sabato 21 gennaio 2012

Bertolaso al Corriere della Sera sul naufragio Concordia

Mi è capitato oggi  21 gennaio di leggere sul Corriere della Sera, a pag.23, una Lettera di Guido Bertolaso sul naufragio della Costa Concordia.

Senza pretendere minimamente di dire se Guido Bertolaso abbia torto o ragione, mi è apparso un angolo diverso di valutazione di questa drammatica vicenda di sicuro troppo manipolata. E forse, troppo spesso, anche reticente. 

E mi é sembrato proprio per questo utile fissarla nel Blog e poterla condividere. 
In modo di consentire anche a chi non l'abbia diversamente già letta, intanto di conoscerla. E di farsi una propria opinione anche a questo riguardo.

Non aggiungo alcun altro commento personale e la trascrivo, appunto dal Corriere della Sera del 21 gennaio, pag. 23, e come segue:


Dal Corriere della Sera del 21 gennaio:

"La lettera

<< Una app da due euro 
sarebbe bastata 
a evitare la tragedia >>

Caro direttore
su questo incredibile disastro si è scritto di tutto. Alcuni aspetti fondamentali, però, sono stati trascurati. 

Il primo. Sembra che il passare vicino alla costa fosse un'abitudine, non un caso eccezionale, per questa e forse per altre navi di quelle caratteristiche e di quella stazza. Una notizia del genere rappresenta una denuncia ben più pesante delle accuse rivolte allo sprovveduto comandante della Costa. Chi sono, quanti sono, dove sono coloro che sapevano di queste insane abitudini e non hanno detto nulla, non hanno preso provvedimenti, non hanno reagito richiamando i comandanti delle navi a regole di condotta sensate? Serviva un decreto legge per impedire gli <inchini>?

Il secondo. Conosciamo il rischio potenziale, per le vite umane e per l'ambiente, che può venire da un disastro di mare. Abbiamo un sistema di controllo del cielo, molto meno frequentato del mare, che ci consente di seguire ogni aereo, anche il più piccolo, in ogni sua mossa. Con le navi, come siamo messi? possibile che un tratto di mare così trafficato come quello toscano sia attraversato da mezzi navali che nessuno segue, che nessuno monitora, anche enormi come la nave affondata al Giglio? Se il comandante fosse stato ai comandi di un aereo da turismo, sarebbe stato inseguito prima del disastro, non dopo, dalla voce di chi lo richiamava al rispetto delle norme sul volo. Chi va per mare conosce bene un sistema che oggi usano pure le barche a vela: l'Ais, segnale anticollisione (é disponibile anche sull'iPhone, grazie al programma <<marine trafic>>, costa 2 euro e dà tutte le indicazioni sulle navi in movimento, con rotta e velocità). Perché nessuno ha controllato cosa faceva una nave con 4.000 anime a bordo?

Il terzo. La notizia arriva, i soccorsi si mobilitano, pur nel colpevole ritardo della segnalazione dell'emergenza. La mobilitazione è intensa, attiva, generosa. tanti hanno lavorato per ore e ore, tanti hanno affrontato situazioni difficili, tanti hanno dato prova di eroismo. Ma chi ha coordinato i soccorsi? Chi ha preso in mano la gestione della intera operazione, dall'accoglienza dei supesiti ai rapporti con l'autorità degli altri Paesi, dalla lista dei passeggeri alla ricerca dei dispersi, fino alle misure per la messa in sicurezza dell'ambiente? Chi informa l'opinione pubblica? Nessuno. Per fortuna che il territorio del Giglio è di un Comune che ha la consapevolezza e strutture di Protezione civile all'altezza. Il sindaco ha potuto fare bene e subito. Ma se il disastro fosse avvenuto al largo e non a cento metri dalla costa non sarebbe stato possibile mettere in sinergia competenze e capacità che fanno capo a soggetti molto diversi tra loro. Perché? Perché è stato <commissariato> il Dipartimento della Protezione civile, perché si pensa che non sia indispensabile un effettivo coordinamento e nessuno ritiene più utile metterci la faccia. 

A me pare strano che ci siano voluti più di quattro giorni per vedere all'opera gli incursori della Marina militare. Che servisse qualcosa di più della fiamma ossidrica per entrare in certe aree del relitto era cosa da capire subito.
Ma chi era al Giglio per decidere immediatamente, integrando le competenze dei Vigili del fuoco con quelle di altre strutture dello Stato? 
Se il problema è che con il Dipartimento di mezzo i vari comandanti, autorità di ogni ordine e grado vengono privati del loro quarto d'ora di celebrità, allora che si trovi una soluzione che preveda all'inizio di ogni emergenza l'estrazione a sorte di un portavoce che cambia ogni tre giorni, per far posto a tutti. Ma non contrabbandiamo l'assenza della Protezione civile come risparmio delle risorse pubbliche speculando su calunnie e accuse false e mai provate finalizzate a delegittimare una realtà orgoglio degli italiani. "

Guido Bertolaso
ex capo della Protezione civile


A margine di quanto sopra trascritto, pur non essendo mai stato un "tifoso dell'ex Capo della Protezione civile", posso solo annotare che appare un vero peccato il fatto che accadimenti incresciosi abbiano privato l'Italia del contributo dell'intelligenza franca e delle capacità operative di Guido Bertolaso.




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