domenica 7 agosto 2011

Aldo Cazzullo e le annotazioni che oggi mi propone con: Il mistero delle soldatesse di Ascoli

Come annotavo già dalla apertura di questo mio piccolo notes dove fisso a volte qualche riflessione personale, anche in questo caso lo spunto mi è sorto dalla nostra informazione. In questa occasione dall'intervento di Aldo Cazzullo su Il Femminile del Corriere della Sera IO DONNA del 6 agosto.

Aldo Cazzullo, come peraltro altri suoi colleghi e colleghe non solo del Corriere, ha per me questa grande capacità di fare un "dipinto" con il pennarello. Pochi tratti efficaci, e l'opera è servita completa.

Ma egli, come anche altri ed altre, ha, sempre a mio modo di vedere, anche la capacità di farti mangiare quasi con indifferenza una "caramella". Ma poi, mentre ancora la degusti, ti trovi a chiederti, ma quanti altri gusti c'erano dentro, questo.., questo.., questo..., e dove l'avranno fatta, e perché mi è sorta l'inclinazione di accettarla a volte ti domandi mentre rigiri tra le dita l'incarto che aveva...


Per farla breve, questo intervento di Aldo Cazzullo si intitolava: Il mistero delle soldatesse di Ascoli.

L'autore trattava di una questione grave quanto brutta. Se brutto può ancora assolvere ad un criterio di rigetto netto. E mi portava a conoscenza anche di un grave fatto che sino a quel momento avevo ignorato. Nella sostanza, in una Caserma italiana, da quello che traspariva neanche troppo velato, alcune nostre soldatesse si sarebbero trovate oggetto di <nonnismo> maschile sessuale. Non più violenze prevalentemente sessuali di bulli con la bustina che già hanno popolato di terrore le notti di tanti ragazzetti allora di naja divenute prede rimediate. Ma in questo caso, prede meno rimediate. Una preda ghiotta: donne.

Chiariamo subito che in quel che precede non c'è gerealizzazione alcuna né su Esercito, Soldatesse e Soldati. Sono considerazioni su un fatto. Un singolo Fatto. Punto. Ma rivelatosi capace di ben più grandi riflessioni. Magari forse solo a me.


Annotava ancora l'Autore al riguardo: <<Proprio per questo, non si può restare indifferenti di fronte a quel che è accaduto nella caserma di Ascoli Piceno, comprese le punizioni corporali con le canne di bambù e i riti sessuali orchestrati dai graduati (maschi). (...) >>.

E sempre l'autore si poneva, e ci proponeva,  anche una domanda: << E che cosa cercano le donne che entrano in una caserma? Quale molla le spinge ad imbracciare un fucile e a offrirsi a un uomo armato di canna di bambù? Non accade sempre, ma è accaduto, fino a quando un delitto non ha alzato il velo. (...) >>.

L'interrogativo che veniva proposto anche a tutti noi, mi sembrava una cosa grande. Perché alla fine ci passa dalle sue possibili risposte individuali, anche tanta della nostra reale convivenza e diritti <veri> tra sessi.

QUALE MOLLA LE SPINGE...



Premetto che chi ora scrive non ha qui come anche altrove, la minima tentazione di camminare per <giudizi> morali. Mi è restata infatti come fissa in mente, su già una personale inclinazione a non farlo mai, una frase che pronunciava il Gandhi del film omonimo a domanda su come andasse la sua personale battaglia giornaliera del bene contro il male che ciascuno di noi si reca dentro e che ciascuno di noi combatte ad ogni istante: non bene, decisamente mediocre. Forse è anche per questo che sono in genere così comprensivo verso le marachelle altrui.


Ma quella domanda, ed altre non meno decisive che recava l'intervento citato, chiedevano alcuni tentativi di risposta. Non apparendo bastante dirsi: Accidenti, che vicenda brutta.

Perché proprio nel cercare di darsi qualche risposta più ampia credo riposi il poter fare alcuni effettivi passi avanti nella convivenza solidale tra sessi diversi e nei diritti effettivi pari della Donna anche in Italia oggi.



La prima riflessione era di Forma. Ci siamo tanto occupati, certo con ragione di eventuali abusi ecclesiali,
ma abbiamo lasciato al <buio> della attenzione mediatica e della conoscenza nostra tanti altri possibili luoghi di abusi verso il sesso. Potenzialmente a rischio ovunque ci siano convivenze obbligate e protratte mono sesso. Di abusi potenziali da parte di entrambi i sessi verso il proprio stesso di sesso.

Ma nel caso riportato, la vicenda appare più grave, anche se apparentemente più naturale: Donne obbligate da maschi a fare da subordinate obbligate proprio quello che sicuramente avevano pensato di lasciarsi definitivamente alle spalle indossando una divisa e quali unità combattenti. SOLDATESSE.

E cosa poteva apparire forse più simbolico di una divisa per apparire oltre che sognare, giustamente, una vita pari anche a Donne. Già.


In questo caso, tuttavia, non veniamo chiamati a osservare un maschio, per intenderci uomini, che si ciba da solo con consenso o senza dell'altra. L'autore del pezzo, va più lontano. E più al profondo nel porsi la domanda.
Domanda la sua che in fondo infatti si riassume, se ho compreso bene: COSA SPINGE UNA DONNA CAPACE ANCHE DI COMBATTERE ARMATA, A CONCEDERSI SENZA RIBELLIONE EFFICACE E SENZA DENUNCIA AL SUO PREDATORE SESSUALE.


Mi sono trovato dunque ad interrogarmi. In cerca di una possibile traccia di risposta. Debbo premettere che non ho nemmeno provato a cercare delle possibili risposte di donna. Se riterranno, quelle le forniranno Donne stesse da donne, se lo riterranno.

Ho provato invece a cercare delle possibili risposte da "uomo". 



Salto subito come non decisivo, sebbene essendoci probabilmente concorso pure questo, l'autorità altrui, lo stranimento di un gruppo che ti avvolge, le minacce... Tutto concorre. Ma il caso che racconta Cazzullo appare diverso.
Questa stessa infamia verso colleghe soldatesse l'abbiamo già letta anche riferita ad Eserciti ben motivati come quello americano ed anche israeliano. In quei casi di sicuro hanno dominato situazioni di <costrizione> ambientale della altrui volontà. Infatti, le vittime, hanno poi esse stesse reagito, denunciato, fatto punire i responsabili anche di alto grado. Uscite dal cono dell'intimidazione contingente fisica e morale.


L'autore credo però che ci fornisca una traccia decisiva per farci comprendere che qui andiamo al <cuore> del problema non solo italiano, di una pari e rispettosa convivenza tra sessi umani diversi. Dove appunto la femmina umana si vede troppo spesso preda sessuale coatta del proprio maschio di specie e non certo solo in Italia; pressoché unica eccezione nella scala dei viventi, volente o non volente.


Si avvia infatti a concludere Cazzullo: << Non accade sempre, ma è accaduto, FINO A QUANDO UN DELITTO NON HA ALZATO IL VELO.


E qui, credo, adesso la scena cambia. E di tanto, anche. 



Le prede, le vittime soldatesse italiane, non hanno infatti denunciato loro i propri <aguzzini>, non si sono ribellate loro, non li hanno portati alle sbarre. Sono state indagini di diverse origine ad alzare il velo di questa nostra <colonna infame>. La vittima ha taciuto. Ed ha, probabilmente, continuato a soggiacere al predatore. Armata di fucile. Ma ubbidiente... Cioè qui risulta che è stato possibile schiantare l'immagine stessa simbolica della "Donna pari". Senza che ne sorgesse rischio. Al predatore maschio.

ADESSO SI CHE LA QUESTIONE è GRANDE. E PERCHE'?


Mettiamo subito intanto alla porta la battutaccia che pure a qualche lido sicuramente emerge: perché erano contente, di farlo.

Questa terribile elusiva eventuale risposta invero già darebbe delle prime risposte efficaci al grande quesito. Ma non dal lato che propone. Quanto da quello che non dice.

In fondo non sono poi così diverse dalle soldatesse vittime, qualcuno inorridirà di certo, le ragazze del Bunga Bunga, lecito o meno non attiene, vistesi poi linciate una per una, nome per nome, età, residenza, laureate o disoccupate: SONO PUTTANE.  Senza che nessuno forse anche lì si domandasse, MA PERCHE' ?


Penso che sia potuto accadere, il non ribellarsi, alle soldatesse nostre, simbolo stesso tra altri della Donna italiana che vuol essere pari, per il Potere del Recinto ampio.


Ecco di cosa parlo, e la prendo da lontano. Una <preda> che si vuole restringere nel proprio totale arbitrio o potere, può venire rinchiusa in una Gabbia, in uno spazio obbligato, in un recinto ampio...che non ha confine. Negli animali rende l'idea la gabbia del Circo, lo spazio dello zoo, il parco.

Tutte le società schiaviste potenti, tra tutte quella romana antica e quella americana ancora recente, attuavano il controllo della preda umana soprattutto con il "recinto ampio". Quello illimitato. Perché dalla gabbia, o dallo spazio esiguo pur vigilato, la preda, soprattutto se umana, prima o poi ti scappa. O si ribella cercando la sua libertà che sente così vicina lì all'esterno.

Ma i grandi sistemi schiavisti su esseri umani, come quelli citati e certo anche altri, avevano tutti codificato anche dalla Legge, il diritto di ricattura ed il dovere di restituzione da parte di chiunque degli schiavi e schiave marcati e scappati al loro "proprietario". Ed erano dolori sottrarvisi all'obbligo. Anche da parte di bianchi liberi. Tanto che risulta fossero società clandestine, ad alto rischio personale, il soccorso agli schiavi americani scappati e prima dell'abolizione. IL RECINTO AMPIO. Una nazione intera, in ambedue i casi quasi un continente per gabbia delle <prede>, dalla quale non puoi evadere ed essere al sicuro. Perché da ovunque, ti riconsegneranno vinto nelle mani del padrone dal quale eri inutilmente scappato.

E' a quel punto che nei millenni, e nei secoli, lo schiavo e schiava, tranne Spartaco, non si ribella, non scappa. Pressoché quasi mai. Ma dove va, verso quale direzione finisce il recinto? Da nessuna parte, mai. Scappi, ma quasi sempre per ritrovarti nelle stesse mani aguzzine da cui sei scappato o scappata senza risultato. E allora accetti vinto, vinta, e docile,  il destino accaduto, e subisci: sfinimento, lavoro, sesso. Senza più ribellarti a chi ti ha in suo potere senza via di scampo. Fa impressione, leggendo la bella descrizione della vita di Roma, di Angela figlio, leggervi di questi schiavi e schiave condotti per le vie di Roma e dal loro mercato di schiavi non con catene o ceppi; ma per così dire al guinzaglio. Dal loro usuale o nuovo padrone di braccia e di sesso. Docili, persi, senza reazioni. Vinti da un <recinto> senza fine e speranza.

E LA DONNA CHE C'ENTRA?

Credo, purtroppo, che c'entri. Anche troppo.

Penso che la Donna, nel corso di Evi costanti e di cui abbiamo memoria scritta, tranne rarissime eccezioni tanto che le dita di una mano avanza, sia finita anche essa schiava. Del suo <maschio>.


L'uomo sapiens, che tempi di parità o probabilmente di predominio matriarcale economico-sociale ci sono stati anche essi di certo nella nostra storia mutevole di esseri umani, ad un certo punto ha cancellato la autonomia pari della sua compagna. L'ha assoggettata al suo arbitrio e potere.... E ha rinchiuso la sua <preda> più ambita e preziosa nel più ampio dei recinti ampi. IL MONDO TERRESTRE.

Duro dirsi da uomo. Ma credo, in sincerità, che ci stia tutto. Per quanto duro ed amaro.


In questo recinto ampio del mondo cosiddetto evoluto, ha imperato anche qui sulla Donna la Legge della ricattura. E della restituzione. Al padrone. Uomo.

 Sono purtroppo tante le forme di ricattura, e di pubblica dissuasione anche ora entro il Recinto ampio del mondo. Credo lo fosse anche nella nostra Italia l'ancor fresco delitto d'onore. E ancora oggi, anche altrove, la lapidazione pubblica dell'adultera pretesa, la fustigazione altrettanto pubblica di un sorriso <sbagliato> di femmina umana, la sepoltura fino alla testa della Donna <ribelle> per esservi uccisa, l'uccisione dell'uomo che accolga la donna che scappi da un altro <padrone>....


La soldatessa, mi consento pensare, che non si ribella all'abuso che prima del corpo le spezza anche un sogno diverso, sia perché anche Lei, in fondo, nell'Italia ancora di oggi, è ben consapevole che nonostante un nuovo "vestito" che indossa non è solo per questo uscita fuori definitivamente dallo sconfinato Recinto. Della Donna possesso di un altro.

Credo in fondo lo sapessero, e lo provassero, anche le inermi prede dei Lager nazisti, trovatesi fattesi  anche diletto privato e tranquillo dei loro aguzzini.

Lo sapessero le cosiddette <vittime> della sindrome di Stoccolma. Per indicare con questo nome quando la preda Donna, sconfitta, finisce per apparire come essa stessa condiscendente alle voglie di chi la tiene in sua mano dopo averle ucciso ogni speranza di poterle sfuggire.

E questo potere di far sentire altri prede senza scampo, credo lo mostri in modo plateale, quanto crudele, se solo pensiamo che per tanto tempo anche in Italia, ed ancora oggi in tanta parte del mondo<civile> questo padrone maschile si consente di poter far <allevare> da Donne le sue future prede donne ad una cultura di totale subordinata rassegnazione. Da madri, rassegnate e anche esse vinte a loro tempo da un recinto infinito, che allevano figlie al destino di subordinate. Obbedienti in silenzio. Sempre....


Concludo, questi pensieri amari, anche per un uomo in specie, con una riflessione al presente italiano.

Personalmente ho sempre ritenuto che alla parità reale della Donna e dell'Uomo non bastino i valori da soli. Per quanto alti. La Donna cristiana è infatti rimasta <schiava> dell'uomo per millenni, anche se chi venerava aveva detto: siamo tutti uguali.

La Donna italiana, e non solo lei, credo, si avvia a divenire pari realmente quando possiede un suo reddito autonomo e ne dispone liberamente, quando può lavorare se vuole, quando i figli sono pari anche suoi, quando può arrivare a poter dire anche essa ad un uomo, vicino o suo superiore che fosse, ma basta, vattene, non farti più vedere. Senza per questo dover però  temere di aver così anche scelto la fame, la lontananza per sempre dai figli, la <riconsegna> al padrone all'interno del recinto ampio.


Alla Donna pari, italiana e non solo, credo, da uomo, che occorra vitale ed irrinunciabile uno Stato pari ed una Legislazione coerente. Che occorra lavoro suo, se vuole, col reddito tutto suo che le consente anche a lei, che le occorra uno Stato sociale che non la invii nel gineceo degli <affetti> come unica sorte di vita, che non le renda inutili studio, mestiere, nuove professioni.... per sperare di sentirsi pari realmente.




Questo Stato che le restituisca la libertà individuale e dignità anche sua stabilmente credo peraltro che non glielo regalerà mai nessuno. Alla Donna pari anche italiana. L'altro modo di vita ineuguale ha resistito millenni...

La Donna italiana è la metà se non oltre dell'elettorato italiano. Si deve buttare, io credo, ed ora, nella mischia per essere pari realmente. Mettere la sua presenza in campo attivamente. Cinquanta e cinquanta nelle liste e negli esecutivi ovunque, per scardinare assieme, donne e uomini i recinti millenari.
Le donne tunisine lo hanno fatto. Si sono battute anche loro, a parole e nelle piazze. La nuova legge elettorale loro, e con cui voteranno in autunno, prevede 50% e 50% Donna uomo in lista!

Le <quote> risultano l'ultima trincea di tutti i regimi "schiavisti" in ritirata perdente. Per distogliere dall'ultima partita decisiva le proprie già antiche prede. Ma non cambiano niente, se è l'antico padrone che continua a sceglie le sue <favorite>.


E lo dice un uomo, che sia fondata o meno queste sue  opinione? 

Si, un uomo pur carente su tanto, anche nelle condivisioni. Ma che non crede alle quote panda per le proprie compagne e figlie e per la metà e oltre dell'elettorato italiano, che non vuole recinti protetti contro nessuno e neanche per sé, che vorrebbe per figli e nipoti una società meno bugiarda e più leale...anche per Donne.

Ed io ritengo, che se la strada si avviasse, allora, d'incanto, anche qualche <nonno> in divisa si troverà da solo trastulli diversi. Come altri uguali prepotenti oggi impuniti. E magari, in tale sperato contesto, potrebbe anche capitare di leggere, chissà, lo stesso Cazzullo,  ... ricoverato militare graduato a cui una soldatessa molestata ha buttato giù due denti col calcio del proprio fucile di dotazione. Mettendolo in fuga, e poi denunciandolo...

CHISSA'.  Io me lo aspetterei. PERCHE' TUTTO SI TIENE. Qui come ovunque.


p.s. -

Forse questa nota si è presa alquanto spazio. Ma credo ne valesse la pena. Perché, giusti o sbagliati i pensieri annotati, resta certo però che è sopra tali questioni che si deciderà il sogno pari vero anche di Donne. Ed anche il sogno di donne e uomini italiani di una propria nazione leale e realmente più pari.















Nessun commento:

Posta un commento