martedì 2 agosto 2011

OPERAZIONE VERITA'. LE VERE SORGENTI DELLA LUNGA CRISI ITALIANA

Questi post di riflessioni personali pur senza pretese non hanno alcuna intenzione di diventare quasi giornalieri. La loro cadenza si diraderà pertanto dopo questo. Per stabilizzarsi, dopo il ferragosto, ad una periodicità più ampia.

Ma quanto segue, con il titolo che reca, completa appunto, come infatti vi si preannunciava, il precedente post sulla "crisi" di credibilità economico finanziaria attuale italiana.


Da dove trae origine dunque, questa gravissima crisi attuale nostra italiana, se, come si osservava già nel post precedente, e come concordano anche tanti autorevoli osservatori ben più esperti, non sorge per derivazione diretta dalla sola crisi globale planetaria?


Le banche italiane, chi più e chi meno, non hanno infatti avuto bisogno di devastare il bilancio pubblico statale per farsi risanare dallo Stato nel 2007/2008. Hanno fatto sostanzialmente da sole. Più per migliorare la patrimonializzazione loro che per rimediare a disastri <d'imprudenza> propri e  che non risultano essere stati in questo caso i nostri.

Banche italiane più prudenti. Banche senza aiuti di Stato dunque nella crisi globale. Medesime banche però che, nell'attuale contingenza di Borsa, stanno scivolando in crollo di quotazioni ben più gravemente di altre omologhe europee magari ammaccatesi di più nel disastro finanziario mondiale del 2007/2008.

Perché?

La stampa nazionale non auto referenziale lo riporta con ampia lealtà la ragione dei nostri crolli attuali così come risultati attribuiti dai mercati internazionali: sono troppo piene di debito pubblico italiano nei loro portafogli. Ed è proprio il debito pubblico italiano detenuto a farle valutare, alle nostre Banche, come esposte a forti rischi. Perché è il debito pubblico italiano a venire giudicato fonte di alto rischio da parte dei mercati internazionali.

In altre parole, non sono le banche italiane a risultare giudicate negativamente dai mercati internazionali.
Esse, banche,  stanno crollando perché viene ritenuto ad alto rischio il debito pubblico di uno Stato, quello italiano,  che non cresce da tempi immemorabili. Quindi se così le cose restassero, ritenuto destinato, inesorabilmente, alla impossibilità prospettica di vedersi rimborsato.


Che gli vogliamo dire, ai Mercati? che si stanno sbagliando, osservando una nazione che non cresce ormai sostanzialmente da oltre quindici anni? purtroppo, temo abbiano ragione loro. I mercati. Chi non cresce nella propria ricchezza prodotta, anche come nazione così come nel privato, non riesce mai a rimborsare un gigantesco debito solo facendo tagli. Anzi, in genere, sia le nazioni come nel privato, chi taglia anche selvaggiamente senza crescere in genere peggiora ancora di più le proprie capacità di rimborso stesso.


Ma allora, se questa nazione, ancora prima che nel suo grande debito vede la maggiore ragione di sfiducia internazionale nella mancata crescita propria che non mostra inversioni da oltre un quindicennio così da farne una costante; se la nostra mancata crescita nazionale non discende per causa diretta dai disastri finanziari del 2007/8 e dal bisogno emersone per molti altri Stati di salvare invece banche dissestando bilanci, cosa è accaduto all'Italia economica e sociale per essersi smarrita fino a questo punto?


Occorre al riguardo, mi permetto di credere, fare un'operazione VERITA'. Almeno tra di noi, tra di noi gente che naturalmente non <capisce> niente. E rompere definitivamente un Tabù italiano dei più inviolati negli ultimi decenni.

Penso occorra farlo perché non si rimedia a niente se non ci si riappropria anche del nostro passato recente. Non si ricostruisce niente sopra grandi rimozioni. Siano esse private come collettive.

E nell'accingersi a farlo, questo percorso VERITA' non più rinviabile, pare bene aver anche presente quello che risulta affermasse lo scrittore Edgar Alla Poe: gli indizi si nascondono sotto gli occhi di tutti.

Credo così volendo segnalare che niente si nasconde meglio alla consapevolezza di ciascuno di noi quanto quello che ci ritroviamo davanti agli occhi tutti ad ogni istante.


Che cosa è accaduto di così grande e basilare  nella vicenda socio economica italiana dell'ultimo ventennio e che abbiamo dinanzi a tutti noi, tuttora, ad ogni istante? NON CREDO ESISTANO GRANDI DUBBI AL RIGUARDO: L'EURO.


La moneta comunitaria, di per se più che buona cosa, come lo rimane potenzialmente tuttora, risulta la grande svolta ed impresa italiana dell'ultimo ventennio.

Tutto bene dunque? così <siamo entrati in Europa>? poi, chissà dove eravamo prima. Ma questa è già altra cosa. Bene, ben fatto, senza alcuna vena d'ironia.

Ma....




Ma nel caso italiano, risulta essere stato accompagnato da una colossale rovinosa ipocrisia.

L'ingresso in Euro non è stato infatti neutro ed indolore per l'Italia e gli italiani ed italiane. In quanto ad un cambio d'ingresso ampiamente risultato sopravvalutato, ad esclusivo vantaggio della finanza nostra, si accompagnava una devastante, consapevole, taciuta, svalutazione di potere d'acquisto dell'Euro italiano interno. Proprio perché sopravvalutatesi nel cambio, il mercato riallineava infatti brutalmente il suo vero valore interno riducendone il potere di acquisto probabilmente non meno del 60%.

In altre parole, un cambio leale Euro/lira pare non si sarebbe dovuto discostare molto da 1/4, se non 5. A svantaggio della Lira.
Chi stenti a crederlo, od ammetterlo, faccia un po' di confronto di potere di acquisto Lira/Euro, e poi veda se non sia magari meglio sorvolare. Quel pezzetto di metallo chiamato oggi cinquanta centesimi di Euro, erano mille lire al momento del cambio... ci compri uguale chi creda. Poi magari provi con 20, centesimi, che erano 400 di lire, con cinque di Euro che erano 10.000 di lire, con 10 che erano 20.000 di lire.....


Il risultato naturale, del pagare i redditi fissi, anche e soprattutto Lavoro, con l'Euro nominale esterno, e di lasciare riallineare così selvaggiamente il potere di acquisto nazionale sull'Euro reale interno, ha disintegrato letteralmente, di lì a poco, il potere di acquisto dei redditi fissi italiani.
Una svalutazione sostanziale violentissima interna da dopoguerra perso. E con l'aggravante di non dirglielo mai alla nazione intera quello che veramente risulta le stesse succedendo....




Col risultato di una intera nazione, quella soprattutto del lavoro e delle pensioni, che si smarriva sempre di più a passo passo. Proprio per non poter capire appieno quello che altri le negavano fosse realmente successo.

Vistasi assediata proprio essa per anni e senza scampo, da un "siete spendaccioni incontentabili", mentre non si può più negare, almeno adesso, che 1000 Euro di salario comprano oggi a mala pena sul mercato interno del costo della vita italiano l'equivalente di vecchie 500 mila lire. Forse, più realisticamente, di 400 mila vecchie lire. Questi sono i veri poteri di acquisto dei salari medi italiani. Oggi. Non a caso organi di grandissimo prestigio come Banca Italia stessa risultano avere inutilmente, e per anni, richiamato nel generale altrui silenzio: l'Italia ha un serio problema di salari troppo  bassi....
Neanche ti vedo, e neanche ti sento.

Ma Banca Italia, presumo, non faceva socialdemocrazia; faceva proprio banca. E sicuramente ravvisava che una nazione a potere di acquisto sempre decrescente avrebbe finito per far crollare i consumi, con esso la produzione interna in larga parte, il pil e ... lo sviluppo. Puntuale, come un oroscopo sensato.


Basti pensare che se un salario medio risulta avere oggi potere di acquisto reale di circa 500 mila lire equivalenti, quale potere di acquisto reale interno avranno oggi pensioni da 500 Euro o meno. Probabilmente, costerà quasi di più approntarle e gestirle.


Ma qui veniamo al punto parso centrale. E mi avvio anche a stringere.

Questo colossale disastro taciuto italiano, economico e sociale, è potuto accadere solo perché gradito alla Finanza interna?


Penso proprio di no.
Con questa < scappatoia > della brutale svalutazione interna nel corso del passaggio lira/euro, sarei portato a ritenere che una intera classe Dirigente nazionale, intesa nella sua prevalenza beninteso, visto che nessuno e in nessun tempo e luogo risulta aver mai "violato" sostanzialmente quel segreto, ha forse ritenuto di recuperare la concorrenza nazionale sull'esterno. Evitando di farlo, come ha fatto invece la Germania, riformando se stessa e la intera Organizzazione dello Stato centrale e periferico. Come le competeva anche alla nostra. Di classe Dirigente....

Perché in tanti si sarebbero come prestati a gestire sostanzialmente <<uniforme>>, chiunque governasse anche nel tempo alternandovisi, e a tacere; così chiunque si opponesse, altrettanto alternandovisi, anche nel tempo? Non saprei dirlo, questo credo appartenga piuttosto interamente dirlo a chi c'era e c'è. Quello che emerge è che ha finito per assumere un Patto di Sistema. Di ventennio.....


E se così veramente fosse stato, perché mentre, per dire, il Commercio s'è velocemente ripreso il suo, il Lavoro, salvo le dovute eccezioni,  non si è ripreso niente in un ventennio. Come rivela anche oggi la classifica Ocse sui salari medi italiani che ci vede infatti agli ultimi posti? E come rivela Banca Italia stessa?

A questo provvedeva non poco una immigrazione sterminata. Nata clandestina e illimitata anche verso l'Italia. E rimasta largamente tale. Senza nulla togliere alla fratellanza con chi ha fame. Ma quando si guarda il criterio di fame, non si può saltare sempre la riga dove ha fame il connazionale. Se il mio lavoro me lo contendono in trecento alla settimana a qualunque prezzo, ma a chi chiedo l'aumento... Zitto che forse mi salvo. A qualunque prezzo...

A proposito, ha mai fatto caso nessuno alla stranezza che in Europa c'è un coordinamento pressoché in tutto. Lo hanno la Finanza, lo ha l'Industria. E l'area delle tutele organizzate ai Diritti del Lavoro? a me è sicuramente sfuggita l'esistenza di un Coordinamento operativo europeo anche di loro. Lo avranno anche essi di sicuro.


In questo modo d'insieme forse anche si spiega come una nazione intera sia potuta arrivare a quel che rilevano ancora in Banchitalia sul 2010. Il dieci per cento di italiani detiene oltre il 45% della ricchezza nazionale. E la metà più povera ne detiene il 10%. Della intera ricchezza nazionale.


Ma come si è stabilizzato un simile assetto così iniquo socialmente ed anche pericoloso economicamente?

Almeno all'inizio penso che un aiuto a < non vedere > gli indizi sotto gli occhi nostri sia venuto dalla Finanza per tutti. Mi indebito, ma intanto tiro avanti.


Ma un aiuto decisivo è di sicuro venuto anche dalle Leggi elettorali succedutesi nel tempo nella nostra nazione. Maggioritari spinti e leggi premiali elettorali servono proprio a questo. Consegnare il controllo del Parlamento, e quindi del Paese, alle minoranze più forti. Evitando contemporaneamente che le maggioranze vere, se rimaste per di più divise, potessero mai avere effetti elettorali di Governo con il voto. Forse non ci abbiamo fatto mai caso, ma risultiamo Governati da minoranze premiali elettorali, ormai da molti anni in Italia.

E le maggioranze vere? ma quelle, non c'entrano niente con la conduzione di una nazione....


E poi, tanto forse per andare sul sicuro, via la PREFERENZA nel voto.

Così magari senza accorgercene, siamo lietamente passati, ormai da tempo, dalla Democrazia alla Oligarchia. Noi italiane ed italiani. Cioè al Governo della cosa pubblica dei Pochi. Con partiti emersi intanto prevalente proprietà privata. Come indiscutibilmente propone il nome privato che primeggia sul simbolo....  Come a dire, E'roba mia, o sbaglio?


Tutto bene allora. Tranne che così scoprirci più vicini al nord Africa pre primavera di quanto finanche forse sospettassimo?


Non proprio.


Le cose, a volte, anche le più sofisticate, pare come se si rivoltino. Anche a chi e ha inventate.




Improvvisamente infatti ora si scopre che il <vantaggio> competitivo offerto dalla distruzione di potere di acquisto interno nelle retribuzioni italiane oggi s'è esaurito. Non essendo mai stato integrato dall'innovazione e dagli investimenti. Che il Paese con i salari tra i più bassi dell'Ocse ha anche la produttività più bassa, sempre dell'Ocse; o che sorpresa quando il primo della graduatoria, tedesco, ha media salariale di 2.400 Euro. Che senza denaro privato che circola, reso sempre più raro dalle tante manovre <senza tasse> prima sono crollati i consumi interni anche senza crisi globale; e li ha seguiti anche il pil. Come naturale.


Adesso sono seduti a terra sgomenti accanto al Lavoro che già c'era, mentre la Borsa crolla a giorno a giorno bruciando patrimoni interi, Banche, Impresa, Commerci, Professioni... Una nazione intera.


Questo non appare proprio il momento di attardarsi a bisticciare tra chi si siede vicino: hai visto, l'avevo detto, è colpa tua o mia. Questo è in genere il momento di guardarsi negli occhi e dire, tra speranza e certezza, adesso rimbocchiamoci le maniche. Che la rimettiamo in rotta tutti insieme nella Democrazia non violenta la nostra comune Italia prospera. Tutti noi, popolo, quello che in genere non capisce niente. Forse è anche per questo che ci prova ogni volta che serve. E che in genere ci riesce anche.


Però, se non ci fossero i mercati a chiedere sviluppo.... 

Almeno in Italia, oggi. Domani, di sicuro, faremo anche da soli. Mentre ci riprendiamo il voto e la Costituzione: ogni cittadino un voto uguale.

Ma che, prima era stata sospesa? e nessuno, per tanto tempo aveva neanche in questo fatto molto caso? Pur passando da maggioranze e minoranze, e viceversa in oltre un quindicennio, senza mai la tentazione di restituire subito l'efficacia del voto al legittimo unico proprietario?

Forse adesso magari si capisce anche meglio perché sulle tante <manovre> non si è mai aggregata la visione diversa di nazione, ma pare piuttosto ci si sia invece accapigliati in <fammi posto, che la gestisco meglio>.....

Tanto che ancora adesso pare ci sia chi provi a tergiversare: le Borse italiane stanno crollando perché Obama non ha convinto del tutto..... Andiamo proprio bene.

Urge rimedio condiviso. Penso.

p. s. - 

in questo contesto nostro italiano appare evidente che la svolta dei redditi anche individuali non lo possano attuare nell'immediato le imprese; vistesi ora anche esse all'angolo della mancanza di sviluppo.

E chi vi deve provvedere?

Lo Stato. Che taglia le tasse al lavoro e costi all'impresa in contemporanea.

Ma così, esplodiamo! no, perché intanto questa volta si che "tagliamo" coesi sprechi e rendita e Riformiamo lo Stato ed il suo intero operato  ovunque serva. In un anno. E pareggiamo, e caliamo anche il debito. In un unico Piano.


Insieme si può. Anche avere un sogno comune. E realizzarlo

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