martedì 26 marzo 2013

la società dei quattro quarti



 1/4 + 1/4 + 1/4 + 1/4 = 4/4  

Perché è stato proposto questo titolo a questa riflessione in comune?
Prendendo a riferimento la composizione del corpo elettorale, cioè di  tutti noi italiani ed italiane in età di voto, così come si è rivelata alle ultime elezioni politiche nazionali.

E cosa è emerso di fondamentale, in questa nostra recentissima consultazione nazionale, prima ancora di tantissime professionali sottoanalisi?
Appare essere emerso che la nostra composizione elettorale, cioè di noi tutti italiane ed italiani in età di voto, vi risulta riconducibile a quattro grandi numeri omogenei sostanzialmente: e cioè 25, 25, 25, 25. Per cento.

Che si intende dire, e come ci si arriva?

Appare presto detto.
Prendiamo intanto i voti di partito o movimenti risultati ora rappresentati oggi in Parlamento.
E rapportiamo la percentuale dei voti da essi ottenuti non al totale dei voti espressi nell’urna; che non è questo il riferimento che ora ci interessa.
Rapportiamoli invece, i voti conseguiti dagli schieramenti politici attuali alle ultime elezioni, al totale degli aventi diritto al voto. Scegliendo questo come 100% di riferimento.
Scorgiamo così che le due coalizioni, quella detta di centro sinistra e quella detta di centro desta – non rappresentano il 31% e virgola del corpo elettorale complessivo. Ma rappresentano, entrambe le coalizioni, all’incirca il 25% - sempre ciascuna di esse dell’intero nostro corpo elettorale.

E mantenendo come riferimento a 100% la totalità degli aventi diritto al voto, 
possiamo allo stesso modo scorgere che il Movimento 5 Stelle non ne rappresenta esso stesso il 25% e virgola, ma piuttosto un 21/22% circa dell’intero corpo elettorale italiano attuale.
Con lo steso criterio di riferimento possiamo anche constatare come Scelta Civica di Monti non sia i 10% dell’intero corpo elettorale; ma qualcosa assai vicina al 6/7% al massimo.

Se poi teniamo ancora conto che risulta avere votato soltanto un 72% dell’intero elettorato che aveva diritto al voto, ma teniamo anche conto che non si è mai conseguito che andasse alle urne il 100% degli aventi diritto mentre spesso in passato vi si è recato fino al 85/86% degli aventi diritto al voto, 
possiamo concludere – pare ragionevolmente – sommando al non voto anche le bianche scrutinate, che anche qui circa un 25% dell’elettorato potenziale abbia scelto intenzionalmente di non votare in occasione delle ultime nostre elezioni politiche.

Abbiamo così potuto comprendere cosa si intendeva dire nel rilevare che dalle ultime elezioni politiche si siano formate quattro aree d’intenzione di voto e sostanzialmente equivalenti in percentuali rispettive. Appunto, del 25%


Se poi proviamo a decifrare ulteriormente la intenzioni emerse con queste ripartizioni di voto, forse possiamo anche osservare che 
circa il 50% degli aventi diritto al voto ha scelto di mantenere in sostanza l’esistente (voti della coalizione di centro sinistra a guida Pd + voti della coalizione di centro destra a guida Pdl); 
mentre 
circa il 50% degli aventi diritto al voto appare aver scelto di cambiare in modo rilevante nella conduzione politica e di governo della nazione (voti del M5S + Non voto e Bianche + larga parte della stessa Scelta Civica). Infatti anche questa ultima pare recare comunque una intenzione di cambiamento, altrimenti non se ne spiegherebbe l’emerso annientamento interno delle preesistenze partitiche di Casini e Fini).

Un’analisi più strettamente matematica, e non a grandi tratti come qui fatto adesso ( e che comunque non risulta smentisca la constatazione di fondo appena fatta, potrebbe invece rivelare che, una delle due grandi aree di intenzione di voto ha superato il 51%; e la sensazione, peraltro empirica immediata, appare che a farlo – 51% dell’intero corpo elettorale - sia stata l’area che chiede cambiamento dal profondo anche per avvicendamento e non solo di programma.

Del resto, una simile disaggregazione e riaggregazione dei dati elettorali come quella sopra intrapresa, trova conferma e conforto anche nei risultati di sondaggio così come emergevano ancora a pochissime settimane dal voto ( e questo risultano aver detto già prima i risultati reali coerenti delle elezioni regionali siciliane): un 54/51% dell’elettorato italiano avente diritto non si riconosceva in nessuno dei partiti presenti in campo come reputati idonei ad attuare un cambiamento radicale nella rappresentanza e conduzione nazionale.


E se così fosse, e come probabilmente anche è, perché questa area che chiede radicale cambiamento nella gestione e guida politica e di governo nostro italiano non è già essa a condurre le <danze> per la formazione del nuovo governo. Mentre dobbiamo assistere all’affranto minuetto dei veri già sconfitti elettorali, risultati in Pd e Pdl, per tentare la formazione di un governo nostro attuale?

Perchè la legge truffa elettorale tuttora in vigore a livello di nostre elezioni politiche italiane non ha consentito il pieno emergere, lecito e forse persino già maggioritario, della spinta elettorale al cambiamento pieno. 
Ma questa medesima spinta prevalente ha tuttavia demolito, e sin da ora, la praticabilità post elettiva della truffa elettorale appena consumata a danno dell’intero elettorato italiano.

Da qui infatti deriva la pretesa e lamentata nostra <ingovernabilità> attuale italiana.

Eppure la legge elettorale liberticida nostra, e tuttora in vigore, ha mostrato buona prova sino ad ora nell’infamia di concedere un governo all’uno o all’altro dei due partiti <egemoni> per quasi un ventennio. E lo concedeva tramite il Premio smodato che questa medesima indegna legge elettorale vigente prevedeva. Chi dei due prendeva un voto più dell’altro, qualunque fosse stato il proprio risultato percentuale ed in termini di voto, otteneva comunque – in Premio – il controllo della maggioranza alla Camera ed al Senato.

Merita ricordare che con una legge elettorale siffatta, che toglieva alla maggioranza dell’elettorato espressosi nel voto la capacità, ed il diritto di determinare esso la composizione delle Camere, e quindi anche il diritto di scelta di governo, noi italiani siamo di fatto – da allora quando è stata così prevista ed usata – usciti dalla Democrazia elettiva; per entrare in un Regime di parademocrazia virtuale. Regime parademocratico nel quale, merita averlo presente, ci troviamo anche adesso.

L’infamia anticostituzionale che la vigente Legge elettorale recava, e reca in sé tuttora, risultava in passato mascherata dal fatto che entrambe le coalizioni, quando prevalevano, erano solite superare il 40% dei voti elettorali espressi; cosicché il premio elettorale conseguito falsava ugualmente il volere elettorale; in quanto concedeva il governo ed il controllo di Camera e Senato a delle minoranze elettorali
Che restavano tali, ma sembravano quasi maggioranza vera elettorale; mentre però governavano anche esse solo grazie ai seggi parlamentari regalatigli col premio. E solo grazie ai quali seggi regalati potevano fare maggioranza parlamentare; della quale maggioranza parlamentare sarebbero rimasti invece anche allora privi in base a qualsivoglia diversa onesta legge elettorale.

Questa volta invece, in occasione delle ultime nostre elezioni politiche, la truffa elettorale doveva rivelarsi plateale: conquista infatti la maggioranza della Camera dei Deputati una coalizione che supera di poco il 31% dei voti elettorali espressi. Ma quel medesimo 31%, che resta una modesta minoranza anche dei voti elettorali complessivi espressi, si prende la maggioranza della Camera dei deputati in Premio. Ecco che dunque una truffa abituale tenuta sinora in minore evidenza, diviene adesso plateale per quel che è sempre stato. L’equivalente di un golpe elettorale usuale ai danni delle vere maggioranze di voti elettorali emerse dalle urne.

E come mai, questa volta, tuttavia, la frode elettorale usuale non ha funzionato per accaparrarsi il controllo di entrambe le Camere e quindi del governo?

Per la banalissima ragione che questa truffa di legge elettorale – che ancora vige ed è bene da non dimenticare – era stata pensata e condivisa poi da tutti anche nel tempo, per una sorta di <testa o croce> di regime.
Vale a dire, pensata nella contrapposizione tra due soli schieramenti (coalizioni) politiche dominanti e risultate allora, e poi anche nel tempo, a guida Pd e Pdl.

Dunque, alle elezioni politiche, si lanciava la consueta <monetina> in aria: chi prende il Premio?
Ed usualmente, uno dei due dei contendenti del regime ancora vigente, poteva gridare anche magari per pochissimi voti di prevalenza: Sono primo, ho vinto il premio.
E si prendeva tutto, Camere parlamentari, Governo, Presidenza della Repubblica, e via scendendo lungo le nomine e le spoglie; pur rimanendo, tuttavia, minoranza in base alla totalità dei voti espressi.

Un bel giochino, in vero? Quanto sfrontatamente canaglia verso i diritti naturali di ogni elettorato. Quello, naturale, di far prevalere la sua maggioranza di voto.

E perché, invece, questo meccanismo così bene rodato, ADESSO NON HA FUNZIONATO?

Perché la voglia prevalente tra l’elettorato di voler cambiare questa sfrontata quanto intollerabile manfrina politica gestionale, ha alfine scoperto il <buco> nella stessa rete elettorale che protegge i nostri oligarchi anche attuali. E l’ha usato, quel varco che ha scoperto. Come si vede bene dal nostro risultato elettorale recente e dall’impasse parlamentare attuale conseguente.

Cosa è dunque accaduto, e come lo ha usato alfine l’elettorato quel buco nella rete prepotente del regime vigente?

Risulta presto detto.

La truffa elettorale sempre condivisa  prevedeva che a contendersi il Premio fossero due soli schieramenti (il cosiddetto falso bipartitismo truffaldino italiano); e prevedeva che le elezioni, di conseguenza, si riducessero appunto ad un testa e croce tra i due contendenti. Per avere il premio che li avrebbe resi, anche se minoritari, forza di governo. E ha funzionato, per garantire l’inamovibilità degli oligarchi nostri padroni dei partiti della riffa premiale.


Ma funzionava, la truffa premiale, appunto a testa e croce: cioè tra due blocchi.

Senonchè, alle ultime elezioni, gli aventi diritto al voto di blocchi pressoché pari ne hanno creati quattro, come si è visto. E ben tre e mezzo, di blocchi quasi pari, né hanno creato all’interno anche dei voti espressi elettorali.

E’ a questo momento che la truffa elettorale consueta risulta andata in tilt, come si usa dire.
In altre parole, dei truffatori abituali elettorali si sono ritrovati truffati. Dalla loro stessa truffa elettorale.

E perché?
Per la banalissima ragione che il <testa e croce> usuale si è così trasformato nel <gioco delle tre carte> che si vedeva spesso da noi più anziani nelle nostre allora Fiere e Mercati di paese.
E nel gioco delle tre carte, come sapeva bene chi cadeva in tentazione di provarci, non sai mai chi vincerà. Con il banco a ricordare incessantemente: carta vince, carta perde.

Ecco allora l’impasse che si manifesta nella stesa truffa elettorale prima sempre vincente:
alla Camera dei deputati una evidente minoranza elettorale, quale rimane nel voto la coalizione di centro sinistra che però si aggiudica il <premio>, si prende col solo 29,5%  dei voti ottenuti 345 deputati appunto con il <premio>.  
Si prende dunque anche la   maggioranza   della  medesima Camera dei deputati che è formata da 630 deputati complessivi e sempre esclusivamente grazie al premio. Mentre   senza  il   premio  sarebbe rimasta una soltanto pur apprezzabile minoranza in elezioni vere.
( la coalizione direttamente rivale, il centro destra, pur col 29,2% dei voti otterrà infatti 125 deputati; ed il Movimento 5 Stelle, col 25,6% dei voti otterrà 109 deputati; e questo già da solo mostra l'enormità distorsiva di seggi conquistati da altri alla Camera grazie al <PREMIO> ELETTORALE VIGENTE )

Ma è al Senato che l’antico giochino di <testa e croce>, che adesso si rivela invece il micidiale <carta vince carta perde>, manderà in tilt gli stessi truffatori.

E perché, e cosa accade?

Al Senato, i nostri oligarchi politici ancora attuali, si erano previsti ugualmente il <Premio> capace anche qui di dare la maggioranza di seggi alla minoranza elettorale più forte tra le due uniche in precedenza usuali competitrici.
Ma al Senato gli oligarchi nazionali si sono previsti, forse per dare coinvolgimento di regime anche a Feudatari locali, il <premio> assegnato non su base totale nazionale come alla Camera. Ma attribuito Regione per Regione.
Ed è qui che il Regime attuale sarebbe finito per implodere. 
Infatti, trasformato in ogni Regione l’antico <testa o croce> elettorale in <gioco delle tre carte>, carta vince carta perde ha totalmente frantumato il risultato regionale delle varie Regioni. E con esso i premi elettorali regionali per il Senato. Col risultato, per loro rovinoso, che nessuna delle due ex grandi coalizioni ha messo insieme premi regionali elettorali capaci di assicurare ad una delle due anche il controllo del Senato.

Tutto qui risulta infatti il nostro impasse parlamentare conseguente: i truffatori abituali del libero voto elettorale si sono ritrovati alfine beffati dalla loro stessa Legge elettorale e dalla voglia larga dell’elettorato di cambiare che l’ha usata per come concedeva di fare.


Ma prima di provare a riflettere su cosa potrebbe derivarne da questa colossale beffa che una truffa ha riservato alfine agli stessi truffatori, pare meritare fare qualche riflessione per cercare di capire come sia potuta nascere, e poi anche mantenersi nel tempo, questa liberticida Legge elettorale nostra nazionale tuttora in vigore. Perché una cosa appare certa, indipendentemente da tante chiacchiere.
Questa Legge elettorale risulta infatti varata dalla coalizione di centro destra; ma quando il centro sinistra si è trovato a governare, grazie proprio a questa legge elettorale medesima, l’ha lasciata immutata in vigore anche esso e sino ad adesso.

Sembra di potersi dire anche da qui, serenamente, che i due grandi schieramenti politici che sino ad ora si sono alternati al potere entrambi - centro destra e centro sinistra - erano del tutto consapevoli di essere divenuti, e ciascuno di loro, del tutto incapaci di aggregare maggioranze elettorali vere.
Dall’altro lato, gli interessi economici e sociali divenuti prevalenti – ma largamente anche essi minoritari nel Paese -  e che si sono raccolti ormai da tempo attorno a questi due blocchi politici per farsi rappresentare anche nei loro appunto interessi assai ristretti, non avevano alcun interesse a far emergere dalle elezioni le vere maggioranze elettorali di voto. Perché le maggioranze del 51% di voti, ovunque nel mondo democratico, chiedono politiche ampie e ampiamente condivise per realizzarsi. Ed appare poi alfine proprio questa la forza della Democrazia elettiva: mediare quanto più lecite aspettative ed interessi tra loro coerenti facendone una maggioranza effettiva elettorale e di governo che le attui.
L’unione delle due debolezze numeriche - degli interessi che volevano imporsi comunque come dominanti e di forze politiche scopertesi impossibilitate di aggregare maggioranze elettorali vere nel rappresentarli – non poteva che approdare, convergente, nella soppressione del diritto elettorale di tanti: concedere cioè il potere di governo e di maggioranza parlamentare alla più forte minoranza elettorale del momento.
Ecco dunque comprendersi come una simile nostra legge elettorale sia potuta non solo emergere; ma soprattutto conservarsi anche nel tempo: andava perfettamente bene a tanti beneficiati. Anche se troppo pochi per fare maggioranze vere nel Paese.

E quanto una legge elettorale incida poi sulla conduzione conseguente del Paese che la usa, si sarebbe incaricato di dimostrarla la più impensabile evenienza recentissima altrove. Accadeva che in questi mesi, un Papa cattolico a suo modo apparso come rivoluzionario, non solo si dimettesse dal suo Soglio papale. Ma, prima di farlo, modificasse, per così dire, la <Legge elettorale> che avrebbe regolato il Consesso chiamato ad eleggere un nuovo Papa a suo posto.

E cosa prevedeva di innovativo questa <legge elettorale> sacra per chi crede?
Disponeva, la <legge elettorale> risultata introdotta attualmente al di là del Tevere, che per eleggere un Papa cattolico non fosse più sufficiente la maggioranza semplice dei votanti dopo alcune votazioni inefficaci. Ma OCCORRESSE SEMPRE, ALL’INFINITO, LA MAGGIORANZA DEI DUE TERZI per poter eleggere il successore di Pietro.

Una finezza teologica questa del papa romano uscente?
Affatto. Anzi, pare risultare una grandiosa scelta <politica> di condivisione. Perché, se per eleggere adesso non basta la metà più uno dei votanti, come in precedenza, nessun <gruppo> per quanto forte risulterà più in grado di eleggere da solo o con qualche convergenza accessoria.
Ma DIVIENE INESORABILE ADESSO mediare, aggregare, sino a far emergere una maggioranza elettorale così ampia – DEI DUE TERZI - che racchiuda in sé la prevalenza delle speranze e dei bisogni dell’intero popolo di Dio cattolico.
Una rivoluzione, che porta la democrazia della rappresentanza a maggioranza ampia vera all’interno del mondo cattolico cristiano. E, che già in sé, prefigura la profonda immensa innovazione che reca poi il prescelto. Rappresentare e dare voce alla larghissima maggioranza dell’intero popolo cattolico mondiale.

Questa silenziosa rivoluzione sacra, ci lascia comprendere, al di là delle profonde differenze di luoghi e di esperienze, in quale direzione inversa sia andata ed ancora resti la Legge elettorale della repubblica italiana. Concedere a delle minoranze elettorali di sopraffare e governare i tanti. Il resto, della nostra vita economica e sociale italiana attuale appaiono poi solo delle mere, del tutto naturali, conseguenze.

Si comprende bene, infatti, che se governa la minoranza dei favoriti e dei tutelati, allora le politiche economiche e sociali della intera nazione di questi ultimi venti anni abbiano potuto far concentrare oltre il 55% della intera ricchezza nazionale su meno del 10% dei suoi abitanti.
Si comprende bene, allora, come sia stato possibile, nello stesso arco di tempo, che oltre 14 milioni di noi italiane ed italiani si siano ritrovati inaspettatamente ad affacciarsi sulla soglia di povertà. E come 4 milioni, sempre di tutti noi, siano entrati ad ogni effetto dentro la miseria.
(Per inciso, 14 + 4 fanno 20 di milioni; che sono un terzo di 60 milioni di abitanti; il che pare renda ancora meglio l’idea di quale devastazione reazionaria sia stata attuata in questi venti anni all’interno della nostra società italiana)
Si comprende bene anche come in questo medesimo nostro paese abbiano poi in realtà annientato la natalità come realtà e come aspirazione, che infatti la popolazione nostra da tempo decresce.
Si comprende bene perché sia stata annientata la Scuola, il Lavoro a chi lo cerca, ai Giovani ed alle Donne in specie.
Si comprende bene; dal momento che la intera nostra nazione, e la nostra anche sua popolazione, è finita governata da minoranze che perseguono solo gli interessi ristretti che rappresentano e tutelano. Mentre non hanno più alcuna necessità, proprio grazie alla Legge elettorale in vigore, di aggregare maggioranze ampie e vere di intero elettorato. Maggioranze effettive che, per divenire tali, li costringerebbero a condividere, a coinvolgere, a <spartire> equamente. Eccola in fondo, la metastasi nostra nazionale che ha infettato poi di sé la intera nazione e popolazione. Una nazione italiana divenuta quella dove minoranze più o meno ampie, ma sempre minoranze, governano e legiferano autosufficienti in Parlamento; mentre le maggioranze effettive elettorali vengono relegate alla OPPOSIZIONE permanente.
E si può altrettanto bene comprendere che in questo modo l’Italia risulta fuoriuscita, nei fatti, dalle democrazie elettive. Per entrare nei Regimi a democrazia elettiva virtuale.

E i nostri partiti dominanti sino ad ora, i due fratelli siamesi di lotta e di governo, si sono accontentati di questo bottino privato sopra la Costituzione di tutti?

No, non si sono accontentati. Prudenti quanto sconsiderati, hanno abolito contemporaneamente anche LA PREFERENZA ELETTORALE.

Vale a dire che l’elettorato nostro italiano non sceglie più il deputato che lo debba rappresentare, come del resto ovunque accade nelle democrazie.
In Italia invece, i partiti scodellano una lista di nomi <prendere o lasciare>; voti, ed entra in Parlamento chi ha deciso il capo partito del momento. Ed entrano in parlamento anche secondo l’ordine di lista che ha deciso il medesimo onnipotente capo partito: tu voti, ed entra in parlamento chi ha scelto deputato il signore di partito del momento.

Controllo del Parlamento assicurato in seggi premiali a minoranze elettorali; parlamentari non più scelti dall’elettorato ma dai soli capipartito.
Il combinato disposto duplice della legge elettorale vigente giunge così a svuotare totalmente il diritto democratico elettorale degli italiani ed italiane. Tanto da potersi dire che l’Italia che ne emerge è una POST DEMOCRAZIA ELETTIVA.
Finita in mano ad una minoranza di oligarchi nazionali.

Ma per quale ragione, i nostri partiti sino ad ora dominanti, dopo essersi già assicurato il controllo numerico delle maggioranze parlamentari, hanno soppresso anche la preferenza all’elettore?

Perché la preferenza, avrebbe ugualmente ricondotto, anche nel parlamento premiale, la   nazione vera elettorale. Il deputato, scelto con la preferenza territoriale, non avrebbe potuto avallare oltre ogni decenza la politica ristretta di una minoranza d’interessi nazionali anche a danno del proprio stesso diretto elettorato. Pena, prima o poi, la pressoché certezza della sua non rielezione nel collegio.
In pratica il permanere della preferenza elettorale, avrebbe finito per compromettere, o finanche svuotare, la frode premiale. Riportando dentro dalla finestra l’influenza delle maggioranze vere elettorali appena messe fuori dalla porta con il <premio>.

Ecco allora che il controllo delle maggioranze parlamentari se lo prendono le minoranze elettorali con il premio; e i capi partito si scelgono anche, e solo essi, la totalità dei parlamentari.
Adesso si che il cerchio si chiude: niente e nessuno appare più in grado di interferire con il potere incontrastato ed incontrollabile degli oligarchi politici italiani. E degli interessi ristretti che tutelano.
In quanto sono essi, e solo essi, che si prendono le maggioranze parlamentari, e si scelgono anche i parlamentari.
Ma per questa strada medesima, i parlamentari stessi si trovano a cessare la funzione costituzionale di rappresentanti territoriali della volontà elettorale; per divenire, volenti o meno, nei fatti, FUNZIONARI del partito che li sceglie.
Perché il patto leonino che vi presiede alla individuale presenza in parlamento di ogni parlamentare, appare plateale: se sarai leale e funzionale al partito che ti ha eletto, forse torni in palamento. Altrimenti, NIET. Rimani fuori.
E l’elettore ed elettrice? E che importanza ha il loro volere, tanto c’è  il PREMIO che rimedia efficacemente.

In questo modo, tuttavia, il parlamento nazionale è venuto a cessare dalla sua funzione costituzionale di rappresentanza unica e piena del corpo elettorale. Per trasformarsi, nei fatti, in una CAMERA DELLE CORPORAZIONI. Dove i nominati vengono chiamati a rappresentare, e tutelare, soltanto gli interessi troppo ristretti delle minoranze di riferimento.
Non pare serva altro.


Quello che lascia increduli, e preoccupati, in verità, non è tanto che sia potuto accadere questa pesantissima nostra involuzione istituzionale. Ma che sia potuto accadere senza nemmeno dover modificare la Costituzione nostra vigente, mentre chi pare avrebbe dovuto presiedere alla sua tutela anche di normative elettorali risulta abbia anche nel tempo scelto di preferire di non vedere niente.

Ma se questo sia e fosse, quale diviene il primo basilare segnale che una classe politica attuale potrebbe inviare alla nostra – che è anche loro nazione così provata e disgustata - che vuole con ogni sua forza prevalente ricercare la ripresa del lavoro nello sviluppo equo e condiviso? E la speranza di futuro per i nostri giovani?

Il primo passo non potrebbe che essere il RESTITUIRE IMMEDIATAMENTE, e per iniziare, IL DIRITTO DI VOTO COSTITUZIONALE.
Via dunque premio, che si governa solo con maggioranze vere elettorali, e dentro la restituzione contemporanea di preferenza elettorale.

Che poi fa quasi impressione la sfrontatezza di una politica accusata dalle statistiche internazionali di risultare la <madre di una corruzione sistemica> nazionale, provare a conservare il furto della preferenza all’elettore: per il timore che la preferenza porti corruzione…….

E in uno spirito preliminare di riconciliazione nazionale, per ravvedimento operoso come si direbbe, ci starebbe assolutamente bene, all’interno della restituzione del potere del voto all’elettorato, la contemporanea ESTENSIONE A SEDICI ANNI  del diritto di voto elettorale.
Un simile provvedimento contestuale, avrebbe infatti il grande pregio di riconciliazioni anche tra generazioni, alcune delle quali troppo a lungo risultate emarginate da ogni peso e decisione.

DA QUI si potrebbe subito dar seguito ad un vigoroso Programma di ripresa dello sviluppo equo condiviso e di riforma funzionale altrettanto profonda dello Stato e nella sua gestione. Sapendo che, a questo punto, si potrebbe contare, per riuscire, anche in una grande spinta di condivisione che sempre nasce dall’altrui pentimento e riparazione.


Lo faranno?

E chi lo sa.

Eppure dovrebbero averlo capito anche i nostri maggiorenti politici vistisi assediati, che se la Politica non ritrova il popolo ponendosi al suo servizio, soprattutto degli ultimi e dei più provati, e senza condizioni, nell’attuale contesto come emerso non paiono avere scampo.
Non tanto e non solo perché a prossime elezioni Movimento 5 Stelle, da solo, o con altre Forze nuove anche esse, potrebbe prendere l’effettiva maggioranza elettorale avviando al pensionamento comunque tutto il resto della politica attuale.

Pare che dovrebbero spontaneamente farlo anche per il rispetto ai tantissimi uomini e donne senza potere che anche al loro interno hanno sperato e sperano di perseguire un lecito sogno anche tramite essi. E che resteranno senza speranza anche questi tantissimi se non cambieranno spontaneamente le forze politiche loro di riferimento ancora attuale. O, dovranno rassegnarsi a cambiare la propria scelta politica come molti di loro risultano abbiano già fatto.
 Ma dovrebbero farlo, pare in specie proprio i partiti esistenti, di rendere spontaneamente, e di corsa anche, il maltolto elettorale e rinnovarsi anche radicalmente al proprio interno, perché non possono non aver capito che, proprio le medesime Forze economico sociali le quali sino ad ora li hanno sostenuti, mostrano una chiara intenzione di volerne fare a meno. Proprio di loro già potenti. Di voler fare a meno della mediazione dei partiti oggi ancora prevalenti. E di andarsene direttamente anche ad autogovernarsi tramite una Tecnocrazia referenziale che del libero voto se ne infischi definitivamente.
A quel punto, più che nel post Democrazia elettiva, pare che si starebbe entrando, piuttosto, nel pre Fascismo di ritorno.

Fantasie soltanto? Eppure, anche i nostri partiti risultati già or non più onnipotenti, debbono pur aver visto come precedenti <eterni> sostenitori economico sociali hanno accompagnato, e propiziato, la disintegrazione istantanea di partiti politici che avevano sino ad allora governato la nazione.
I partiti e la politica, infatti, da sempre, se si priva del proprio popolo volontariamente, prima o poi viene buttata, da altri, fuori della scena. Perché la politica, che è e rimane partecipazione e servizio, non serve ai prepotenti.
Le Costituzioni, amministrate col libero voto di tutti, servono ai popoli, ed ai loro diritti elementari basilari altrimenti indifesi di fronte ai prepotenti egoisti.


La speranza, anche di chi qui scrive, rimane che accada il meglio per tutti; e che tutti si scelga il meglio per la intera nazione. Anche se il farlo dovesse richiedere a molti un passo indietro grande.

Ma intanto, in questo contesto nostro attuale, chi non pare voglia rassegnarsi al governo del libero voto di tutti, si arrampica sui vetri: ma dobbiamo tutelare la governabilità; che assicura sotanto questa Legge elettorale nostra….

Commoventi balle indecenti di sconfitti (visto che il primo che tuttavia si è preso la Camera col <premio> ha perso 3 milioni dei suoi voti precedenti; ed il secondo migliore sconfitto ne ha persi 6 milioni dei suoi elettori precedenti) poiché nessuno ha mai sostenuto, in Democrazia, che la governabilità si assicuri regalando la maggioranza parlamentare a chi non ha preso i voti elettorali per guadagnarsela.

Riflessioni astratte? No, regola democratica elettorale ovunque. Come mostrano anche esempi recenti ed assai vicini a noi italiani stessi.
Ultime elezioni svoltesi in Germania: il partito della Cancelliere attuale non consegue da solo la maggioranza dei voti elettorali espressi. E come si assicura la governabilità tedesca? Nel modo elementare ed eterno della democrazia: il partito della attuale Cancelliere tedesca si allea con altro partito tedesco ritenuto come più affine nei programmi, e risultato il Liberale. Assieme, i due partiti, dispongono della maggioranza elettorale e in seggi al Parlamento, e formano il governo da allora ancora in carica.
Ultime elezioni svoltesi in Inghilterra: il partito Laburista già al governo non ottiene voti sufficienti, e corrispondenti seggi in parlamento, per governare da solo. Si strappano i capelli, i laburisti che pure erano emersi come partito di maggioranza relativa in parlamento? non risulta.
Risulta, invece, che sia iniziata una brevissima gara, tra Laburisti e Conservatori, su chi tra di loro due sarebbe riuscito ad attrarre l’alleato decisivo – risultato nel partito liberale – per poter fare assieme maggioranza parlamentare e quindi il governo.
Senza premi, senza angosce, e senza trucchi elettorali.
E che fa la Socialdemocrazia tedesca ed il partito Laburista inglese, rimasti tagliati fuori dal governo perché vistisi privi della maggioranza dei seggi sia da soli che come alleanze parlamentari eventuali? Una sola semplicissima cosa, peraltro usuale nelle democrazie quando si perde alle urne elettorali:
cambiano la loro intera prima linea politica e di eventuale futuro governo, capeggiano l’opposizione parlamentare e  SPERANO che l’elettorato in base al nuovo programma intanto scelto, la prossima volti li riportino al governo. Punto.

Un cambio grande di visione per i nostri partiti italiani attuali ancora egemoni. Indubbiamente.
Ben più di qualche rottamazione in più o in meno di notabili interni: mentre pare che occorra piuttosto qualcosa di simile ad una radicale rifondazione di organizzazione interna, di visione della cosa pubblica e della sua gestione, di bagno di spoliazione di ogni segno visibile di casta, di arroganza e privilegi iniqui. Per gettarsi alla rappresentanza della cosa pubblica e del suo servizio senza certezze di ritorni.

E, ancora una volta, lo faranno?

Chi lo sa.
Alcuni segni, anche se apparentemente positivi, non lasciano ben sperare nell’auto rifondazione dal profondo.
Guardiamo, del resto, come appaia facile dissipare anche immagine e prestigio di due certamente brave persone nuove, allorché ci si muova per sole isolate immagini e fuori dal contesto reale d’insieme.
Presidenza di Camera e Senato neo elette, ritengono di offrire una loro immagine di sobrietà fuori contesto complessivo di globale ripensamento dell'offerta politica esistente: meno 30% dei loro rispettivi costi di carica istituzionale.
Un bel gesto. Ma poco dopo, <qualcuno>, nel suo blog, annota all’incirca: poco il 30%, serve almeno il 50% di taglio.
E che fanno, a stretto giro, le due alte cariche parlamentari neolette? Sempre in favore di telecamere, risulta: contrordine, ci tagliamo del 50% gli emolumenti nostri…

In un colpo solo, apprezzabili intenzioni di apprezzabili persone, risultano annientate e vanificate. Perché, diciamoci la verità, chi di noi si sarà negato almeno di pensare: si erano limitati al 30%, mentre potevano fare subito anche 50% come hanno in effetti subito fatto quando richiesti; ma allora, forse potevano fare anche – 70%...... SONO COME TUTTI GLI ALTRI, solo scena….


La nostra popolazione, che siamo poi tutti noi stessi, chiede, in tutti noi, Lavoro di cui vivere dignitosamente, equità e condivisione nella sobrietà dei delegati; e all'interno di un Progetto complessivo, credibile, che lo attui.
In assenza di questo, tutto il resto, anche le migliori intenzioni, appare tempo perso per recuperare il consenso smarrito da parte dei Signori di un loro potere assoluto già svanito.
Un po’ come i trecento alle Termopili nella Grecia antica di un tempo: passarono alla storia per una caparbia resistenza contro ogni ragionevole speranza; ma caddero, TUTTI.

Il grande quesito del momento, in fondo appare adesso solo questo: il NUOVO CONDIVISO di cui la nostra nazione intera mostra di avere disperato bisogno per riprendersi in maniera equa, avverrà anche con la radicale auto trasformazione della politica oggi esistente,  o ne dovrà fare a meno creandosi una Politica interamente nuova e nella quale riconoscersi ed esprimersi?

Quanto alla prima risposta, al momento, pare TOCCHI AD ALTRI che il potere oggi - anche se malconcio - ancora lo posseggono.

Le avvisaglie peraltro non confortano: perché, mentre la nave Italia rischia di affondare, sul <Quadrato Ufficiali> pare regnare una zuffa furibonda con l'unico obiettivo di stabilire chi tra di loro ancora comandi.
Di questo passo, c'è da temere che si troveranno, però, a dover affrontare l'Ammutinamento. DI TUTTI NOI. Che datagli una scialuppa, finirà che li caleremo in acqua; per poter tornare ad occuparci, tutti assieme e in concordia, esclusivamente della comune nave e della nostra stessa sorte.







Nessun commento:

Posta un commento