giovedì 3 aprile 2014

Anche perché non debba più accadere

                                                                                                
Non sono solito postare su di me; ma questa volta ritengo di dover fare eccezione. E la faccio, infatti. Perché quello che segue sorge si da una vita personale che si scopre essere pretesa da altri di  poterla inseguire all'infinito ed anche in ogni anfratto. 
Ma la resistenza e la fermissima opposizione personale, che si dispiega anche in questo comunicato Stampa a NON DARLA VINTA a quel che risulta sfrontatezza ed arroganza, finisce per assumere, ed è poi quello che io stesso sento, il significato di una resistenza e testimonianza anche per chiunque possa vedere la propria esistenza compromessa da altrui ingiusta prepotenza impunita.
E' infatti mia ferma intenzione, come dirà poi anche il modesto mio Comunicato Stampa che segue, di non arrendermi e di non piegarmi, qualunque cosa mi possa costare. Per contribuire non solo al mio sacrosanto diritto di sopravvivenza. Ma per contribuire, soprattutto, a ripristinare, anche con questa mia lecita battaglia d'esistenza, che la Democrazia italiana e la sua Costituzione, non sono il posto ed il luogo degli esseri umani inermi da poter mangiare a cena e a colazione da chi pare avere qualche <zanna> di troppo.


Ma sono il luogo naturale dei Diritti d'esistenza di Imprese e di Persone, per qualunque italiano ed italiana anche senza Potere, Giovani in specie, che vogliono soltanto un posto accogliente dei Diritti equi di tutti dove realizzarsi e prosperare senza dover avere alcun timore di eventuali Feudatari, né di Valvassini, e nemmeno di loro eventuali Valvassori predatori.

In questo senso, ed intenzione, segue il Comunicato Stampa inoltrato già ieri alla nostra Informazione, su una sacrosanta battaglia di resistenza - che voglio rendere possibile a tutti noi anche di conoscere - proprio perché intesa anche a nome di qualunque persona semplice e senza Poteri come me, che voglia però ugualmente difendersi un tetto degli affetti, e una nazione costituzionale giusta.

(le immagini sono tratte da www.Wikipedia)

* * * 
Comunicato stampa

ANCHE PERCHE’ NON DEBBA PIU’ ACCADERE a nessun altro degli Umbri


                                                                                    PREGMO
                                                                                    Direttore
                                                                                   
                                                                                    Preg.ma
                                                                                    Redazione
                                                                                   

Il sottoscritto Mario Staffaroni ritiene di informare anche loro, e tramite Loro la Pubblica Opinione, che in data 2 aprile corrente ha inoltrato Esposto presso i Gruppi ed i Consiglieri del Consiglio della Regione Umbria con queste intenzioni che reca nella sua motivazione:

ANCHE PERCHE, NON DEBBA PIU’ ACCADERE a nessun altro Umbro, e si spera anche non solo degli Umbri, di doversi trovare a consumare una vita intera per tentare di affermare e testimoniare diritti esistenziali primari propri ed anche sociali senza avere altre armi per farlo, che la sua stessa vita con i segni che ne reca e la sua piccola parola.

ANCHE PERCHE’, NON DEBBA PIU’ ACCADERE a nessun altro Umbro di doversi rivolgere a Pubblici Poteri e sulle loro stesse Funzioni, ricevendone in cambio solo il gelo del silenzio che in genere risulta riservarsi agli importuni.

ANCHE PERCHE’, NON DEBBA PIU’ ACCADERE a nessun altro Umbro che se una Banca risulta ti travolga non proprio in modo debito, anche se chiedi aiuto, ti debba ritrovare solo.

 Chiedendo, da tali premesse, e dalla esposizione strettamente documentale che l’Esposto medesimo contiene, se non ritengano di “Voler promuovere iniziativa conoscitiva di questo Consiglio Regionale su:

COME RISULTA CHE SI CONDUCANO FINANZIARIE REGIONALI riconducibili al denaro pubblico, su fatti ed accadimenti che vengono sottoposti da umbri alla loro attenzione e funzione; e su fatti ed accadimenti che hanno brutalmente coinvolto, e tuttora coinvolgono la capacità d’esistenza di piccole imprese e di persone umbre; e quale possa risultarne la ragione e la motivazione eventuale di un loro invalicabile silenzio risultato opposto a chi li chiama a sapere ed aiutare.

COME RISULTA CHE SI CONDUCANO ORGANI APICALI DI GOVERNO REGIONALE che, pur messi in condizione di sapere quanto precede su Finanziarie regionali, non risultano avere ritenuto nemmeno meritevole di un segno quantomeno di mero riscontro il corregionale che gli scrive rispettosamente alla loro pubblica Funzione; e quale possa risultare la ragione e la motivazione di un loro invalicabile silenzio risultato tuttora opposto a chi li chiama a voler sapere su quel che risulta accadere sotto la loro giurisdizione di indirizzo e vigilanza eventuale;

COME RISULTA ESSERE STATA FRANTUMATA in senso invero assai letterale, LA VITA DI PLURIME PERSONE DI UMBRI; evenienza nella quale risultano mostrare reiterate comparse di ruoli, che appaiono aggravare, e perpetuare, anche Finanziarie regionali della Regione Umbria e loro eventuali partecipanti;

Con questi intendimenti di “Anche perché non debba più accadere “, che persone senza potere debbano vedersi rovinata ingiustamente l’esistenza e la speranza personale dall’altrui indifferenza anche in Pubbliche Funzioni e da qualche Banca forse troppo disinvolta a devastare persone e piccole imprese, è stato inoltrato ai Consiglieri Regionali  l’Esposto documentale sopra i fatti e le motivazioni da cui è scaturito.
Esposto che non ha inteso offrire valutazioni personali ed emotive su quel che propone, ma esclusivamente una neutra esposizione documentale apparsa necessaria e sufficiente alle conclusioni che propone.
L’Esposto, mentre se ne componeva la documentazione da chi scrive, risultava suggerire un titolo apparso naturale: LA CACCIA E LA PREDA.
Ma nell’esposto formale, quella primitiva apparsa più che fondata sintetica titolazione cedeva tuttavia il posto al più asettico ed impersonale: Questa è infatti quel che risulta essere stata resa una vita di un corregionale umbro in questa nostra medesima Regione.
E la sua consistenza in fogli discende proprio dal fatto che, non propone opinioni, ma fatti intesi strettamente documentali; e per i quali l’Esposto stesso contiene, infatti, ampi stralci degli stessi documenti presivi in considerazione. Così da poter consentire, a chiunque legga, una propria, documentale, valutazione ed opinione.
Del medesimo Esposto, per scrupolo di trasparenza a Loro, ed alla Informazione della Pubblica Opinione, si allega comunque alla presente anche il suo testo per intero.

Il sottoscritto, con tali intendimenti propri non strettamente personali, ma piuttosto umani e sociali generali, destinerà il tempo d’esistenza ancora vistosi concesso, alla testimonianza ed alla sconfitta dell’arroganza di chi ha potere verso tutte le piccole persone normali come chi scrive.  Anche perché non se ne può più, nemmeno in questa nostra Regione, della risultata sicumera dei MIGLIORI spesso senza che ci siano ragioni.
In questa intenzione di testimonianza e di tutela in generale come Umbri, è in corso d’inoltro Esposto per le parti più strettamente bancarie e creditizie della medesima vicenda a BCE Banca Centrale Europea per la sua vigilanza su Banche Comunitarie; ed a Banca d’Italia ed ABI per la laro vigilanza su Banche nazionali. Oltre che messo a conoscenza di ogni sede apparsa idonea a voler sapere.

Ringraziando dell’attenzione, ed assolvendo ad un personale desiderio di trasparenza e di condivisione di un’intenzione che va oltre la mia vicenda personale,
gradiscano i migliori saluti
Gualdo Tadino, 02.04.2014
                                                                                                Mario Staffaroni

* * *

E poiché quello che si accordava alla Informazione, di poter conoscere direttamente anche il testo dell'Esposto al Consiglio Regionale, tanto più vale direttamente per ciascuno DI NOI che qui anche legga, inizia da ora, e con cadenza successiva di completamento - a medesimo titolo di riferimento di "ANCHE PERCHE’ NON DEBBA PIU’ ACCADERE" la messa in rete dell'Esposto stesso.

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Il sottoscritto Mario Staffaroni, residente a Gualdo Tadino via di Lentiere, provincia di Perugia, con la presente ritiene di dovere informare di quel che segue la Loro preg.ma persona e la Loro stessa Funzione e competenza di Consiglieri Regionali presso il Consiglio Regionale dell’Umbria e farne anche

ESPOSTO

presso di loro e nella loro qualità di Consigliere  Regionale
su Funzioni della medesima Regione dell’Umbria.


Preg.mo
Gruppo CASINI – UNIONE di Centro
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.ma 
Sandra Monacelli
Presidente del Gruppo Consiliare

Preg.mo
Gruppo FORZA ITALIA
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.mo
Raffaele Nevi
Presidente del Gruppo Consiliare
Preg.mi
Consiglieri Regionali
Fiammetta Modena
Rocco Antonio Valentino

Preg.mo
Gruppo FRATELLI D’ITALIA – ALLEANZA NAZIONALE
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.mo
Francesco Zaffini
Presidente del Gruppo Consiliare
Preg.mi
Consiglieri Regionali
Alfredo De Sio
Giovanni Andrea Lignani Marchesani

Pregmo
Gruppo ITALIA DEI VALORI – LISTA DI PIETRO
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg. mo
Oliviero Bruno Dottorini
Presidente del Gruppo Consiliare
Preg.mi
Consiglieri Regionali
Paolo Brutti

Preg.mo
Gruppo LEGA NORD UMBRIA – PADANIA
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg. mo
Gianluca Cirignoni
Presidente del Gruppo Consiliare

Preg. mo
Gruppo MISTO
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.mo
Orfeo Goracci
Presidente del Guppo Consiliare

Preg.mo
Gruppo NUOVO CENTRO DESTRA
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.mo
Massimo Mantovani
Presidente del Gruppo consiliare
Preg.mi
Consiglieri Regionali
Massimo Monni
Maria Rosi

Preg.mo
Gruppo PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA per la Federazione di Sinistra
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.mo
Damiano Stufara
Presidente del Gruppo consiliare

Preg.mo
Gruppo PARTITO DEMOCRATICO
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.mo
Renato Locchi
Presidente del Gruppo consiliare
Preg.mi
Consiglieri Regionali
Luca Barberini
Lamberto Bottini
Fabrizio Felice Bracco
Eros Brega
Gianfranco Chiacchieroni
Giancarlo Cintoli
Fausto Galanello
Manlio Margotti
Andrea Smacchi


Preg.mo
Gruppo SOCIALISTI e RIFORMISTI PER L’UMBIA
al Consiglio Regionale della Regione dell’Umbria
Preg.mo
Massimo Buconi
Presidente del Gruppo consiliare
Preg.mi
Consiglieri Regionali
Roberto Carpinelli
Silvano Rometti

ESPOSTO

presso di loro e la loro Funzione di Consigliere regionale.

I FATTI
Il sottoscritto si è venuto a trovare in una situazione, e di cui meglio si vedrà a seguire, che lo faceva ritenere nella condizione di sottoporre alla GEPAFIN spa  - Finanziaria di questa Regione – propria missiva ( ALLEGATO 1) in cui la si richiedeva di voler svolgere un suo ruolo di consiglio quantomeno, ma ove ritenuto opportuno anche di affiancamento operativo, nel ricercare assieme una compatibile soluzione a fatti incombenti che pongono a rischio di esistenza una piccola azienda umbra ed una prima abitazione di umbri trovatesi senza propri rimedi.

Senza altro aggiungere al riguardo, che la citata missiva allegata ed inoltrata dal sottoscritto a GEPAFIN nella attenzione del loro Presidente e Direttore chiarisce a sufficienza, NON PERVENIVA MAI da GEPAFIN segno o parola alcuna che ci riscontrasse almeno di averci ricevuto e letto nell’esposizione.
Pertanto,
ad oltre un mese dall’inutile invio di nostra missiva a Gepafin che risultava rimanere ancora muta anche di un segno di riscontro loro pur che fosse, il medesimo sottoscritto, nel gennaio di quest’anno riteneva di informarne Presidente della Giunta Regionale, il Vicepresidente, e l’Assessore regionale apparso competente (ALLEGATO 2) di quanto capitatogli presso una Finanziaria della Regione dell’Umbria. Facendogliene, a ciascuno di essi responsabili dell’Esecutivo Regionale ritenuti competenti a sapere, rispettosa informazione e formale doglianza sull’impenetrabile silenzio riscontrato da un umbro presso la Finanziaria Regionale Gepafin e i suoi vertici apicali medesimi.

Ma quel che avrebbe mutato la meraviglia in sconforto era quanto accadeva ancora successivamente ed apparso tuttora senza una plausibile ragione. Doveva infatti risultare che, alla data odierna, non solo GEPAFIN risulta permanere nel suo silenzio assoluto verso chi le scriveva; ma quel medesimo assoluto silenzio incomprensibile da parte della Finanziaria regionale a quanto ricevuto, risulta associarsi adesso al silenzio totale dei vertici esecutivi della nostra Regione. Pur di tutto informati e chiamati a voler valutare se quegli altrui comportamenti sottoposti al Loro indirizzo e controllo fossero da ritenersi normali e compatibili con pubbliche funzioni.

Tutto questo accadeva mentre chi scrive si trovava, come ancora si trova, a vivere una vicenda infinita risultata seriamente indebita e che gli ha manomesso, a chi qui espone, una esistenza intera. Ed anche di questo se ne fa parte integrante e sostanziale del presente ESPOSTO indirizzato alle loro preg.me persone di Consiglieri Regionali dell’Umbria e di Presidenti dei preg.mi Gruppi Consiliari al Consiglio Regionale dell’Umbria.

QUESTA è infatti quel che risulta essere stata resa una vita di un corregionale umbro in questa nostra medesima Regione.

La vicenda umana, economico, finanziaria anche attuale del sottoscritto Mario Staffaroni, destinata a coinvolgere direttamente altri come anche la coniuge Lispi Cristina e, in seguito, la mia stessa figlia, ha le sue origini nell’estate 1991; quando, da socio di una allora cooperativa di produzione e lavoro, la Bastula soc. cooperativa ubicata in Fossato di Vico provincia di Perugia, mi sono trovato travolto in una vicenda liquidatoria della medesima cooperativa e risultata in più aspetti indebiti.
Cooperativa che mi vedeva, assieme alla coniuge Lispi Cristina, anche tra i suoi principali garanti presso banche con cui aveva allora fidi e finanziamenti e sino al momento dei fatti tutti regolari nella loro conduzione.

La vicenda della cooperativa Bastula, e che interesserà a lungo stampa, interrogazioni parlamentari e regionali plurime (ALLEGATO 3) e Ministero del Lavoro nella sua Direzione preposta alle cooperative, interesserà anche la Magistratura ripetutamente.
 UNA TRACCIA complessiva sull’insieme dei fatti di quanto accaduto e accade viene riportata anche nella presente.
Poiché il presente attuale mio personale risulta discendere direttamente e senza soluzione di continuità da allora; e da quel solo apparente passato, risulta alimentarsi tuttora anche nelle gravissime attuali personali conseguenze che mi induce.

E pertanto così lo si espone come segue.
Anche perché altrimenti, chi si trovasse oggi a dover vedere quanto tuttora accade, potrebbe trovare meno agevole farsi pienamente ragione di quella che risulta sempre più come una sorta di caccia alle persone ove non possa farsi una coerente visione dell’insieme del <fiume> come scorre. Dalla sua sorgente verso la  sua foce. Mentre risulta tuttora trascinare assieme a sé ininterrottamente la rovina mai cessata di plurime persone con le loro vite fattevi, per così dire, precipitare indebitamente in acqua e poi così mantenutevi pare anche nel prosieguo con qualche altrui tuttora ben ferma efficacia. 

LA VICENDA DELLA COOPERATIVA BASTULA, pur essendo essa una piccola cooperativa di produzione e lavoro, ebbe grande risonanza non solo per come si svolse; ma anche perché aveva tra i suoi soci la Finanziaria Sviluppumbria della Regione Umbria, la finanziaria nazionale (Compagnia Finanziaria Industriale) e che a quel tempo entrava nel capitale sociale delle cooperative con fondi dello Stato in base allora a Legge detta anche Marcora Tit.II°. E perché nella sua vicenda coinvolgeva uno degli allora più grandi Consorzi cooperativi emiliani, e con esso anche la Lega regionale umbra delle cooperative. Consorzio emiliano che sarà condotto nella cooperativa dalla Lega regionale umbra per averne esso la supervisione di gestione sulla Bastula quale ventilato suo prossimo autorevole socio potenziale. Risulterà poi proprio questa prospettiva intesa imminente a far ritenere potenzialmente positivo dalla piccola cooperativa quell’ autorevole innesto intanto parasocietario che le veniva così autorevolmente caldeggiato e garantito.
Cooperativa Bastula che si era appena dotata di un nuovo stabilimento produttivo finanziato allora per un miliardo su legge dello Stato (detta Legge Marcora tit. I°), e che – dopo la sua realizzazione - era stato periziato dalla Finanziaria centrale della Lega nazionale delle cooperative (Fincooper) per un valore complessivo superiore a cinque miliardi allora di lire; a cui si aggiungeva il valore del mercato aziendale.
Dunque la Bastula è allora, in quel 1991, una piccola cooperativa industriale produttrice di piastrelle ceramiche che a quel momento risultava messa in tensione dal trasferimento di sede aziendale appena intervenuto da Gualdo Tadino (dove operava in affitto intanto disdettatole) alla nuova sede in proprietà costruita ex novo a tal fine in Fossato di Vico; cooperativa provata anche dalla pausa produttiva di alcuni mesi che dovevano intercorrere, dal trasferimento di attività emerso indifferibile, al riavvio a regime nel nuovo impianto produttivo. Cooperativa però tuttora integra nel suo patrimonio e con un piccolo <tesoretto> in mano in suoi beni immobili e industriali nuovissimi e di qualche pregio e in un avviato proprio mercato diretto.

Che cosa accadde dunque, per succinti capi, in quella cooperativa?

Accadde che l’uomo inviato dal Consorzio emiliano tramite un contratto di <Temporary management>, nel luglio 91 s’insediasse in Bastula con ruoli di gestore aziendale.
Accadeva anche che la cooperativa Bastula vedesse subito dopo estromesso l’allora presidente, nel sottoscritto, da qualsiasi aspetto di gestione aziendale; presidente che, infatti, si dimetteva per dissenso motivato anche formale nei verbali societari a come si conduce opacamente nel complesso il nuovo manager scelto dal Consorzio emiliano.
Intanto la cooperativa già il 21 settembre 1991 si scoprirà avviata pressoché istantaneamente ad una procedura di liquidazione volontaria pretesa obbligatoria da chi la promuove con l’attivo sostegno anche di Lega regionale delle cooperative e Finanziaria Regionale umbra. Avendo intanto provveduto chi la promuoveva quella liquidazione, come risulterà poi in seguito, a dividerne anche i soci lavoratori (dei quali, infatti, una buona parte si allineerà con il grande Consorzio, Lega cooperative umbre e Finanziaria Regionale. Salvo poi dissociarsene quando si attiveranno di conseguenza le banche che erano garantite dai soci stessi). Liquidazione che risulterà avere anche lo scopo di rilevarne in affitto a prezzo irrisorio <d’affezione> lo stabilimento e il mercato della Bastula  cooperativa, intanto a tal modo inopinatamente ed istantaneamente liquidata, tramite una nuova cooperativa risultata posta in essere già prima della liquidazione con soci e dipendenti ancora Bastula e all’insaputa dei soci garanti bancari come il sottoscritto e Lispi.
Dentro questa opera velocissima di demolizione societaria della Bastula intanto, come emergerà poi successivamente, la nuova gestione aziendale sostenuta da Consorzio/Lega umbra/Finanziaria Regionale risulterà avere svuotato ogni disponibilità liquida  e di credito aziendale bancario e credito commerciale, avere condotto i  conti bancari aziendali intanto al loro massimo scoperto, aver incassato brevi mano crediti pendenti e per un saccheggio complessivo che poi risulterà emergere ai danni della cooperativa Bastula e delle stesse banche affidanti e quindi anche dei soci lavoratori garanti presso di esse.

L’operazione di liquidazione lampo, pretesa obbligata da chi così la promuove, insedia quel 21 settembre 91 un liquidatore apparso di fiducia dell’uomo del Consorzio emiliano/Lega territoriale/Finanziaria regionale; liquidazione votata a maggioranza con voti contrari del sottoscritto che faceva anche allegarne agli atti deliberativi di liquidazione una propria ferma motivata opposizione.
Immediatamente le banche affidanti la cooperativa Bastula, intanto notificate dell’intervenuta liquidazione dal liquidatore stesso, revocano tutti i fidi e i mutui ancora normalmente in essere con l’azienda.
Quanto ai fidi sino ad allora accordati alla Bastula, le banche pongono immediatamente in mora i soci fideiussori tra i quali il sottoscritto e Lispi Cristina. Tali banche erano la allora Bnl, Comit e Cassa Rurale ed Artigiana di Bettona che poi in seguito liquidata confluirà questa ultima con i propri crediti nella Cassa Rurale di Spello e Bettona. Oggi Credito Cooperativo di Spello e Bettona. Questo da ragione del perché sia quest’ultimo  - Credito Cooperativo di Spello e Bettona – ad agire poi contro il sottoscritto quale fideiussore della cooperativa Bastula da altri inopinatamente liquidata.

Intanto il fronte dei soci lavoratori della Bastula che hanno aderito alla liquidazione estemporanea della propria cooperativa assieme all’uomo del Consorzio emiliano/Lega umbra cooperative/Finanziaria regionale Umbra, si sfalda. La maggioranza dei soci lavoratori si ritrova adesso con il sottoscritto, e la propria coniuge Lispi Cristina, per impugnare e revocare quella liquidazione della cooperativa intervenuta con profili di numerose illegalità e senza necessità reale.
Infatti, quei medesimi soci lavoratori che si ritrovarono ora ad opporsi all’intervenuta liquidazione volontaria della propria cooperativa, il 24/12/1991 per intanto insediano un liquidatore di propria fiducia sostituendo quello postovi da coloro che votavano la liquidazione aziendali il 21 settembre precedente;  il 18 dicembre 1991 alcuni di essi medesimi soci lavoratori compreso il sottoscritto impugnano l’intervenuta liquidazione della cooperativa presso il Tribunale di Perugia << (…)  SENTIRSI  1) in via preliminare, sospendere la efficacia della deliberazione impugnata; 2) nel merito, dichiarare nulla, annullare e comunque riformare la delibera di messa in liquidazione della società assunta il 21 settembre 1991, con ogni provvedimento consequenziale. >>; il 15 marzo 1992 revocano con atto Notarile relativo, accolto ed omologato dal Tribunale di Perugia nel 10 aprile 1992 successivo, lo stato di liquidazione volontaria che altri avevano imposto.

Mentre intanto il Ministero del Lavoro, nella sua Direzione Generale competente, respingerà formalmente – per assenza di presupposti - la richiesta di Liquidazione coattiva della cooperativa Bastula. Richiesta che, pressoché in contemporanea alla promossa liquidazione volontaria di quel 21 settembre del 1991, risulterà avergli inoltrato a tal fine la Lega cooperative territoriale nel suo verbale n.1291 d’ispezione ordinaria risultata effettuata presso la cooperativa Bastula l’8 agosto 91. Come si sarebbe potuto leggere, quando tale documento sarà solo in tempi successivi reperito e pertanto solo allora conosciuto anche da chi espone. Cooperativa Bastula la quale l’8 agosto si trova già sotto la supervisione nella gestione dell’uomo del Consorzio emiliano il quale doveva portarla in quello stesso arco di tempo alla pretesa  liquidazione obbligatoria.
Dal verbale ispettivo n.2191 lega regionale umbra delle cooperative: <<(…) si chiede pertanto la liquidazione coatta amministrativa ai sensi dell’art. 2540 Codice Civile.>>

A tale richiesta coattiva ricevuta da parte della Lega regionale cooperative, il MINISTERO DEL LAVORO-Direzione generale alla Cooperazione risponderà anche formalmente il 15 luglio 1992, con suo protoc. 5114; informando l’Ufficio del Lavoro di Perugia, e la Lega regionale delle cooperative richiedente, che quella Direzione Generale non ha ritenuto di dover adottare la liquidazione coatta amministrativa della Bastula sottopostegli.

Quanto precede non è riportato solo per efficacia di cronologia.
Dovendosi anche avere presente che il liquidatore di altrui fiducia, insediato quel 21 settembre 1991 dai promotori e i loro risultati autorevoli sponsor, il medesimo 21 settembre di quel 1991  avrebbe istantaneamente notificato per iscritto, all’universale mondo dei dipendenti, fornitori, clienti, banche finanziatrici ed affidanti, NON SOLO che la cooperativa Bastula era stata messa in liquidazione volontaria a quella stessa data; ma leggendosi nella sua medesima lettera anche <<(…) ciò tanto più che in conclusione della visita ispettiva eseguita dal Revisore governativo, questi ha proposto ufficialmente di avviare nei confronti di questa Cooperativa la procedura di liquidazione coatta amministrativa (…)>>

Saranno proprio queste le ragioni del rovinoso precipitare sopra la cooperativa Bastula non solo dell’intero credito ordinario fornitori e del degrado dell’incasso pendente dei clienti, mentre l’intero personale non socio intanto licenziato in blocco dal liquidatore acquisiva per ciò stesso la condizione subito esigibile di saldo in fine rapporto con attivazione in conseguenza di loro immediate azioni d’incasso esecutive. MA SARA’ ANCHE LA RAGIONE, le altrui scelte discrezionali di liquidazione e come fatte, e la predetta notificazione presso loro inoltrata da quel liquidatore che avevano insediato, a precipitare in istantaneo contenzioso, già subito dopo il ricevimento della comunicazione, l’intera platea bancaria e finanziaria dell’azienda sino ad allora senza alcun contenzioso. E farà immediatamente precipitare sopra i soci garanti della cooperativa, quali in specie il sottoscritto, le azioni giudiziali delle banche già prima affidati e sopra anche i beni immobiliari personali appunto degli stessi garanti.
La Lega umbra e il Consorzio emiliano si trovano intanto ora estromessi dalla gestione aziendale, mentre la socia Finanziaria Regionale umbra risulterà blindarsi in un atteggiamento apparso ostile anche nel tempo alla ricomparsa in vita della cooperativa dopo la tentata liquidazione che era stata posta anche da essa  in atto istantanea come inevitabile ed obbligata.

Comunque già a questo punto un aspetto rilevante, destinato a rimanere anche tale nel presente, risulta emergere oramai ed anche sostanziale in tutta la sua evidenza:

Se di una cooperativa il Ministero del Lavoro nella sua Direzione competente respinge formalmente la richiesta ricevuta di liquidazione coattiva per mancanza di presupposti di legge a doverlo fare; e se di quella medesima cooperativa il Tribunale accoglie la revoca  della liquidazione ravvisandone carente la motivazione per doverla liquidare, pare che quella medesima liquidazione imposta come inevitabile alla Bastula nel settembre 1991 da Lega cooperative territoriale / Finanziaria regionale umbra/uomo fiduciario del Consorzio emiliano, non possa altresì in alcun modo venire ritenuta una liquidazione indifferibile né tanto meno una liquidazione obbligata.
Mentre quella medesima liquidazione a tal modo da altri imposta alla cooperativa Bastula - e fonte di tanta enorme rovina iniqua all’azienda, ai soci, ed ai fideiussori principali sino ancora ad oggi - si rivela essere, a prescindere anche da altri suoi aspetti censurabili, come una liquidazione aziendale del tutto discrezionale ad adottarla.
Pare proprio dunque di potersi così dire che, se qualcuno adotta una propria scelta del tutto discrezionale nel farlo, e se quella scelta medesima produce effetti di grave pregiudizio e danno agli interessi legittimi di Terzi coinvoltivi nelle dirette conseguenze di quella altrui discrezionale scelta, quegli effetti negativi medesimi si rivelano DANNI indebiti. Di competenza risarcitoria pare proprio di chi quei danni attiva e poi finanche coltiva.  PARE CHE ANCHE QUESTO FOSSE OPPORTUNO DI ANNOTARLO.

Tornando però pur succintamente ora agli aspetti salienti in quella cooperativa Bastula da altri a quel modo indebitamente liquidata anche questo accadeva:
A seguito del crescere dello scandalo sull'intera operazione subita dalla piccola Bastula e oggetto di lunga presenza anche sulla Stampa e di plurime interrogazioni Regionali (già alleg. 3) e Parlamentari della più eterogenea appartenenza politica,  si attiva anche il Ministero del Lavoro nella sua Direzione competente. Attuando sue Ispezioni presso la medesima cooperativa Bastula e concludendo, in ciascuna occasione ispettiva anche nel tempo, che la liquidazione di quel 21.9.91 non aveva presupposti e la cooperativa ed i suoi soci ne avevano ricevuto enormi gravissimi danni e che la vita aziendale cooperativa poteva altresì procedere e ricercare i suoi indennizzi.

La prima di queste ispezioni ministeriali alla cooperativa Bastula intanto ribellatisi all’altrui liquidazione indebita attiverà anche una verifica aziendale da parte della Guardia di Finanza chiamatavi dall’Ispettore ministeriale medesimo; avendo avuto l’ispettore ministeriale sensazione di ammanchi e condotte finanziarie illegali durante la gestione dell’uomo del Consorzio emiliano/Lega umbra pre liquidatoria.

L’enormità del danno subito, e l’ostentata indifferenza pertinace di altri risultata ostinata quanto ostentata pur nello scorrere del tempo all’evidenza sempre più crescente dei fatti gravissimi intervenuti, come socio e garante condurranno il sottoscritto a rivolgersi anche alla Magistratura penale nella allora Pretura Circondariale. Ne deriverà un rinvio a Giudizio di plurime persone fiduciarie di rilevanti soggetti giuridici e ritenute direttamente coinvolte per fatti di danno grave indebito alla cooperativa stessa ed ai suoi garanti nel sottoscritto e la coniuge in specie; ascrittivi, infatti, entrambi parti ritenute Offese già nel procedimento di rinvio stesso.
Intanto però la cooperativa riemersa dalla liquidazione, complice anche l’attiva estrema ostilità del Consorzio emiliano/Lega umbra cooperative/Finanziaria Regionale umbra alla sua ritrovata esistenza, per quanti sforzi abbia potuto fare non riuscirà a ritrovare l’equilibrio finanziario da altri distruttole con l’anomala liquidazione di cui si è detto. Non riuscirà a riattivare i suoi mutui fattegli revocare con la liquidazione; non riuscirà a rinegoziare i fidi compromessi anch’essi e già garantiti da suoi stessi soci come il sottoscritto.
E per rendere meglio idea documentale di quale sia risultata la reazione d’insieme dei promotori della liquidazione alla iniziativa della cooperativa Bastula di opporvisi e di impugnare presso il Tribunale la legittimità della stessa sua subita liquidazione, e di revocarla, appare sufficiente ad evidenziarlo anche un mero esempio soltanto di quel che accadde senza poi trovare pare neanche adesso vera fine. Consumandosi proprio ora, almeno sulla mia vita e beni, gli effetti forse più devastanti di quella altrui sventata disastrosa indebita operazione.

Di tale accadimento di cui si sta per documentare, la cooperativa Bastula, ed i suoi stessi soci lavoratori del momento, tra i quali il sottoscritto, avrebbero avuto consapevolezza e notizia solo a relativa decisione del Tribunale divenuta pubblica nella conoscenza. Così divenendo in grado di sapere e di poter anche ora documentare.

A fronte della decisione della sopravvenuta ora unanimità dei soci lavoratori di rifiutare l’accaduto ed impugnare anche in Tribunale l’intervenuta liquidazione aziendale, ed anche di revocarla quella medesima altrui liquidazione, sarebbe poi risultato che il presidente di Collegio Sindacale - il quale assolveva a quell’incarico in cooperativa su designazione nominativa e in rappresentanza della Finanziaria regionale umbra socia in Bastula,  presidente di Collegio che risulta aveva avallato senza obiezioni l’intera iniziativa liquidatoria precedente e che il PM Circondariale avrebbe poi inserito tra i soggetti rinviati a Giudizio per tali medesime ragioni - avesse chiesto motu proprio, e senza darne alcuna informazione alla cooperativa vigilata,  Dichiarazione di Fallimento d’Ufficio della cooperativa Bastula medesima presso il Tribunale di Perugia.
Tutto questo assumeva evidenza anche a terzi quando il Tribunale di Perugia, deliberando in data 9 marzo 1992 in Camera di Consiglio, respingeva l’Istanza di Fallimento d’Ufficio della cooperativa Bastula avanzatagli, non avendone ravvisato in motivazione né urgenza né le ragioni  al farlo <(…)richiamati gli atti relativi alla procedura di fallimento della “Bastula soc. coop. a r.l. promossa d’ufficio (…)    (…) delibera non farsi luogo alla pronuncia del fallimento della “C A Bastula soc. coop. a r.l. >

Questo peraltro apparve solo come la punta esemplare dell’invalicabile ostilità di persone, e loro istituzioni di riferimento, che avvolse nel tempo l’iniziativa dei soci lavoratori di cooperativa di opporsi prima, e revocare poi anche, quella altrui rovinosa inopinata indebita liquidazione.
Né merita annotare che il sottoscritto si constatò segnato permanentemente da un isolamento anche personale risultato insuperabile ad esporre sinanche propri rischi indebiti subiti e a trovare migliori soluzioni.

Comunque, la cooperativa Bastula proverà a far valere in ogni sede i suoi ritenuti diritti e dei suoi soci garanti finanziari, attiverà cause civili e di responsabilità.
Fino a quando, nel 1998, rimasta totalmente isolata ed aggredita ulteriormente e stremata per le conseguenze anche finanziarie dell’indebita rovinosa liquidazione subita, la Bastula cooperativa si scoprirà dichiarata in fallimento dal Tribunale di Perugia e con il subentro di un Curatore. Procedura di fallimento questa che sarà chiusa nel trascorso anno 2011.
La cooperativa, ed i suoi soci, finiti in procedura fallimentare, da quel momento (1998) risulteranno perdere capacità e voce propria d’auto tutelarsi, mentre i procedimenti civili che erano da essa stati intentati in seguito si esauriranno senza effetti sperati d’auto tutela.

Occorre tuttavia fare un passo indietro.
Per riferire l’andamento, e l’esito di due procedimenti penali che si erano intanto incardinati:

Il primo, presso la sede distaccata in Gualdo Tadino della Pretura Circondariale, per azione del sottoscritto Mario Staffaroni che vi era riconosciuto parte offesa assieme a Lispi Cristina già nel rinvio a giudizio di altri; e così anche poi ammesso parte offesa – il sottoscritto e Lispi Cristina, e la Cooperativa Bastula stessa - nell’avvio di dibattimento.

Il secondo, successivo, presso il Tribunale di Perugia a iniziativa della Guardia di Finanza chiamatavi in azienda dal Ministero del Lavoro-Direzione della cooperazione in presunzione di rilevanti ritenuti ammanchi in evasione durante la azione allora in Bastula dell’uomo di fiducia del Consorzio/Lega/Sviluppumbria.


QUANTO AL PRIMO PROCEDIMENTO presso l’allora Pretura Circondariale:

Il 7 novembre 1996, la Procura della Repubblica presso l’allora Pretura Circondariale di Perugia rinviava a giudizio 7 persone (risultati in fiduciari del Consorzio emiliano/Lega regionale umbra/Finanziaria regionale e loro liquidatori e sindaci in Bastula), contestandovi la procedura liquidatoria immotivata della cooperativa:
<< (…) in concorso tra loro, in più di cinque persone, nella qualità all’epoca dei fatti: (….) con più azioni di un medesimo disegno criminoso, inducendo in errore i soci della Coop. La Bastula con artifici e raggiri consistiti nell’ingenerare in essi e in particolare nei soci che avevano prestato fideiussione personale per i debiti sociali, l’erroneo convincimento che la crisi aziendale (in realtà dovuta a un momentaneo fermo aziendale di circa quattro mesi per trasferimento in un nuovo stabilimento) potesse essere risolta prima attraverso un “temporary management” e successivamente con la messa in liquidazione, data l’impossibilità di proseguire  l’attività sociale, determinandoli in tal modo alla liquidazione dell’azienda, procuravano alla Cooperativa “Di Vico Ceramiche”, all’uopo costituita con soci e dipendenti della Bastula, un ingiusto profitto, concretizzatosi nel procurare ad essi l’avviamento ed il godimento di tutti i beni aziendali della Coop. Bastula (del valore di oltre 5 miliardi), a titolo d’affitto per l’esiguo corrispettivo di lire 40 milioni annui, con danno per la Bastula e per i soci fideiussori, costretti a subire l’escussione della garanzia da parte degli istituti bancari creditori, con pignoramento dei loro beni personali. (…) >>

 Contestandovi inoltre, ritenuti connessi,
<<(…) del reato p. e p. dagli artt. 81 cpv.112, 645 Cod. Pen. Perché, in concorso tra loro, nella qualità indicata sub A), con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, si appropriavano, al fine di trarre un ingiusto profitto per sé e per la Cooperativa Di Vico Ceramiche della somma (….) >>

E in quel qui sopra richiamato rinvio a giudizio da parte della Procura della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Perugia, un passo è apparso, e peraltro tra gli altri tuttora appare quanto mai ancora significativo per l’andamento complessivo dei fatti stessi contestati che ne sarebbe anche seguito:
<(…) con danno per la Bastula e per i soci fideiussori, costretti a subire l’escussione delle garanzie da parte degli istituti bancari creditori, con pignoramento dei loro beni personali .>


Peraltro questo procedimento di cui appunto si diceva, fissato inizialmente d’udienza al 24 febbraio 2007 presso la Pretura Circondariale Sezione distaccata in Guado Tadino, tuttavia, non avrà mai effettivo corso. Infatti, nella prima udienza che ammetteva la Bastula, il sottoscritto, e anche Lispi Cristina parte offesa, si riterrà preliminarmente di sentenziarvi come già intervenuta prescrizione per ritenta truffa semplice e si chiudeva pertanto lì il dibattimento subito dopo l’ammissione delle parti Offese.
La Procura circondariale riterrà di ricorrere in Cassazione per contestarvi la presunta prescrizione sentenziata in data 5.4.97 presso la sede Circondariale di Gualdo Tadino e per richiedervi anche il riconoscimento della truffa aggravata; stante, a suo dire nel ricorso, che la medesima fattispecie aggravata era da ritenersi peraltro già sottintesa nella propria prima formulazione.

SI può LEGGERE INFATTI, dalla DICHIARAZIONE DI RICORSO IMMEDIATO PER CASSAZIONE del Pubblico Ministero presso la Pretura Circondariale di Perugia:
<<(…) Il Pretore ha erroneamente interpretato contenuto e portata delle norme che disciplinano l’istituto della prescrizione nel processo penale.
(….)
Senza considerare, poi che, in ogni caso e diversamente da quanto erroneamente opinato dal Giudice di primo grado in sentenza, la circostanza che i reati fossero aggravati ai sensi dell’art. 61 n. 7 C.P. – circostanza ammessa dallo stesso giudice – e che quindi la fattispecie, a prescindere dalla notificazione o meno del decreto di citazione a giudizio, non potesse farsi luogo alla applicazione del termine prescrizionale quinquennale, emergeva chiaramente dalla formulazione del capo di imputazione e doveva pertanto  considerarsi ritualmente contestata “in fatto” agli imputati e di conseguenza parte integrante dell’oggetto dell’imputazione.
Anche sotto questo profilo, pertanto, la pronuncia impugnata appare viziata nella sua legittimità. (…) >> >>

Al riguardo la Suprema Corte, arrivata a pronunciarsi nelle sue Sezioni Riunite sul ricorso del PM , rinvierà il procedimento al dibattimento presso la Pretura Circondariale in Perugia non ravvisando prescrizione già ostativa al procedere e disponendovi che quanto alla aggravante poteva però essa venire conseguita riconosciuta da parte dell’Accusa solo in sede del dibattimento stesso.

Si terrà pertanto quella udienza in Perugia successivamente. Ma in quella sede di udienza, uno degli imputati solleverà impedimento a causa di grave incidente intanto detto occorso al proprio difensore di fiducia. Impedimento risultato accolto da chi presiede e con rinvio pertanto della stessa udienza a data successiva senza aprire la discussione dibattimentale.
Cosicché non risulta avesse modo neanche il Pm, pur pronto a farlo, di chiedervi il riconoscimento della imputazione in Truffa aggravata. Data successiva di rinvio d’udienza così fissata che risulterà però caduta oltre la data presunta di definitiva prescrizione in assenza dell’aggravante che appunto vi doveva essere proprio li contestata e riconosciuta tale. Quanto alla modifica di imputazione rimasta nell’intenzione di richiesta del PM, se recepita in dibattimento, pare avrebbe, e anche di molto, spostato proprio essa il termine eventuale di prescrizione del procedimento.
Da quell’andamento come occorso, tutto svanirà da allora del procedimento N.622/1995/A2 R.R. attivato dalla Procura della Repubblica presso l’allora Pretura Circondariale di Perugia.
Di questo medesimo Rinvio a Giudizio di altri e sopra richiamato, tuttavia, pare utile ancora adesso rileggervi quello che il PM addebitava ai rinviati in danno ai fideiusssori della cooperativa Bastula vistivi parti offese (il sottoscritto e la coniuge Lispi Cristina).
Così infatti recitava al riguardo  l’atto di rinvio di altri:
<(…) con danno per la Bastula e per i soci fideiussori, costretti a subire l’escussione delle garanzie da parte degli istituti bancari creditori, con pignoramento dei loro beni personali .>

Già, perché la responsabilità dei rinviati nei confronti dei fideiussori aziendali, a parere della Pubblica accusa, che ne chiedeva ed otteneva anche a tale ragione il rinvio a giudizio, risultava specificatamente contestato <(…) con danno…. dei suoi fideiussori, costretti a subire l’escussione delle loro garanzie da parte degli istituti bancari creditori, con pignoramento dei loro beni personali (…)>

Ma per uno strano imprevedibile decorso temporale del destino, strano almeno forse per certuni, non pare si possa però proprio ora anche ignorare:

-       quando si trovano i garanti (poi riducibili pare tuttora al solo sottoscritto) a dover subire definitivamente l’escussione delle garanzie da parte degli istituti bancari resimi da altri indebitamente creditori come riteneva già anche un PM? Da quel che anche qui segue non pare possano risultare soverchi dubbi che questo decisivo aspetto sia accaduto esattamente nel 2009/2010;  allorché infatti quei creditori bancari vengono dal sottoscritto personalmente e interamente pagati sulle garanzie alla Bastula da me prestate e da essi a me pretese.
Pare infatti di potersi ritenere che, il pagamento precedente di quelle fideiussioni bancarie fattemi degradare nei modi riferiti presso la cooperativa Bastula, avvennero inizialmente – come meglio si comprenderà in seguito - tramite un <prestito> finalizzato fattomi da altri per poterle a quel modo intanto anticipare. Ma sarà solo dal successivo 2009, e nel successivo 2010, che il sottoscritto, con mezzi e beni esclusivamente propri – restituendo per intero il prestito avuto - subirà su di sé il pagamento delle predette fideiussioni e ne inizierà a ricevere anche su di sé le dirette intere estreme conseguenze rovinose. Ed anche questo pare essere quanto possa meglio emergere del tutto chiaramente nel prosieguo pertinente.

-       e quando si trovano i medesimi garanti, proprio come prevedeva un PM nel rinvio di altri, a pagare <(…) con pignoramento dei loro beni personali>?
Per strano che possa apparire, il secondo aspetto massimamente nocivo delle garanzie fideiussore fattemi precipitare da altri indebitamente come già riteneva un PM, risulta essersi consumato nelle sue definitive ultime conseguenze dannose su di me PROPRIO ORA. Come si potrà vedere meglio anche questo nel prosieguo. E soprattutto come forse risulteranno rendere ben visibile proprio la successione di accadimenti apparsa strettamente connessa e direttamente indotta da quei medesimi fatti fideiussori miei alla Bastula cooperativa. Anzi, forse come si vedrà altrettanto bene ancora nel prosieguo stesso, pare si possa ragionevolmente presumere che <con pignoramento dei loro beni personali> appaia – sul sottoscritto - meglio ancora a dirsi, praticamente come tuttora IN CORSO.

Tanto da non far appare poi così del tutto arbitrario poter risultare, se recenti casi eclatanti di giurisprudenza che hanno fatto decorrere la prescrizione dalla consumazione terminale del presunto reato non siano mera eccezione, che, quanto meno per aspetti pari attinenti, per il sottoscritto fideiussore della già cooperativa Bastula, e per i propri gravissimi danni indebiti conseguenti in tale veste, la pretesa PRESCRIZIONE relativa a quanto contestava già al riguardo un Pm possa in realtà finirsi a dover scoprire non risultare affatto spirata.
Ma questi sono aspetti di Giurisdizione eventuale connessa che non spetta certo al sottoscritto investigare e tanto meno esaurire.



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(SEGUE in successivi Post con medesimo titolo)


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