lunedì 20 agosto 2012

Ci riproviamo un'altra volta?


Ci riproviamo un’altra volta. Pare proprio di si.

Guardiamo infatti cosa si poteva vedere titolato a pag. 3 del Corriere della Sera di domenica 19 agosto corrente:

L’INFLAZIONE A DUE CIFRE DELLE FAMIGLIE

E si poteva poi leggere nel corpo del medesimo richiamato articolo a firma di Melania di Giacomo:

<(…) Secondo l’Istat l’inflazione è in discesa al 3,1%, ma se si va oltre i beni previsti nel <<paniere>>, è evidente che l’aumento dei prezzi è notevolmente più alto.

L’elenco è lungo, a cominciare dai rincari subiti nel settore dell’energia: da luglio 2011 a luglio 2012 le tariffe per luce e gas (beni energetici regolamentati) sono aumentate – dice sempre l’Istituto di statistica – del 13,6%, quelle dei carburanti (beni non regolamentati) del 10,5%. Ed è facile verificalo, per esempio, nel luglio dello scorso anno la benzina verde costava 1,6 euro mentre oggi per effetto degli aumenti dei costi e delle accise sfiora l’1,90 euro.

Le bevande alcoliche, le sigarette e gli altri tabacchi, pure colpiti dall’aumento delle accise, in un anno sono rincarati del 7,1%, addirittura del 29% il tabacco sfuso.
Ma questi possono anche essere considerati beni superflui.

Non è così invece per il cosiddetto carrello della spesa, gli acquisti che, secondo l’Istat, facciamo con maggiore frequenza perché indispensabili. Sono aumentati ben più della inflazione, nell’ordine del 4% l’anno.

E se si osserva che anche gli stipendi sono al palo, il reddito disponibile in termini reali cala del 2% su base annua, tornando ai livelli di 10 anni fa.

Federconsumatori e Adusbef, hnno provato a fare una stima dei rincari: si tratta – dicono – di 2.333 euro a famiglia, sommando anche l’Imu, le assicurazioni, i servizi bancari e le spese alimentari; le cifre incasellate attesterebbero l’inflazione al 5,5-6%. (…) >


Adesso, forse risulterà meglio comprensibile il titolo prescelto a questo blog: Ci RIPROVANO?

E perché mai una simile convinzione, in base proprio delle su riportate notizie e dati?


Intanto, constatiamo, che l’indice di inflazione che rileva l’Istat, non appare rispondere alla effettiva inflazione vissuta nel reale da famiglie e persone italiane.
Probabilmente la ragione risiede nel paniere rilevato. Essendo evidente che se rilevo l’aumento dei costi di un aeroplano, ma non rilevo l’aumento dei costi per fare esempio, di un treno, avrò un dato non reale per il costo vero della vita individuale.
Comunque, l’inflazione nazionale risultata rilevata, e quella reale personale della persona normale, appaiono avere ormai stabilmente divorziato da alcuni decenni.
L’una va in montagna, e l’altra, pare…al mare.


Proprio questo pare aver consentito la brutale svalutazione interna italiana post ingresso in euro.

Ricordate?

Il governo poneva a base, per anni, dei conti pubblici l’inflazione <attesa>, e su quella base regolava anche gli aumenti contrattuali retributivi. Poi, risulta si dicesse a fine anno, abbiamo sbagliato, ma…di uno zero virgola
In questo modo il valore retributivo salariale – ed il potere di acquisto dei redditi fissi in specie pensionati italiani – risultano essere stati più che dimezzati in un decennio dal valore reale precedente.

Infatti, mentre viaggiavamo tra inflazione stimata e poi inflazione <rilevata> più o meno uguale, il valore dell’Euro italiano interno risulta si stesse dimezzando, se non anche oltre, proprio per la contemporanea esplosione dei prezzi interni italiani. Chi non ricorda il prezzo del giornale in lire? 250? Siamo a equivalenti oggi 2300 ex lire.
Ma il pane comune a 1 euro oggi al kg,, fa pur sempre 2000 vecchie lire…

Se l’inflazione nazionale avesse rilevato quella autentica incontrastata esplosione dei prezzi interni pluriennale, forse pare avrebbe finito per attestare una inflazione nazionale reale di periodo non inferiore al 15-20% annuo.


E come mai la rilevazione della effettiva inflazione interna non risulta mai essere emersa?

Perché, pare potersi infatti così concludere, è stata proprio quella apparsa <omissione> a dimezzare, nei fatti, il costo del Lavoro italiano pro capite dopo il nostro ingresso in euro.

Tutti zitti, tutti risultati compunti a vedere il <gregge italiano> parso in fila alla <mattanza>….


Ed appare da lì, e non su balle varie, che la crescita italiana si è fermata e spenta. Senza più riprendersi da allora.

Per la banale ragione che, a quella che risultava allora la parte prevalente di popolazione italiana, è stata asportata, a favore di altri, più o meno la metà della <ricchezza> personale precedente.
Mentre quella stessa ricchezza, grazie ad un Fisco rimasto iniquo e inconcludente, si spostava tutta proprio sui redditi evasi. Così rilevandosi tra altro che in Italia, il Fisco, non manca per casuale accidente. MA PER SCELTA ALTRUI LUCIDA E COSCIENTE.


Proprio la mancanza di Fisco risulta infatti aver consentito a redditi in prevalenza d’evasione di poter <gonfiare> a piacimento i prezzi senza pagarne alcun proprio diretto pegno successivo nelle aliquote dei redditi propri conseguenti a quegli stessi aumenti.
Del resto, e non per caso, in quegli stessi decenni, la ricchezza nazionale ha potuto così concentrarsi in circa il 55% sul solo circa 10% di connazionali. Risultati però, e tuttora, prevalentemente esenti. Fiscalmente. Tutto si tiene Anche nei saccheggi e nella messa a <ferro e fuoco> nei villaggi…

E, adesso?

Appare di potersi dire che, senza far grande torto all’evidenza, pare proprio ci risiamo.


Partiamo proprio dai dati esposti in premessa e letti sul Corriere.

L’inflazione rilevata viene detta in <decrescita>, intorno al 3%.

Ma l’inflazione reale, viene documentato, si aggira attorno al 4%. Per altri centri di rilevazione tuttavia, ci dice il medesimo articolo, saremmo almeno già al 5,5-6%..
E poiché questo andamento dell’inflazione reale si accompagna all’andamento contemporaneo dei salari che intanto sono calati di loro parte del 2% annuo, potremmo pare tranquillamente concludere che il potere d’acquisto dei salari risulta già essersi ridotto del 7-8% annuo (5.6% d’infazione reale + -2% di valore salariale).

Se a questo aggiungiamo che le pensioni sopra 1400 € sono state appena deindicizzate dal governo (cioè non più protette dall’inflazione), pare possiamo concludere che anche tutte le pensioni si avviino a perdere adesso già un 7-8% di loro valore annuo precedente.

Così non diviene insensato pensare che salari e pensioni, aggredite da un processo inflazionistico reale anche se non risultato ufficiale, lasciate a quella stessa spinta e destino attuale, in un quinquennio si troverebbero a perdere un 40-50% del loro attuale valore.


Ed ecco perché allora pare emergere in filigrana, PERCHE’ CI RISIAMO.

Un assetto di gestione, preteso sfrontatamente <salvaitalia>, risulta avere altresì imboccato la stessa strada disperata, e indecente, di lasciare intatti tutti i privilegi attuali e già precedenti: MA DI PERSEGUIRE UN RILANCIO DELLA NOSTRA COMPETITIVITA’, E DEI CONTI DI BILANCIO, SOLO GIUNGENDO, E PER VIA DI INFLAZIONE VOLUTA, AL DIMEZZAMENTO DI NUOVO DEI REDDITI FISSI INTERNI.

Tutto questo, appare già, purtroppo, di una evidenza palmare.

E pare rendere altresì già comprensibili ed evidenti, alcune, altrimenti, incomprensibili anomalie comportamentali.

Come sarebbe altrimenti possibile che una gestione come l’attuale, apparsa nelle singole persone di certo non mediocre anche professionalmente, sia potuta incorrere nell’errore <rovinoso> di scatenare volontariamente l’inflazione interna con i propri stessi provvedimenti?

Come sarebbe altrimenti possibile che quella medesima gestione interna già da subito si cautelasse deindicizzando le pensioni e lasciando decrescere i salari, mentre accendeva essa stessa l’inflazione tendenziale reale verso le due cifre?

Come sarebbe altrimenti possibile che questa medesima gestione interna attuale, così prodiga di decreti su tutto, non avviasse da subito, e immediatamente, la contemporanea messa a punto di un Fisco interamente nuovo, equo, ed EFFICACE. E questo accade mentre si lamenta di non avere soldi nel bilancio…


Dando per reale questo apparso lucido percorso – ma nel caso apparso anche ferocemente Reazionario allo stesso tempo – si comprende bene che, a questa gestione, occorra tempo. Minimo infatti, pare accorrano almeno cinque anni, per raccogliere gli effetti risultati attesi. Di DIMEZZAMENTO AVVIATO SUI REDDITI FISSI E DA LAVORO.


E come può essere accaduto, e risulta accada tuttora , che tanti <Sensori> sociali che dovrebbero dare allarmi proprio oggi continui, e fragorosi, tacciano oggi invece?
Ciascuno, su di questo aspetto apparso anche esso così cruciale al nostro oggi, si sarà fatto, e si farà una propria personale idea al riguardo.
Certo, appare particolarmente inquietante che oggi, in Italia, non risultino più presenti e funzionanti i comuni  <sensori> politico e sociali sia di allarme che di effettive alternative di programmi di governo.

Ma, a questa medesima attuale gestione, pare essersi prodotto un <accidente> nel percorso prefisso: la politica economico sociale risultata in attuazione, con la sua brutale riduzione mirata della ricchezza reale, HA PRODOTTO intanto RECESSIONE. -3% circa sul 2012.

La peggiore gestione, e risultato gestionale della intera storia recente repubblicana, pare potersi dire.
La Ue attuale, risulta applaude. Ma i mercati finanziari mondiali pare intanto scappino via di corsa da un <siffatto> debitore. ECCO IL VERO SPREAD CHE CIONDOLA SOPRA E SOTTO 500 di differenziale proprio adesso.

Non è solo speculazione, come vorrebbero farci credere anche al momento.
Appare piuttosto, la scoria radiattiva di una esplosione volontaria provocata all’interno della economia nazionale italiana.


E gli italiane ed italiane?

Faranno, come sempre, quello che meglio riterranno.


Quel che appare veramente importante appare, tuttavia, che possano risultare consapevoli che si avvicina a noi uno di quei passaggi <epocali> nelle proprie personali scelte.

Se sarà Programma di Rilancio veramente alternativo – e del tutto possibile – sarà un percorso di rilancio.

Ma se la Rendita Parassita nazionale risulterà guadagnare un altro quinquennio di saccheggio sul <villaggio itaia> risultato mantenuto inerme, il degrado economico e sociale interno potrà risultare così avanzato, e scomposto, da rendere molto più complesso e difficile un successivo rilancio di Sviluppo equo.


BASTA SAPERLO. E, TENERNE MAGARI ANCHE CONTO.

L’Italia, pare ormai chiamata a reagire, democratica e non violenta, sulle proprie oligarchie già in decadenza.
E questo, appare opportuno farlo adesso.



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