lunedì 1 agosto 2011

e come mai, adesso, anche i "pompieri" vedono la crisi?

Abbiamo tutti attraversato gli anni recenti trascorsi, e non pochi, trattandosi di decenni, accompagnati da Manovre a destra, Manovre a sinistra, quasi meglio che entro un parcheggio, e tutte risultate accompagnate, oltre che dal sostanziale impoverimento progressivo della nazione, dal cartello inseparabile chiunque le attuasse: forse non abbiamo realizzato i propositi annunciati, ma abbiamo tenuto i conti in ordine salvando la nazione dal dissesto."....


In un sistema mediatico italiano risultato nel suo insieme prevalente autore referenziale, in mezzo non c'è stato spazio per nessuna efficace voce di dissenso. Si può forse mai parlare men che bene di "salvatori"? la risposta pareva chiara già nel sottinteso: quasi poco meno di un vilipendio da parte di inguaribili critici del bene comune.


Poi, nel 2007/2008 arriva sul pianeta la crisi <globale>. Cioè la prevalente popolazione dei Paesi più sviluppati, trovatasi con redditi propri sempre più ridotti, diviene alfine per forza delle cose anche insolvente. E saltano le banche.


E gli Stati, ai due lati degli oceani, gettano i propri bilanci pubblici a soccorso della finanza per evitare il peggio. Europa Ue, anche nostra, non meno.


Ma la fata turchina italiana, che intanto canta anche da larghissima parte del video, di giorno e di notte, ninna nanna, perché nessuno si svegli, sparge coriandoli festosi a piene mani: siamo stati i migliori al mondo noi italiani, siamo stati proprio bravi entro la crisi mondiale. Certo il pil, cioè la ricchezza nazionale di noi tutti assieme non cresce. Anzi, a dire il vero, abbiamo per un po' fatto anche marcia in dietro con il segno meno del pil.
Ma questo è solo colpa della crisi globale. E della nostra meritoria prudenza. Noi non abbiamo gettato neanche un euro italiano a soccorso delle nostre banche; non abbiamo avuto bisogno. Esse infatti, e questo era anche in gran parte vero, si son tenute saggie. Niente avventure finanziarie = niente bisogno di nostri soccorsi pubblici al credito italiano.


Passano gli anni. 2009, il pil sembra inchiodato all'asse orizzontale del grafico, con timide comparse sopra lo zero; 2010, 2011 recano con loro almeno una crescita se pur da lente d'ingrandimento. Intanto ogni anno, adesso a ferragosto, forse per dare meno importanza a Natale, arriva puntuale la Manovra annuale. Meno tasse per tutti, diviene così nell'occasione, indifferentemente dalle maggioranze, un bagno di tasse indirette e parafiscali centrali e periferiche da far vacillare un elefante. E giù il coro d'incoraggiamento: avete visto come siamo stati bravi? manovra a tasse zero.

Con i redditi di italiani ed italiane che sicuramente tra di loro si andavano dicendo: ma di chi stanno parlando?


Si, in verità c'era sempre qualcuno a provare a dire, ma così crollano ancora di più i consumi nazionali, e crolla lo sviluppo.

Ai meno agitati la fata turchina sussurrava dai video e non solo <<guarda che bel sole e quanta allegria. Vedi che ti sbagli, ammettilo che sei l'unico depresso.>. Ai più irriducibili deve sicuramente avere anche detto alla regia <sfumate, tagliate.... togliete l'audio a questi guastafeste menagramo.>
E nel parco l'altoparlante intonava intanto stentoreo: qualche sacrificio, qualche piccolo balzello, via che ci siamo. Non ci distraete, stiamo tutelando la nazione ed il nostro bilancio dal rischio d'insolvenza. Avremo anche seminato qualche disappunto qua e là: ma la parola d'ordine che non transigiamo è : conti in ordine e lontani da ogni rischio di crisi di fiducia della credibilità internazionale finanziaria. Con queste politiche anche se un po' amare, ogni rischio di dissesto nazionale rimane lontano. ......    .....


Sarà forse per questo che, non volendo da parte di nessuno apparire antinazionali, non risulta pervenuta come forse meritava, la piccola questione che da immemorabili anni, manovra su manovra di risanamento, il debito pubblico italiano cresceva felicemente imperterrito. Tanto che dovendosi tirare al riguardo una linea di grafico, probabilmente vi risulterebbe con una bella linea retta tendente verso l'alto. Oggi, serenamente, svettante verso il milione e novecento di miliardi. Tanto che se non ci si fosse posto un destino recente avverso, ancora un paio di manovre di risanamento e forse saremmo a 2. Di milioni di miliardi di debito. Un successo raro. Tutto nostro e italiano.


In verità, questa crisi globale da eccessi danni ne ha recati tanti a Stati e popoli. Tanto che da noi italiani ci si era quasi rassegnati come se fosse proprio vero che non si potesse fare niente meglio dell'Italia postasi così fermamente però a guardia del debito nazionale proprio: è colpa della crisi globale se non cresciamo. Non toccate i conti così perfettamente efficaci, che altrimenti crolliamo.... Abbiamo messo al sicuro il debito pubblico italiano. E il coro ripeteva: si, qualche difetto lo avranno, ma come tutelano il debito è un fatto da ammirare e imitare...
se poi qualcuno osasse <Ma l'Italia non cresce! >. Ecco il sovversivo.


Invero, in questa medesima crisi globale, non è che tutti la attraversassero allo stesso modo di noi italiani. Germania quasi al 4% di crescita annua, Polonia al 4 senza quasi, Svezia verso il 6% di crescita annua. Francia e Inghilterra magari un po più affanate ma a cercare il 3. Per cento. Di crescita loro. Alzi la mano chi lo ha mai saputo di noi italiani. I migliori nel tenere a posto i conti e le banche quasi a crescita zero, e altri che ci passano accanto con il turbo. O magari, con un Vespino. Evidentemente deve essere una crisi globale dai forti connotati anti italiani.


Ma all'improvviso, nel corso dell'estate, un fulmine cade folgorante: Borse italiane e Debito pubblico barcollano vistosamente sui mercati mondiali. Tutta colpa delle agenzie di rating. Che forse non guardano le emettenti nazionali. Altrimenti non si spiegherebbe il loro pessimismo sull'operato dei migliori. Cattive agenzie anti italiane. Niente paura. Arrivano gli esperti nostri. Adesso sistemiamo tutto, che sappiamo tenere i conti in ordine e come ben rassicurare i mercati.
Non fate gli schizzinosi, italiane ed italiani, è vero, è un po' amaro. ma non vorrete mica insegnarci come si rassicurano i mercati. Ecco, un piccolo sforzo di prelievo, il vostro mi pare evidente, e siamo a posto...


Immessa la consueta manovra <senza tasse> sul mercato globale, accade però l'imprevisto che fa rizzare i capelli agli esperti, e non solo a loro invero, meglio del gel. Con il dito ancora su pulsante di lancio della manovra appena effettuato, i mercati italiani e non solo precipitano, precipitano, dicendo nella sostanza: al largo da un'Italia che ci mette paura senza lo sviluppo. Ci mancavano anche i mercati <comunisti> devono aver forse pensato gli esperti....


Ma questa volta la la fata turchina autoreferenziale si scopriva presa a male parole nel proporre la consueta ninna nanna.  In un grido che dalle Alpi a Pantelleria risuonava pari, e uniforme, accomunando sessi, età e redditi pur se diversi: MA PIANTALA, CI SONO COSE SERIE, C'E A RISCHIO LA NAZIONE. E LA VITA NOSTRA E DEI FIGLI.


E come mai si sono d'improvviso trovati assieme allarmisti e pompieri, giovani e anziani, donne e uomini di una intera nazione a dire C'E' LA CRISI, e che a sbagliare la cura sono gli esperti?


Il perché sta nei numeri e su giornali seri. 


Ecco, purtroppo, la Crisi nazionale che ora vedono anche i <pompieri>:


" Negli anni scorsi hanno vissuto la ruggente stagione delle aggregazioni. Anche per aumentare la <<massa critica>>, per essere più difficilmente prede di potenziali conquistatori esteri. Poi, dopo la grande crisi dei subprime e ora sotto la pressione delle vendite sui titoli sovrani, le nostre banche si riscoprono più piccole di quando hanno dato il via alle aggregazioni. E torna in teoria il timore di diventare prede.
Quando, nel maggio 2007, Unicredit e Capitalia sono andate a nozze è nato un gruppo europeo da 100 miliardi in Borsa e 990 milioni di attivi. Oggi, dopo aumenti di capitale per sei miliardi, l'Istituto di Piazza Cardusio vale 24,14 miliardi. In un anno ha perso il 41%, nell'ultimo mese l'11%. Intesa e Sanpaolo, nell'ottobre 2006, hanno fatto partire l'unione da 65 miliardi. Il gruppo, che di recente ha realizzato un rafforzamento patrimoniale da 5 miliardi, venerdì ne valeva 24,7, ha perso il 33% negli ultimi 12 mesi, il 29% negli ultimi sei, il 9% negli ultimi 30 giorni.
(.....)
E che dire poi della forza delle altre banche che guidano la classifica del settore? Montepaschi ha perso in dodici mesi il 40% e dopo aver ricapitalizzato per oltre 2 miliardi, in Borsa ne vale 5,6. Ubi ne vale meno di 3, Banca Popolare 2,3, Bpm 619 milioni. Che dire? (....) "
(da corriere della sera del 31 luglio c.a. pag. 4, di S.Bo.)


"Nell'ultimo anno le società di Piazza affari hanno perso più delle concorrenti in Europa a causa del debito pubblico e della bassa crescita italiana. Una tendenza che, alla lunga, può rendere i grandi gruppi nazionali più attaccabili dall'estero.

Italia in Saldo, Rischio Scalate


l'Italia è a prezzi da <<saldo>>. La spirale dei ribassi che ha travolto i titoli del debito sovrano ha coinvolto chi, come banche e compagnie di assicurazioni, ha parti consistenti dei loro attivi investiti in Bot e Btp. Ma la crisi di sfiducia si è riflessa anche su molte società di servizi ed industriali. (....)
I prezzi da saldo scateneranno una corsa all'acquisto dell'azienda Italia? (...) "
dal corriere della sera 31 luglio pag.4, di Sergio Bocconi


Ma queste risultano solo le  conseguenze, anche se dolorosissime per tutti noi italiani ed italiane senza distinzione.
Eccone le cause in una nazione che non <cresce> e che hanno rizzato i capelli anche ai freschi lanciatori di manovra nazionale: il differenziale di rendimento tra Bpt decennali italiani e i decennali tedeschi sono a 399 punti di differenza a svantaggio degli italiani, il 30 luglio; i tassi all'Italia per indebitarsi sul mercato sfiorano il 6%.
Stiamo tornando, purtroppo per l'intera nazione, al 92. Dopo infaticabile lavoro di esperti e manovratori i più diversi e per vent'anni di seguito. Quelli dei conti in <ordine> e della fiducia dei mercati internazionali.


Ecco perchè ora la CRISI la vedono anche i <pompieri> ed anche molti <ospiti> di fate turchine. Un ventennio buttato a debito aumentato. Pagato con tante sofferenze di troppa parte di italiani ed italiani. Finche a crollare erano i redditi del Lavoro e del ceto medio italiano devastato, poteva anche andare che era solo colpa della crisi globale. Ma quando vanno a fuoco anche le caserme dei <pompieri> diviene per forza evidente che la responsabilità principale non può che essere che dei <manovratori>. Zitte fate turchine. Non fate rumore. A disturbare il dolore. Di una intera nazione.


Facile sarebbe adesso dire, l'avevamo detto. Facile sarebbe dire vedete che succede ad impoverire una nazione intera per arrivare a far detenere al 10% di italiani oltre il 45% della ricchezza nazionale dopo vent'anni. Come risulta puntuale informa Banca Italia nel suo rapporto sul 2010.


Adesso invece, pur nel mio piccolo, credo che sia l'ora dell'unione delle forze vere del paese. 

Non governi di unità sull'attuale, che non uniscono niente da soli. Ma unità di popolo e di genti italiane di provenienze pur diverse e recenti dentro un'unica Storia comune di un secolo e mezzo tricolore. E oggi con unico progetto leale e comune: più sviluppo per tutti nel Lavoro che torna a recare ovunque prosperità e crescita condivisa.

Perché uniti e leali si vince, anche adesso. Divisi si perde.


Con un progetto nuovo d'insieme ed un gruppo dirigente anche politico coeso che sulla sua attuazione si mette direttamente in ballo, e che al successo della nazione intera leghi anche il suo unico possibile successo.

Senza processi di ammissione a chiunque venga a portare mattoni per la ricostruzione di una nazione coerente al progetto. Una nazione nuova, amica dei giovani e giovanissimi, delle donne e del Lavoro che torna e che cresce.
Si può fare. Niente è mai impossibile ad un intero popolo che voglia salvarsi insieme e restare unito nel suo futuro prospero. Questa rimane la mia piccola opinione. Il dopo gerra italiano dal 47 ci conferma proprio questo.


E se un Movimento di donne lo consente anche ad uomini, di gridarlo assieme in prestito almeno per un istante: E SE NON ORA, QUANDO?






Poi, perché la crisi italiana anche attuale non sia tanto figlia della crisi globale, quanto forse di più di una mancanza di verità sulla storia economica italiana dell'ultimo ventennio, da persone <inesperte> proveremo a vederlo in un prossimo post. dal titolo già chiaro: OPERAZIONE VERITA' DI UN POPOLO TENUTO TROPPO A LUNGO ALL'OSCURO. E CHE SI RIPRENDE.





Penso, personalmente, infatti, che occorra fare al riguardo, tra tutti noi, una operazione verità. Almeno tentarla.

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