lunedì 6 agosto 2012

monete uniche e costituzioni sovrane nazionali

Domenica scorsa 5 agosto corrente, l'editoriale di prima pagina del Corriere della Sera, e a firma di Ernesto Galli della Loggia, risultava sollevare alcune grandi nostre questioni italiane collegate alla nostra attuale crisi economica ed ai livelli come emersi del nostro spraed di interessi sulla collocazione di debito pubblico.

Non intendo interpolare opinioni personali a quel che scrive già l'autore. Sia per il rispetto al suo pensiero, sia anche perchè risulta dotato, appunto l'autore, del dono di una estrema comprensibilità anche di complesse questioni.

Apparendo questioni di così grande nostro interesse e in generale attuale, vorrei pertanto qui richiamarne la stessa premessa da cui risulta partire Galli Della Loggia, e poi la parte conclusiva della sua stessa analisi e valutazione nell'editoriale intitolato, appunto:

<LA MONETA DEI PIU' FORTI >

<<L'Italia è di fronte a una scelta decisiva: continuare a sopportare lo spread assai alto che sappiamo ( e che domani potrebbe essere ancora più alto), ovvero chiedere l'intervento del fondo salva Stati. La conseguenza del primo caso sarebbe un declino economico certo. Ma ancora più grave sarebbe la conseguenza nel secondo caso, e cioè - in forza delle condizioni che accompagneranno l'aiuto della Bce, volute dalla Germani e da altri Paesi forti dell'eurozona - un vero e proprio commissariamento del governo italiano attuale e di quelli successivi. Che dunque si vedrebbero obbligati per anni ad attenersi a una serie di direttive dettate dall'esterno. Insomma, una radicale perdita di sovranità da parte della Repubblica. (...)>>


A questa prima parte l'autore risulta far seguire poi una serie di sue considerazioni sulla attuale ue e moneta unica europea, per giungere poi, a conclusioni che, di nuovo, vengono citate letteralmente e senza interposizione di commento:

" " (...) Ma ciò detto, va aggiunto subito dopo che quanto sta accadendo pone all'Italia, mi pare, tra le tante, anche una delicatissima questione di costituzionalità (e a mio giudizio sarebbe stato bene che non si fosse posta oggi per la prima volta: sennonché la nostra Corte Costituzionale, per ragioni che ignoro, non ha mai ritenuto di dover imboccare quella via di rigida salvaguardia della sovranità nazionale nei confronti della costruzione europea che invece ha imboccato a suo tempo la Corte Costituzionale tedesca; dalle cui decisioni, così, anche noi finiamo oggi grottescamente per dipendere).


Nella nostra Carta, infatti, esiste un articolo 11 secondo il quale l'Italia può consentire alle limitazioni di sovranità ma <<in condizioni di parità con gli altri Stati>>, ed evidentemente solo a queste condizioni.

Non sembra allora inappropriata la domanda: quali mai <<condizioni di parità>> sarebbero garantite nell'eventuale cessione di sovranità alla quale ci vedessimo costretti in base alla richiesta di aiuto alla Banca centrale europea? Qui si tratta evidentemente di condizioni decise di volta in volta per diretto impulso dei governi, con contenuti ogni volta mutevoli. E dunque mi chiedo: che certezza può mai esservi che il trattamento oggi riservato all'Italia lo sarebbe domani, mettiamo, anche alla Germania? Cioè che siano effettivamente rispettate le <<condizioni di parità>> volute dalla Costituzione?

Senza contare - altra considerazione all'apparenza non irrilevante - che comunque la nostra Costituzione stabilisce nel medesimo articolo che le limitazioni di sovranità di cui si sta dicendo possono essere fatte solo se <<necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni>>.

Ed allora ecco una nuova domanda: di quale <<giustizia>> è questione negli obblighi che dovremmo eventualmente prendere per salvarci dallo spread? la giustizia del <<guai ai vinti>> o quale?  " "

(tratto dall'editoriale di Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della Sera di domenica 5 agosto 2012)

Confermo l'intenzione personale di non voler interporre alcun commento a quanto riprodotto del pensiero dell'autore citato; precisando sinanche, e per scrupolo, che le spaziature di testo sono inserite da chi ora trascrive, non disponendo della capacità grafica dell'editore; mentre l'editoriale si <snoda> in testo continuato e risultato compatto.


Chi ora qui scrive queste note, tuttavia - e del tutto a margine del testo risultato sopra citato e apparso così chiaro che chiunque può trarne tutte le riflessioni che voglia sulla serietà del nostro potenziale momento attuale economico e costituzionale - si propone una sua e strettamente personale di riflessione.

Se un grande giornale, e delle grandi sue firme della nostra Cultura ed Intelligenza nazionale si pongono siffatte riflessioni, e assieme anche ad editoriali che nei giorni passati titolavano <<possiamo farcela anche da soli>>, ritengo allora che si possa dire come la grande virata nazionale di uscita dalla attuale rendita parassita prevalente nazionale, appaia oramai già ben più che iniziata.


Appare infatti di potersi ritenere che, se così risulta, al grande desiderio di dignità, e sovranità nazionale, entro il cambiamento <spontaneo nostro>, e sufficiente, per lo sviluppo equo - e che già si avverte anche nel Lavoro, Donna e Giovani - aspetta oramai solo l'occasione democratica per assumere una forma.

Questa, peraltro, rimane solo una piccola opinione personale. Come sempre.




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