Ci riproviamo un’altra volta. Pare proprio di si.
Guardiamo infatti cosa si poteva
vedere titolato a pag. 3 del Corriere della Sera di domenica 19 agosto
corrente:
L’INFLAZIONE A DUE CIFRE DELLE
FAMIGLIE
E si poteva poi leggere nel corpo
del medesimo richiamato articolo a firma di Melania di Giacomo:
<(…) Secondo l’Istat
l’inflazione è in discesa al 3,1%, ma se si va oltre i beni previsti nel
<<paniere>>, è evidente che l’aumento dei prezzi è notevolmente più
alto.
L’elenco è lungo, a cominciare
dai rincari subiti nel settore dell’energia: da luglio 2011 a luglio 2012 le
tariffe per luce e gas (beni energetici regolamentati) sono aumentate – dice
sempre l’Istituto di statistica – del 13,6%, quelle dei carburanti (beni non
regolamentati) del 10,5%. Ed è facile verificalo, per esempio, nel luglio dello
scorso anno la benzina verde costava 1,6 euro mentre oggi per effetto degli
aumenti dei costi e delle accise sfiora l’1,90 euro.
Le bevande alcoliche, le
sigarette e gli altri tabacchi, pure colpiti dall’aumento delle accise, in un
anno sono rincarati del 7,1%, addirittura del 29% il tabacco sfuso.
Ma questi possono anche essere
considerati beni superflui.
Non
è così invece per il cosiddetto carrello della spesa, gli acquisti che, secondo
l’Istat, facciamo con maggiore frequenza perché indispensabili. Sono aumentati
ben più della inflazione, nell’ordine del 4% l’anno.
E se si osserva che anche gli
stipendi sono al palo, il reddito disponibile in termini reali cala del 2% su
base annua, tornando ai livelli di 10 anni fa.
Federconsumatori e Adusbef, hnno
provato a fare una stima dei rincari: si tratta – dicono – di 2.333 euro a
famiglia, sommando anche l’Imu, le assicurazioni, i servizi bancari e le spese
alimentari; le cifre incasellate attesterebbero
l’inflazione al 5,5-6%. (…) >
Adesso,
forse risulterà meglio comprensibile il titolo prescelto a questo blog: Ci
RIPROVANO?
E perché mai una simile
convinzione, in base proprio delle su riportate notizie e dati?
Intanto, constatiamo, che
l’indice di inflazione che rileva l’Istat, non appare rispondere alla effettiva
inflazione vissuta nel reale da famiglie e persone italiane.
Probabilmente la ragione risiede
nel paniere rilevato. Essendo evidente che se rilevo l’aumento dei costi di un
aeroplano, ma non rilevo l’aumento dei costi per fare esempio, di un treno,
avrò un dato non reale per il costo vero della vita individuale.
Comunque, l’inflazione nazionale
risultata rilevata, e quella reale personale della persona normale, appaiono
avere ormai stabilmente divorziato da alcuni decenni.
L’una va in montagna, e
l’altra, pare…al mare.
Proprio
questo pare aver consentito la brutale svalutazione interna italiana post
ingresso in euro.
Ricordate?
Il governo poneva a base, per anni, dei
conti pubblici l’inflazione <attesa>, e su quella base regolava anche gli
aumenti contrattuali retributivi. Poi, risulta si dicesse a fine anno, abbiamo
sbagliato, ma…di uno zero virgola
In
questo modo il valore retributivo salariale – ed il potere di acquisto dei
redditi fissi in specie pensionati italiani – risultano essere stati più che
dimezzati in un decennio dal valore reale precedente.
Infatti, mentre viaggiavamo
tra inflazione stimata e poi inflazione <rilevata> più o meno uguale, il
valore dell’Euro italiano interno risulta si stesse dimezzando, se non anche
oltre, proprio per la contemporanea
esplosione dei prezzi interni italiani. Chi non ricorda il prezzo del giornale
in lire? 250? Siamo a equivalenti oggi 2300 ex lire.
Ma il pane comune a 1 euro oggi al kg,,
fa pur sempre 2000 vecchie lire…
Se l’inflazione nazionale
avesse rilevato quella autentica incontrastata esplosione dei prezzi interni
pluriennale, forse pare avrebbe finito per attestare una inflazione nazionale
reale di periodo non inferiore al 15-20% annuo.
E
come mai la rilevazione della effettiva inflazione interna non risulta mai
essere emersa?
Perché, pare potersi infatti così
concludere, è stata proprio quella apparsa <omissione> a dimezzare,
nei fatti, il costo del Lavoro italiano pro capite dopo il nostro ingresso in
euro.
Tutti zitti, tutti risultati compunti a
vedere il <gregge italiano> parso in fila alla <mattanza>….
Ed
appare da lì, e non su balle varie, che la crescita italiana si è fermata e
spenta. Senza più riprendersi da allora.
Per la banale ragione che, a
quella che risultava allora la parte prevalente di popolazione italiana, è
stata asportata, a favore di altri, più o meno la metà della <ricchezza>
personale precedente.
Mentre quella stessa ricchezza,
grazie ad un Fisco rimasto iniquo e inconcludente, si spostava tutta proprio
sui redditi evasi. Così rilevandosi tra altro
che in Italia, il Fisco, non manca per casuale accidente. MA PER SCELTA ALTRUI
LUCIDA E COSCIENTE.
Proprio la mancanza di Fisco
risulta infatti aver consentito a redditi in prevalenza d’evasione di poter
<gonfiare> a piacimento i prezzi senza pagarne alcun proprio diretto
pegno successivo nelle aliquote dei redditi propri conseguenti a quegli stessi
aumenti.
Del resto, e non per caso, in
quegli stessi decenni, la ricchezza nazionale ha potuto così concentrarsi in
circa il 55% sul solo circa 10% di connazionali. Risultati però, e tuttora,
prevalentemente esenti. Fiscalmente. Tutto si
tiene Anche nei saccheggi e nella messa a <ferro e fuoco> nei villaggi…
E,
adesso?
Appare
di potersi dire che, senza far grande torto all’evidenza, pare proprio ci risiamo.
Partiamo proprio dai dati esposti
in premessa e letti sul Corriere.
L’inflazione rilevata viene detta
in <decrescita>, intorno al 3%.
Ma
l’inflazione reale, viene documentato, si aggira attorno al 4%. Per altri
centri di rilevazione tuttavia, ci dice il medesimo articolo, saremmo almeno
già al 5,5-6%..
E poiché questo andamento
dell’inflazione reale si accompagna all’andamento contemporaneo dei salari che
intanto sono calati di loro parte del 2% annuo, potremmo pare
tranquillamente concludere che il potere d’acquisto dei salari risulta già
essersi ridotto del 7-8% annuo (5.6%
d’infazione reale + -2% di valore salariale).
Se a questo aggiungiamo che le
pensioni sopra 1400 € sono state appena deindicizzate dal governo (cioè non più protette dall’inflazione), pare
possiamo concludere che anche tutte le pensioni si avviino a perdere adesso già
un 7-8% di loro valore annuo precedente.
Così non diviene insensato
pensare che salari e pensioni, aggredite da un processo inflazionistico reale
anche se non risultato ufficiale, lasciate a quella stessa spinta e destino
attuale, in un quinquennio si troverebbero a perdere un 40-50% del loro attuale
valore.
Ed
ecco perché allora pare emergere in filigrana, PERCHE’ CI RISIAMO.
Un assetto di gestione, preteso
sfrontatamente <salvaitalia>, risulta avere altresì imboccato la stessa
strada disperata, e indecente, di lasciare intatti tutti i privilegi attuali e
già precedenti: MA DI PERSEGUIRE UN RILANCIO
DELLA NOSTRA COMPETITIVITA’, E DEI CONTI DI BILANCIO, SOLO GIUNGENDO, E PER VIA
DI INFLAZIONE VOLUTA, AL DIMEZZAMENTO DI NUOVO DEI REDDITI FISSI INTERNI.
Tutto
questo, appare già, purtroppo, di una evidenza palmare.
E pare rendere altresì già
comprensibili ed evidenti, alcune, altrimenti, incomprensibili anomalie
comportamentali.
Come
sarebbe altrimenti possibile che una gestione come l’attuale, apparsa
nelle singole persone di certo non mediocre anche professionalmente, sia potuta
incorrere nell’errore <rovinoso> di scatenare volontariamente
l’inflazione interna con i propri stessi provvedimenti?
Come
sarebbe altrimenti possibile che quella medesima gestione interna già da
subito si cautelasse deindicizzando le pensioni e lasciando decrescere i
salari, mentre accendeva essa stessa l’inflazione tendenziale reale verso le
due cifre?
Come
sarebbe altrimenti possibile che questa medesima gestione interna
attuale, così prodiga di decreti su tutto, non avviasse da subito, e
immediatamente, la contemporanea messa a
punto di un Fisco interamente nuovo, equo, ed EFFICACE. E questo accade mentre
si lamenta di non avere soldi nel bilancio…
Dando per reale questo apparso
lucido percorso – ma nel caso apparso
anche ferocemente Reazionario allo stesso tempo – si comprende bene che, a
questa gestione, occorra tempo. Minimo
infatti, pare accorrano almeno cinque anni, per raccogliere gli effetti
risultati attesi. Di DIMEZZAMENTO AVVIATO SUI REDDITI FISSI E DA LAVORO.
E
come può essere accaduto, e risulta accada tuttora , che tanti <Sensori>
sociali che dovrebbero dare allarmi proprio oggi continui, e fragorosi,
tacciano oggi invece?
Ciascuno, su di questo aspetto
apparso anche esso così cruciale al nostro oggi, si sarà fatto, e si farà una
propria personale idea al riguardo.
Certo, appare particolarmente
inquietante che oggi, in Italia, non risultino più presenti e funzionanti i
comuni <sensori> politico e
sociali sia di allarme che di effettive alternative di programmi di governo.
Ma, a questa medesima attuale
gestione, pare essersi prodotto un
<accidente> nel percorso prefisso: la politica economico sociale
risultata in attuazione, con la sua brutale riduzione mirata della ricchezza
reale, HA PRODOTTO intanto RECESSIONE.
-3% circa sul 2012.
La peggiore gestione, e risultato
gestionale della intera storia recente repubblicana, pare potersi dire.
La Ue attuale, risulta applaude.
Ma i mercati finanziari mondiali pare intanto scappino via di corsa da un
<siffatto> debitore. ECCO IL VERO SPREAD CHE CIONDOLA SOPRA E SOTTO 500
di differenziale proprio adesso.
Non è solo speculazione, come
vorrebbero farci credere anche al momento.
Appare piuttosto, la scoria radiattiva di una esplosione volontaria
provocata all’interno della economia nazionale italiana.
E
gli italiane ed italiane?
Faranno,
come sempre, quello che meglio riterranno.
Quel che appare veramente
importante appare, tuttavia, che possano risultare consapevoli che si avvicina
a noi uno di quei passaggi <epocali> nelle proprie personali scelte.
Se sarà Programma di Rilancio
veramente alternativo – e del tutto possibile – sarà un percorso di rilancio.
Ma se la Rendita Parassita
nazionale risulterà guadagnare un altro quinquennio di saccheggio sul
<villaggio itaia> risultato mantenuto inerme, il degrado economico e sociale interno potrà risultare così avanzato, e
scomposto, da rendere molto più complesso e difficile un successivo rilancio di
Sviluppo equo.
BASTA
SAPERLO. E, TENERNE MAGARI ANCHE CONTO.
L’Italia, pare ormai chiamata a reagire, democratica
e non violenta, sulle proprie oligarchie già in decadenza.
E questo, appare opportuno farlo adesso.
E questo, appare opportuno farlo adesso.
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