi, già da sola decide quale nazione ti potrai aspettare.

E se la legge elettorale nostra italiana vigente lascia rappresentare solo gli interessi ristretti di sue minoranze del Paese, ma le più organizzate – oggi da noi risultate ancora col nome di <centro sinistra> e di <centro destra> - appare evidente che terrai contemporaneamente fuori dalla Legislazione nazionale, e dalla gestione direttamente conseguente, una larghissima parte dell’elettorato; 
al quale ultimo gli toglierai pertanto ogni proprio potere lecito di influenzare anche esso la gestione e la legislazione nazionale come tutti gli altri.

Venti anni di questa cura elettorale, perfezionata nell’ultimo quindicennio con la Legge elettorale ancora vigente, hanno infatti, nella concreta sostanza reintrodotto un diritto elettorale selettivo tra la nostra popolazione italiana: tu eleggi col voto, e tu no; tu incidi nella gestione e legislazione della comune nazione, e tu no.
Ritrovandoci però, in questo semplice modo, e per un curioso giro della storia patria entro un secolo soltanto, così di fatto ritornati ad una Parlamento di Censo. Quello dei soli Oligarchi capi partito e degli interessi socio economici minoritari di cui sono alleati.
Eccola la vera LEVA che ha potuto trasformare, nel tempo, la Repubblica italiana già potenzialmente di elettori pari, in una nazione di Caste ristrette. Perché alcuni hanno conservato proprio voto efficace; ad altri, è stato invece soppresso nei fatti il potere elettorale personale.

E non desta pertanto meraviglia che da questa Legislazione elettorale per MINORANZE di elettori reali, sia emersa l’attuale nazione italiana nella quale oltre il 50% della intera ricchezza nazionale risulta concentrata in meno del 10% di cittadini italiani; non desta meraviglia che ne sia emersa una nazione con oltre 10 milioni di connazionali ritenuti in condizione di povertà; non desta meraviglia che ne sia emersa una nazione senza natalità e senza diritti per le madri; non desta meraviglia che sia emersa una nazione di pensionati normali avviati adesso alla eutanasia sociale di Stato; non desta meraviglia che ne sia emersa una nazione dal 12% circa di attuali disoccupati disperati, di senza Lavoro in specie Giovani e Donna. Che ne sia emersa una nazione dai privilegi per troppo pochi, e dalle sofferenze ingiuste per troppo numerosi.
La legge elettorale vigente, infatti, proprio per questo è stata fatta e mantenuta: consentire il saccheggio legale di pochi a danno dei tanti rimasti indifesi nel proprio lecito diritto di voto ma reso privo di effetti.

E fa semplicemente orrore che sia potuto accadere che, una Corte Costituzionale nazionale, la quale si sia ritrovata tra le mani una pronuncia sopra questa legge elettorale italiana ancora vigente, non l’abbia abrogata immediatamente per  ritenuta incostituzionalità palese.
Fa orrore, ma non meraviglia: perché come avrebbero appreso a loro spese le <SUFFRAGETTE> DONNE americane di inizio 1900, ogni Potere ristretto, anche nel proprio stesso di Paese, esprime tuttavia interessi reali fortissimi ma che non si vogliono mediare con altri di interessi leciti.
Ed allora, se viene contestato, e se si vede in rischio di dover cambiare, e CONDIVIDERE, ogni potere ristretto egoista fa ricorso ad ogni sua capacità di resistere, intimidire e manipolare. Spesso anche facendo anche ricorso ai poteri della pubblica Amministrazione che esso stesso esprime. Poteri che dovrebbero essere costituzionalmente anche questi di tutti, ma che, ovunque, alla prova decisiva del Cambio, risultano immancabilmente Poteri di ogni minoranza prepotente che da sola gestisce la nazione di tutti.


E riguardo ancora a questa drammatica condizione elettorale ancora attuale italiana, ultimamente viene contrabbandata come intanto risolta con le <primarie di partito> per scegliere i propri parlamentari poi da eleggere all’interno di proprie Liste che rimangono bloccate.
In realtà, questo apparente rimedio, risulta, nella sua realtà di una Legge elettorale che intanto rimane immutata, soltanto una truffa nella Truffa più grande. Un po’ come il lupo di Cappuccetto Rosso che indossava gli abiti della nonna per mangiarsi l’ignara nipote meglio ingannata proprio da quelle false apparenze.
Consultare i propri rispettivi iscritti ed aderenti anche tramite forme di partecipazione quali le <primarie> appare di per sé di certo una Buona cosa entro una onesta e corretta Legge elettorale equa ed a suffragio realmente universale.

Ma la medesima identica Buona idea, risulta virare radicalmente di significato se invece la collochiamo all'interno di una Legge elettorale TRUFFA Premiale e di Liste elettorali bloccate per soppressione della preferenza all'elettore.

Guardiamo, infatti, cosa veramente accade alla solo apparente <pregevole> idea di fare primarie di partito per scegliere i futuri propri parlamentari da candidare. Entro un sistema elettorale che ha soppresso il diritto della preferenza all’elettorato.

Facciamo dunque il caso concreto che è accaduto appena adesso qui da noi in Italia.
Dieci milioni circa di elettori – che restano una ristretta minoranza degli elettori recatasi alle urne - si è presa la larga maggioranza dei seggi alla Camera dei deputati grazie al <Premio>.
Bene.
E come sono stati decisi i nominativi di quegli oltre 340 deputati così assegnati?
Quel medesimo partito dice di aver fatto le sue primarie per la formazione delle proprie Liste elettorali.
Bene.
Risultano essersi recati a votare per la scelta dei propri candidati parlamentari, di questo medesimo partito, poco più di due milioni tra suoi iscritti e simpatizzanti.
Ne consegue che poco più di Due milioni di persone, forse di meno,  hanno deciso i nomi di 340 deputati alla Camera del Parlamento italiano. Tramite le successive Liste dei loro candidati che rimanevano bloccate alle elezioni vere successive.

Constatiamo, dunque, che circa Due milioni di persone hanno deciso da SOLE i nomi dei parlamentari che si sarebbero seduti in parlamento come maggioranza dello stesso parlamento; 
Formando, proprio sulla base delle loro scelte nominative alle cosiddette primarie,  una lista bloccata di candidati; sulla composizione della quale Lista nessuno avrebbe più potuto metter bocca in base alla legislazione elettorale vigente.
Infatti, senza il diritto di preferenza che lascia scegliere al singolo elettore il parlamentare preferito tra i vari candidati presentati, l’elettore italiano può oggi votare solo il Partito. Dunque, più voti prende il partito, più candidati della sua lista diverranno automaticamente deputati; se poi ti scatta il <Premio> come risulta sia scattato alla Camera a questo medesimo partito, il <premio> ti raddoppia candidati che diverranno deputati.

Possiamo negare di dover constatare, però, a questo punto che - in presenza del <premio> e contemporanea assenza della preferenza, - risulta essersi ancora più ristretto il numero delle persone che si sono scelte – da sole – la maggioranza dei componenti il futuro parlamento italiano?

Perché, restando ai meri fatti pur senza prevenzioni, emerge lampante che dieci milioni circa di elettori si sono potuti confiscare la maggioranza numerica dei deputati al parlamento italiano grazie al <premio> previsto.

Ma quei dieci milioni circa di elettori veri, non potendo anche essi effettuare alcuna propria scelta su quei nomi trovati candidati, si sono venuti a trovare a poter solo ratificare le scelte effettuate da poco più del 20% di essi stessi….

Così, però, pur asserendo di volere fare meglio, nella realtà accade che il diritto elettorale individuale effettivo risulta essersi ancora più ristretto e fattosi ancora più selettivo


Riepiloghiamo la scaletta perversa che ne emerge?
40 milioni di elettori vengono espropriati dei propri sacrosanti diritti di scelta parlamentare da circa 10 milioni di elettori votanti la lista bloccata <premiata>;
ma quei medesimi 10 milioni di votanti la lista <premiata> si sono in realtà trovati a poter solamente ratificare l’elenco dei deputati predisposto da meno di tre milioni di elettori.
Dunque, per la proprietà transitiva, pare del tutto legittimamente potersi concludere che poco più di due milioni di elettori si sono scelti da soli la maggioranza dei parlamentari italiani.


La matriosca del voto elettorale nostro italiano divenuto non più già universale, non finisce mai di stupire continuando ad aprirla. 
Infatti, nel suo fondo, può finire di svelare che la maggioranza dei parlamentari italiani – alla fine della corsa -  se lo sono scelto e determinato appena 2 milioni e mezzo di elettori.

Tanto di cappello, al genio che ha messo in piedi un marchingegno come questo. 2 milioni circa di persone non sarebbero riuscite - da sole - ad impadronirsi della maggioranza dei parlamentari nazionali neanche facendo un palese colpo di Stato con crismi e bolli dittatoriali formali. Che ne sarebbero serviti molto di più di elettori anche solo per ratificarlo.

E gli altri circa Sette milioni di elettori? Che capacità di scelta personale hanno potuto esercitare? Dovevano anche essi andare alle altrui primarie per poter esercitare anche la propria di scelta del parlamentare? E PERCHE’? quale articolo della vigente Costituzione lo dispone?

E l’altro circa 70% che non ha votato quella medesima coalizione che controlla però adesso, da sola, la Camera dei deputati, cosa dovevano fare per poter scegliere chi avrebbero voluto eleggere?
Niente? Affari loro, se non vanno alle mie primarie e se non possono però neanche usare la preferenza elettorale costituzionale?

Conclusione che si propone conseguente?
Meno di tre milioni di persone si sono scelti oltre 340 dei deputati alla Camera italiana alle ultime elezioni.
Mentre il restante 70% dell’elettorato italiano che ha votato si è visto negato tale proprio diritto elettorale.
Amen.
Buona notte. Democrazia reale costituzionale italiana.
Ma le tantissime brave persone che pure sognano e sperano anche dietro a quelle liste <premiate>, che oggi è una ma ieri era l’altra di coalizione politica a <premiarsi>, si sono mai interrogate sino in fondo entro quale reazionario marchingegno elettorale vengono loro stesse usate?


In questo caso è stata presa ad esempio la Coalizione di centro sinistra perché essa, e proprio a questo modo di cui sopra, risulta essersi presa la maggioranza dei seggi alla Camera dei Deputati in queste ultime elezioni Italiane.

Ma questo non consente di poter ignorare come un Movimento apparso nuovo di zecca ed ora anche esso presente alla Camera con un numero consistente di propri deputati, risulta avere fatto persino anche di peggio. Nelle buone intenzioni e delle sue <parlamentarie>. 
Così infatti pare aver chiamato le sue cosiddette primarie per scegliere chi inserire nelle proprie liste elettorali.
Questo medesimo recentissimo Movimento, risultato tutore a chiacchere della democrazia diretta permanente, si è infatti formato la propria lista bloccata di candidati parlamentari per le trascorse elezione politiche, tramite <consultazioni in blog> che risultano aver coinvolto alcune decine di migliaia di persone tra i propri aderenti o iscritti.
E qui, anche senza l’ulteriore distorsione del premio che per esso movimento infatti non è scattato, abbiamo uno 0 virgola 00.... del proprio rispettivo elettorato che, in splendida solitudine, si è nella sostanza arraffato la scelta di oltre un centinaio di futuri parlamentari.
Qui, la piramide rovesciata della sovranità elettorale rubata appare per così dire addirittura spettacolare.
Una punta in basso di poche (forse) decine di migliaia di persone risulta avere espropriato il diritto costituzionale di scelta elettorale di oltre otto milioni di propri stessi elettori. I quali si sono ritrovati dinanzi una lista di candidati da prendere o lasciare, non disponendo della propria preferenza elettorale.
Altro che Democrazia di base permanente: piuttosto, pare, che neanche Stalin avrebbe saputo far di meglio per riservare a pochi suoi <prediletti> il potere di scelta altrimenti costituzionale di molti…
Perché non sembra mica di poterci dire che, una Lista elettorale bloccata e imposta senza possibilità di loro scelta a circa otto milioni di elettori veri, SIA MIGLIORE SOLO PERCHE' se la sono confezionata  a propria esclusiva discrezione qualche migliaio di persone.

E al termine di questa passeggiata entro lo <stupro> della nostra Democrazia elettorale italiana un tempo ancora universale, ancora le <SUFFRAGETTE> DONNE AMERICANE del primo novecento ci propongono a tutti noi una riflessione ulteriore e vitale sopra il nostro stesso presente italiano attuale.

Come vinsero, le Donne americane degli Usa, la loro battaglia per la Democrazia universale di tutti, e come cambiarono la Democrazia anche americana rendendola potenzialmente e da quel momento universale? Cioè di tutti gli appartenenti alla comune nazione?

Vinsero con la loro mobilitazione attiva personale, con la testimonianza attiva personale, con loro accettare di subire i colpi pesanti di un Potere dominante e che non voleva cambiare, con la inflessibile determinazione personale ed individuale nel testimoniare la loro protesta Non Violenta e la loro proposta di miglioramento per tutti.
SI ESPOSERO. Furono colpite in mille modi, furono oggetto di intimidazione in mille modi, ma non arretrarono, non si dispersero, non rinunciarono.

Questa, in fondo, rimane l'altro grande messaggio di quella Lotta civile, di un secolo fa, delle Donne statunitensi.
Se vuoi vincere, devi esporti anche come persona, accettare di poter venire anche colpito e intimidito, ma di non mollare. E sempre Non Violento, non solo per opportunità, e scelta morale, ma per intimo naturale convincimento. Sapendo anche infatti che un Potere, se sfidato sul piano della violenza risulterà sempre più forte di qualunque altrui violenza ma più debole.
Mentre, ogni Potere, se sfidato nella più assoluta Non Violenza, soccomberà inesorabilmente, alla fine, proprio per il rigetto dilagante che causerà ovunque la altrui violenza istituzionale sopra gli inermi armati delle sole loro buone ragioni per tutti.

E questo Potere così spregiudicato attuale nostro italiano, pensiamo veramente che arretrerà se Non Ci Esponiamo in un dissenso pacifico incessante anche nostro?

Ognuno si dia la risposta che creda, ma non dimentichi mai le Donne statunitensi le quali, da sole, ma sempre più in tante, armate delle solo loro Buone ragioni ed inermi, esponendosi ebbero però ragione di un Potere maschile dominante che non voleva cambiare.


Hanno così, e in tanti, ridotto la nostra nazione di tutti, perché troppo a lungo abbiamo ritenuto in tanti di noi di non poterci esporre
Ma non ci lasciano più scelta. O ci esponiamo, e in tanti sempre più crescenti, o soccomberemo tutti quelli che non siamo nel ristretto cerchio dei Poteri incostituzionali vigenti.


Ma le generosissime Donne degli Stati Uniti del primo 1900 – le SUFFRAGETTE – ci lasciano anche un ultimo ulteriore messaggio anche al nostro presente.

Quando iniziò a divenire inarrestabile la spinta, all’interno della Società americana di allora, per l’ottenimento del diritto di voto anche Donna?
A quel che si conosce, quando non solo sempre più Donne sia colte che umili e modeste sentirono direttamente propria la iniziale battaglia di poche.
Ma tanto più divenne inarrestabile quando anche tantissimi Uomini americani, lentamente, ma poi sempre meno lentamente, scoprirono di condividere il sogno e la lotta di tante Donne; scoprirono di vergognarsi del proprio Stato maschile arrogante e brutale contro l'altrui dissenso alla prepotenza; scoprirono che era bello per la condivisione del sogno e del futuro sviluppo per tutti, che Uomini e Donne statunitensi potessero sognare e sperare assieme entro un suffragio universale che non prevedesse più esclusioni.
E’ da quel momento, dal momento che ampie aree degli Uomini già prima privilegiati si sentirono loro stessi meglio collocati entro una battaglia civile di Donne per l’interesse di tutti, che il sistema elettorale di Sesso aveva già perso.
Il resto del tempo sarebbe infatti solo servito a far intendere, anche ai prepotenti di sempre, anche in Usa allora, che il loro tempo era già finito.

Cosa dice dunque, anche questo ultimo aspetto e che ci viene alla mente, al nostro attuale presente italiano?
Che nessuno deve avere timori di aggregarsi ad una giusta battaglia civile per il diritto elettorale di tutti, anche se prima abbia accettato, o subito, un diritto elettorale italiano divenuto per Bande e di Censo.
Cambiare opinione, è legittimo, anzi, è auspicato, a chiunque non viva del dolore degli altri.
E, accogliere, a chiunque cambi visione, e porga un aiuto anche personale per il cambiamento di tutti, appare un DOVERE da parte di chiunque chieda il cambiamento.

In un grande Movimento popolare che vuole cambiare in meglio per tutti, infatti, non conta tanto chiedere a chi ti si pone accanto: da dove vieni?
Ma piuttosto conta chiedere, e soprattutto vedere: Dove Vai. INSIEME, è la risposta che basta, Non si vince da soli. Si vince solo INSIEME: da sempre.

Sperare dunque di riprenderci – INSIEME - i nostri diritti elettorali universali per tutti è una buona battaglia Non Violenta. E con esso riprendiamoci – INSIEME - il Lavoro equo, e la condivisione con tutti.
Perché solo se la rappresentanza elettorale universale senza premi o altri trucchi tornerà a rappresentare tutto intero il proprio corpo elettorale potenziale, anche la legislazione e la gestione nazionale italiana riscoprirà già solo per questo la condivisione nell’equità con tutti.



p.s-
chi qui scrive, lo fa, questo proprio modestissimo parlare, e questo anche proprio modestissimo porsi INSIEME per sperare di cambiare il nostro presente italiano in meglio, esente da personali costi?
No, non lo crede - di essere stato e di essere esente dai  propri personali costi all'ESPORSI - chi qui scrive queste modestissime note.

Ogni Potere ristretto - come appare purtroppo tuttora anche il nostro attuale -  di minoranze prepotenti che si siano prese intanto solo per sé una intera nazione, non tollera ovunque il minimo dissenso neanche di mosche.
Esporsi, parlare, fare, costa anche ai piccoli uomini e donne. Come è, infatti,  anche per chi QUI scrive. E si pagano tutti, ovunque, prezzi. Anche alti.

Ma non si può rinunciare solo per questo a partecipare, a condividere, anche da piccole persone come certo rimane  chi anche qui scrive.
I Regimi dei prepotenti nocivi temono infatti una unica cosa: che chi dissente SI ESPONGA, che parli, che speri, che si dissoci anche se costi.  E lo teme perché Teme che divengano anche sempre più tanti.
All’inizio, colpisce e anche ringhia contro chiunque dissenta chiedendo Diritti per tutti, ma se INSIEME prevale il coraggio di un sogno comune, il potere senza consenso svanisce prima o poi ovunque. Vale anche per il Potere ristretto italiano di oggi.
E, dunque, anche io Parlo, mi Espongo, ed ignoro i colpi che avverto. E continuerò anche a farlo.
INSIEME







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