sabato 8 marzo 2014

Una Mimosa italiana sgualcita


Acacia dealbata-1.jpg
8 Marzo 2014: nel simbolo dedicato alla Festa della Donna.

Ma nella realtà, che Mimosa siamo diventati, Noi Italia?  Un detto popolare diffuso quanto amaro, più o meno recita così: <Fatta la Festa, gabbato lu Santu>.
E noi, facciamo eccezione ad una Festa che ci riempia la bocca ma faccia in realtà da paravento alla realtà nostra che dica: Facciamo sempre peggio?

Non pare proprio che facciamo eccezione, noi Maschile italiano
E tanto per dire, in una colossale beffa giocataci dal Calendario, questo anno la data Simbolo Femminile di una Donna pari, cade proprio nei giorni in cui un Parlamento nazionale di noi <maschietti> italiani risulta negare alla Donna elettrice italiana il riconoscimento di presenze pari Donna-Uomo nelle Liste elettorali nazionali.

Una cosa irrilevante?


Non pare mica. Il concederlo o il negarlo, al di là del Simbolo.
Pare renderlo bene, al di là delle parole, già il Titolo che reca l'editoriale di oggi sul Corriere della Sera, a firma di Barbara Stefanelli:
< CHE GENERE DI QUESTIONE>

<< << Non vogliamo una guerra civile tra i generi. Non la vogliamo oggi, che è l'8 marzo per un'inedita coincidenza tra calendari festivi ed agende parlamentari, e non la vogliamo per i prossimi 364 giorni. Usciamo dunque subito da ogni contrapposizione ideologica e proviamo a farci una domanda semplice: la parità uomo-donna alla Camera, prevista da alcuni emendamenti alla legge elettorale, è una forzatura inaccettabile o potrebbe rivelarsi una spinta per l'Italia? (....)
e per poi concludere sempre nel medesimo editoriale
(....) La verità è che le buone leggi si rivelano sempre buone medicine. Vanno assunte quando il sistema - il corpo democratico, in questo caso - ne ha bisogno. Se fossimo in Finlandia, dove le donne in Parlamento sfiorano il 45%, non cercheremmo rimedi. Ma siamo in Italia e non ce la passiamo bene quanto a divari di genere (restiamo 71esimi su 134 Paesi analizzati). L'Italia è il Paese dove meno di una donna  su due ha un lavoro retribuito e l'indice di fertilità è tra i più bassi d'Europa. Questi due dati da soli raccontano che qualcosa deve cambiare. Serve una cura, per tutti. >> >>   
(dal Corriere della Sera, 8 marzo 2014, di Barbara Stefanelli)

Chiariamo, intanto, da subito una questione che appare rilevante.

Chi annota queste righe non ritiene affatto che il ruolo Donna anche in Parlamento vada visto in un modo nuovo pari anche legislativo in quanto ritenga che Donna coincida sempre con Buono e Uomo con cattivo. Anche socialmente ed umanamente.
Risultiamo tutti infatti, Donna e Uomo, povere creature umane come sempre metà demone e metà angelo. E ciascuno di noi, nel privato del proprio cuore, si porta da sempre la scelta quotidiana di dove voglia inclinare nella così diversa propria vocazione.

Ma non si può altrettanto evitare di vedere che la Donna arriva in questa nostra società democratica del terzo millennio quasi da deportata. 
Non possiamo dimenticare infatti che la Società Uomo dominante senza quasi eccezioni sino a poco tempo fa pressoché sull'intero pianeta, non ha fatto grandi eccezioni verso la Donna anche nel nostro evo cristiano. Le abbiamo infatti reso alla Donna, neanche troppi secoli fa soltanto, il riconoscimento che avesse un'Anima anche essa come l'uomo. E le abbiamo reso, questo più laicamente, il diritto di voto nemmeno un secolo fa addietro soltanto.
E perché accadeva questo? perché la Donna risultava mediamente un OGGETTO, un possesso altrui, cioè del Maschile che se ne era impadronito e regolava dunque anche la società sua come gli serviva meglio anche in questo decisivo aspetto.

Ma non possiamo neanche dimenticare che, giungendo a questi nostri tempi dove la Donna ha saputo conquistarsi suoi Diritti potenzialmente pari di essere umano socialmente uguale, noi Italia appariamo come sfregiare ferocemente questo dipinto pari che risulta poi non piacerci tanto. A quel che si vede.
Non possiamo infatti dimenticare, noi Italia, che risultiamo proprio in questo nostro tempo, il Paese del <FEMMINICIDIO>. E indipendentemente dalla parola già abbastanza inquietante di per sé, altro non significa che, oggi, da noi Italia, al di là del fatto contingente di contesto in cui accade, siamo tornati alla soppressione della Donna che da Maschile non rissiamo a controllare, non riusciamo a subordinare.


Non possiamo neanche dimenticare che, da noi Italia, Oggi, siamo in tempi assai recenti divenuti, e purtroppo anche pare <felicemente> restiamo, la medesima nazione nella quale, pur sapendo che moltissime di loro anche adolescenti non vi si sono piegate per inclinazione ma da deportate semischiave, vendiamo al pubblico incanto esseri umani a ore sulle strade senza che nessuno ne abbia mai mostrato grande turbamento o rimedio efficace. Alle Schiave donna umane tenute in cattività da uomini in Italia.

Non possiamo neanche dimenticare che, da noi Italia oggi, la natalità è precipitata a livelli di potenziale scomparsa di etnia di popolazione. E solo una società Maschile deviata non può rendersi conto che questo accade non solo per vocazione ed evoluzione eventuale altrui. Ma perché la nazione sociale risulta aver cancellato qualsiasi condizione compatibile e potenzialmente pari, nei suoi Servizi relativi essenziali ed irrinunciabili, per i quali la Donna possa scegliere liberamente di essere soggetto che lavora, dispone di un proprio autonomo reddito conseguente, ma possa anche scegliere di voler essere madre senza rinunciare a vivere tutto il resto come oggi troppo spesso qui da noi invece tuttora accade.

Ma non possiamo neanche dimenticare che, da noi Italia, oggi, una gestione dominante maschile come l'attuale, 


ha precipitato la nazione nella più grave crisi economico sociale, e di povertà di massa, dai tempi della seconda guerra mondiale della prima metà del secolo trascorso.

Allora facilmente possiamo anche arrivare a constatare che, a noi Uomo e Donna italiani, e nel nostro insieme, appare di disperata necessità riscoprire una Donna pari. Ed imparare, sin da ragazzi a conviverci, rapportarci, e governare.
Allora appare altrettanto evidente, come concludeva l'editoriale suo di oggi 8 marzo Barbara Stefanelli sul Corriere della Sera, che <.....qualcosa deve cambiare. Serve una cura, per tutti...>.
E che pertanto, in questa nostra virata anche italiana verso il meglio per tutti, sia quanto mai opportuno che la Legge stessa, in questo caso elettorale, incoraggi la virata verso il ritrovare anche da noi una Donna pari che contribuisca anche in questa veste a legiferare e governare.

Questo post se lo augura, che accada.
Anche per la banalissima evidenza che, per riprenderci in pieno tra le nazioni civili e democratiche e prospere del mondo, noi italia abbiamo un disperato bisogno che anche la Donna pari, e già come tali anche le nostre ragazze, vi gettino sul piatto della nostra rinascita anche tutte le loro dedizioni e capacità potenziali peculiari.
Per costituire assieme una nazione anche italiana dove l'Uomo non abbia più paura della Donna. E quindi cessi di esprimere questa sua paura atavica del <pari>, uccidendo finanche, ed emarginando abitualmente, la Donna anche dal politico e sociale.

BUON 8 marzo, dunque Donna italiana, e non solo italiana.
Ma soprattutto, Buon 364 anche giorni successivi, Donna italiana e non solo, da un Maschile uomo che ha un grande bisogno di imparare a volervi bene e rispettarvi anche quando sembra temere che ci facciate soffrire; anche quando sembra incredibilmente di nuovo oggi temere che ci possiate emarginare. Anche quando sembra temere che ci possiamo integrare per il meglio comune nel politico sociale gestionale quotidiano anche in Parlamento. 
Buon 8 marzo e Buon lavoro Donna pari italiana, e non solo italiana, anche in tutti gli altri giorni dell'anno anche per tutti noi maschile.


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(tutte le immagini del post sono tratte da www.wikipedia.org - si ringrazia)











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